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Autore: Master Chopper    26/03/2015    5 recensioni
'Conosci i motivi per cui sono convinto che la collaborazione, l’importanza dell’alleanza e la fiducia debbano essere il nuovo cavallo di battaglia per la Famiglia.
Per tanto comprenderai la mia stolta richiesta di collaborare, nuovamente, a favore di questa causa che intendo portare avanti finché morte non me lo conceda:
In Giappone, precisamente nella mia città natale, Nanimori, ho lasciato da cinque anni mio figlio:
Tengoku Marco Sawada.
Confido nelle tue capacità, Reborn.
Tuo Eterno Amico, Sawada Tsunayoshi
VONGOLA X ‘
- CONCLUSA - Attualmente in corso su: ' [SoF] Saga dei Sette Peccati Capitali '
ATTUALMENTE IN REVISIONE. ATTENZIONE, ALLA FINE DELLA REVISIONE I CAPITOLI POTREBBERO ESSERE STATI MODIFICATI RISPETTO ALLA VERSIONE ORIGINALE. Capitoli revisionati: 3.
Genere: Azione, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stories of a Family [SoF]'
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Target 5 (1/2): Giornata perfetta ... per essere tutto sbagliato!

28 Marzo. Ore 6:30
 
Estrema periferia di Namimori
 


Era da un mese e mezzo che Tengoku si allenava con il Proiettile della Ramanzina.
 
Reborn lo seguiva scrupolosamente, quasi non dandogli riposo. Sotto sotto era soddisfatto di quanto, quel ragazzino all’apparenza fragile, potesse essere determinato e diligente.
 
“ Forza, Ten-baka! Non perdere il ritmo.”
 
Il killer lo stava bersagliando con vari oggetti da lancio: shuriken, kunai, spade e anche ciocchi di legno.
 
Il bruno, seppur utilizzando un solo propulsore, riusciva ad effettuare rapidi scatti sia a destra che a sinistra, emettendo fiamme ad alta velocità.
 
“Facciamo un allenamento un po’ meno da femminucce.” E con un ghigno che non prometteva nulla di buono, attaccò con pistole, fucili e mitragliatrici. Magari anche tutte contemporaneamente.
 
“Haaa!”

Tengoku, dopo un grido poco virile, si diede letteralmente alla fuga, per schivare la tempesta di proiettili.

“Non ti conveniva farmi arrabbiare … Via con il lanciarazzi!” Esordì il piccolo, con il tono più soddisfatto del mondo. Estrasse la gigantesca arma, puntandola sul bersaglio, ancora in movimento.
 
Il ragazzo si girò appena, per vedere il missile avvicinarsi pericolosamente a lui.
 
Si fermò, comprendendo che ormai era inutile scappare.
 
Ripensò a lo scontro con Karl e distese il braccio munito di guanto. Come allora, la fiamma brillò più forte del solito.
 
Artigliò il razzo, che continuava ad agitarsi tra le sue dita come un’anguilla, sollevando terra ed erba nelle vicinanze.

Mentre sentiva l’arto iniziare a dolergli, lo studente iniziò a sudare freddo, per il piano che aveva appena attuato.

Con indecisione, alzò la gamba sinistra, ma quando sentì che la presa stava per cedere, si affrettò a dare un calcio di pianta al centro del proiettile.


Questo si alzò di poco, quel che bastava per permettergli di direzionarlo in volo.

Con una piccola fiammella partita dal pollice, si girò di novanta gradi, per poi sfruttare la rotazione ancora in corso e lanciarlo via.

Seguì una forte esplosione, che lo fece piombare a terra, diversi metri addietro.

Preoccupato, iniziò a cercare il tutor, sparito proprio nella nuvola di polvere.
 Per sua fortuna lo vide avvicinarsi tranquillamente, anzi, con un sorriso compiaciuto.
 

“Tutto bene Reborn?”

Gli chiese, stranito dal vederlo intatto dopo quello scoppio assurdo.

“Oh,si. Questo corpo non sente dolore.” Rispose, pulendosi la giacchetta da un po’ di terra.

“Come?”

“Ah, non l’ho mai detto? Quello che vedi ora è solo una sorta di robot contenitivo.” Disse, come se fosse la cosa più normale di sempre.

