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Autore: AnnaLasuora    24/03/2015    1 recensioni
È ormai risaputo che per far parte della Milano per bene bisogna avere tre requisiti: un sorriso tanto falso quanto smagliante, una presenza impeccabile e, cosa fondamentale, soldi. Soldi a non finire. Ma, talvolta, in alcuni membri di questa élite nasce il desiderio di evadere.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pinxio
Stesso posto, stessa ora.






-14- 
Una tosta






Simone si svegliò con un delizioso profumo di vaniglia a solleticargli il naso. Senza nemmeno aprire gli occhi sorrise consapevole che proveniva dai capelli biondi di Elena e la strinse più a se sentendola mugugnare qualcosa. Non era abituato a dormire con delle ragazze, di solito ci andava solo a letto e quelle poi la sera stessa sparivano senza bisogno che lui dicesse niente. Ma con lei era diverso, con lei era tutto diverso.
Il ragazzo allora aprì gli occhi e la vide rannicchiata contro il suo petto. Istintivamente le accarezzò i lunghi boccoli biondi e le posò un bacio sulla fronte.
“Mh, buongiorno” bisbigliò lei.
“Non volevo svegliarti” le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Non importa” gli sorrise ancora mezza addormentata sporgendosi verso di lui per dargli un bacio tenero.
“Hai fame?” le chiese il pelato quando si furono staccati.
“Un po'”ammise imbarazzata lei.
“Sei bella Elena” le disse semplicemente guardandola negli occhi e accarezzandole una guancia.
“Non è vero” scosse il capo distogliendo lo sguardo.
“Non te lo direi se non lo pensassi” le baciò il nasino all'insù.
“Allora pensi anche che sia grassa visto che me lo hai detto” lo guardò un misto tra il serio e il divertito.
“Io non ti ho mai detto che sei grassa” ribattè lui sicuro.
“E invece sì” annuì lei convintissima.
“Io ti ho detto che sei poco allenata, il che è vero” le ricordò Simone a quel punto.
“Guarda che è offensivo” Elena piccata si sciolse dal suo abbraccio e si mise a sedere sul letto incrociando le braccia contrariata.
“Vai in palestra forse?” le chiese lui tirandosi su.
“No, ma-” iniziò la bionda.
“Vai a correre? A camminare? Fai sport?” continuò con le domande il pelato.
“No, però io-” cercò di ribattere.
“Allora non sei allenata” le prese il viso tra le mani e le diede un bacio a stampo, poi si alzò dal letto e afferrò la prima maglietta che gli capitò sotto mano andando in cucina.
Mentre Elena era impegnata a fare colazione e a non dar troppo peso al fatto che Simone l’avesse davvero zittita con quelle domande, Vittoria fu svegliata dalla suoneria del suo cellulare.
“Ma chi è che mi chiama a quest’ora?” si lamentò Vittoria strofinandosi gli occhi e non guardando neanche il numero sul display.
“Pronto?” borbottò dunque rispondendo alla telefonata.
“Ti devo parlare” disse una voce, che la ragazza conosceva bene.
“Manuel che cosa vuoi?!” sbottò quella.
“Ti devo dire un paio di cose… Esci fuori di casa!” non le diede maggiori informazioni.
“Non rompere… E poi sei davanti a casa mia?!” Vittoria a quel punto pensò di avere a che fare con uno stalker.
“Sì, quindi alza il culo ed esci!” si iniziò ad irritare il biondo.
“Ma chi ti ha dato l’indirizzo?” fece curiosa a quel punto Vittoria.
“Non ti deve interessare…” Manuel aveva un’ informatrice di cui non poteva fare assolutamente il nome, perché era stato
minacciato con una borsa Chanel.

“Invece mi interessa! E comunque non scendo…” ribadì il concetto Vittoria.
“Allora scavalco il cancello!” Manuel non aveva paura di scavalcare quel cancello molto alto.
“Ma tu sei... Pronto? Bah“ si fermò perché Manuel le aveva attaccato.
Vittoria era super convinta del fatto che il ragazzo non sarebbe mai riuscito a scavalcare quel cancello o che come minimo il suo cane Pippo Frùfrù lo avrebbe azzannato ad un polpaccio. Stiracchiandosi perciò si alzò dal letto, andò in bagno per lavarsi la faccia e ritornò in camera per prendere il telefono quando ad un tratto si sentì chiamare dal giardino di casa sua da quella voce bassa e maschile che tanto aveva odiato.
“Vittoria!” urlò Manuel dal giardino della ragazza guardandosi intorno.
Vittoria si fiondò fuori dalla camera e giù dalle scale diretta in giardino.
“Manuel taci!” uscì correndo per zittirlo, se i suoi genitori o qualche domestico lo avessero scoperto sarebbe stato come minimo denunciato per effrazione, ma forse a lui la cosa non importava molto.
“Finalmente sono riuscito a farti uscire!” ghignò divertito vedendola vestita soltanto con una sottoveste di seta color grigio perla e con i capelli lunghi sciolti e scompigliati.
“Sei cretino? Se qualcuno ti trova qui fai una brutta fine” lo prese per un braccio e lo trascinò dentro la casetta in legno che aveva in giardino che sua madre aveva tanto desiderato per metterci dentro le sue piantine.
“Tu sei cretina!” rispose lui offeso.
“Io ti faccio evitare una denuncia e tu mi insulti?!” la ragazza stava iniziando ad arrabbiarsi sul serio.
“Esattamente!” disse lui.
“Ok, taglia corto... Cosa vuoi?!” Vittoria voleva finire il prima possibile quella discussione perché Manuel le stava dando sui nervi.
“Niente, non ne vale la pena…” Manuel a sua volta era irritato: aveva scavalcato un cancello altissimo per parlarle.
“Non starò qui a pregarti” gli disse facendo prevalere l'orgoglio sulla sua solita curiosità.
“Se non ti interessa posso andare” scrollò le spalle indifferente lui.
“Vai!” fece cenno con la mano indicandogli la porticina della casetta
Il ragazzo prese la via dell'uscita, ma poco prima di aver messo un piede fuori si sentì afferrare un braccio da una stretta delicata. Vittoria maledì la sua curiosità per l'ennesima volta nella sua vita.
“Cosa volevi?” disse allora lei sbuffando.
“Ieri sera è stato una merda!” se ne uscì a quel punto il ragazzo che sembrava essere un po' in difficoltà con le parole.
“E quindi…?” Vittoria era davvero molto curiosa e stava cercando di capire dove volesse arrivare Manuel.
“Niente era per dire…” il ragazzo non sapeva come continuare.
“E tu hai scavalcato un cancello rischiando una denuncia per questa cosa?” lo guardò come se fosse idiota.
“Non sono bravo con le parole” Manuel iniziò ad avvicinarsi alla ragazza.
“Me ne sono accorta…” Vittoria iniziò ad indietreggiare fino ad arrivare con le spalle contro il legno delle pareti della casetta.
“Tana per Vittoria” la raggiunse e si mise davanti a lei.
“Manuel senti se devi fare lo stu-” iniziò lei, ma fu subito interrotta da un rapido bacio a fior di labbra che le fece sgranare gli
occhi.

