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Autore: mengo1904    25/03/2015    1 recensioni
Non so proprio cosa dirvi di questa storia.
E non perchè ho il gatto che passa sopra il computer ma perchè non credo che ci sia molto da dire.
E' una semplice Fan Fiction che parla di semplici persone che vivono la loro adolescenza normalmente.
A questo punto molti di voi si chiederanno:"E allora perchè dovrei leggerla? E' solo il ritratto di una vita come le altre, cos'ha di speciale?"
La mia risposta è: niente. Perchè è così, non ha niente di speciale.
Il fatto è che le persone, la maggior parte delle volte, sottovalutano la semplicità. Vorrebbero che le cose fossero perfette, che sia grazie al principe azzurro o al trasferimento nella città dei loro sogni, non accorgendosi però che la bellezza esiste pure nelle cose semplici, di ogni giorno, che prima o poi accadono a tutti, basta solo aspettare.
Quindi, abbiate pazienza, lasciate che questa storia vi faccia capire l'importanza della vita, che vi faccia capire le cose belle che ci sono in essa.
Buona lettura.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Jason

Finalmente Percy e Luke arrivarono, mancava solo Leo e visto che non si era fatto vedere decisi che prima di andare in classe sarei andato a cercarlo.
Così, dopo una breve chiacchierata con gli altri li salutai ed iniziai a camminare per la scuola in cerca di un ragazzo a dir poco iperattivo.
Lo trovai davanti al suo armadietto, sembrava che stesse parlando con qualcuno che però non riuscii a vedere, così mi avvicinai con l’intento di fare a Valdez una bella ramanzina sull’avvertire sempre gli amici che sei talmente sfaticato da non voler fare un palio di metri per raggiungerli, appena arrivai lo presi per le spalle, gli chiusi l’armadietto ed iniziai a  trascinarlo via, sarei anche arrivato alla mia meta se non fosse stato per un corpo che mi si piazzò davanti.
-Non puoi portarti via il mio amico così!- “Cazzo”.

Pov. Leo

Stava per prendere le mie cose dall’armadietto quando sentii della mani prendermi da dietro, un rumore metallico del mio armadietto che si chiudeva e una forte spinta all’indietro.
E all’improvviso, qualcuno mi stava trascinando.
Fortunatamente Pips mi salvò da quello che poteva sembrare un rapimento.
-Non puoi portarti via il mio amico così!- disse mettendosi davanti al mio rapitore.
Io nel frattempo mi liberai dalle mani che precedentemente mi tenevano bel saldo e, dopo essermi sistemato la maglia bianca che indossavo quel giorno ed essermi spinto indietro dei ciuffi di capelli con la mano mi bastò alzare di poco lo sguardo per vedere in faccia il mio rapitore.
-Hey Jason! Da quanto tempo vero?- dissi raggiante.
Non lo vedevo dalla fine della scuola e lui insieme a tutti gli altri mi era mancato ovviamente.
Però lui non diede segno di risposta, almeno fino a che Piper non parlò di nuovo.
-Si certo, Jason giusto? Stavamo avendo un’importante conversazione, almeno prima che tu iniziassi a trascinarlo via. Cos’hai da dire a tua discolpa?- disse Pips che gli stava intralciando la strada con fare molto minaccioso.
Purtroppo per lui, Jason non riuscì a risponderli perché intervenni io in difesa del mio amico.
-In realtà le nuove scarpe della Gucci non è poi una così importante conversazione.-
-Leo! Ma da quale parte stai?- iniziai a ridere per lo sciok che aveva in volto mentre anche Jason nascondeva un sorriso, ma fortunatamente lo trattenne per parlare subito dopo.
-Bhe chiedo scusa per il disagio ma questo coglione ha avuto la brillante idea di non farsi vedere quando invece aveva detto il contrario.- “ma che centro io?”
-A proposito amico, sappi che mi hai fatto morire di paura!- mi disse, anzi i urlò in faccia il mio amico fin troppo iperprotettivo.
-Cosa? Adesso è colpa mia? Non ho fatto niente di male! E’ stata Pips a fermarmi quando stavo per venire da voi!-  li urlai in mia difesa sapendo di aver appena firmato la mia condanna a morte.
Ormai tutto il corridoio ci stava fissando e la situazione era diventata imbarazzante.
Piper stava per ribattere in sua difesa quando Jason la precedette.
-Aspettate un attimo!- disse facendo strani gesti con le mani, sembrava stesse soffocando.
-Ti chiami Pips?- continuò poi rivolgendosi alla mia mica di fronte.
Ovviamente durante questo scontro di “box” a parole Jason doveva per forza intromettersi con una frase idiota.
Come si chiamava? Era serio? Nel bel mezzo di una discussione amichevole tra due amici come li può essere venuto in mente di chiedere il nome ad una persona? Chi sano di mente lo farebbe?
Non so cosa stesse per rispondere Pips ma venne preceduta dalla voce di un angelo.
-In realtà si chiama Piper.-

