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Autore: Lachiaretta    26/03/2015    18 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO 30


 
 
JAKE’S POV.


 
Esco dalla stanza e percorro i lunghi corridoi dell’ospedale a passo veloce, non guardo in faccia nessuno, ignoro persino la voce di uno degli specializzanti che cerca di attirare la mia attenzione mentre prego che la mia fuga non causi la morte di nessuno, infondo non sarei nemmeno di turno. Scuoto la testa cercando di cancellare dalla mia mente l’immagine della sua mano, di quell’anulare cerchiato da un anello decisamente pacchiano per i gusti di Mia ma soprattutto non mio.  È tutto così sbagliato, sono passati solo due anni e lei sta già progettando di sposarsi con un altro.
Oltrepasso la porta di sicurezza che conduce alle scale antincendio appena tempo, in tempo per sottrarre il mio attacco di rabbia agli occhi curiosi di decine di persone tra infermieri, medici e specializzandi, mentre incapace di trattenermi scaglio un pugno contro lo stipite della porta accompagnato da un ringhio non troppo soffocato.
Si è fidanzata con un altro, si sposerà. Non ho avuto nemmeno bisogno di sentirmelo dire, i suoi occhi colpevoli hanno parlato per lei, non sono mai stati capaci di mentire.
Dovevo aspettarmi che lei si sarebbe rifatta una vita, infondo è stata lei a decidere di lasciarmi, ad andarsene, ma sposarsi così presto?
Inspiro profondamente più volte cercando di immagazzinare più ossigeno possibile, che tuttavia non è mai abbastanza. Non pensavo che avrebbe fatto così male.
Quando l’ho rivista l’altro giorno, bellissima, le guance arrossate per la corsa e i capelli dolcemente spettinati, ho capito che nonostante tutti i miei sforzi una parte di me ha continuato ad amarla come se non fosse trascorso un solo giorno da quella notte. E prima quando i miei occhi hanno incrociato i suoi in quel corridoio mentre travolgeva la povera piccola Leslie per scappare da me e poi ha praticamente ammesso di essere gelosa dell’infermiera Olivia, ho creduto che fosse lo stesso anche per lei. E invece lei si sposa.
Certo, non che io sia rimasto in religiosa attesa del suo ritorno, ma io sono un uomo, è diverso, ed sono io quello abbandonato a cui bisognava leccare le ferite. Ho frequentato anch’io altre donne, molte donne, finchè dopo un lungo anno ho creduto di averla dimenticata. Invece mi è bastato rincontrare quegli occhi un solo istante per riaprire le vecchie ferite e riportare a galla quell’amore che credevo dimenticato.
Il desiderio di conoscere il volto dell’uomo che ha preso il mio posto nel suo cuore mi tortura al punto che prima di rendermene conto le mie nocche colpiscono ancora una volta la parete alla mia sinistra, e poi ancora finchè il candido muro si colora di lievi schizzi rosso sangue.
 
Idiota, devi aver cura delle tue mani, ti servono per salvare delle vite. Domani le userai direttamente sul cuore di suo padre, devi salvarlo altrimenti lei non ti guarderà più in faccia. E tu riuscirai ancora a guardarla in faccia adesso che sai che lei non è veramente più tua.
 
 
 
***
 

 
«Jake Haiden?» Una voce femminile mi costringe a voltarmi, chi può conoscermi nel reparto di ginecologia ostetricia? Mi giro lentamente notando una persona conosciuta comodamente seduta su una delle poltroncine verdi della sala d’aspetto. È sempre uguale, non sembra essere passato un solo giorno per lei, i capelli più lunghi le ricadono in morbidi boccoli sulla spalla sinistra e il suo smagliante sorriso è ancora capace di illuminare l’intera sala.
 
