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Autore: Mikirise    26/03/2015    1 recensioni
Lo chiamano bilanciamento per tentativi.
Un motivo, Fitz, anche solo uno, ci sarà.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bilanciamento di una reazione chimica









È universalmente risaputo che le reazioni chimiche sono imperfette per quel che riguarda la carta e perfette in natura.

Ad esempio, prendendo la reazione biochimica che coinvolge diossido di carbonio e acqua, otterremmo glucosio e ossigeno. Ma i numeri di atomi di un elemento o di un altro, non sono esattamente uguali nella parte sinistra e destra della reazione, in un primo momento, sulla carta.

Sulla carta, quella reazione, che pure è vera, è sbagliata, non ha senso.

Servono i coefficienti stechiometrici per renderla completamente vera.












Leo sbadigliò, guardando il suo professore che lo rimproverava, esasperato per la sua condotta pigra, per la sua mancanza di entusiasmo e di interesse. Ma sapeva, almeno, che le scienze matematiche sarebbero state il futuro? Che senza conoscerle sarebbe probabilmente finito sotto un ponte, a mendicare per qualche centesimo, senza la possibilità di lavorare, di viaggiare, di conoscere la bellezza del mondo?

“È che le sue lezioni sono noiose, prof.” Leo alzò le spalle, assumendo la più innocente delle espressioni che aveva a disposizione e anche la più dispiaciuta. “Non è completamente colpa mia…”

Il professore sospirò. Leo avrebbe potuto fare molto di più. Qualcosa doveva pur piacergli. Arrivava a malapena alla C in materie come la letteratura, la storia, geografia e scienze sociali. Prendeva C anche in materie scientifiche. Qualcosa, qualcosina, doveva piacergli, non poteva rimanere nella mediocrità per tutta la vita. A volte cadeva nella D. A volte, nella F più vergognosa. E se non fosse riuscito a diplomarsi? E se fosse rimasto incastrato in quel liceo per la sua mancanza di entusiasmo?

“Perché? Mi vorrebbe davvero per un altro anno qui?”

Vorrei che trovassi la tua strada, Leo. Il professore scosse la testa, accarezzandosi la cute, abbandonata dai capelli ormai da anni. Una reazione, all'inizio, non è mai bilanciata, quindi non ha senso. Ma se trovi il coraggio di bilanciarla, poi, un giorno, avrà senso, o no?

“Dovrebbe lavorare sulle sue metafore, prof. Sono un po' stupide.”

Bilancerai la tua reazione, Leo.

“La sua metafora non ha senso~”












Una reazione si bilancia seguendo la posizione degli elementi nella tavola degli elementi. Prima i metalli, poi i non metalli, poi l'idrogrogeno e solo alla fine l'ossigeno.

È un po' problematico, a volte, farlo. Perché potrebbe succedere che i coefficienti stechiometrici messi davanti alla molecola, nel momento in cui si bilanciavano i metalli, debba cambiare una volta arrivati ai non metalli. Potrebbe cambiare anche davanti all'idrogeno.

Per questo lo chiamano bilanciamento per tentativi. Perché una persona deve provare con i diversi elementi vari numeri, quasi fossero i vestiti che le donne cambiano sempre, quando sono in giro a fare shopping.













Mamma era contenta. A questo pensava Leo, mentre entra nell'Accademia, con il suo zainetto su una spalla e l'aria da novellino stampata in faccia. Mamma è felice perché sono sempre stato un genio incompreso. Non che fosse stata una novità, comunque. Leo lo ripeteva da quando aveva cinque anni che nessuno lo capiva. E nessuno gli credeva. Probabilmente perché non lo capivano.

E nemmeno all'Accademia tenevano in considerazione il suo grandissimo genio incompreso. O non si sarebbe trovato un topo morto sul tavolo del laboratorio.

“No! Nonononononono! Non toccarlo, non muoverlo di un millimetro, non guardarlo nemmeno!” gridò una ragazza, con il palmo alzato, per fermarlo e piantandosi proprio davanti al suo banco di biologia. “L'ho trovato ieri sera nella mia stanza ed era già morto. Devo assolutamente scoprire il perché e tu potresti contaminare le prove dell'omicidio” terminò, prendendo in mano un bisturi, buttato dall'altra parte del tavolo, e indossando un paio di occhialini di plastica.

