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Autore: looking_for_Alaska    24/03/2015    3 recensioni
Nella piccola cittadina di Thorn City, Canada, si trovava una vecchia casa abbandonata. Dentro di essa viveva un fantasma assetato di sangue che uccideva chiunque ci metteva piede.
E poi c'era William, un ragazzo uguale a tutti gli altri, tranne per il fatto che era un "liberatore di fantasmi"; ovvero, li conduceva alla luce, salvandoli. Però a condurlo da Amelia dagli occhi dolenti sarà il segreto che lei custodiva da tempo e che in qualche modo li legava.
Ma le domande sono tante. Come è morta Amelia, e chi l'ha uccisa?
Cosa collega un fantasma morto da più di duecento anni ad un ragazzo adolescente? E soprattutto, qual è il segreto per cui Amelia ha ucciso e continua a uccidere?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Stavo guardando i miei ultimi disegni da viva. Ero nella prima stanza a destra dopo la scalinata che portava al piano di sopra. C'erano diversi quadri non miei, ma dentro un cassetto erano nascosti i miei lavori. Erano tutti dei ritratti; amavo ritrarre le persone quando loro non mi notavano. Ad un tratto però, sentii bussare imperiosamente alla porta. Stupita, andai ad aprire, chiedendomi chi potesse avere tutto questo coraggio. William Blake entrò come una furia sbattendo la porta dietro di sé. Notai che aveva gli occhi rossi di pianto, e mi chiesi cosa mai potesse essergli successo. << Ciao, Will >> gli sorrisi gentilmente, sedendomi ai piedi della scala. Ma lui restò in piedi, davanti a me. Poi dalla sua borsa tirò fuori il plico di fogli che gli avevo dato e me lo sventolò sotto il naso. << Voglio una spiegazione >> esclamò, e me li tese. Li presi. << Era il tuo diario >> mi disse. Come se non lo sapessi. Come se non lo avessi fatto apposta. << Sì, lo so, Will >>. Presi fiato, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi sentivo a disagio. << Te l'ho dato per un motivo >>. Cadde il silenzio. William mi guardava, ansioso di sapere. << Ho bisogno di ricordare. Voglio sapere chi mi ha ucciso e perché, e forse tu puoi aiutarmi >>. Will mi lanciò uno sguardo strano. Si passò una mano tra i capelli neri e inspirò. << Non voglio vedere quel diario mai più >> sibilò. << Tu non eri così. Non sei così. Non sei una persona che si arrende. Guardati, Amelia!, sei una dea guerriera, una combattente, un mostro bellissimo e imbattibile. Non sei mai stata quella bimba paurosa che si legge lì >>. Quelle parole mi irritarono : ma non aveva capito quello avevo dovuto subire? Ciò che mi era stato inflitto non bastava? Mi prese per mano e mi tirò in piedi. << Ti giuro, leggere quelle cose mi ha sconvolto. E mi dispiace per te. Dio, Amelia, se fossi nato nella tua epoca ti avrei aiutata, ti avrei salvata >>. Sentii un liquido caldo segnarmi le guance. Impaurita, pensai che fosse sangue, invece erano soltanto lacrime di commozione. Will continuò. << Ti prometto che ti aiuterò a trovare il tuo assassino. Ti aiuterò, Amelia. Non sei più sola >>. Iniziai a piangere disperatamente. Quante volte avevo desiderato sentirmi dire quelle parole. Quante volte avevo sperato che qualcuno mi tenesse le mani come stava facendo lui adesso. Quante volte avevo desiderato qualcuno accanto. Un singhiozzo mi scosse da capo a piedi. << No? >> sussurrai. Avevo bisogno di una conferma. Avevo bisogno di un amico. << No. Ci sono io per te. Sono qui, Amelia. Sono qui per te >> e poi fece una cosa stranissima. Mi avvolse tra le sue braccia. Mi strinse forte a sé, e io appoggiai la mia testa sul suo petto. Le sue mani erano posate sulla mia schiena. Piansi contro di lui, piansi tutto il dolore che mi aveva soffocato per anni. E lui non se ne andò, non si spaventò. Restò lì. Restò lì, ad abbracciare un morto che aveva ucciso tante, troppe volte. Restò lì, a condividere le mie colpe, ad aiutarmi a portare quel peso enorme. Credo che solo in quel momento mi resi conto di che persona fantastica fosse William Blake, e di quanto poco assomigliasse effettivamente a suo padre. << Grazie >> sussurrai, così piano che pensai che non mi avesse sentito. Dopo che si staccò da me, Will mi sorrise e dalla borsa tirò fuori una scatola. Lo guardai incuriosita. << Cosa c'è lì dentro? >>. Rise. << È un gioco da tavolo. Si chiama "Monopoli". Ti insegno a giocare, dai >>. Sorrisi e annuii. Ci sedemmo per terra, dopo aver spazzato un po'. Dispose il gioco e le carte e tutto quanto e mi fece scegliere la pedina. Poi mi insegnò, avvertendomi però che in questo gioco lui era molto bravo. Giocammo per circa tre ore, forse, se non di più. Mi divertii tantissimo, risi come non facevo da tempo. E poi, verso la fine del gioco, tirai il dado. Uscì tre. << No >> Will scoppiò a ridere, per poi tornare subito serio. << Non posso aver perso. Okay, il gioco è truccato >>. Risi forte e sguaiatamente. Non mi importava se qualcuno poteva sentirmi. Dio, ero morta. Ero una ragazza fantasma che giocava a Monopoli con un ragazzo vivo, bello e simpatico. << Be', mi dispiace deluderti, ma è stata solo la fortuna del principiante >> mi informò con uno sguardo critico. Sbuffai e gli diedi un piccolo pugno sulla spalla per scherzare. Will mise il broncio. Quando mi alzai, scattò in piedi e mi abbracciò di nuovo. Io rimasi lì, bloccata dalla sorpresa, ma poi ricambiai. << Grazie della bella giornata, Amelia >> mi sussurrò. Rabbrividii. Prima di uscire mi mise in mano un libro. Lo guardai. Il titolo era "Harry Potter e la pietra filosofale". << È uno dei libri migliori degli ultimi anni. È davvero meraviglioso. Leggilo, quando hai tempo >>. Feci una smorfia sarcastica. << E quand'è che non ne ho? >>. Will mi fece un mezzo sorriso, poi uscì. Sfogliai il libro. L'avrei iniziato subito.
   
 
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