«Megan ciao.» La mia vecchia amica fa perno sui braccioli della seduta per sollevarsi a fatica, spostando dal grembo la giacca e lasciandola ricadere sul sedile. Rimango a bocca aperta notando che al posto di quello che una volta era un ventre completamente piatto ora c’è piccola protuberanza delle dimensioni di una palla da basket. «Sei – sei incinta?» Balbetto sorpreso.
 
«A quanto pare.» Sorride massaggiando quella parte del suo copro che racchiude quello che un giorno sarà il suo bambino. «Di ben cinque mesi.»
 
«Congratulazioni.» Istintivamente sorrido azzerando la distanza che ci divide, la stringo tra le mie braccia cercando di non schiacciare la non troppo piccola pancia e le bacio entrambe le guance. «Che bella notizia. Il padre è… è…» Le parole mi muoiono in gola incerto se terminare la frase o lasciarla in sospeso, il bambino potrebbe essere chiunque, in due anni tutto può cambiare. Non ci siamo più visti né sentiti, posso solo presumere e sperare che sia ancora sentimentalmente legata ad uno dei miei migliori amici e che il figlio sia suo ma non posso escludere che in realtà loro si siano lasciati esattamente come è accaduto tra me e Mia e che lei aspetti un figlio da un altro. E se anche Mia fosse incinta? Questo giustificherebbe la loro fretta, un matrimonio riparatore.
 
I N C I N T A ?
 
«Terra chiama Jake.» Megan mi schiocca il pollice e l’indice davanti al mio naso tre volte per scollegarmi dai miei pensieri. «È Robert ovviamente!» Termina la frase che avevo lasciato in sospeso, facendomi sospirare per il sollievo. Almeno qualcosa non è cambiato. «Ma l’avresti saputo se avessi risposto ad una sola delle nostre telefonate negli ultimi due anni.»
 
Le sue parole mi colpiscono come un pugno. Dopo la mia rissa con Josh sono tornato a Washington accettando di soffrire pur di accontentarla, Mia non voleva più avere a che fare con me ed io sono sparito. Purtroppo Megan, Spencer, Robert e tutti gli altri non erano dello stesso parere e ogni volta che li sentivo pronunciare il suo nome il mio cuore sanguinava stretto nella morsa del dolore. Faceva troppo male e la decisione di smettere di rispondere alle loro telefonate è stata inevitabile.
Dopo diversi mesi il senso di colpa era diventato insostenibile e da vigliacco come sono non ho più avuto il coraggio di contattare nessuno di loro.
 
Mi lascio cadere scompostamente su una delle poltroncine e Megan seppur con molta fatica si siede al mio fianco stringendomi la mano destra tra le sue. «Hai ragione, scusami. Avrei dovuto chiamarvi o almeno mandarvi un messaggio.»
 
Megan annuisce sorridendo candidamente, i suoi occhi luminosi fissi nei miei. «Si può sapere quando sei tornato? Sarà felicissimo Robert di sapere che sei qui.»
 
«Sono qui solo da qualche giorno.» Le rispondo ricambiando il suo sorriso e stringendo le lunghe dita intorno al suo palmo. «Lavoro qui adesso. Dott. Haiden, il bellissimo e bravissimo cardiochirurgo.» Ammetto sogghignando e riportando ciò che dicono di me nei corridoi del Lenox. «E non ci crederai mai chi mi sono trovato davanti al mio primo turno…» Lascio in sospeso la frase per creare un po’ di suspance soffermandomi sui suoi occhi curiosi. «Mia. Suo padre è mio paziente.»
 
«Suo padre?» Mi fa eco sgranando entrambi gli occhi. «E lei è qui?»
 
«Non te lo ha detto? Suo padre ha avuto un brutto infarto qualche giorno fa, lo opererò domani per iniziare la sostituzione della valvola mitralica. Sua madre l’ha chiamata immediatamente e lei è ovviamente corsa qui. Non mi meraviglia comunque che si sia dimenticata di chiamarti, non l’ho vista bene, tremendamente magra e parecchio agitata e preoccupata. Pensa non mi ha nemmeno detto che aspetti un bambino.»
 
