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Autore: A_Typing_Heart    27/03/2015    3 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nonostante la notte fosse passata e ormai fosse mattino, un plumbeo mattino, il fiato di Hibari condensava nell'aria. Si fermò per un attimo deglutendo a fatica e cercò di assestare la presa sulle gambe di Mukuro. Non che rendesse meno faticoso il compito, in ogni caso.
-Kyoya... sei stanco?- gli chiese Mukuro. -Fermiamoci un po' e riposati.-
-Ormai siamo arrivati...-
-Mancherà ancora un'oretta a piedi... non fare il testone.-
Hibari avrebbe voluto tirare dritto in virtù del suo orgoglio e della sua testardaggine, ma il suo corpo non era d'accordo. Le ginocchia cedettero all'improvviso e si ritrovò accasciato nella neve, ansimando più che mai. Il peso di Mukuro sulla sua schiena scomparve con suo enorme sollievo. Alzò gli occhi su di lui dopo ore e notò quanto fosse pallido e anche sofferente. Molto più sofferente di lui anche se non aveva mosso un passo.
-Riposiamo un po'... e dopo camminerò...- disse lui. -Non puoi portarmi in braccio fino a Kokuyo, che figura ci farei con i miei amici?-
-Non puoi camminare nella neve... non hai le scarpe... ti porterò io fino a Kokuyo...-
-Dico sul serio, Kyoya.- disse lui in tutt'altro tono. -Se ti stanchi troppo è finita per tutti e due... io non posso portarti sulla schiena fino al rifugio... e se non sei in grado di muoverti moriremo congelati tutti e due.-
-Puoi sempre proseguire da solo... l'hai detto tu che ci vorrà ancora un'ora, ce la faresti.-
-Io non mi separerò più da te.-
Hibari preferì non rispondere, dato che come al solito Mukuro sparava delle frasi romantiche in mezzo a una discussione che avrebbe dovuto essere quasi drammatica. Doveva essere una qualità che aveva sviluppato in tempi più recenti, perchè quando era ragazzino gli faceva avances quasi esclusivamente sessuali che lo facevano vergognare a morte.
Non riuscì ad alzarsi per sedersi sul bordo di un pozzo per irrigazione, perciò prese un sorso di caffè caldo dal termos restando seduto per terra. Ormai era soltanto tiepido, il che gli dava l'idea di quanto tempo avesse passato camminando dal punto in cui avevano abbandonato l'auto. Avevano dovuto abbandonare la macchina rubata al carcere per paura che fosse tracciata con il gps e si erano allontanati con l'automobile che il vecchio proprietario della casa teneva nel garage, ma purtroppo doveva essere già malconcia quando lui era morto e la lunga inattività aveva fatto il resto. Era stato difficile farla partire, ma poi si era spenta definitivamente in mezzo alle campagne. Incapaci di chiamare qualcuno o di trovare un altro veicolo era stato costretto a prendere Mukuro sulla schiena e ad avviarsi a piedi verso Kokuyo. Alla lunga ogni singolo chilo e centimetro di Mukuro aveva avuto la sua importanza nel tremore che aveva alle gambe e il dolore alla schiena.
-Andiamo?- disse Mukuro dopo quello che sembrò un attimo.
Hibari annuì e gli prese la mano per alzarsi da terra. I suoi pantaloni erano gelati e bagnati, invece Mukuro camminava sulla neve come se fosse su una spiaggia tiepida, con un'indifferenza invidiabile.
-Mi spiace tanto, Kyoya... lo dico sempre che avrei voluto nascere femmina. Sarei stato più leggero da portare.-
-Se fossi nato femmina non mi saresti mai piaciuto.- tagliò corto Hibari, stiracchiandosi la schiena.
-Eppure io so che sei uscito con una ragazza all'accademia militare... sembrava un uomo o che cosa?-
-... E tu come lo sai?-
-Ho le mie fonti... naturalmente.-
-Te l'ha detto Yamamoto?-
-No, no...- disse lui ridendo, prima di guardarlo con un sorriso. -Tu e Yamamoto siete proprio amici, eh?-
Hibari si prese qualche attimo per pensare. Non aveva mai pensato che Yamamoto fosse effettivamente un amico, non l'avrebbe definito altro che un "conoscente di lunga data" se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere il loro rapporto. Eppure ora che ci pensava, quando era entrato in accademia era l'unico che non gli rivolgesse occhiate sprezzanti o gli dicesse che sbagliava, anche se nemmeno a lui l'Haido piaceva. Lo incontrava la mattina presto al bar quasi tutti i giorni anche all'epoca, scambiavano due parole. Sapeva che gusti aveva sulla maggior parte delle cose, sapeva quasi ogni cosa umiliante che era successa con la capitana Lal Mirch e sapeva anche quanto poco era avvezzo a cucinare anche se viveva da solo da molti anni, tanto da arrivare un'ora prima per aiutarlo. Non ultimo, era venuto a salvarlo quando aveva cercato di uccidersi...