“Che mi significa?!” Invece, il bruno aveva la mascella che toccava terra per lo stupore. Già non era roba di tutti i giorni avere un tutor killer … figuriamoci avere un tutor killer ROBOT!

“ E’ stato costruito da uno dei migliori scienziati della Famiglia Giannini, gli ho trapiantato la mia Fiamma del Sole all’interno, così è come se fossi sempre io … ma in un altro corpo.”
 
“Giannini? Fiamma del Sole?” Gli occhi e la mente di Tengoku erano confusi ad ogni parola che veniva detta. Se il professore di matematica avesse parlato in aramaico avrebbe capito certamente di più.

“ Cose troppo avanzate per una schiappa come te . Ti basti sapere che il mio vero corpo è altrove. Comunque ben fatto, Dame-Tsuna sarà contento.”

 
“Sarà? Vuoi dire sarebbe.”

“Invece io dico proprio quel che voglio dire! Tsuna sarà contento quando ti vedrà. Domani.”

“Coooosa?! E ricominciamo con il Tengoku che capiva sempre meno da Reborn. Ma forse stavolta non voleva capire apposta.

“ Già, domani mattina ci verranno a prendere per portarci in Italia, alla Magione Vongola. Vivrai lì fino alla maggiore età, poi ti sposerai e porterai avanti il gene dei Vongola.”

“Tu. Anzi, VOI non avete capito proprio niente! Io dai Vongola non ci vado neanche morto! Fanculo alla generazione, io sono libero di decidere per me!” Il bruno si alzò di scatto, con le mani sui fianchi e l’espressione più contrariata che potesse fare.

Ovviamente col tempo aveva imparato a non osare troppo con il tutor, pena due ore di schiaffeggiamenti, ma in quel caso voleva fargli capire che era più che deciso.

“ Ripeti un po’, moccioso …” stavolta fu il sicario ad alzarsi, con la fedora che gli oscurava gli occhi, ma che lasciava intravedere un’espressione tutt'altro che rassicurante.
 
“Io vado a scuola. Ciaoooo!” Fortunatamente, il ragazzo era già a cento metri di distanza, correndo come una gazzella inseguita da un branco di leonesse. Paragone più che azzeccato, viste le condizioni.
 
 



 
Le prime ore di lezione trascorsero bene, ma il ragazzino non aveva proprio cuore di annunciare alla compagna di classe la partenza.
Invece Azura, continuava a sorridergli ogni volta che si guardavano, facendolo sentire estremamente in colpa.
 
Dopo altre due ore di involontario supplizio psicologico, si decise a svelare ai suoi amici più stretti, quello che lo angosciava.
 

A ricreazione, nel corridoio.

La prima a reagire fu Akane, che in un involontario attacco di gioia, stritolò Ten in un abbraccio, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di commozione.

“Non ci credo, Boss! Che fortuna che hai! Incontrerai le famiglie alleate, tuo padre, Gokudera-sama, Yamamoto-sama …” e giù di mille nomi a lui sconosciuti.

Distrattamente, notò con tristezza lo sguardo degli altri due.

Azura sorrideva con una punta di malinconia, mentre Drake, non sapendo cosa dire, si dedicava al birdwatching improvvisato.
 
“Lo sa Veronica?” chiese la rossa, tanto per spezzare l’imbarazzo reciproco.

“Reborn dice più cose a lei che a me. Credo proprio che ne fosse al corrente già da un pezzo.” Rispose lui, grattandosi nervosamente la testa.
 
 Forse per uno scherzo del destino, qualcuno volle interrompere quella conversazione.
 

“Ritornate nelle vostre aule, oggi l’intervallo è durato fin troppo.”

Kevin, presidente del Comitato Disciplinare, stava vagando per i corridoi, seguito dai suoi adepti, in arte  K-Gang.
 
Con un sorrisino finto, terrorizzava gli studenti, già a conoscenza delle maniere che adottavano lui e gli inseparabili teppisti. Forse la fascia da presidente, che doveva far sentire al sicuro gli indifesi nella scuola, non si addiceva ad un animo così poco diligente.

“Anche voi, delle classi smistate. Non vogliamo certo occupare lo spazio scolastico?” Rifilò il solito sorriso gentile ad un gruppo di ragazzi e ragazze mai visti prima.
 
Tengoku si girò, notando con stranezza che i suddetti estranei, indossavano divise differenti dalle loro.