Megan abbassa lo sguardo evidentemente imbarazzata. «In verità..» Inspira profondamente per trovare il coraggio di continuare a parlare. «In verità Mia non lo sa.» Ammette d’un fiato evitando accuratamente i miei occhi.
 
«Come non lo sa? È difficile non notarlo.» Rido indicando la sua enorme pancia.
 
«Lo avrebbe notato se ci fossimo viste almeno una volta negli ultimi cinque mesi, o nell’ultimo anno e mezzo.» Ammette scuotendo il capo e deglutendo rumorosamente, quasi a voler mandare giù un non troppo immaginario groppo in gola. «Dopo che ti ha lasciato ho provato a capire, a farla ragionare, insomma eravate così innamorate e dovevate sposarvi, ma finivamo sempre per discutere. Una sera abbiamo litigato pesantemente e lei ha cominciato ad allontanarsi da me fino....» Megan lascia in sospeso la frase circondandosi con le mani il grosso pancione, accarezzando il bambino frutto del suo amore.
 
 «Fino?» La sprono a continuare incredulo. Persino dopo la morte di Scott, quando Mia è fuggita ad Union, Megan era stata l’unica persona con cui era rimasta in contatto. La loro amicizia non può essere arrivata al capolinea, in parte anche per colpa mia.
 
«Diciamo che non mi sono trovata d’accordo con le sue decisioni. Jake non vorrei dirtelo così, Mia si è fidanzata.»
 
«Tranquilla Megan, lo so.» Alle mie parole gli occhi azzurri della mia vecchia amica tornano nei miei, sorpresi e confusi. «È difficile non notare tutti quei carati.» Ammetto con una scrollata di spalle palesando una totalmente finta indifferenza.
 
 
 
 
 
 
MIA’S POV

 
 
Passo le successive ore a rigirarmi sulla scomoda poltroncina. Per ben due volte sono riuscita ad appisolarmi e per ben due volte mi sono svegliata di soprassalto con la fronte ricoperta di sudore e il fiato corto. Sempre lo stesso maledettissimo sogno, la spiaggia, l’abito bianco, le mie ex amiche e Jake, solo che questa volta al posto del leggero vestito di lino bianco indossa il suo camice da medico.
Fino ad ora l’ho incontrato solo due volte e la mia sanità mentale sta già andando a quel paese, come posso continuare a vederlo senza rischiare di uscire completamente fuori di testa? Se potessi fuggire a gambe levate scapperei all’istante ma devo stare vicina a mia madre e a mio padre e questo coinvolge inevitabilmente anche Jake Haiden.
Se almeno il tempo fosse stato meno gentile con lui, se non fosse ancora il ragazzo più bello che abbia mai incontrato in vita mia e se la smettessi di essere gelosa di tutte le donne che sembrano inevitabilmente venire attratte da lui, forse sarebbe più facile.
E ora lui lo sa e non sembra averla presa bene.
 
 
 
***
 
 
 
Apro la porta di casa togliendomi immediatamente le fastidiose scarpe col tacco e abbandonandole pesantemente accanto alla porta, le sistemerò più tardi. Lascio la borsa sul divano e senza nemmeno togliermi la giacca leggera mi lascio cadere sul letto abbracciando il cuscino e socchiudendo gli occhi.
 
«Piccola?» Una voce proveniente dal bagno mi fa sobbalzare per lo spavento. Ero convinta di essere sola in casa e invece deve essere rientrato prima del previsto.
 
«Tesoro che ci fai qui? Mi hai quasi fatto morire di paura.» Biascico comprendoni il volto con il braccio attendendo di vedere la luce della camera accendersi.
 
La snella figura del mio fidanzato fa capolino dal piccolo bagno e sinuosa avanza verso il letto, si stende al mio fianco e unisce le nostre labbra baciandomi con forse troppa irruenza. «Non sei contenta di vedermi?»
 
