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Autore: truppappa    25/03/2015    4 recensioni
[AU]
Blaine Anderson, a soli 35 anni, è già un cantante sulla via del tramonto. Si trova a Tokyo per girare una pubblicità per una nota marca di whiskey. Non parla il giapponese e odia un po' tutti.
Kurt Hummel ha 25 anni ed è pieno di vita. Anche lui è a Tokyo, per motivi ben differenti, e anche lui non parla il giapponese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hola gente!
Questa è la prima volta che pubblico da quando è finito Glee e mi sento un po' strana...cioè, è veramente finito?
Credo che il mio cervello si stia rifiutando di accettare questa fine :(
Cooomunque, voi come state? Vi sono piaciute queste ultime puntate? Lacrime a gogò?

Ora vi lascio al secondo capitolo di questa storiella, sperando che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate!

Alla prossima!
Truppappa
( su twitter: https://twitter.com/StevaBooya )
 


 
INSONNIA

 



Sono passate almeno tre ore da quando Kurt si è seduto sullo sgabello di fianco a quello di Blaine.
Il barista giapponese nasconde uno sbadiglio dietro alla sua mano mentre prepara l'ennesimo bicchiere per Kurt, che ora è decisamente brillo.
Blaine invece ha smesso di bere, troppo concentrato ad osservare i lineamenti del giovane ragazzo seduto al suo fianco.
Si sta ubriacando della sua presenza.
Kurt è così...vivo. Lui, invece, si sente morto dentro, ma la presenza di Kurt sembra far bene al suo animo ammaccato.

«...e quindi mi sono perso, capisci? Mi sono perso!! E c'era questo cinese che continuava a parlarmi, ma io non lo capivo cazzo!» 
Kurt blatera storie senza senso da almeno un'ora e Blaine non può far altro se non ridere e osservarlo.
«Probabilmente era un giapponese...» commenta poi il moro, riprendendo il discorso di Kurt.
«Chi?» farfuglia Kurt con uno sguardo perso e le palpebre calanti, chiaro segno della sua ubriachezza.
«Quello che continuava a parlarti, ma che tu non capivi» risponde Blaine sorridendo intenerito dalla faccia di Kurt.
«Mah...dici?» chiede il castano.
«Si, insomma...siamo a Tokyo, probabilmente era giapponese quell'uomo...»
«E tu come puoi esserne sicuro?» domanda Kurt sbilanciandosi pericolosamente verso Blaine, che lo afferra per una spalla per non farlo ruzzulare giù dallo sgabello.
«Non sono sicuro...era solo un mio parere» dice poi il moro.
«Boh...posso rivelarti un segreto?» chiede poi Kurt con fare cospiratorio.
Blaine annuisce.
«Non capisco che differenza ci sia tra i cinesi e i giapponesi...insomma, hanno gli occhi a mandorla, sono bassi, hanno i capelli scuri, sono gialli-»
«Non sono gialli...» cerca di interromperlo Blaine.
«-e poi» continua imperterrito Kurt, senza ascoltare Blaine «sai un'altra cosa?»
«Cosa?»
Kurt comincia a ridacchiare da solo, getta la testa all'indietro e chiude gli occhi.
«Dio, sono davvero ubriaco» annuncia poi con tono serio, riportando la testa al suo posto e riaprendo gli occhi.
Blaine fa scorrere il suo sguardo sul collo tirato e pallido di Kurt. Nota una vena un po' sporgente e pensa che vorrebbe davvero tanto poggiarci le sue labbra e vorrebbe anche chiedere qualcosa del tipo "Posso baciarti, Kurt?", ma invece si limita a dire «Si, sei ubriaco, ma cosa volevi dirmi prima?»
Il ragazzino comincia a ridere di nuovo e «Sia i giapponesi che i cinesi hanno il cazzo piccolo!» esclama.
Il barista, che ovviamente sente tutto, aggrotta le sopracciglia, forse leggermente offeso.
Blaine invece scoppia a ridere con Kurt.
«E tu come fai a saperlo?» chiede.
«Ho scopato con un cinese...o forse era un giapponese?» risponde tranquillamente Kurt.
«Ma lo sai che non puoi fare di tutta l'erba un fascio?»
«Beh...ma anche le statistiche lo dicono!» afferma con sicurezza il castano.
Blaine sorride perchè Kurt è veramente una persona strana e particolare. E poi ha appena scoperto che anche Kurt è gay quindi...
«Ti va di farti un giro?» chiede all'improvviso.
Kurt si volta completamente sullo sgabello per poter guardare attentamente Blaine.
Assottiglia lo sguardo e «Stai cercando di approfittartene di me?»
«C-come?» domanda Blaine balbettando.
«Si...mi stai chiedendo di farmi un giro. Con te. Dalle mie parti questo significa solo una cosa: vuoi scoparmi»
Il moro spalanca gli occhi e apre la bocca in cerca di qualcosa da dire...e di ossigeno.
«Cioè» continua Kurt biscicando le parole «nonostante tu sia un po' vecchiotto...beh, sei proprio un bell'uomo...solo che...capiscimi, sono ubriaco. Non mi piace scopare da ubriaco»
Detto questo il ragazzo si alza dallo sgabello, con le gambe che lo reggono malamente in piedi.
Con andatura traballante fa il giro della sedia e si posiziona alle spalle del moro.
«Comunque è stato un piacere conoscerti, Blaine...?»
«Anderson» sussurra Blaine.
«Blaine Anderson» ripete Kurt, sussurrando più volte quel nome e quel cognome contro l'orecchio di Blaine.
Una scarica di brividi percorre la schiena del riccioluto.
«E tu...tu...come fai di cognome?» chiede poi in un soffio, prima che Kurt si allontani definitivamente da lui.
«Hummel. Kurt Hummel» gli risponde il castano per poi allontanarsi da Blaine con passo incerto.
Blaine rimane lì, seduto su quello stupido sgabello, con il fiato corto e il cuore pesante.
«Un whiskey, per favore» sussurra poi al barista, che gli riempie il bicchiere immediatamente.


