Hinata era bellissima nel suo vestito da sposa. Aveva le guance rosse per l’emozione e lo guardava con una tale devozione che Naruto non potè fare a meno di sorridere intenerito per tutto il tempo. «Lo voglio», disse la giovane donna con sicurezza, senza attendere, senza balbettare, senza abbassare gli occhi. Allora l’Hokage riprese a parlare ponendo allo sposo la stessa domanda.

«E vuoi tu, Uzumaki Naruto, prendere come tua legittima sposa Hyuuga Hinata...».
Naruto non lo ascoltò. C’era solo Hinata davanti a lui e non poteva fare a meno di fantasticare sulla famiglia che avrebbero costruito insieme, quella famiglia che lui non aveva mai avuto. Già si vedeva, a distanza di qualche anno, nella divisa da Hokage, con un’Hinata più matura al suo fianco e tanti bei figlioletti con i capelli biondi e gli occhi chiari. Cosa poteva desiderare di più?
Sentì l’Hokage tossicchiare e solo in quel momento si accorse che la formula di rito era stata terminata ed era calato il silenzio: tutti stavano attendendo la sua risposta. Naruto guardò Kakashi che lo incitava con gli occhi, poi rivolse una rapida occhiata agli invitati e infine riportò lo sguardo su Hinata che lo fissava impaziente, forse un po’ preoccupata. Fu in quel momento che la ragazza piegò leggermente la testa di lato e Naruto, guardando oltre la sua spalla, catturò l’immagine chiara e nitida della testimone.
Teneva gli occhi bassi, il viso semi nascosto dalle ciocche rosa.




“Guardami, Sakura-chan”, la incitò mentalmente. “Dimmi che sto facendo la scelta giusta”.
Ma Sakura non osava alzare la testa, sembrava quasi in un altro mondo.
Non lo aveva fermato quando aveva deciso di mettersi con Hinata, non lo aveva fermato quando le aveva annunciato il loro matrimonio. Perché avrebbe dovuto farlo proprio in quel momento? Eppure Naruto sentiva che c’era qualcosa di sbagliato in quella giornata. Forse era l’assenza di Sasuke – aveva sperato, invano, che si presentasse almeno al suo matrimonio – o forse erano solo i fiori – c’erano decisamente troppi petali di ciliegio, lì.
Si lasciò sfuggire un sospiro stanco e rivolse nuovamente la sua attenzione a Hinata che ora lo fissava ad occhi spalancati, divorata dalla paura di essere lasciata sull’altare. «Lo voglio», disse, e vide il sollievo farsi strada nel suo sguardo.
Poi avvenne tutto troppo velocemente: l’Hokage che li dichiarava marito e moglie, le labbra di Hinata che si poggiavano sulle sue per suggellare quella promessa, i fischi e gli applausi degli invitati, fiori e riso che cadevano sulle loro teste, Sakura che si allontanava perdendosi nella folla. La vide voltarsi e cominciare a correre, sbattendo contro le persone senza nemmeno chiedere scusa. La vide andare via, via da lui. Seguì con lo sguardo la sua figura che si rimpiccioliva fino a diventare solo un puntino in lontananza e a nulla servì imporsi di stare fermo, di rimanere al fianco della neo moglie. Le sue gambe si mossero da sole.
Aspettò che il clan Hyuuga accerchiasse Hinata e, approfittando del disordine e della confusione generale, si allontanò per cercare la testimone di nozze.




La cercò per tutto il parco, preoccupato che le fosse successo qualcosa. Infine la trovò poggiata ad un albero, di spalle, intenta a guardare il paesaggio davanti a sé. Naruto prese un respiro profondo e le si avvicinò con cautela.
«Sakura-chan, perché sei scappata?».
Vide la schiena della ragazza irrigidirsi al suono delle proprie parole.
«Avevo bisogno di aria», rispose, e a Naruto non sfuggì la nota tremante nella sua voce.
Azzerò la distanza che li separava, posandole una mano sulla spalla, e gli parve di vederla sussultare. «Non ti senti bene?».
Lei fece un breve cenno con la testa. «Non preoccuparti per me. Torna di là, Hinata ti starà cercando».
Naruto strinse i pugni lungo i fianchi. «Aspetterà».
“Sei più importante, ora” avrebbe voluto dirle. Sakura era sempre stata più importante.
Rimasero in silenzio. Lei guardava chissà cosa davanti a sé, lui fissava insistentemente la sua nuca.
«Perché non ti volti, Sakura-chan?». Attese una risposta che non arrivò. «Voglio... voglio solo guardarti negli occhi».
Ma Sakura continuava a ignorarlo.
«Voltati», ripetè, probabilmente con più forza di quanta avrebbe voluto.
Non servì a nulla, allora Naruto le girò intorno e le si parò davanti, ma ciò che vide lo lasciò senza fiato.
Stava piangendo, Sakura-chan stava piangendo.