«Certo! Sono solo molto stanca. Mi riposo un paio d’ore, passo in procura e torno in ospedale.» Sussurro girandomi sul fianco e nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
 
«Lascia perdere la procura, ci penso io ai tuoi casi. Ci sto andando adesso.» Mi rimprovera accarezzandomi la testa e stringendomi al suo corpo tonico.
 
«No! Hai troppe cose da fare, non posso caricarti anche del mio lavoro. Piuttosto pranziamo insieme dopo?» Gli domando allontanandomi leggermente da lui e fissando i miei occhi nei suoi, il mio futuro sposo.
 
«Non posso, devo presenziare all’apertura della nuova biblioteca nel Bronx. Se potessi saltarlo lo farei ma mi tocca. Chissà di ottenere così qualche elettore anche tra quei poveracci.» Sbuffa alzandosi in piedi e sistemandosi il nodo della cravatta e il colletto dell’elegante camicia azzurra.
 
Sorrido indignata dalla sua frase. «Finché li chiami poveracci sarà difficile.» Constato amaramente, mi domando perché si sia candidato sindaco se nutre così poca simpatia per tutti coloro che non risiedano nei fortunati quartieri di Manhattan. Quando si comporta così proprio non lo sopporto.
 
«Ah ah. Ma loro mica lo sanno.» Ride sonoramente chinandosi ancora una volta su di me per baciarmi. «Ora dormi e guai a te se ti vedo in procura.» Continua con tono quasi minaccioso.
 
«Non posso, Josh mi aspetta. Ci vediamo lì tra un paio d’ore. E mi fermo anche stanotte in ospedale.»
 
«Va bene, non insisto. Ma cerca di riposare almeno un po’. Ti amo.»
 
«Tesoro...» Inspiro profondamente cercando il coraggio di dirgli la verità. Non voglio segreti con lui, non ora che stiamo cercando di instaurare le basi per la nostra futura famiglia. Non voglio nascondergli di aver incontrato Jake né tantomeno di averci parlato ma conosco il mio futuro marito e so che non prenderebbe la notizia affatto bene.
Tuttavia in questo momento non ho bisogno di ulteriori pensieri, men che meno a causa delle sue insicurezze e delle sue gelosie.
«Ti amo anch’io.» Sussurro infine decidendo di tenere per me il ritorno del mio ex ragazzo a New York, almeno per ora.
 
Quando finalmente sento la porta di ingresso chiudersi il mio corpo si rilassa sul materasso e socchiudo nuovamente gli occhi stanchi.
 
 
 
 
 
 
 
JAKE’S POV.
 
 
«E dimmi un po’! Come ha reagito Robert alla notizia?» Domando cercando di trattenere una risata.
 
«Meglio del previsto in realtà. Gli ho messo davanti al naso il test di gravidanza, si è seduto senza proferire parola per oltre due ore, limitandosi a guardare il vuoto e scuotere il capo ad intervalli regolari.» Ride Megan trattenendosi la pancia gonfia. «Ad un certo punto si è alzato e ha acceso il portatile alla ricerca di una casa con almeno tre camere da letto, una macchina adatta ai bambini, culle e corredini. Ci ho messo tre giorni a fargli capire che potevamo almeno attendere il sesto mese di gravidanza per trasferirci o anche il sesto anno del bambino.» Sbotta alzando gli occhi al cielo e scimmiottando il suo fidanzato.
 