La cosa più strana, però fu quando vide avvicinarsi Giorgia De Luca e Shigeru Orus, dalla folla.
 

“ Goodmorning, my friends!” canticchiò la mora, abbracciando le amiche, ancora scosse dalla sua apparizione.
Il ragazzo invece, salutò con un occhiolino il bruno.

“Ma … voi non andavate alla Midori?” chiese il suddetto, seppur rincuorato di avere a fianco tutti i suoi migliori amici al completo.

“ Purtroppo c’è stato un guasto alle caldaie, quindi alcune nostre classi si trasferiranno in questa scuola per un po’. O almeno fino a quando non ripareranno i danni.”

“Già, non immaginate che felicità nel rivedere quel tipo ” Borbottò l’italiana, lanciando un’occhiataccia a Kevin, ch le rispose con un bacio volante.

 Azura tentò di trattenere una risata, vedendo la ragazza rabbrividire disgustata, come se un ramarro le fosse caduto nella colazione.
 
 


Anche la quarta ora passò tranquillamente, tra gli schiamazzi delle classi della Nanimori che si confrontavano con quelle appena arrivate della Midori.
 
Tengoku, che per tutto il tempo aveva guardato fuori dalla finestra, trasalì quando la compagna di classe gli diede un pizzico sulla guancia, deformandogli il volto in una smorfia.

“Ahii! Cosa ho fatto?!”  Domandò, con aria colpevole.

“Niente.” Azura lo fissò negli occhi per qualche secondo, poi sbuffò, tornando a leggere.

Di solito quando era arrabbiata lo dava a vedere, ma più che nervosa sembrava … triste. Si notava dallo sguardo quasi assente, mentre fingeva di studiare dal libro di testo.

Il ragazzo in quel momento si sentì malissimo. Nemmeno lui sarebbe voluto partire, ma a quanto pareva il viaggio era già stato programmato. Sentì le guance bagnarsi, così si sbrigò subito a ripulirle dalle lacrime.
Non per la vergogna, ma perché se i suoi amici lo avessero visto in quelle condizioni, si sarebbero preoccupati per tutti gli anni a seguire.
 
Per l’ennesima volta, ricacciò le preoccupazioni e decise di farsi forte per loro.
 


 
Uno strano gracchiare lo dissolse dalla lezione di geometria. All’inizio pensò fosse un uccello che raschiava contro la finestra, ma un fischio acutissimo gli fece abbandonare l’idea.

Quel rumore assurdamente alto si avvertì in tutto l’edificio, tra le urla degli studenti e lo spavento dei professori.

In una manciata di secondi tutti i presenti, collaboratori e non, erano appiccicati ai vetri.
 
Il cortile sull’area opposta all’ingresso era deserto, come sempre in orario di lezione.
 

Tranne per una persona.

Dalla distanza si poteva definire una ragazza, ma data l’altezza sarebbe stato più corretto dire bambina.

Un lungo maglione porpora copriva la pelle candida, insieme ad un paio di jeans strappati. Portava dei tacchi insoliti per l’età che dimostrava, probabilmente a spillo.

Nella mano teneva un microfono,collegato ad una dozzina di casse che la circondavano.

Dopo un nuovo minuto di tensione, aprì bocca, muovendo quella matassa di ispidi capelli argentei che quasi coprivano gli scintillanti occhietti rossi.
 
“Ascoltatemi bene, patetici studenti ed insegnanti di questa scuola! Da questo momento, l’edificio sarà isolato. Se fate un passo falso, vi faccio saltare in aria!”

La voce era quella di una bambina, certamente, ma in quella situazione pareva inquietante.
 
Dopo urla e brusii nervosi, il terrore si propagò a macchia d’olio. Nessuno sarebbe potuto uscire.
 

Ma in quel panico, accadde una cosa imprevista.

Il preside dell’istituto, onesto uomo che lavorava in quella città da sessant’anni, aprì la finestra che dava sullo spiazzo.
 
Mise fuori la testa, mentre da dietro alle tonde lenti scrutava l’artefice di tutto quel disagio.
Seppur vecchio e indifeso, trasmise un senso di calma immediata ai docenti, sicuri di poter contare sulla sua figura.