Con ben poca convinzione appoggiò le mani al petto di lui facendolo staccare.
“Tu sei un vero cr-“ cercò di dire venendo fermata dall'altro che si era buttato di nuovo sulle sue labbra. La ragazza questa volta non si fece trovare impreparata e, quando la lingua di lui chiese accesso alla sua bocca, dischiuse le labbra dando inizio ad un gioco vecchio come il mondo. Manuel baciava bene, molto bene, così bene che pensò di non essere mai stata baciata prima in vita sua. Era passionale, ruvido, ma allo stesso tempo attento e mentre la baciava la teneva stretta in vita per portarsela più vicina, accarezzandole la schiena con le sue mani grandi ed esperte.
“Volevo dire questo” disse Manuel appena i due si separarono.
“Tu sei pazzo…” Vittoria aveva tanti pensieri in testa.
Non sapeva perché Manuel la facesse sentire così bene e allo stesso tempo così male. Lui faceva parte di una realtà totalmente diversa dalla sua e questo ovviamente la spaventava, ma aveva un fascino particolare e un carisma che l’avevano attratta praticamente dal primo giorno in cui lo aveva visto in quella discoteca.
“Io ti dico certe cose e tu mi rispondi così?” la guardò stranito.
“Sì!” Vittoria annuì con un sorriso furbo passandogli le braccia attorno al collo.
Manuel ricambiò il sorriso e ricominciò a baciarla, facendole perdere la cognizione del tempo. Scese a baciarle il collo, portando le mani sulle cosce semi scoperte dalla sottoveste e facendovi sopra una leggera pressione perchè la ragazza gli salisse in braccio. Vittoria, allacciando con un piccolo slancio le gambe attorno alla sua vita stretta , fu subito pressata contro il muro dal suo corpo forte e le sue labbra tornarono ad essere preda degli attacchi di quelle di Manuel.
“Vittoria!” la ragazza si sentì chiamare da sua madre.
L'interessata si staccò improvvisamente dall'altro guardandolo con il terrore stampato in faccia. Non solo non si era resa conto di essersi fatta un po' troppo trasportare dalla passione, ma sua madre la stava anche cercando.
“Vittoria!” la voce sembrò farsi più vicina.
Manuel ridendo la fece scendere e la vide poi correre alla porticina della casetta.
“Cavolo, devi andartene!” Vittoria si affacciò dalla casetta per controllare che non ci fosse nessuno e fece uscire Manuel dal giardino di casa sua.
“Viziata hai da fare in questi giorni?” le chiese una volta arrivato davanti al cancello.
“No” scosse il capo lei guardandosi attorno preoccupata che nessuno li vedesse.
“Allora ci sentiamo dopo per metterci d'accordo” Manuel le immobilizzò il capo prendendolo tra le mani e le diede un bacio, poi uscì.
“Sei un cretino” le sentì dire mentre si allontanava.
Sorrise soddisfatto, aveva trovato una tosta.












Eccomi ancora una volta con un capitolo di questa storia!
Un bacio e un ringraziamento come al solito a chi segue la storia o semplicemnte la legge! siete preziosi!
Per quanto riguarda la mia cara margaux, ti ringrazio in primis per le belle parole dette e per la promessa che hai fatto di recensire ogni capitolo! Sono molto contenta che il tuo Ship siano Simone ed Elena perchè io, anche se non dovrei dirlo perchè sono l'autrice, prefersco Manuel e Vittoria e temevo di aver dato più spazio a loro o comunque di averli trattati in modo più superficiale! Il tuo commento quindi mi ha resa molto felice! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Le ragazze sono due furbette e quei due la sanno davvero lunga... 

Un bacione grande come il mondo
Anna

   
 
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