Mi sono mancate la sua comicità naturale e la sua risata contagiosa, mi è mancata la mia amica. Se non avessi smesso di parlare con Robert forse quel giorno avrei ricevuto la sua risata estasiata, avremmo preso entrambi la macchina per trovarci in un paesino qualunque a metà strada e festeggiare fino ad essere troppo ubriachi per rientrare a casa costringendo una Megan disperata e totalmente incazzata a venirci a prendere e riaccompagnarci. Si, sarebbe andata esattamente così se io non avessi smesso di rispondere alle loro telefonate. «Beh dai, io credevo peggio, l’altra volta sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.» Nell’istante in cui pronuncia le ultime parole mi blocco affondando gli incisivi nel labbro inferiore fino a sentire il sapore ferroso del sangue nella bocca. L’altra volta… negli Hampton, quando mi ero convinto che Mia aspettasse il nostro bambino. Quella volta…
 
Megan è stata sempre la più perspicace tra noi e anche stavolta intuisce che è meglio cambiare discorso. «Ma tu cosa ci fai qui? In questo reparto intendo?»
 
Sorrido ricordandomi improvvisamente il motivo per cui ho attraversato l’intero ospedale per raggiungere ostetricia, Mia è riuscita a destabilizzarmi ancora una volta, come ho potuto dimenticarmene.
 
«Jake! Sono qui.» La voce squillante di Hanna riempie improvvisamente la sala d’aspetto mentre corre fuori dalla saletta del ginecologo con un smagliante sorriso e una piccola busta alla mano. Si precipita verso di noi allacciandomi le braccia al collo e lasciandomi un bacio sulla guancia destra. «È maschio! È maschio!» Esulta estraendo dalla busta una piccola ecografia e sbattendomela a pochi centimetri dal naso. «Guarda, questo è il suo pisellino.»
 
 
 
 
 
MIA’S POV
 
 
Siedo alla mia scrivania allungando la schiena sullo schienale dell’elegante poltroncina di pelle. Josh siede di fronte a me, sul suo volto un’espressione mista tra il preoccupato e divertito.
 
«Mia ti è bastato incontrarlo una volta per ridurti così.» Ghigna indicandomi con la mano aperta.
 
«Grazie eh! Bell’amico che sei!» Sbotto imbronciata, gli occhi stretti a fessura per darmi un’espressione più seria. «Non è per lui se sto così! Ti ricordo che mio padre è in come in ospedale e domani dovrà essere operato.»
 
«Mia… Non devi fingere con me. Sono qui per te, non per giudicarti.» Sorride pacato fissando gli occhi marroni nei miei, le sopracciglia unite formano quell’adorabile fossetta appena sopra l’attaccatura del naso. Ha ragione, negli ultimi anni si è dimostrato l’unica persona di cui posso fidarmi veramente e con lui posso essere sincera. Sospiro profondamente voltandomi verso l’ampia finestra per non continuare a sostenere il suo sguardo. 
 
«Non credevo che sarebbe tornato, non dopo tutto questo tempo.» Inspiro ed espiro a pieni polmoni per cercare di calmare il mio cuore che improvvisamente raddoppia le pulsazioni. «Ritrovarmelo improvvisamente davanti, parlarci, mi sono sentita ancora la ragazzina quindicenne, grassottella e insicura di un tempo.»
 
«Ma non lo sei, hai quasi ventisette anni, sei il viceprocuratore di New York e sei decisamente uno schianto.» Josh sorride sornione alzandosi dalla sedia e portandosi alle mie spalle iniziando a massaggiarle delicatamente. Istintivamente mi rilasso sotto il suo tocco e abbandonandomi sullo schienale della mia poltroncina. «Provi ancora qualcosa per lui?»
 
Socchiudo gli occhi godendomi il suo tocco leggero. Non ho bisogno di pensare, la risposta è ben chiara nella mia mente. «Josh… Lui è Jake Haiden, proverò sempre qualcosa per lui.»
 
Le sue mani si bloccano improvvisamente alla base del mio collo. «E quindi?» Mi domanda con voce incerta.
 
«Quindi nulla, non potrò mai perdonarlo. Appena mio padre uscirà dall’ospedale troverò il modo di evitarlo come la peste. E poi il prossimo anno mi sposo.» Gli rispondo stendendo il busto sulla scrivania e nascondendo il volto tra le braccia incrociate per nascondere al mio amico gli occhi velati di lacrime.
 