“ La Nanimori non si piegherà a voi. La nostra scuola lotterà sempre contro le ingiustizie e contro l’ignoranza, per permettere ai suoi studenti di creare un mondo giusto e saggio! Midori tanabiku, Namimori no…  Dainaku shounaku, Namimori ii ♪…”
 

Purtroppo, l’inno venne interrotto da uno sparo che riecheggiò nell’aria per diversi secondi.

Il corpo senza vita del preside crollò a terra, mentre il sangue continuava a sgorgare dal buco sulla fronte, macchiando la camicia bianca.
 
Un altro coro di urla di terrore invase l’edificio, tra ragazze che si tiravano i capelli e ragazzi che si nascondevano al di sotto dei banchi o delle finestre.

“Chiaro con chi avete a che fare?! Se mi porterete la testa della persona che nominerò ora, vi lascerò stare!”
La voce robotica iniziò ad essere ascoltata. Trecento orecchie e trecento mani pronte a tutto pur di salvarsi la vita.

Alcuni si scrutarono con sguardi isterici, desiderosi di sapere quale fosse la vittima da sacrificare.
 
“Portatemi … Tengoku Marco Sawada.”
 
Tutti gli alunni della Prima B si girarono verso il posto del loro compagno di banco, in una frazione di secondo.

Lo trovarono vuoto.



 
Nella confusione generale, il ricercato ragazzo si era già dato alla fuga da un bel pezzo, ma nonostante la distanza udì i suoni delle nervose ricerche da parte di quelli … che erano stati suoi compagni di classe. E ora erano disposti a vendere la sua testa su un piatto d’argento.

Ricacciò il pensiero, nascondendosi nell’ormai inutilizzata sala ospiti.

Rapidamente chiuse a chiave la porta e si girò per andare ad abbassare la serranda, per impedire a qualsiasi sguardo di intercettarlo.

Ma solo quando si voltò, si accorse che per la paura non si era accorto di non essere solo.

Akira lo fissava, seduta sul divanetto, con sguardo freddo.
 
 
 

 
 
 
|||
 
 

Akane era inspiegabilmente finita nel famoso ‘edificio B’, un garage a due piani  di fronte alla scuola, utilizzato pressoché dagli insegnanti e dai lavoratori locali.

Per quanto sembrasse stupido, si era ritrovata in quel luogo proprio per cercare il suo Boss. Quando era stato annunciato il mandato di cattura, lei era stata mandata dal suo insegnante a recapitare una liberatoria dal notaio del quartiere.

Fortunatamente aveva avuto occasione di non rimanere intrappolata lì dentro.

 
Maledisse quella mocciosa per la centesima volta e decise di cambiare luogo di ricerche, la puzza di chiusa la faceva arrabbiare ancora di più.
 
Ma, nemmeno il tempo di girare il capo di novanta gradi, che un bruciore alla guancia le fece accapponare la pelle.

Aveva sentito un sibilo molto leggero, ma pur sempre udibile.


Automaticamente raggiunse una colonna con un salto, nascondendosi dal misterioso avversario.
 
“Ti ho vista Akane.”
 
Quella voce! Sul momento non riusciva a collegarla ad un nome o ad un volto, ma l’aveva sentita altre volte.

Con sicurezza estrasse le coppie di pistole gemelle dalla fondina coperta dalla minigonna, preparandosi a colpire.

Non aspettò nient’altro.

Seppur la scarsa visibilità, individuò l’obbiettivo, facendo fuoco all’istante.

Il bersaglio, coperto dall’ombra, alzò le braccia in alto, per poi scagliare verso la sua direzione degli oggetti di piccole dimensioni.
La mora fu costretta a schivare,ruggendo quando vide di aver mancato il centro, ma stavolta riuscì a vedere il proiettile: erano delle  carte di dieci per cinque, come quelle utilizzate nei giochi.
 
Il nemico si mosse tra le colonne, continuando a bersagliarla ogni volta che lo spazio lo permetteva, imitato dalla killer con precisione.

Dopo numerosi tentativi, apparentemente nessuno ancora aveva colpito l’altro.

La ragazza, stanca di quell’inutile scontro, decise di finirlo nel corpo a corpo.

Capovolse le pistole, afferrandole dalla canna.
Con un colpo di polso deciso, queste si spezzarono, con un rumore metallico, per poi trasformarsi in due coltelli dalla lama leggermente ricurva e seghettata.
 
Attaccò furiosamente, lasciando segni profondi persino nella pietra e sollevando strati di polvere dai pilastri e dal pavimento.
 