 

Pov. Calipso

Mi stavo perdendo in quella stupidissima scuola!
Come è possibile che sia così complicato trovare un fottutissimo armadietto? Sono pure numerati!
“Okay, okay Calipso, adesso calmati e modera il linguaggio”
Stavo cercando l’unica persona che conoscevo in quella scuola che mi aveva fornito il numero del suo armadietto quell’estate quando ci siamo incontrate in vacanza, dicendoli che mi trasferivo a New York.
E’ stata una fortuna incontrarla perché fare nuove amicizie per me non è mai stato molto facile.
Così abbiamo mantenuto i contatti e con piacevole sorpresa scoprii che mia mamma mi aveva iscritto alla sua stessa scuola.
 
Dopo aver percorso quasi tutto il giro del liceo trovai l’armadietto: il 275 nell’ala est che appena arrivata avevo confuso con quella ovest.
Inizialmente non vidi Piper ma dopo poco una chioma color cioccolato iniziò a muoversi freneticamente in mezzo alla folla di persone che quella mattina, come tutti gli altri, non facevano altro che fare su e giù per la scuola in cerca di persone che conoscevano.
Avvicinandomi notai che la chioma che avevo precedentemente visto aveva delle treccine che li ciondolavano sul viso. Si, era sicuramente lei. E stava chiaramente discutendo con due ragazzi li accanto. Anzi con uno solo di loro, l’altro era deciso a rimanere zitto e ascoltare i due.
Mi feci più vicino ed iniziai a capire il discorso che stavano tenendo.
Parlavano di qualcuno che aveva la colpa su qualcosa. Ovviamente non capii nient’altro, almeno fin che a pochi centimetri di distanza non sentii la voce del ragazzo che prima stava in silenzio.
-Ti chiami Pips?- ma che razza di domanda era?
Allora intervenni io.
-In verità si chiama Piper- e subito dopo mi ritrovai tre paglia di occhi che mi fissavano. Poi venni quasi buttata a terra dalla ragazza che mi abbracciò un po’ troppo violentemente.
-Oddei mi sei mancata molto!-
-Anche tu Pips, anche tu!- ed era vero, la conoscevo d poco certo, ma già da quando ci siamo incontrate abbiamo stabilito un forte legame.
I due ragazzi ci guardarono sbalorditi, uno più dell’altro. “Che c’è, due persone che si ritrovano non sono all’ordine del giorno?”
Appena l’abbraccio finì lei si rivolse ai due.
-Leo, ci rivedremo a lezione quindi non credere che il discorso finisca qui. Jason è stato un “piacere” conoscerti. Adesso scusate ma dobbiamo andare.- E detto questo mi prese a braccetto ed iniziammo a camminare verso l’aula mentre io ancora me la ridevo sotto i baffi per l’espressione di quei due.

   
 
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