Blaine si gira e si rigira tra le lenzuola del letto dell'hotel.
Aveva pensato di prendersi una bella sbronza e invece ha conosciuto un ragazzo.
O meglio, ha conosciuto un ragazzino di dieci anni più piccolo di lui.
Un ragazzino di dieci anni più piccolo di lui bellissimo.
Bellissimo, ma non solo.
Bellissimo e simpatico.
Simpatico e acuto.
Acuto e pieno di vita.
Insomma, Blaine pensa che quel Kurt Hummel sia la perfezione fatta a persona.
Per questo ora Blaine continua a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
Ogni volta che ha provato a chiudere gli occhi, si è trovato davanti due occhi azzurri come l'oceano.


L'orologio appeso alla parete segna le 4:45 del mattino e Blaine capisce che è inutile starsene sdraiato a letto.
Il sonno questa notte non arriverà, lo sa.
E sa anche che probabilmente domani mattina si presenterà da Artie Abrams con due occhiaie pazzesche e un mal di testa allucinante e che non riuscirà a concludere il suo lavoro.
Artie si incazzerà come una iena, tanto per cambiare.
Wes lo guarderà con quello sguardo della serie: "Blaine, che cazzo stai facendo della tua vita?".
E probabilmente lo licenzieranno.
Blaine si leva di dosso il lenzuolo e si alza dal materasso.
Si infila un paio di pantaloni, una maglietta pescata a caso dalla valigia ed esce dalla camera.
Cammina sulla punta dei piedi per i corridoi infiniti dell'hotel per una decina di minuti, poi, all'improvviso, sente un piccolo singhiozzo provenire da una porta chiusa nello stesso corridoio in cui si trova la sua stanza.
All'inzio non ci fa troppo caso, ma poi sente il volume dei singhiozzi aumentare.
Blaine appoggia il suo orecchio contro la porta dalla quale provengono i rumori, non sa nemmeno perchè stia lì ad origliare il pianto di uno sconosciuto.
Lo fa e basta.
Rimane con l'orecchio appiccicato a quella porta per un tempo indefinito e quasi cade per terra quando quella stessa porta si apre all'improvviso.
E lì, proprio davanti a lui, c'è Kurt.
Kurt con gli occhi gonfi e arrossati, le guance rigate dalle lacrime e il labbro inferiore stretto tra i denti.
Blaine rimane immobile davanti a lui, improvvisamente imbarazzato.
Kurt invece si irrigidisce leggermente e «Cosa ci fai qui?» chiede con voce incrinata, come se volesse ricominciare a piangere da un momento all'altro.
La gola di Blaine si fa secca e il suo cervello sembra non voler collaborare con lui.
«Mi hai seguito? Cosa vuoi?» continua Kurt, questa volta con un tono più duro, quasi arrabbiato.
«N-non...» cerca di giustificarsi Blaine, ma Kurt lo spintona all'indietro.
«Cosa vuoi?!» chiede nuovamente il castano, urlando.
«Niente...non...non volevo niente...solo...» comincia a balbettare a bassa voce il moro «solo che...ho sentito qualcuno piangere e...»
«E cosa ci fai a quest'ora per i corridoi dell'hotel?» domanda Kurt abbassando e addolcendo il suo tono di voce. 
«Insonnia?» propone Blaine come valida motivazione per i suoi giri senza meta per i corridoi dell'hotel.
Kurt tira su col naso e...sorride. Semplicemente sorride e Blaine sente chiaramente il suo cuore battere un po' più forte del solito.
Cosa gli sta facendo questo ragazzino?