Naruto spalancò gli occhi, sentendo una fitta al cuore.
«Cos’hai?», ritentò. «Dimmelo, Sakura-chan, ti prego».
«Non è niente», sussurrò lei, asciugandosi rapidamente le lacrime con il dorso della mano. «Mi sono commossa per te e Hinata. Sono... felice... per voi». Naruto la afferrò per le braccia e avvicinò il viso al suo, fissandola con sguardo duro, severo.
«Odio le persone che mentono a se stesse, lo sai».
Sakura si sentì sprofondare. Naruto aveva capito, aveva capito.




«Naruto…», sussurrò, avvertendo gli occhi gonfiarsi nuovamente. «Mi dispiace... mi dispiace tanto».
«Al cuore non si comanda, Sakura-chan».
Sakura si sentì mancare il respiro. Stava forse cercando di dirle che...? Ma lui aveva appena sposato Hinata... No, non poteva essere.
«Vieni qui», le disse lui, tirandola per il polso.
Sakura sgranò gli occhi avvertendo la guancia premere contro il petto di Naruto e le sue braccia avvolgerle la schiena, stringendola in una morsa dalla quale non avrebbe più voluto liberarsi. «Avrai anche tu il tuo lieto fine, Sakura-chan, te lo prometto».
Sakura chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal battito cardiaco del ragazzo. «Verrà il giorno in cui Sasuke smetterà di fare avanti e indietro da Konoha e si accorgerà di quanto tu davvero lo ami. E allora sarete felici entrambi, ve lo meritate».
Naruto non aveva capito nulla. Continuava a non capire nulla.




Sakura si strinse più forte al corpo del ragazzo, inspirandone il profumo a pieni polmoni.
«Se qui c’è qualcuno che merita di essere felice, quello sei tu, Naruto». Attese qualche secondo. «Lo sei, vero? Sei felice?».
«Perché non dovrei esserlo?».
Eppure il suo tono di voce non era quello emozionato di chi ha appena sposato la persona che ama.
Sakura se ne accorse e si staccò dall’abbraccio per guardarlo negli occhi.
«Non hai risposto alla domanda».
Il ragazzo abbassò lo sguardo. «Sono felice», rispose, «però...».
«...però?», lo incitò lei, sentendo il cuore battere forte.
C’era un però. Naruto aveva sposato Hinata, ma c’era un però.
«Però non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di come sarebbe andata se alla fine tu ti fossi innamorata di me, di come sarebbe stato vedere te in abito da sposa al posto di Hinata».
Sakura avvertì nuovamente gli occhi lucidi. Nonostante tutto quel tempo, nonostante i rifiuti, nonostante lei avesse sempre amato un altro, nonostante lui avesse appena sposato un’altra, Naruto la considerava ancora una parte importante della sua vita.
«Naruto...», si lasciò sfuggire sull’orlo delle lacrime.
«Non fraintendermi, Sakura-chan. Amo Hinata, ma… come si dice?... il primo amore non si scorda mai».
Ed era dannatamente vero. Non avrebbe mai potuto dimenticare Sasuke, eppure era fuggita dal matrimonio di Naruto in lacrime.
E non erano state lacrime di gioia.




«Naruto-kun!».
La voce di Hinata, in lontananza, li riportò improvvisamente alla realtà.
Sakura vide Naruto sollevare lo sguardo alla ricerca della figura della sposa.
Sorrise tristemente. Era arrivato il momento di separarsi.
«Vai da lei, sarà preoccupata».
Naruto la fissò incerto. «Ci vediamo dopo, al buffet?».
Sakura annuì e lui le rivolse un mezzo sorriso, superandola per andare via.
La ragazza si voltò a guardarlo. Si stava allontanando di nuovo, questa volta per sempre.




Naruto avanzava attraverso il parco diretto verso la folla degli invitati, verso Hinata.
Si odiava, si odiava perché per un momento, solo per un momento, aveva sperato che Sakura lo fermasse, che gli dicesse di mollare tutto, che si era improvvisamente resa conto di amarlo. “Dì qualcosa, Sakura-chan. Qualsiasi cosa”.
«Naruto».
Si voltò: era Sakura, era proprio lei. Lo aveva fermato.
Naruto la guardò intensamente e la trovò più bella di Hinata in abito da sposa.
La guardò, e per un attimo, solo per un attimo, la amò come l’aveva amata un tempo.
«Sakura-chan».
E in quello stesso attimo, Sakura amò Naruto. Lo amò un po’ di più, più di Sasuke.
«Sii felice», gli disse. «Senza nessun però».
Naruto le sorrise, eppure quel sorriso triste non aveva nulla a che fare con quelli luminosi di un tempo.
«Te lo prometto», rispose, «ma solo se lo prometti anche tu».
«È una promessa per la vita».

Mai promessa fu più falsa.