-Credo di sì... più o meno...- fece Hibari, poi notò lo sguardo interrogativo del compagno. -Lui è un buon amico per me... io però non faccio niente per lui, non credo di essere un buon amico anch'io.-
-Non è che tu possa fare molto... Takeshi Yamamoto è quel tipo di persona che pensa agli altri e non a se stesso... non ti lascia capire che ha un problema... non vuole che gli altri si sentano in obbligo di aiutarlo.-
-Somiglia a noi due, no?-
-Sì, ma noi due lo facciamo con testardaggine, lui si nasconde dietro ai sorrisi... come lo fa lui è molto più difficile... io ho fatto così tanta fatica a fingere davanti a Nagi e ai miei amici che andasse ancora tutto bene...-
-E non è servito a niente... Chrome lo sa benissimo che cosa senti... non la puoi ingannare, non importa quale maschera tu ti metta. Non è stupida e ingenua come pensi.-
Il discorso deviò in zona Chrome mentre attraversavano campi e campi ricoperti di neve e spazzati da un leggero, tagliente vento gelido. Mukuro si ostinava a non voler credere che il bambino fosse maschio e non femmina come aveva sempre detto. A Hibari faceva sorridere che a entrambi piacesse parlare di quello che diceva o faceva l'altro. E a quanto raccontava Mukuro, Chrome sapeva essere una compagnia incredibilmente allegra e le piaceva fare le imitazioni delle voci. A quanto pareva quella che le veniva meglio era quella di Ken. Proprio mentre Mukuro, con la voce sempre più forzata, cercava di spiegargli perchè fossero andati via tutti e tre lasciando Nagi completamente da sola, dalla nebbia emerse la sagoma di un capannone. Nel vederla Mukuro emise un sospiro di sollievo e ringraziò gli "dei del cielo". Hibari era altrettanto felice, perchè gli pareva di essere finito sotto un rullo compressore e che Mukuro fosse malato. Aveva tutta l'aria di essere febbricitante e forse dopo tante ore dall'ultimo antidolorifico le ferite lo tormentavano di nuovo.
Accelerarono il passo e in pochi minuti furono tra alcuni alti capannoni. Dentro uno di quelli due persone stavano ridipingendo quello che aveva tutta l'aria di essere un elicottero militare. Hibari non fece in tempo a chiedersi se fosse il veicolo usato per la rocambolesca fuga sul ponte in dicembre che sentì una voce gridare il nome di Mukuro facendolo sussultare.
-MUKURO!-
-È Mukuro!- seguì una voce di ragazzo.
Una ragazza dai capelli rossi si lanciò su di lui prima che Hibari potesse fermarla o dirle qualcosa e lo abbracciò stretto. Mukuro fece un gemito sofferente non dissimile da quello fatto da un gatto a cui viene pestata la coda e la ragazza lo lasciò subito, interdetta. Persino la sua commozione restò sospesa con i lacrimoni in bilico sulle ciglia. A Hibari occorse un minuto buono per capire dove aveva già visto quella ragazza: era la stessa che stava affacciata alla finestra della casa davanti al parco nel settore sette di Namimori...
-N-non... non toccatemi la schiena, per favore... fa male da morire...-
-M.M., cretina, l'hanno frustato, te lo ricordi?!-
-M-mi dispiace, io... mi dispiace, ero così felice che...-
-Imbecille!- rincarò la dose l'amico di Mukuro, Ken.
-Non fa niente... non fa niente, Madeleine...- disse Mukuro accarezzandole la testa. -Ken, non la sgridare...-
-Oh, Mukuro, io... pensavo fossi nel carcere di Sekko! Come hai fatto a evadere?-
La notizia sorprese Mukuro quanto Hibari, tanto che quest'ultimo smise di sentirsi a disagio per i tacchi di Madeleine che la facevano diventare più alta di lui. A lui era arrivata la notizia casualmente da Byakuran e da Haru, ma loro come avevano fatto a scoprire che non era morto il giorno dell'esecuzione?
