Serie TV > American Horror Story
Segui la storia  |       
Autore: Panda_Azzurra94    26/03/2015    0 recensioni
Era ormai da un mese che Violet aveva cacciato Tate ed esso ora era caduto nella depressione in cui si trovava prima di conoscerla, solo in forma più acuta.
Lei invece si sentirà terribilmente in colpa per averlo lasciato solo nel momento del bisogno, ma non vuole offendere la madre ed il padre, che odiano il ragazzo, perciò sarà molto insicura su ciò che dovrà fare.
I due ragazzi nonostante gli errori commessi torneranno insieme, oppure il loro amore segreto che provano uno verso l'altro li ferirà così tanto da farli allontanare solo di più?
(storia presente anche su Wattpad)
Genere: Horror, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tate una volta terminato il suo rituale, pulì il bagno da tutto quel sangue e con non curanza tirò giù la manica della felpa nonostante ancora un po' di quel liquido rosso stesse uscendo dalle ferite profonde, ma poco gli importava dato che non poteva morire una seconda volta.
Violet come sempre si nascose nella stanza alle sue spalle e si accasciò al muro sentendo la porta del bagno aprirsi e sbattere con forza: segno che ora il ragazzo era passato dalla fase "tristezza" dovuta ai ricordi, a quella "rabbia" dovuta ai rimorsi. Senza nemmeno rendersene conto, la piccola ragazzina stava piangendo anche lei, si sentiva tanto male perchè gli mancavano i suoi abbracci che la proteggevano da tutto, gli mancavano le sue carezze e quegli occhioni color nocciola che lasciavano trasparire tutto l'amore che provavano per lei.
Ora era una fontana e nessuno poteva fermarla, nessuno tranne lui. 
Tate entrò improvvisamente nella stanza e Violet tirò su a testa dalle gambe dove l'aveva appoggiata per non vedere le pareti bianche attorno a lei che le facevano girare la testa, troppo vuote come erano; subito smise di piangere e singhiozzare e fece finta di nulla, così anche il ragazzo.
Lei rimase lì dov'era con le gambe tirate su fino al petto, lui invece si girò di schiena e si tirò via la felpa sporca di sangue buttandola a terra e rimanendo a torso nudo; Tate teneva le braccia rigide lungo i fianchi per non fare vedere alla ragazza i numerosi tagli e si diresse all'armadio in fondo alla stanza dove tirò fuori una maglia nera e infine dopo averla indossata, uscì dalla stanza.
Violet era rimasta immobile a fissarlo e lui era come se non la vedesse nonostante lei si era resa visibile, l'aveva ignorata e questo le faceva ancora più male di ciò che aveva visto poco prima nell'enorme bagno ricoperto di sangue. Era rimasto indifferente alla sua presenza e sperava che non lo facesse perchè era arrabiato con lei, magari lo faceva solo per coprire il suo lato debole e non perchè non gliene importasse di lei.
Tate si appoggiò al muro della stanza dalla quale era appena uscito e si sentiva ancora peggio. Davvero Violet non aveva fatto nulla se non fissarlo male per quei due minuti in cui si era cambiato la maglia? A lei di lui non importava davvero più nulla? Tate stava riflettendo su queste cose e sperava davvero che lei in fondo da qualche parte del suo cuore da fantasma, lo amasse ancora...l'aveva vista piangere no? Magari piangeva per lui, forse perchè gli mancava, forse per tutti gli errori che aveva commesso rovinandole la vita....
L'indifferenza gli faceva più male che quelle parole pronunciate da lei più di un mese fa.
Violet dall'altra parte del muro si disse che avrebbe fatto anche lei come Tate, sarebbe rimasta indifferente ogni volta che lo avrebbe incontrato in quella casa, così se lui la odiava perchè non erano tornati insieme, gli avrebbe fatto credere che era un odio reciproco.
La ragazzina uscì dalla camera appena in tempo per vedere il fantasma, alzarsi di scatto da terra; lui le si avvicinò per dirle qualcosa, ma lei prontamente guardò avanti e camminò decisa giù per le scale. Si sentiva gli occhi pieni di lacrime che stavano per scenderle giù dalle guance per farla ricadere in quella terribile agonia in cui sembrava che mille lame le attraversassero la pancia più e più volte, ma si trattenne quando vide al piano inferiore suo padre e sua madre che sorridevano felici come un tempo, parlavano sul divano e ridevano.
Se li ricordava come erano felici prima che suo papà tradisse la mamma con quella sua studentessa, ogni tanto si divertivano tutti e tre sul divano, organizzavano le varie serate in modo da non annoiarsi mai, una sera si mettevano a raccontare barzellette, quella dopo guardavano film comici, poi si raccontavano storie di paura. Insomma erano una famiglia davvero felice prima del tradimento di Ben.
