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Autore: feffola    26/03/2015    1 recensioni
In ogni film o libro in cui si affronta il tema della morte si dice sempre che chi è sul punto di spirare ha la possibilità di vedere la sua vita per intero, fino agli ultimi istanti. E se vi dicessi che è il contrario?
Ovviamente per raccontare questa storia sono ancora viva e, in effetti, non ho rischiato così da vicino come potrebbe sembrare, ma cosa succede nella mente di una diciassettenne che si tocca il seno e trova una minuscola pallina soda tra le dita?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chissà cosa pensi quando muori

Quant'è bella giovinezza. Che si fugge tuttavia! 
Chi vuol esser lieto, sia: del doman non c'è certezza. 

In ogni film o libro in cui si affronta il tema della morte si dice sempre che chi è sul punto di spirare ha la possibilità di vedere la sua vita per intero, fino agli ultimi istanti. E se vi dicessi che è il contrario?
Ovviamente per raccontare questa storia sono ancora viva e, in effetti, non ho rischiato così da vicino come potrebbe sembrare, ma cosa succede nella mente di una diciassettenne che si tocca il seno e trova una minuscola pallina soda tra le dita? Che cosa succede se sei tu quella ragazza, ancora troppo acerba per certe esperienze e impreparata a quello schiaffo che è la vita?
Internet poi ti mette sotto il naso paroloni come Adenocarcinoma o Sarcoma, che altro non sono che cancro. I peggiori, quelli maligni. Come si gonfia di terrore il cuore di una ragazza? Quel cuore che ancora non conosce i battiti accelerati del primo amore o i singulti della passione? Un cuore che a ogni spasmo altro non fa che rimarcare quel bozzolo sul seno sinistro, dove la serpe cova, e gli occhi seguono timorosi un nemico che gioca in casa.
Poi tutto diventa veloce e sfocato. Pensi a quei momenti spiacevoli nel passato e che in realtà erano stati semplicemente spensierati, perché ora c’è la malattia. E il tuo pensiero si sposta, molto più avanti, dove prima non ti eri spinta a fantasticare. Eccoli lì i momenti di cui ti senti privata quando il tuo corpo non supporta la tua voglia di vivere: due mani che si stringono teneramente sotto il cielo illuminato dell’anno nuovo, una corsa a perdifiato per riacciuffare il cane in campagna, una carezza al tuo nipotino avvolto dalle tue braccia, la seta d’un vestito bianco che ti scivola sulle cosce.
Ecco cosa vedi quando hai paura di morire.
Vedi quello di cui hai paura d’essere privata, il tuo futuro.
E nonostante l’ansia, che è un gene peculiare della mia famiglia, e gli occhi dei parenti puntati addosso con pietà, senti che tu non ci stai, devi combattere, non puoi piangere o cadere.
Quando ti siedi per la prima volta sul lettino del medico e con tutta la pudicizia dei diciassette anni ti sfili il reggiseno verde acqua, mentre mani esperte sondano sotto la tua pelle per capire che mostro tieni dentro insieme a tutta quell’acqua salata, pozzo di sentimenti che devono essere tenuti chiusi col catenaccio. E cerchi di non pensare, di sciogliere quella matassa che hai al posto del cuore, elencando tutto ciò che sai o hai letto, su quello che ti aspetta, sui sentimenti dei tuoi parenti. Pensi a tua madre che ti sorride dalla poltroncina per incoraggiarti, ma che in realtà muore dentro per la paura. O a tua sorella che ha un peso sul cuore quasi uguale al tuo, perché nonostante lei sia una donna molto più grande di te, è una bambina dentro esattamente come te. Pensi a quel salvadanaio di latta della Disney che ti ha regalato, quello che pensavi d’usare per andare a Orlando in Florida, con lei. Quelle due donne che con i loro sorrisi tanto fragili nascondono due cuori da guerriere e tu, invece, pensi a te che probabilmente ti frantumerai alla prima chemio, che sei già spezzata dentro. Perché quando la nonna diceva che la salute è tutto, aveva ragione.  
Infine senti quella voce matura, un po’ nasale e strascicata di quel vecchio che, per quanto ti faccia antipatia, ti rimarrà sempre un po’ dentro e ti dice che è un Fibroadenoma. Tu storci un po’ il naso, pensi che “lo sapevi”, quando in realtà tu non sai proprio nulla, e non riesci a trattenere un singhiozzo che si trasforma presto in un temporale di Marzo. Ma il medico ti rassicura; è benigno.
Che cosa succede quando ci si rende conto di essere scampati alla morte? Al dolore? Quando sai che la tua femminilità non sarà amputata e ripudiata perché rivoltasi contro? Quando sai che non perderai i tuoi capelli biondissimi da sempre vanto tuo e di tua madre? Quando sai che la tua pelle rimarrà così bianca e nivea anziché malata e pallida?
Ti vedi baciare un ragazzo all’uscita di scuola. Ti vedi viaggiare per il mondo. Ti vedi amare la tua famiglia. Vedi meglio i colori e respiri meglio l’aria che all’improvviso ti pare così pulita da sembrare al mare quando invece sei nel traffico dell’ora di pranzo. Sai che conoscerai tuo nipote. Sai che potrai assistere i tuoi genitori. Sai che potrai vivere. Sai che potrai aiutare chi ha avuto la tua stessa paura, avveratasi però.
Sai che avrai la speranza per il futuro, perché è questo che vedi quando stai per morire, la vita. 

  
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