Adesso sono in due a girare senza meta per i corridoi vuoti e silenziosi dell'albergo.
Kurt cammina scalzo al fianco del moro e quando Blaine gli ha chiesto se non avesse paura di prendersi le verruche, ha semplicemente alzato le spalle con noncuranza, dicendo che in un hotel a cinque stelle non si possono prendere le verruche.
Kurt Hummel è strano, continua a pensare Blaine.
Ogni tanto il riccio lancia un'occhiata di traverso al profilo di Kurt, che ora sembra più sereno mentre passeggia al suo fianco.
Blaine vorrebbe sapere perchè prima stesse piangendo così disperatamente, ma non vuole rovinare quel momento di silenzio pacifico.
Kurt è il primo a spezzare quel silenzio.
«Scusami per prima» mormora.
«Non devi scusarti per niente...» cerca di rassicurarlo Blaine.
«Si invece...ti ho urlato contro senza nemmeno lasciarti parlare»
«Non fa niente, Kurt»
«E poi dovrei scusarmi anche per prima, al bar...credo di aver alzato un po' il gomito» soffia Kurt, con le guance leggermente arrossate e Blaine riesce a notarle.
«Non devi scusarti nemmeno per quello...hai migliorato la mia serata, davvero» ammette Blaine.
«Davvero?» chiede Kurt, fermando i suoi piedi e afferrando un braccio di Blaine, di un passo avanti a lui, per farlo fermare.
«Si, davvero. Probabilmente mi sarei ubriacato da solo in quel bar, come tutte le sere di questa settimana» sussurra Blaine, quasi vergognandosi e cercando di scappare dallo sguardo di Kurt.
Non vuole leggere pietà anche nelle sue iridi.
«E invece ti sei ritrovato a fare da baby sitter a un ragazzino ubriaco» dice Kurt, cercando di far ridere Blaine. E ci riesce, perchè Blaine prima sorride e poi comincia a ridere.
«Mi hai offerto una serata alternativa» commenta poi, il sorriso che non abbandona le sue labbra.
I due ricominciano a camminare in silenzio e dopo aver fatto lo stesso giro per almeno dieci volte, Blaine guarda Kurt e «Che ne dici di farti un giro?»
«Non è un modo per chiederti di scopare» aggiunge poi, memore delle parole di Kurt.
Il castano ride e «Sono un ubriaco molto molesto» afferma.
«Allora? Che ne dici di farti un giro? Fuori dall'hotel, intendo...» chiede nuovamente Blaine.
«Blaine,» dice Kurt «è quasi mattina...»
«Oh...si, hai ragione...» commenta con un tono un po' abbattuto Blaine.
Che cosa si aspettava? Che Kurt gli dicesse di si? 
«Mi spiace» sussurra Kurt, ma Blaine si chiude a riccio e «Non fa niente. Anzi guarda, quella è la mia camera» dice indicando una porta chiusa «cerco di dormire un po'»
Ovviamente, dopo essersi chiuso la porta alle spalle ed essersi steso sul letto sfatto, Blaine non riesce a chiudere occhio.