Rimpianse quei vecchi tempi, ma ora i suoi genitori erano lì felici che si divertivano e non potè fare a meno di sorridere.
Tate rimase a bocca spalancata quando Violet lo sorpassò senza nemmeno guardarlo, avrebbe voluto dirle solo che le mancava tanto e se era ancora arrabbiata con lui di dirglielo e basta, senza far finta di nulla, ma effettivamente lo stava davvero evitando come credeva.
Subito si rattristò, ma poi ci pensò bene :
"Cazzo ho fatto di tutto per farla star bene, ho tentato anche di salvarla e lei mi ripaga così! Con indifferenza verso i miei confronti! Tate ti rendi conto di come ti stai facendo trattare?! Ne vale la pena farsi male per lei? Dovrei reagire invece di cadere in depressione. Appena la troverò sola le parlerò, anche se non mi vorrà ascoltare."
Ora il ragazzo era davvero deciso a combattere contro l'indifferenza di Violet che nel frattempo si era messa a parlare con la sua famiglia dimenticandosi del tutto di Tate che li osservava dalla cima delle scale. Stava pensando a come incastrare la ragazza per costringerla a parlare con lui; appena lei sarebbe scesa da sola nel seminterrato, lui l'avrebbe seguita di nascosto spegnendo la luce una volta che si sarebbe trovata nell'angolo più buio della cantina, poi mentre lei cercava di tornare indietro, l'avrebbe spinta contro il muro e le avrebbe parlato.
Certo il rischio che si arrabbiasse ancora di più era molto alto, ma le avrebbe spiegato con calma perchè avrebbe fatto quel gesto.
Presto le avrebbe parlato una volta per tutte.
Erano passati omai due giorni da quell'indifferenza che aveva distrutto ancora una volta le anime fragili dei due ragazzi, quando Tate finalmente sentì Violet dire a sua mamma che sarebbe andata nello scantinato a vedere una cosa e di lasciarla un po' in pace.
Capì che quello allora sarebbe stato l'attimo perfetto in cui tentare di parlarle; la tenne d'occhio fino a quando non aprì la porta che dava sulle scale pericolanti del seminterrato e quando la ragazza si chiuse la porta alle spalle, Tate aspettò qualche momento e la aprì, scese i gradini cercando di non farli scricchiolare e infine giunse vicino all'interruttore.
Lo spense e il buio si impossessò della cantina seguito dalle urla di Violet 
"Non è divertente dai, accendete la luce, chiunque sia."
Il ragazzo non riuscì bene a capire da dove provenisse la voce, ma poi sentì un rumore poco più avanti di lui e senza pensarci due volte saltò nel punto in cui doveva esserci il fantasma, ma con sua sorpresa capì ben presto che la cosa che aveva procurato quel rumore non era nient altro che una pallina, mentre Violet lo immobilizzava praticamente sdraiata su di lui.
"Non sono stupida sai Tate? Ho visto che mi seguivi e ho capito subito che volevi farmi qualche scherzo di cattivo gusto!"
Il ragazzo cercò di voltarsi per guardarla negli occhi nonostante la sua mano gli tenesse il viso contro il suolo.
"No Violet per favore lasciami spiegare! Io volevo solo parlarti, l'altro giorno non mi hai nemmeno dato la possibilità di aprire bocca che te ne sei andata!"
La ragazza sembrò un po' rilassarsi, ma non intendeva mollare la presa e il suo tono restava comunque duro e freddo.
"Beh non c'era bisogno di aspettare di venire qui per saltarmi addosso, e se non ti voglio parlare ne ho tutte le ragioni dopo ciò che hai fatto."
"Beh si ma intanto sei stata tu a saltarmi addosso! Non è che mi lasceresti per favore?"
Disse il ragazzo spazientito e con la schiena dolorante, Violet non era affatto una ragazza grassa, eppure pesava parecchio.
"Okok come vuoi! Vieni qui dai, parliamo.."
Lei sbuffò un po' insicura e andò ad appoggiare la schiena contro un muro a pochi metri da lei.
Tate si alzò da terra, si pulì e la seguì con un briciolo di speranza che gli illuminava gli occhi scuri e spenti ormai da tanto.
Si sistemò al suo fianco e appoggiò la mano sulla sua come per farle capire che ci teneva ancora a lei, ma subito Violet ritrasse la mano spaventata come se quel tocco le avesse causato una ferita dolorosa.
"Beh allora Violet...volevo dirti che so di aver fatto tante cazzate, so che non mi potrai mai davvero perdonare per tutto quello che ho fatto, ma ci tengo davvero a te."
Tate fece una piccola pausa mentre guardava lei, il suo sguardo perso nel vuoto, l'espressione vagamente confusa e la tristezza negli occhi, era davvero bellissima nonostante non sorridesse.
"Poi l'altro giorno hai iniziato ad ignorarmi e..."