-Come facevate a saperlo?- domandò Mukuro. -Pensavo che mi credessero morto.-
-Lo pensavamo, ma poi è arrivato Gokudera.- disse Ken, indicando il capannone alle sue spalle. -Ha detto che qualcuno gli ha riferito che eri al Sekko e che dovevamo riprendere i preparativi per l'evasione di massa, che se ci fossi stato ti avremmo tirato fuori.-
Mukuro e Hibari si scambiarono un'occhiata ancora più perplessa. A quanto ne sapeva Hibari, Gokudera era ancora detenuto per un'aggressione alle guardie carcerarie, almeno fino al mattino precedente. Possibile che fossero evasi entrambi lo stesso giorno, separatamente, senza alcuna decisione comune?
Il passaparola fece uscire praticamente tutto l'esercito di Mukuro di stanza a Kokuyo, compresi Gokudera e alle sue spalle, qualche passo dietro, Yamamoto. L'ultima persona che Hibari si sarebbe aspettato di vedere lì.
-Yamamoto?-
Yamamoto si avvicinò a Hibari con un palese imbarazzo. Guardò la fila di persone che andava a salutare Mukuro grattandosi la testa.
-Ehi, Hibari... come va?-
-Ma cosa fai tu qui?-
-Beh... è una lunga storia... comunque, per farla breve, ho accompagnato qui Gokudera...-
Hibari voleva incalzarlo per avere più dettagli, perchè non ci stava capendo più niente, quando sentì di nuovo un rantolo da gatto calpestato. Lasciò perdere Yamamoto e si mise a staccare la folla da Mukuro come avrebbe fatto una bodyguard con l'idol che scortava.

Poco più tardi Mukuro sedeva su un divanetto comodo, con delle borse di acqua calda sui piedi e le ferite affidate alle cure gongolanti di Madeleine, che pareva non desiderare niente di più al mondo che disinfettare piaghe sulla schiena di un famigerato terrorista. Dall'altra parte della stanza, Hibari aveva avuto dei vestiti asciutti da indossare e tentava di farsi passare la dolorosa contrattura delle gambe.
-Allora, Mukuro? Come hai fatto a uscire da solo da quel posto?-
-... Sono costernato.- sbuffò Mukuro. -Non ci posso credere, sono evaso dal carcere di massima sicurezza in un modo fighissimo e nessuno lo sa, questa disinformazione è deplorevole!-
-Se non era per me stavi ancora lì dentro.- borbottò Hibari seccato.
-Ti serve una mano?- gli domandò Yamamoto a bassa voce, mentre sia Ken che Madeleine insistevano per avere una cronaca dettagliata. -Sei ferito?-
-No... no, sto bene... ma ho portato Mukuro sulla schiena per quasi tutta la strada e sono un fascio di nervi, tutto qui...-
-Lascia fare a me.-
-No, non serve, davvero.-
-Avanti, sono capace di trattare dei muscoli.- insistè lui sorridendo. -Insegno arti marziali a dei ragazzini, si stirano di continuo perchè sono troppo impazienti per fare stretching.-
Hibari diede un'occhiata in tralice a Madeleine, le cui cure gli parevano fin troppo amorevoli. Con un pizzico di ripicca annuì e lasciò che Yamamoto si prendesse cura di lui. Avrebbe preferito avere Saeki lì con lui, sicuramente in quel caso Mukuro non gli avrebbe tolto gli occhi di dosso. Ma ora si era lanciato in una descrizione della leggendaria fuga dal Sekko e non badava minimamente nè a lui nè a Yamamoto, che avrebbero potuto mettersi a limonare e lui nemmeno l'avrebbe notato, perso com'era in una cronaca rivisitata dell'accaduto. Ad esempio aveva accuratamente evitato di dire che aveva supplicato per essere liberato dalla sedia in fretta, aveva glissato sulle guardie uccise nel garage e forse Hibari aveva visto un altro film, perchè a quanto pare era Mukuro che guidava l'auto con cui avevano sfondato le recinzioni.
-E dopo ci siamo diretti tranquillamente in un posto sicuro... sapete, Kyoya mi ha portato a vedere l'alba sul mare!-
Hibari girò la testa di scatto. Mukuro aveva un'aria vagamente gongolante, gli altri due erano praticamente maschere di menefreghismo. A quanto pareva a nessuno dei due stava molto a cuore la situazione sentimentale di Mukuro... a Madeleine, almeno, non importava se il sentimento non riguardava lei.
-Sì, sì, e poi abbiamo anche dormito insieme, e mi ha portato una brioche con il cioccolato.-
-Mukuro!- sibilò Hibari. -Potresti anche tenerle per te certe cose!-
Yamamoto ridacchiò divertito, ma Mukuro mise su un'espressione imbronciata da bambino.