«L’hai detto a…?» Continua titubante, so di metterlo in difficoltà con tutti i miei segreti, ha sempre paura di farsi sfuggire una parola di troppo.
 
Istintivamente scoppio a ridere, una risata nervosa però. «Ma stai scherzando? Stasera è impegnato e domani deve partire per Seattle. Vuoi agitarlo più di quanto lo sia già? Gliene parlerò una volta finita la campagna elettorale.»
 
Josh solleva entrambe le sopracciglia dubbioso. «Non la prenderà peggio?»
 
«Sicuramente, ma adesso ho anche troppo pensieri per sopportare anche lui.»
 
«Ok. Ma avvisami quando gli parlerai, non mi fido nemmeno di lui e della sua reazione. Certo che ho fatto proprio un pessimo affare quando ho scelto di essere il tuo migliore amico.»
 
 
 
***
 
 
Alle dodici in punto oltrepasso le grandi porte dell’ospedale, ormai la mia seconda casa, e raggiungo mia madre che mi attende scomodamente seduta sulla poltroncina accanto al letto intenta a leggere le notizie di borsa ad alta voce. Appena mi vede entrare nella camera si blocca, un lieve rossore in volto. «Ho pensato di tenerlo aggiornato, magari è cosciente.» Ammette abbassando lo sguardo, da quando è diventata così vergognosa?
 
Nell’istante in cui metabolizzo le sue parole però sento le mie guance avvampare. E se fosse veramente cosciente? Questo significherebbe l’aver assistito all’intera mia conversazione Jake se così può essere chiamata.
 
«È un’ottima idea, posso continuare io se vuoi. Tu va a casa.» Le consiglio poggiando i fascicoli su una delle sedie e appendendo la giacca all’attaccapanni.
 
«Aspetto il giro dei medici prima, sembra sempre agitarti più del dovuto.» Sorride guardandomi con la coda dell’occhio, mi sta chiaramente prendendo in giro. «Conoscevi già il bel cardiochirurgo?»
 
«Anche tu.» Le rispondo semplicemente, incapace però di guardarla negli occhi. «Io e Jake giocavamo insieme da bambini.»
 
«Jake?» Ripete il mio nome portandosi l’indice sulla punta del naso, suo gesto tipico quando si sofferma a riflettere su qualcosa in particolare. «Non sarà il figlio del sindaco Haiden?»
 
«Esattamente lui.» Come siamo brave ad evitare accuratamente il nome di mio fratello, mamma prima o poi dovremo affrontare anche quest’argomento ma non adesso, adesso dobbiamo pensare solo a papà.
 
«Ma era uno scapestrato, io e tuo padre eravamo sicuri che sarebbe diventato un delinquente per questo non riuscivamo ad accettare la tua cotta per lui.» Le sopracciglia inarcate per lo stupore. Ricordo bene quanto poco piacesse loro Jake, erano convinti fosse stato lui a influenzarmi negativamente. «Ovviamente l’avevamo giudicato male. Sentito caro? Il primo fidanzatino di tua figlia è considerato uno dei migliori cardiochirurghi degli Stati Uniti e domani ti opererà al cuore.» Termina la frase rivolta a mio padre che secondo lei ci sta ascoltando mentre finge di dormire sul suo letto d’ospedale.
 
«Ciao Mia.» Il mio fidanzato fa capolino all’interno della stanza sfoggiando uno dei suoi migliori sorridi. «Buonasera signora River.»
 
«A-amore co-cosa fai qu-i?» Balbetto sentendo le gambe farsi improvvisamente molli e il volto sbiancare.
 
«Ho preferito rimandare le interviste e passarti a salutare prima di andare in aeroporto.» Mi risponde chiaramente spiazzato dalla mia reazione.
 
«Ciao caro, come sei gentile. È fortunata Amelia ad aver trovato un uomo gentile e ben educato come te.» Interviene mia madre sollevandosi dalla poltroncina e avvicinandosi a lui per depositargli un bacio su ogni guancia.
 
