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Autore: BlueViper    17/12/2008    5 recensioni
"alzò lo sguardo al cielo –perché non sei qui con me?- sussurrò. Le lacrime gli sgorgavano ancora dagl’ occhi corvini." Il tormento di chi sa di aver sbagliato.
Genere: Triste, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una notte come tante altre il professor Piton si svegliò di soprassalto. Un altro incubo l’aveva tormentato durante una delle sue tante, disperate, ricerche di pace. Era da anni ormai che non riusciva a dormire sereno per più di due notti consecutive. Sudato per la tensione l’uomo si alzò dal grande letto a una piazza e mezzo, infilò la veste da camera scura e s’ avvicinò al camino nel quale restava solo un po’ di brace. Per il professore fu quasi un sollievo non trovarvi dentro delle fiamme. Era ancora impresso nella mente di Piton il volto di una giovane donna, la sua tanto amata Lily, che bruciava tra urla strazianti dinnanzi a lui, lui che nulla poteva per fermare quei sogni, che nulla poteva per cancellare quel triste passato. Con gli occhi lucidi dalle lacrime che a stento riusciva a trattenere si avvicinò alla credenza, prese un calice di fine cristallo e lo riempì con del vino elfico d’ ottima qualità. In un sol sorso trangugiò un intero bicchiere. Preso dallo sconforto si mise seduto dinnanzi al camino. Le lacrime gli annebbiavano la vista mentre riempivano i suoi occhi per poi bagnargli le guance magre. Singhiozzando per il pianto ormai impossibile da trattenere, si versò un altro mezzo bicchiere e lo cacciò giù senza pensarci. Sapeva che per quella notte non sarebbe più riuscito a dormire. L’orologio che sovrastava la porta segnò in quel momento le tre. Piton decise di vestirsi per andare a fare un giro tra le tenebre notturne; chissà, magari un po’ d’aria fresca gli avrebbe fatto bene. Non ci mise più di dieci minuti a prepararsi. Veloce e silenzioso come un fantasma, nero e inquietante come un vampiro, si diresse verso la foresta proibita. Aveva sempre amato passeggiare dove gli alberi sono ancora radi; quella foresta conosceva bene le sue lacrime.

Una fredda pioggia fine passava attraverso i rami che lo sovrastavano, gli inumidiva il volto, si confondeva col suo pianto.  L’autunno stava ormai volgendo al termine e le notti erano caratterizzate da un freddo pungente. Piton, nonostante fosse uscito senza mantello, non aveva freddo. Non sentiva niente, e non per il vino… La sua mente era ancora tra le fiamme con Lily. La camminata dell’uomo era rapida. Le nubi passavano veloci sulla sua testa portate dal vento. Una voce struggente, cadenzata, gli rimbombava nella testa al ritmo dei suoi passi:

 

“Come sono io voi non lo saprete mai.
perché cambio io voi non capireste mai.
dietro questo trucco e questa maschera di cera
nessuno di voi saprà mai ciò che si cela.

cosa penso io voi non lo saprete mai.
perché cambio io voi non capireste mai.
tanto il mio sorriso rosso resta
anche se l'anima dannata brucia senza un perché.

ciò che amo io voi non lo saprete mai.
perché odio io voi non capireste mai.
la mia ostinazione è morte del mio vivere.
il cuore spezzato brucia senza fine.

ciò che non è mio so che non lo sarà mai.
urlo contro dio ma non mi ascolterà mai.
largo il mio vestito copre le mie stigmate.
asciugare il sangue è tanto inutile.

dolce amore mio so che non ti riavrò mai.
ladro del mio io non resusciterai mai.
della mia ossessione non potranno ridere
quando me ne andrò in solitudine...”

 

Quelle parole non gli davano tregua. Il suo io non gli dava tregua.

Come aveva potuto tradire il suo amore e portarlo alla morte? Come aveva potuto lasciarsi accecare dall’ odio per quella nullità di Potter? Come aveva potuto essere così debole?

Sapeva di meritarsi i suoi tormenti, eppure non li accettava del tutto. Non si meritava quella tortura infinita. Eppure non trovava il modo di farla cessare. Aveva espiato le sue colpe, ma il dolore anziché diminuire aumentava. Piton alzò lo sguardo al cielo –perché non sei qui con me?- sussurrò. Le lacrime gli sgorgavano ancora dagl’ occhi corvini. Immobile, ai margini della foresta il professore era ora fermo.

A nord, tra le nubi nere e veloci, per un istante si vide una stella brillare. Qualcuno aveva udito le sue parole.

 

 

 

 

 

Artista della canzone: Io?drama
Album: Nient'altro Che Madrigali
Titolo: Il Testamento Di Un Pagliaccio

  
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