«Ma porca miseria!» urla Artie Abrams, una vena sporgente sulla tempia che attira l'attenzione di Blaine «Cos'è sto schifo?!»
«Perchè? Perchè hanno scelto una testa di cazzo come te per fare da testimonial in questa pubblicità?» continua furibondo.
«Non lo so, chiedilo al mio agente, è lui che ha parlato con il signor Smythe» gli risponde Blaine.
Artie caccia un urlo spaventoso e poi si tira i capelli, disperato.
Wes lancia un'occhiata gelida a Blaine.
«Nemmeno oggi si conclude niente, andatevene tutti via! Uscite da qua prima che io ammazzi qualcuno» grida Artie, scacciando malamente tutta la troupe.
Blaine, però, rimane fermo sul posto e «Senti Artie, io non sono un attore, non capisco cosa tu voglia da me»
«Vorrei solo che tu dicessi quella cazzo di battuta con un po' più di convinzione!» esclama esasperato il regista.
«Ma cosa vuol dire "con un po' più di convinzione"?» chiede Blaine, mandando definitivamente fuori di testa Artie, che comincia a urlare come un pazzo e tira addosso a Blaine una sedia che era lì di fianco a lui.
Il moro riesce a scansarla per miracolo e «Ma sei impazzito?!» urla sconvolto.
«Si!!! Sono pazzo! E sai perchè?! Cazzo, sei tu che mi stai mandando fuori di testa, cazzo! Ora vattene, non voglio più vedere la tua faccia, cazzo!!! Io chiamo il signor Smythe e gli dico di venire ad assistere alla registrazione di domani, così capirà che cazzo di testimonial si è scelto!»
Blaine si allontana dal regista, preoccupato per la sua stessa vita e si fionda fuori dall'edificio.
Ovviamente, nonostante cerchi di scappare, Wes lo intercetta e «Dove pensi di andare?» gli chiede con tono arrabbiato.
«Via! Io me ne torno in America con il primo volo disponibile. Non voglio più fare questa maledetta pubblicità»
«Devi, Blaine. Hai firmato un contratto, hai preso un anticipo e soprattutto...hai bisogno di lavorare»
«Mi rimetterò a scrivere canzoni» si affretta a dire Blaine.
«Blaine, il tuo ultimo album è stato un flop» gli ricorda Wes con acidità.
«E allora scriverò per artisti più giovani» tenta ancora il moro.
«Blaine, lo sai che sono un tuo amico, ma fattelo dire: le tue ultime canzoni facevano cagare. Hai perso tutta la tua credibilità come artista, nessuno vorrà lavorare con te, nessuno vorrà cantare una canzone scritta da te»
Blaine abbassa lo sguardo, sconfitto. Il suo amico ha ragione, lo sa, anche se fa male ammetterlo ad alta voce. 
«Mi spiace di essere stato così duro, Blaine» riprende dopo un po' Wes, notando lo sguardo triste del suo amico.
«Non importa...in fondo hai ragione. Sono un cantante fallito, lo so»
Wes fa una piccola smorfia con la bocca, odia vedere il suo amico ridotto in quello stato.
Ricorda ancora i bei tempi, quando Blaine era giovanissimo e famoso e le sue canzoni erano amate da tutti.
Beh, non proprio tutti, ma comunque riscuotevano un certo successo.

«Cazzo, Blaine! Là fuori è pieno di gente!» esclamò un Wes decisamente su di giri.
Blaine sorrise come un bambino eccitato.
«Wes, oddio, mi stai dicendo che sono riuscito a riempire un intero stadio?» chiese con gli occhi liquidi e luminosi.
Wes annuì convinto.
«Blaine Anderson, 20 anni appena e uno stadio pieno di gente, tutta ai suoi piedi» confermò con un largo sorriso felice.


Wes fa un sorriso triste, ripensando a quella serata, a quello stadio brulicante di persone. Persone tutte per Blaine e per la sua musica.
Wes non lo può sapere, ma di fronte a lui, Blaine sta pensando alla stessa identica cosa.
Quand'è che è cominciato il suo declino?
Quando ha smesso di scrivere con il cuore, ma ha cominciato a farlo perchè doveva?
Quando il piacere si è trasformato in dovere?