Mentre continuava a tempestarlo, decise di cambiare modulo di combattimento.

Con la gamba destra entrò nella guardia avversaria, mentre con le braccia cercava di disarmarlo.
Poi, scoperto un punto debole nella difesa, alzò rapidamente il ginocchio sinistro, piantandolo nel mento indifeso dell’avversario.

Il colpo fu accompagnato da un rumore secco, come se una fosse stata una martellata a colpirlo, anziché una ginocchiata.

Il corpo venne sbalzato in avanti, contro uno dei muri del garage.
 

Solo allora Akane capì perché non era mai riuscita riconoscerne il volto … perché era coperto da una maschera!
La scostò con la punta della lama, per individuare la sua identità.
 
Quello che ora era a terra, davanti a lei, era Raxas della Seconda E.

La pelle color caramello era inondata dal sudore, mentre gli occhi color cioccolata, rivolti in alto, come se stesse aspettando qualcosa.
 
“ Cosa ci fai tu qui?” gli chiese, mantenendo l’arma sulla sua gola.
 
“So che siete in combutta con la Mafia. Io e Luchas siamo intenzionati a fermarvi.” La voce a volte si rompeva, mentre cercava di riprendere fiato.

“Vi sembra che tutto questo sia un gioco?! Quella ragazza là fuori è intenzionata a far saltare in aria centinaia di persone se non avrà il Boss!” La rabbia di Akane era visibile, non tanto per le vene pulsanti sul braccio e sulla fronte, ma più per gli occhi iniettati di sangue.

“La Mafia è … il male.” Le rispose, contenendo la paura di quella furia omicida che aveva davanti.
 
Dopo un attimo di pausa la mora sembrò calmarsi , decidendo a rinfoderare le pistole-coltello.

“Non la nostra.”

Fece per andarsene, ma si bloccò prima dell’uscita.

“ Sei bravo, nonostante i miei proiettili narcotizzanti ti sei mosso un minuto in più rispetto ad una persona normale colpita.”
 
“Cos-? Ma quando …?!” il castano provò a muovere le braccia e le gambe, ma gli arti erano diventati come palloncini sgonfi.

“Ho imparato sin da piccola a creare pozioni e veleni. Ma anche tu sei bravo, con quelle … carte.”

Il ragazzo sbuffò, rassegnato.

“Si, pensavo in qualcosa di più figo però. Di sicuro avrei potuto fare di meglio …”

Ora fu Akane a sospirare, mentre usciva dalla costruzione in cemento.

“Braccia strappate alla Famiglia …”
 
 




|||
 
 
Shigeru adorava correre.

Si, gli piaceva troppo sentire il vento scompigliargli i capelli, fino a quando questi non diventavano appiccicosi per il sudore.

Qualche suo compagno di classe, vedendolo allenarsi lo aveva elogiato pubblicamente a tal punto, che era conosciuto come il ‘velocista’. Peccato che non faceva atletica leggera, ma calcio.

Ma quella mattina non stava correndo per godersi l’aria sulla pelle, bensì per salvare la vita di un amico.

 
Schizzava a tutta velocità per il campo verde, aderito ad orto dal Comitato di Salvaguardia dell’Ambiente.

Vedeva il terreno sollevarsi, non appena compiva una falcata delle sue, come se fosse una falciatrice da cento cavalli.

“Signor Oga!”

Chiamò a gran voce il vecchio contadino socio del Comitato, sperando di trovarlo sano e salvo nel suo magazzino.

Tirò un sospiro di sollievo, vedendo la costruzione in legno ancora intatta.
 
Ma quando varcò la soglia, vide qualcosa che gli fece venire il vomito e mancare il respiro.
 
L’anziano signore, o quel che ne rimaneva, era stecchito a terra, con qualsiasi cosa a partire dalle spalle in su totalmente squartata.
 
L’orrenda visione, mista all’odore di muffa e di sangue, quasi non gli permise di accorgersi del fischio vicinissimo a lui.

 
Si abbassò rapidamente, ma perse subito l’equilibrio quando un ciocco di legno al suo fianco, esplose in centinaia di piccole schegge.
 
Fortunatamente nessuna lo prese al volto, mentre invece la divisa della scuola si macchiò presto di sangue.
 
Con uno scatto si allontanò, ancora tremante per la paura.
 