Non per niente ma quel banco era di Leo Fitz. C'era scritto, stava laggiù, a caratteri cubitali e con un font discutibile. E Leo Fitz odia le cose schifose e morte sul suo banco da lavoro.

“Direi che ti ci devi abituare, perché, vedi, a caratteri cubitali c'è scritto anche Jemma Simmons, e a Jemma Simmons piace vivisezionare le cose che non capisce. E mi stai facendo parlare come un'idiota. In terza persona? Quanti anni hai? Tre?”

Leo alzò gli occhi al cielo. E lo deve per forza vivisezionare lì, nel suo banco? Vicino a lui? Magari quel topo è morto di peste bubbonica, che ne sa?

“Si viviseziona per il bene della scienza.”

Un topo morto? E che benefici porterebbe alla scienza?

“Gli scienziati vivisezionano!”

Leo non era molto sicuro. Si guardò intorno e notò delle ragazze, accanto alla finestra, che ridacchiavano, quando Simmons era entrata nell'aula e che poi avevano iniziato a guardarla con sorpresa, attonite, un po' deluse dal comportamento della ragazza, che, piegata leggermente in avanti, muoveva la testolina del topo in avanti e indietro, toccandolo con le mani coperte dai guanti bianchi. Quel topo lo aveva trovato in camera?

“Sì, sotto il letto” rispose lei, distratta. “Ha il cranio rotto. Non capisco.”

Allora poteva essere stato uno scherzo della sua compagna di stanza. Perché altrimenti non capiva per quale motivo quelle ragazze continuavano a guardarla. Parlava a bassa voce, per non farsi sentire.

“Oh.” Gli occhi di Simmons si erano leggermente spenti, mentre abbandonava bisturi e topo sul tavolo. “Oh, sì, ha senso. Altrimenti cosa ci farebbe un topo sotto il mio letto? Peccato.”

Una spiegazione un po' noiosa, eh. Magari un topo era geloso di lui, perché era troppo vicino alla sua moglie-topo e lo ha ucciso con un colpo di chiodo.

“Magari i topi hanno i loro supereroi e i loro criminali. Questo potrebbe esserne uno e avrebbe bisogno di un funerale come si deve.”

Fitz non avrebbe fatto, mai, un funerale a un topo. No, per niente. Il topo merita la fossa comune.

“Neanche il discorso per dire che era un bravo topo?”

Mica lo conosceva quel topo! La moglie lo avrebbe reso sicuramente al meglio.

“Pensavo che, come compagno, saresti stato noioso e una palla al piede. Invece sei divertente. Peccato non ti piacciano le cose morte, ti potrei considerare il mio miglior amico.”

Fitz alzò le spalle. Sentimentale. Non le avrebbe detto che anche lei la considerava la sua migliore amica da quando erano finiti, per caso, nel laboratorio di fisica e gli aveva fatto da palo, mentre lui sgraffignava qualche strumento ultra-mega-ipertecnologico, per poterlo disarmare e migliorare nella sua stanza. Certo che no! Avrebbe detto qualcosa di molto più imbarazzante. Forte. Niente topi morti sul mio banco.

“Il nostro banco.”

Whatever.












Però, quando finisci i tuoi tentativi, quando arrivi alla O, di ossigeno, vedi quanto i tuoi sforzi siano stati ripagati e vedi la bellezza del mondo.

O non necessita di aggiustamenti, di solito. È solo la prova finale, prima di vedere il tutto nella sua completezza e complessità.

Quando arrivi a O, la reazione è bilanciata e vera. E allora tutto ha un senso. Tutto ha un perché. Tutto è eccitante. Tutto è vero.











“Ancora non l'ho capita, questa storia del bilanciamento a tentavi, eh.” Fitz stava parlando da solo, pensando a come riprodurre e migliorare la sua Night Night Gun. “Quel professore avrebbe dovuto fare un corso sulle metafore.”

“Cosa?” Simmons, invece, stava seduta su una sedia, fissando attentamente il campo elettromagnetico che veniva riprodotto davanti a lei e che scompariva senza una ragione che le fosse comprensibile. Ancora per poco. Le sarebbe stata incomprensibile ancora per poco.

“Niente. Pensavo ad alta voce.” Whatever
  
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