Blaine è seduto sul solito sgabello anche quella sera.
Ogni volta che sente qualcuno entrare nel bar, si volta cercando con i suoi occhi la figura di Kurt, che però non entra mai.
«Non vuoi il solito whiskey stasera?» gli chiede improvvisamente il barista.
Blaine scuote leggermente la testa e poi, come colto da un'illuminazione divina «Ma tu non solo capisci l'inglese, ma lo parli anche?» chiede.
Il ragazzo dietro al bancone lo guarda male e «Ovvio» risponde acido.
Forse si è offeso, pensa Blaine.
E poi il pensiero torna a Kurt, che sicuramente avrebbe riso di questa piccola conversazione con il barista giapponese.
Blaine si beve un drink analcolico e poi se ne torna nella sua camera, chiudendosi dentro, con l'intenzione di non uscire più, infatti rimane in boxer e si spaparanza sul letto.
Accende la tv, dove ovviamente non trasmettono niente di interessante, così Blaine passa due ore della sua serata a guardare televendite in giapponese.
Sono appena le undici di sera quando Blaine decide che può anche mettersi a dormire.
Non appena chiude gli occhi, il moro si addormenta.
Il sonno però non dura molto, anzi, a dir la verità dura due orette scarse perchè sogna Artie Abrams che lo uccide con una motosega. Più che un sogno è un incubo.
Blaine spalanca gli occhi di colpo e si tira su, con il fiatone e con un po' di sudore sulle tempie.
Va in bagno per sciacquarsi la faccia e torna a letto, ma, proprio come la notte prima, si gira e si rigira senza riuscire più a dormire.
«Maledizione» borbotta tra sè e sè mentre si alza definitivamente e si infila una vestaglia.
Che poi, quella vestaglia viola da dove diavolo è uscita? E perchè se l'è portata in Giappone?
Blaine scuote la testa, rimane scalzo e apre la porta della sua camera, pronto per farsi un giro per i corridoi vuoti.
Ma quando apre la porta...beh, c'è Kurt.
C'è Kurt seduto per terra a gambe incrociate di fronte alla sua porta.
Il ragazzo alza i suoi occhi azzurri e li fissa in quelli di Blaine, che alza un sopracciglio perchè non capisce se Kurt è reale o se è solo una sua allucinazione.
«Hey» lo saluta Kurt dopo un minuto abbondante in cui Blaine capisce che Kurt è veramente seduto lì, che non è la sua testa a giocargli brutti scherzi.
«Cosa ci fai qui?» chiede Blaine, porgendo una mano a Kurt per aiutarlo ad alzarsi.
Il castano afferra la sua mano, si tira su e «Speravo che anche stanotte tu non riuscissi a dormire» pigola.
«Perchè?» chiede stupito Blaine.
«Perchè...mi chiedevo...è ancora valido quell'invito di ieri? Possiamo farci un giro fuori da qui?» sussurra Kurt con un tono a dir poco speranzoso.
«Dammi un minuto per vestirmi» si limita a dire Blaine ritornando nella sua stanza.
Quando esce nuovamente, Kurt è appoggiato al muro del corridoio, con gli occhi chiusi e canticchia una canzone.
Una canzone molto familiare alle orecchie di Blaine.
«Cosa stai cantando?» gli chiede affiancando il castano.
«Oh! Mi hai spaventato» esclama Kurt facendo un piccolo balzo sul posto.
Blaine sorride e «Scusa, non volevo...allora? Che stavi cantando?» chiede.
«Ehm...una canzone, ma non so nè il titolo nè l'autore» ammette Kurt.
L'autore ce l'hai proprio di fronte, pensa Blaine.
«C'è...uhm...una persona che è in fissa con questa canzone e...niente, piace anche a me, molto» continua Kurt.
Blaine preferisce lasciare cadere l'argomento, per il momento.


«Allora...che ci fai a Tokyo?» chiede Kurt mentre trascina lentamente i piedi sulle strade del quartiere di Shinjuku.
«Lavoro» si limita a rispondere Blaine, che segue il passo lento di Kurt.
«E che lavoro fai?» continua con curiosità il castano.
«Uhm...» borbotta Blaine insicuro su cosa rispondere «diciamo che...ero un cantante»
«Eri?»
«Diciamo che la mia carriera da cantante è finita...»
«E quindi cosa ci fai a Tokyo?»
«Una pubblicità»
«O...quindi sei uno di quei cantanti che stanno finendo i loro risparmi e quindi accettano di fare qualche pubblicità squallida per tirare su un po' di soldi» commenta Kurt e non lo fa con cattiveria, ma Blaine si sente ferito nell'orgoglio a sentire quelle parole.
«Tu non sai niente di me» ribatte il moro quindi.
Kurt smette di camminare e «Scusa» sussurra «non volevo offenderti»
Ma Blaine continua a camminare, con l'improvvisa voglia di tornare a rigirarsi nel suo letto.
Kurt rimane fermo sulle sue gambe e osserva la schiena di Blaine, che si allontana da lui.
Lo lascia andare avanti per un po', poi lo rincorre e, prendendolo alla sprovvista, gli salta in groppa.
«Sei pazzo?!» esclama Blaine cercando di rimanere in equilibrio, con Kurt abbarbicato alla sua schiena.
«Scusa, scusa, scusa» gli soffia Kurt direttamente nel suo orecchio e Blaine non può fare altro se non ridere.
Questo ragazzino lo manderà al manicomio probabilmente.