«Così mi lusinga Signora River.» Le risponde accettando e contraccambiando i baci. Cosa mi sono persa?
 
«Scusate ma voi due vi conoscete?» Sicuramente mia madre avrà letto su qualche giornale del mio fidanzamento con il candidato sindaco alle prossime elezioni e dall’altra parte lui deve aver intuito che la donna al mio fianco altri non poteva essere che mia madre, ma questo non sembra il loro primo incontro.
 
«In realtà stamattina sono passato a prenderti ma tu eri già andata via.»
 
«Già, non vi siete incrociati per pochissimi minuti.»
 
Era passato in ospedale? Non avevo mai vagliato questa possibilità, credevo di potergli nascondere la verità senza problemi. E mentre il mio ragazzo e mia madre continuano a parlare di me come se io non fossi all’interno della stanza, la mia mente riesce a focalizzarsi su un unico pesantissimo pensiero:
 
Tra poco lui sarà qui.
 
«Buonasera.» Il Dott. Bauer, Jake, cinque studenti e due infermiere entrano all’interno della piccola stanza riempiendola. Il primo di loro ci rivolge un caldo sorriso, gli altri ci ignorano inconsapevolmente o per quanto riguarda Jake volontariamente.
Con la coda dell’occhio osservo il mio fidanzato in piedi alla mia sinistra, lo fissa stringendo entrambi i pugni lungo i fianchi. Ovviamente gli sono bastati pochi istanti per riconoscere il mio ex fidanzato, gli stessi che sono stati sufficienti a Jake per scorgere una terza figura all’interno della piccola degenza e alzare lo sguardo, curioso di dare un volto al mio promesso sposo. Posso vedere chiaramente la sua espressione cambiare, gli occhi azzurri stringersi a fessura, la mascella irrigidirsi, l’intero volto tendersi in un fascio di nervi. Quell’ombra di sorriso che lo aveva accompagnato totalmente sparita.
 
«Jake Haiden.» Sibila il mio futuro marito mentre la sua mano destra si stringe prontamente al mio polso con forse un po’ troppa forza.
 
«Ryan Bass.» Lo saluta Jake portando i suoi occhi increduli nei miei.
 
Non doveva succedere, avrei dovuto dire io a Jake che ero tornata con Ryan e a quest’ultimo che lui era tornato a New York e che era il medico di mio padre. Entrambi non sembrano aver preso troppo bene la scoperta ma lo sguardo duro di Ryan accompagnato dalla salda presa al mio braccio non preannuncia nulla di buono. Ecco della reazione di chi mi devo preoccupare di più.
«Amelia potresti accompagnarmi alla macchina.» Sibila secco il mio fidanzato trascinandomi per un polso fuori dalla piccola stanza prima ancora di darmi il tempo di rispondergli o di salutare nessuno.
 
 
 
 
Angolo autrice
 
Allora regazze,

Siete cadute praticamente nel mio tranello e vi siete tutte aizzate contro il povero piccolo Josh che altri non è che un attimo amico per la nostra Mia. Quindi tranquille Josh – Mia è una storia che non esiste e mai esisterà.
Però non è che vi ho lasciati nel migliore dei modi in questo capitolo.
Jake ha scoperto di Ryan e Ryan non sembra aver preso molto bene al ritorno di Jake…
Sarà cambiato o reagirà nel peggiore dei modi come suo solito.
E Hanna (foto)?? Che ve ne pare? E aspetta un bambino, esattamente come la nostra Megan.
 
Sono cambiate tante cose in questi due anni, forse troppe.
 
Alla prossima settimana. 

 
 
Stavo pensando ad un nuovo banner. Vi piace?


 Ed ecco Jake insieme alla nuova arrivata, Hanna? Già si vede il suo bel pancino!! Che ne dite?




 
   
 
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