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Autore: tixit    26/03/2015    0 recensioni
AU: ambientata dopo Il Calice di Fuoco.
Due ragazzi parlano davanti al fuoco di una tragedia appena capitata.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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DISCLAIMER: I caratteri, i luoghi e le cose citate in questa storia non sono miei, ma appartengono a J.K. Rowling ed alle varie case editrici cui i vari diritti sono stati ceduti.
In quello che ho fatto non c'è scopro di lucro.


AVVERTENZA: anche questa è una mia vecchia storia, limata, pubblicata veramente molto tempo fa in inglese ed in italiano su fanfiction.netcon i nick che usavo all’epoca (spezzaincantesimi / smoke).
E’ ancora là, nella sua prima versione.


 
Due Minuti davanti al Fuoco

 

Lui non la guardava, guardava invece il fuoco danzare sui ceppi.

"Non ci avevo mai pensato, sai? al fatto che mio padre potesse morire, intendo.”

Fece una risata amara.

“Non che lo credessi immortale, ma la sua morte mi sembrava una cosa lontana per cui non ero ancora pronto. Mi sembrava scontato che sarebbe successa al momento giusto, dopo una quasi infinita vecchiaia.
Ero certo che mi avrebbe visto finire Hogwarts, orgoglioso. Anche di me.”

Sorrise.
Lei no, non sorrise.

“Mia madre avrebbe di sicuro brontolato, facendo i confronti con Billy, Charlie e Percy... beh, forse proprio proprio con Percy no...” scosse la testa, “ma avrebbe notato la differenza tra i miei fantastici fratelli così speciali e me, che trovo sempre il modo di deluderla.”


Attizzò il fuoco, pensoso e riprese ”Ma mio padre no, non sarebbe rimasto deluso, mio padre sarebbe stato orgoglioso e basta.
Mi immaginavo le nostre discussioni sul mio futuro, la mia indecisione, i suoi consigli, quello scarto inevitabile tra le nostre percezioni delle cose della vita... Eppure, di tutti i suoi figli credo di essere quello che gli somiglia di più, anche nella non eccezionalità, temo.”

 

Sorrise.
Lei no, non sorrise. Non sorrise affatto.

“Vorrei dire mediocrità, ma non potrei, non per me, si chiaro, mi conosco, ma per lui, perché alla fine è sempre stato un uomo con tanto coraggio per le piccole cose. Sarebbe meschino volerlo giudicare sulla prestanza fisica, o sul lavoro prestigioso, o su tutte quelle cose che magari fanno di un uomo un figo, ma mai un buon padre di famiglia.”

Scosse la testa.

“Sapevo, ero certo, certissimo, che avrebbe visto i miei figli.
Ho sempre pensato che avrebbe giocato con loro mostrandogli tutto orgoglioso le sue misteriose prese elettriche. Credevo, insomma, che tutto sarebbe stato normale, forse noioso, forse banale, una famiglia come tante, con un futuro come tanti, ma in fondo, credimi, un futuro molto felice".

Lei gli si avvicinò e gli mise la mano sul braccio, "Mi dispiace tanto per quello che è successo" sussurrò.

Lui non si accorse neanche della sua mano.

"La vita è una gran bugiarda, sai? A volte sembra che ti prometta di tutto, il mondo e anche più del mondo, forse la luna e una manciata di stelle. Altre volte sembra che prometta solo cose banali. Ma poi, quando arriva il momento di mantenerle, tutte quelle promesse, può succedere che si rimangi la parola. Pure per le promesse più piccole che ha fatto... quelle di poco conto."


Lei abbassò gli occhi: "Mi dispiace, credimi, e non basterebbero tutte le parole del mondo per dirti quanto. Mi spiace sul serio.".

Lui sorrise amaramente: "Lo so, non ti preoccupare, non serve che mi dica nulla...  Sai, vero? Sai che mi hanno detto davvero di tutto?
Sono giorni che sento che la gente si dispiace. E poi si sente in dovere di aggiungere che mio padre non verrà dimenticato, che era un uomo semplice, ma molto onesto, un uomo di principio e che non era giusto che fosse successo proprio a lui..." Scosse la testa "C’è chi mi ha detto che sarà un segno per tutti quelli che volevano tenere gli occhi chiusi davanti al ritorno di Voldemort, e chi mi ha detto che è stata solo una terribile disgrazia. Ognuno ha voluto dare un significato ad una cosa così banale: che mio padre c’era e ad un certo punto non c’era più. E con lui se ne sono andate tutte  quelle piccole banali cose della mia vita che davo stupidamente per scontate."

Con un gesto brusco ravvivò il fuoco con uno degli alamari

Lei si sedette accanto a lui, esitante, le mani intrecciate in grembo "Vorrei tanto dirti una cosa... una cosa vera, credimi, non per consolarti... ma che forse ti farebbe piacere... credo...”
 
"Non c’è nessun bisogno di altre parole, credimi, ne ho sentite fin troppe in questi giorni e non sono servite a niente. Va bene così, sul serio. Va bene così.".

Lei arrossì e cominciò a giocherellare con l'orlo del suo vestito. Poi sospirò e si alzò in piedi.

Lui le dava le spalle.


Lei fece un gesto, come per accarezzargli le spalle, ma si trattenne.

Poi, timidamente sussurrò "Anche a me, da poco, hanno detto una cosa, e lo so che non è il momento giusto, ma per me era molto bella. Credimi."

Lui non rispondeva

Lei, abbassando ancora la voce, mormorò "Sarebbe bello se certe cose si potessero dire al momento giusto e nel posto giusto, travolgendo ogni cosa e facendo dimenticare tutto il resto, ma non è così. Uno se le immagina sempre con la luce giusta, il posto giusto, l’umore giusto, quasi la musica giusta... ma non succede così, nella vita vera,  intendo, non capita. Non così...”


Si passò una mano tra i capelli

“Si dicono sempre al momento sbagliato. Ma non è che per questo contano meno, anzi... forse è proprio quando è il momento sbagliato che improvvisamente vediamo cosa alla fine conta davvero e non vogliamo più perdere tempo con le sciocchezze, o la timidezza o l'orgoglio o la paura di un no...".


A voce ancora più bassa continuò: "Mi hanno detto che tu mi vuoi bene," arrossì, cercando le parole giuste, che proprio non le venivano, "che mi vuoi... molto bene, che... che mi ami. E siccome a te nessuno lo ha detto, eppure tutti lo sanno, credo, perché è una cosa così naturale. Come avere i capelli ricci, o la passione per i libri, non è una cosa a cui pensi quando ti svegli, o su cui devi riflettere perché ci sia, concentrarti per ricordarla o dimenticarla... è una cosa che è così tanto parte di te che la dai per scontata e pensi che tutti, proprio tutti la vedano... quando vedono te intendo.
Cioè... me, quando vedono me.
A volte io mi chiedo come potrebbe essere altrimenti. Non potrei immaginare nemmeno che sia diversamente...
Volevo solo dirti... anche se, vedi, io pensavo che tu, come tutti, già lo sapessi... ma evidentemente non è così e proprio non lo capisco... io... io volevo dirti che... che... che  anche io..."

Bruscamente si interruppe

"Scusa, non è il momento giusto, sono proprio contenta che non mi stavi ascoltando" disse a se stessa e salì rapida verso il suo dormitorio.

Le orecchie del ragazzo erano dello stesso colore della brace.

   
 
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