Blaine continua a portare a spasso Kurt sulla sua schiena, il ragazzo non pesa davvero niente, e si sente ringiovanito di almeno dieci anni.
Il castano ogni tre secondi gli indica un qualche edificio particolare e parla a macchinetta come un bambino eccitato.
«E tu cosa ci fai a Tokyo?» chiede dopo un po' Blaine, proprio mentre Kurt gli sta indicando una coppietta di ragazzi intenti a sbaciucchiarsi.
«Secondo te sono cinesi o giapponesi quei due?» gli risponde Kurt, sorvolando sulla sua domanda.
«Non lo so e sinceramente non me ne frega molto»
«Secondo me comunque quello ha il cazzo piccolo» commenta Kurt, continuando a guardare la coppia.
Blaine alza gli occhi al cielo e sbuffa divertito.
«Comunque...» riprende a parlare il castano dopo qualche secondo «ho accompagnato qui una persona»
«E come mai sei qui con me, nel pieno della notte, se sei venuto qui con un'altra persona?» chiede allora curioso il moro.
«Ecco...è un po' complicato» mormora Kurt, poi esclama allegro un «Guarda, c'è un karaoke aperto tutta la notte! Entriamo, dai!»


«La birra giapponese fa decisamente schifo» borbotta Blaine, seduto ad un tavolo del bar karaoke.
«Si, penso che andrò a vomitare tra circa...uhm...tre secondi» concorda Kurt.
«Senti, perchè non usciamo fuori e continuiamo la nostra passeggiata?» propone allora Blaine.
«Non se ne parla» afferma con sicurezza Kurt «siamo in un karaoke, dobbiamo cantare!»
Blaine poggia sul tavolo la pinta di quella birra-si può chiamare birra quell'intruglio?-e si passa una mano tra i capelli ricci.
Non ha assolutamente alcuna voglia di cantare. 
«Non penso sia una buona idea...» cerca allora di dire, ma Kurt lo interrompe bruscamente.
«Tu eri un cantante, canterai assolutamente bene. Sono io quello che ha la voce da donna, ma sai cosa? Non me ne vergogno affatto! Quindi ora ci alziamo, scegliamo una di quelle canzoni super sdolcinate e la cantiamo. Okay?»
Blaine non ha nemmeno la forza di ribattere, quindi si limita ad annuire con lo sguardo basso.
Kurt si alza dalla sedia, improvvisamente esaltato, si avvicina al piccolo palco dove dovranno esibirsi e chiede al barista se c'è una lista di canzoni tra le quali possono scegliere.
Torna al tavolo qualche minuto più tardi con un plico di fogli e un grosso sorriso stampato in faccia.
«Allora» dice dopo essersi riseduto «che ne dici di...uhm...baby it's cold outside? Un bel duetto, mh?»
Blaine scuote la testa e «Fa caldo fuori, non va bene»
«Mmh» mormora pensieroso Kurt mentre continua a leggere le canzoni.
«Trovato!» esclama dopo un paio di secondi «Total eclipse of the heart
«Ehm...non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, ma-» comincia a dire Blaine.
«Ma cosa? Stai cercando di sabotarmi!» esclama Kurt, fintamente offeso. Poi gli lancia addosso i fogli e «Tiè! Scegli tu la canzone!»
Blaine sorride divertito e comincia a scorrere lo sguardo su tutta la lista.
Il sorriso divertito lascia spazio ad un sorriso amaro quando legge anche un paio di sue canzoni.
C'è anche quella che stava canticchiando Kurt in albergo e inspiegabilmente decide di cantare proprio quella canzone.
«Ho deciso» proclama alzandosi dalla sedia.
«Quale?» chiede Kurt battendo le mani felicemente.
«Alzati, è una sorpresa»