Vide un uomo, in piedi dove era lui prima.

Alto, dalla testa rasata e dai penetranti occhi blu. Vestiva una giacca di pelle strappata in molti punti, rivelando un fisico snello ma muscoloso. I pantaloni erano corti e in jeans, mentre calzava degli scarponi neri.

Gli sorrise, salutandolo con la mano.

“Ciao, mi chiamo Jason.” Aveva un accento russo molto spiccato.
“ Attento ai miei Kamaitachi …”

“Uhm … Kamaitachi?” chiese un po’ stupito Shigeru, immaginando di dover fronteggiare un gruppo di donnole feroci.
 
Ma accadde tutt'altro: le braccia di Jason iniziarono a vorticare, contorcendosi sempre più velocemente.  Alla fine sembravano totalmente scomparse dal corpo, come in una fotografia sfocata.
 
Di nuovo al ragazzo scattò qualcosa nel cervello, appena udì un fischio.

Il terreno e il tronco di un albero vicini a lui, saltarono in aria, spedendolo a terra con numerosi graffi e lividi.

“La mia elasticità muscolare è impareggiabile.” Rise il calvo, facendo gesto di stare per lanciare qualcosa.
 
Il castano si raddrizzò subito, evadendo con una rotolata all’indietro.

Se non l’avesse fatto, quel buco che ora decorava terreno, si sarebbe trovato probabilmente al posto del suo stomaco.
 
-Merda, qui ci vuole un piano!- pensò nervosamente il ragazzo, dandosi alla ritirata.
 
“Sei veloce … ma non abbastanza per me.”

L’uomo lo raggiunse in una manciata di secondi, buttandosi in scivolata sulle sue caviglie e scaraventandolo a terra.

Sorrise, vedendolo agonizzare, iniziando già ad assaporare la tenera carne.
 
Stranamente, fu un altro il sapore che assaporò.

Una striscia di sangue, che partiva da uno squarcio sotto l’occhio, era andata a finire sulle labbra, prendendolo alla sprovvista.
 

Osservò lo studente, per capire come avesse fatto a colpirlo in quel lasso di tempo.

Sembrava disarmato … ah, ma no, ecco! Nella sua mano destra stringeva un falcetto da mietitura, che stranamente prima non aveva.
 

Il ragazzo approfittando dello sgomento, si era ricomposto, iniziando a attaccare furiosamente l’avversario con la nuova arma improvvisata.
Lui non rispondeva, concentrandosi nello schivare i colpi, essendo impossibilitato nel contrattaccare.
 
Il falcetto a volte sembrava sparire tralle sue mani, ma riappariva durante i fendenti, quando ormai era vicinissimo al suo volto.
 

Shigeru, capendo di essere ormai in una posizione vantaggiosa, decise di concludere in fretta lo scontro, prima di farsi male sul serio.
 
Avanzando, si erano ritrovati nei pressi del magazzino, quindi pregò che le sue doti calcistiche non lo abbandonassero, quando calciò un ciocco di legno, in piena faccia di Jason.
 
L’uomo si piegò tutto all’indietro per il dolore, urlando come un dannato per la sua faccia, coperta da un grosso livido sanguinante sul naso.
 
Dopo poco, smise di urlare, limitandosi ad accasciarsi a terra per via di sette profondi tagli sul suo busto.
 
Il velocista, dopo essersi accertato di aver colpito con tutti i colpi, si appoggiò alla parete della costruzione, ancora dolorante per le due costole incrinate.

“ Kamaitachi un paio di palle, se quelle erano donnole io sono Al Capone.”
 
 
 

 
|||
 


Tengoku era arrivato fino all’ingresso della scuola, dove fu stranamente contento di non trovare anima viva.

Per fortuna Akira lo aveva mandato insieme a Sakura Pinku, così facendo erano riusciti ad evitare gli altri studenti.
 
Il suo ultimo pensiero fu agli amici, ancora dentro. Si promise che sarebbe ritornato insieme a Reborn, lui di sicuro avrebbe risolto la situazione in un batter d’occhio!
 
Uscì dal portone principale, immaginandosi di trovare il solito cancello in ferro aperto, come solito a quel’ora.
 
Invece il destino, che maledetto a lui, se quel giorno non gliene andava bene una, chiaramente aveva altro in programma.
 

La cancellata era chiusa, mentre un telo nero impediva di vedere l’esterno, essendo legato alle sbarre.
 