A quelle parole Violet si girò di scatto con un espressione alquanto arrabbiata
"Allora, numero uno credevo di essere stata chiara quando ti avevo detto di averti già perdonato, poi sei tu quello che entra nelle stanze e nemmeno mi rivolge uno sguardo, non mi saluta e non fa nulla! E sarei io quella che fa l'indifferente?"
"Beh certo, una persona prova a parlarti e tu fai finta di non vederla e te ne vai a parlare con i tuoi genitori lasciandomi lì come un cretino a bocca aperta!"
Ora entrambi si stavano rendendo conto dei propri errori, ma il loro orgoglio non gli permetteva di chiedere scusa all'altro, così continuarono a litigare come bambini dell'asilo su chi fosse stato l'indifferente tra loro.
"Oh eddai lo sappiamo bennissimo entrambi che sei stato tu a fare l'indifferrente Tate! Entri ti cambi ed esci!"
"E allora perchè non mi hai voluto parlare quando sei uscita dalla stanza?"
"Non l'ho fatto perchè....mi ero promessa di fare come avevi fatto tu."
"Quindi se io sono indifferente, lo sei anche tu perchè mi stavi imitando."
"Ehi io non ho detto questo. Ma poco importa ora, finiamola qui, abbiamo parlato adesso basta."
Violet si alzò da terra ancora arrabbiata ma Tate le afferrò un braccio e la tirò giù a sedere
"Ah no sta volta non ti lascio andare!"
Violet stava per urlare di nuovo le parole che aveva usato per cacciarlo via più di un mese fa, ma Tate la bloccò con un bacio che stranamente ricambiò anche lei. Passarono cinque minuti a baciarsi mentre le lacrime scendevano sui loro visi e il ragazzo teneva stretto tra le sue braccia il corpo esile di lei che gli accarezzava le guance.
Quando finalmente si staccarono, Tate potè giurare di rivedere negli occhi della ragazza la stessa luce che aveva quando lei dopo un abbraccio o un bacio le diceva di amarlo, ma ben presto quella luce scomparve e lei cadde in un pianto sfrenato mentre cercava di dire qualcosa a Tate che spaventato la abbracciava dicendole di calmarsi
"Io...scusami Tate scusami, avrei dovuto fermarti..."
"Ehi Violet ma che stai dicendo, amor.....ehm... "
"Non intendo... il bacio...intendo il bagno..."
Tate non capiva cosa stava cercando di dirle, poi lei gli appoggiò una mano sulla manica della felpa e gliela tirò su lentamente.
"Sapevo ciò....che facevi...e non ti ho fermato..."
Tate aprì la bocca stupito, ma subito la richiuse e si allontanò da lei.
"Io ho tentato di salvarti la vita, ti ho portato in riva al mare dove ci andavo solo quando stavo male da solo, ti ho intimato di smettere di farti male da sola, ti ho donato il mio cuore nonostante fosse tutto spezzato e ricucito milioni di volte, ti ho proposto di stare con me per l'eternità e tu sai che mi faccio del male pensando a te, a quanto ti amo ancora e mi lasci lì ad affogare nel mio dolore?"
"Io ci voglio stare con te, è solo per i miei genitori che non lo faccio, io ti amo ma mia mamma soffrirebbe solo di più nel sapere ciò che ti sto dicendo ora!"
Violet stava urlando in preda alla paura di poterlo perdere per sempre e per cercare di sovrastare le sue parole, ma questa volta una voce più flebile alle sue spalle la distrusse ancora di più di quella di Tate
"Mi spiace Violet allora fartelo sapere così, ma ho appena sentito tutto..."
Sua madre era dietro di lei con le lacrime agli occhi ma il viso ancora trattenuto in un espressione seria.
Violet iniziando a credere che il vero scopo di Tate fosse questo, iniziò ad urlargli contro
"Tu lo sapevi che era li! Sapevi che stava ascoltando tutto, lo sapevi e lo hai fatto apposta sei un mostro, dovresti burciare all'inferno, anzi no è meglio se vivi ancora intrappolato qui sai? Così potrai ancora provare dolore fisico e tagliarti ogni lembo di pelle che ti rimane a disposizione, facci un fiume con tutto quel sangue mi raccomando. Ti meriti tutto il male del mondo!"
Dopo che gli disse tutte quelle parole delle quali non ne pensava nemmeno una, scappò via piangendo seguita dalla madre mentre Tate stava ancora lì seduto e scioccato dall'accaduto, era un mare di lacrime ora, non poteva crederci, lui non sapeva che Vivien era lì dietro ma come sempre la colpa era sua e così fece come Violet gli aveva detto.
Tirò fuori la lametta ed iniziò a procurarsi di nuovo dolore.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > American Horror Story / Vai alla pagina dell'autore: Panda_Azzurra94