Il locale è praticamente vuoto quando Kurt e Blaine salgono sul piccolo palco del karaoke.
La base parte e Kurt riconosce subito la melodia.
«Wow...è la canzone che stavo canticchiando prima, quanto sei dolce, Blaine»
Blaine sorride e comincia a cantare. Si trova in uno stupido karaoke, senza nemmeno un pubblico, ma si emoziona mentre canta. Si emoziona come non gli succedeva da molto tempo.
La voce di Kurt si unisce alla sua e...funzionano. Le loro voci unite sono meravigliose, pensa Blaine mentre lancia un'occhiata a Kurt, che tiene gli occhi chiusi e ondeggia sul posto.


Sono di nuovo fuori, l'aria fresca della notte sbatte sui loro volti.
Kurt prende a braccetto Blaine e «Quella canzone...» comincia a dire.
«Si?» lo esorta a continuare il moro.
«Quella canzone è tua, non è vero?» chiede in un soffio.
Blaine annuisce.
«Ho riconosciuto la voce» continua Kurt «Hai una voce bellissima tra l'altro. Perchè hai smesso di cantare?»
«Ho perso l'ispirazione, credo» ammette Blaine.
Rimangono in silenzio per tutto il resto della nottata, camminando per le strade quasi deserte con le spalle a contatto.
Quando arrivano davanti all'hotel, Kurt si stacca dal braccio di Blaine e «Spero che tu possa ritrovare l'ispirazione» dice.
E Blaine, per una frazione di secondo, pensa di averla già ritrovata.


«Dove sei stato?» chiede una voce, con tono arrabbiato, non appena Kurt varca la soglia della sua stanza.
Il castano rotea gli occhi e «In giro» risponde con noncuranza.
«In giro? Fino alle cinque del mattino?» continua quell'altra voce.
«Si, Seb. Fino alle cinque del mattino. C'è qualche problema? Tu non ci sei mai! Anche io ho il diritto di farmi i cazzi miei!» esclama Kurt, cominciando ad incazzarsi.
«Hey, piccolo» cerca di tranquillizzarlo allora il ragazzo «lo sai che sono sempre fuori per lavoro»
Kurt si stropiccia gli occhi con le dita e «Si, lo so, lo so. Tu sei Sebastian Smythe, l'erede di Tom Smythe, fondatore di una delle aziende più importanti di whiskey. Si, lo so. Mi dispiace, non volevo alzare la voce»
Sebastian si avvicina lentamente a Kurt e gli afferra una mano.
«Domani potresti venire con me a lavoro» propone Sebastian abbracciando il suo ragazzo.
«A fare cosa? Ad aspettarti mentre tu sarai chiuso in qualche stanza a parlare d'affari con i tuoi soci?» risponde acido Kurt, cercando di allontanarsi da Sebastian che ora cerca di tenerlo stretto tra le braccia.
«No...» dice Sebastian afferrando i fianchi di Kurt e stringendoli tra le sue dita «domani niente riunioni noiose»
«Ah no?» domanda sarcastico il castano.
«No, domani mi hanno chiesto di andare a supervisionare i lavori che stanno facendo per il nuovo spot televisivo»
«E quindi?»
«Beh...potresti venire con me e potrei farti conoscere un cantante»
«Un cantante?» chiede Kurt, pensando che lui ha già conosciuto un cantante. Un cantante bellissimo, anche se con uno sguardo sempre un po' troppo malinconico.
«Si...hai presente quella canzone che ascolto sempre e che piace tanto anche a te?» chiede Sebastian, il suo fiato che si infrange contro un orecchio di Kurt.
Il castano si irrigidisce tra le braccia dell'altro ragazzo.
No, non può essere.
Non è Blaine, non può essere assolutamente Bl-
«Blaine Anderson è il testimonial della mia pubblicità, mi hanno anche detto che alloggia nel nostro stesso albergo» dice Sebastian.
Come non detto.
«Allora, che ne dici? Verrai con me domani?» chiede poi Sebastian.
Kurt è indeciso, ma poi pensa che in questo modo potrebbe rivedere Blaine e...
«Okay» risponde.


Blaine rientra nella sua camera come un tornado e tira fuori un piccolo bloc notes nascosto sul fondo della sua valigia.
L'ispirazione sembra essere tornata veramente questa volta.
















  
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