E infine, davanti a lui si stagliava il tizio più inquietante che avesse mai visto, forse più del mafioso nano stesso.
 

Un omaccione alto come un armadio e così robusto, che avrebbe fatto crepare dalla paura il miglior wrestler del mondo.

Un lungo cappotto nero, pieno di cinghie lo copriva quasi del tutto, lasciando intravedere solo gli scarponi da neve color notte. Il viso chiaro, o quello che si notava sotto un cappello da militare in cuoio, era parecchio terrificante. Sembrava una bestia feroce pronta ad attaccare da un momento all’altro, mentre ti scruta con agghiaccianti occhi scuri da predatore.
 
Finalmente si mosse, brandendo con le sue mani da gigante un manganello d’acciaio, anche se date le dimensioni poteva tranquillamente essere un palo della luce.
 
“Lasciami finire tutto questo in fretta …”
 
 




|||
 
Giorgia De Luca era ignara di quello che accadeva alla Nanimori, essendo impegnata con il volontariato. Era un corso a cui si era iscritta volontariamente, nonostante fosse la sola in tutta la Midori.

Non le importava, per lei aiutare i bisognosi non era un passatempo, ma un obbligo morale.
 

Anche se, quando raggiunse l’ospedale di Namimori, si ricredette un po’.
 
La sala d’attesa era completamente distrutta, fili pendevano dal terreno e mattonelle erano graffiate e spezzate. Inoltre almeno una ventina di persone, giacevano a terra, feriti mortalmente e incapaci di muoversi.

Le si gelò il sangue, sentendosi le gambe mancare, ma un suono la fece desistere dallo scappare.
 

Un pianto lontano, oltre le sedie.

Avvicinandosi vide un ragazzino della sua altezza, ma sicuramente con qualche anno in meno, che piangeva rannicchiato in mezzo ad un ammasso di cadaveri.

L’italiana gli si avvicinò, accarezzandogli il viso.

“Cosa è successo? Non dovresti stare qui.”

Lui era moro, con dei capelli sparpagliati un po’ ovunque in tanti ciuffi. La pelle era giallastra e indossava una specie di uniforme completamente nera a scaglie.
 
“S-sono tutti morti …” rispose, tra i singhiozzi.
 
“ Andiamo a chiamare i soccorsi.” Gli rifilò il sorriso più rassicurante che aveva e lo prese con se, andando dritta spedita verso l’uscita. Non avrebbe retto un altro secondo lì dentro.
 
Lacrime di coccodrillo...” la voce che aveva sentito poco prima si tramutò in un tono agghiacciante, facendola tremare di colpo.
 Si girò all’istante, vedendo solo dei grandi occhi gialli da serpente e poi …
 
Si sentì afferrare da dietro,  cadendo a terra rovinosamente.
Quando aprì gli occhi vide l'ultima persona di cui avrebbe desiderato aiuto … proprio fra lei e il ragazzo.
 
“Questa è la mia preda!” Disse Kevin, con un tono tanto freddo da gelare l’atmosfera.
 
“E nessuno può giocarci, tranne io.”
 
 
 
 
 
 
-Angolo Autore-

Welcome back! Come vanno le cose?
 
Come vedete siamo entrati in una minisaga coi controfiocchi ^^ (insomma, mica ce la facevo a mettervi altri capitoli di daylife).
Purtroppo per i vostri OC, potrebbero perdere un arto, o forse no … ma non è questo il punto!
Voi ditemi solo se vi aggrada l’idea, perché vi giuro che quando questo DILIRIO finirà … bhe, ricordate le parole di Reborn? Ci sarà tanto su cui lavorare ;).
 
Comunque, ringrazio Kurosaki Simon per avermi spronato ad aggiornare (fosse stato per me, ci rivedevamo tra un mese è.è) e la mia amica (preferisce restare anonima) a cui devo l’immagine introduttiva ^^. Bellissima!
 
Fatemi sapere (recensite tutti, mi raccomando! Vorrei sapere il parere di Geo_96_Bee, uomi_hime e  Ai_Ga_Hoshii_Yo, dato che non hanno recensito lo scorso capitolo.
 
Alla prossima X3!
 
-LA SCHEDA MISTERIOSA PER QUESTO CAPITOLO E’: STATA GIA' PRESA-
   
 
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