-Ma è vero... sono state cose belle...-
-Invece di chiacchierare di cose intime, perchè non chiedi che cosa diavolo sta succedendo e come facessero a sapere che eri ancora vivo?!-
-Oh.-
Gokudera si decise ad alzarsi dalla sua poltroncina sfonda. Hibari aveva sempre trovato strano che facesse l'insegnante, ma quando si mise a spiegare tutto quello che era successo dalla fine del processo fino alla mattina odierna si rese conto che era formidabile quasi quanto lo era Mukuro come avvocato. Spiegava i fatti in modo preciso, in ordine cronologico e senza dimenticare niente. In dieci minuti diede a tutti i presenti una panoramica esauriente di tutto quello che era accaduto ad altri e in altri posti, senza che nessuno avesse domande da fare o gli chiedesse di ripetersi.
-... Qualcuno ti ha liberato e ti ha detto che Mukuro era vivo?- domandò Hibari, riflettendo. -Un informatore di Mukuro...-
-Non è un mio informatore.- disse Mukuro serio. -Io conosco personalmente tutte le persone che mi danno informazioni. È impensabile per uno nella mia posizione affidarsi a qualcuno di cui non conosce il nome.-
-Ma allora chi era?-
-È Byakuran.- rispose lui senza esitazione. -Sono sicuro.-
-Mukuro... non è che sei un po'... fissato con Byakuran?-
-Kyoya, non farmi ripetere.- gli intimò con ferocia. -Ti dico che sono sicuro. Byakuran è andato via l'altra sera all'improvviso dalla stanza bianca e non è tornato. Per lasciarmi lì dentro deve aver avuto qualcosa di estremamente grave di cui occuparsi, e a quanto sappiamo...-
Si interruppe per indicare le scritte fatte da Gokudera sul vetro della finestra.
-È partito per andare a Namimori, mentre tu eri per strada per arrivare al Sekko... caso strano, quella sera il Generale sospende gli impegni diplomatici e convoca il consiglio per il giorno dopo... ma quella notte lui muore con un proiettile nel cranio. Non è una coincidenza, Iemitsu aveva in mente di fare qualcosa di drastico e Byakuran lo ha ucciso. Liberare il mio braccio destro quella stessa notte e prendere il suo braccialetto, dargli l'arma del delitto e dirgli che sono vivo è un suo piano per scaricare la colpa su Gokudera.-
-Ma perchè dirgli che sei vivo?- chiese Madeleine.
-Perchè Byakuran non vuole liberare il mio braccio destro. Gli comunica che io sono nel carcere di massima sicurezza perchè sa che proverà a liberarmi, ma lui lo sa prima e rinforzerà le difese in previsione dell'attacco... e ucciderà o catturerà Gokudera, che verrà incolpato o processato per l'omicidio del generale.-
Gokudera stringeva i pugni tanto che tremavano. Era un piano a dir poco diabolico, ma più Hibari ci pensava su più acquistava un senso. Posò lo sguardo su Yamamoto e lo vide serio come poche altre volte nella vita l'aveva visto.
-Ora sta puntando a Tsuna, non è così?-
Tutti i presenti lo guardarono. Mukuro era altrettanto serio e annuì con aria grave.
-Per questo gli ha fatto vedere il braccialetto di Gokudera, sapeva che l'avrebbe riconosciuto e avrebbe pensato che il suo ex ragazzo aveva ucciso suo padre... non era difficile pensarlo, dato che è sempre stato avverso all'Haido e a Iemitsu.-
-Che cosa vorrà fare di Tsuna?- saltò su Gokudera immediatamente. -Non vorrà ucciderlo?!-
-Probabilmente l'avrebbe ucciso se fosse stato solo la scorsa notte... togliere di mezzo il generale e il suo unico erede sarebbe stato un colpaccio... ma non ha potuto, e ora... ora troverà un modo per avere influenza su di lui... se io fossi al suo posto, tenterei di manipolare la scelta del prossimo generale e orientarla su qualcuno che posso controllare...- rispose Mukuro. -È possibile che la scelta ricada su Tsunayoshi... ma lui accetterà? Byakuran deve agire su molti fronti se vuole le spalle coperte... deve convincere Tsunayoshi ad accettare e avere buon credito ai suoi occhi... oppure, deve togliere Tsunayoshi dalla corsa per la massima carica e metterci qualcun...-
Mukuro si bloccò e fissò la parete dell'ingresso con la stessa espressione di shock che aveva esibito quando avevano fatto irruzione i militari dell'Haido nella villetta, tanto che Hibari si voltò verso la porta col cuore in gola. La porta era chiusa e c'era silenzio. In parte sollevato e in parte seccato, tornò a guardare Mukuro.
-... Diventerà lui il generale dell'Haido...-
-Scusa?-
-Convincerà Tsunayoshi a prendere la carica solo per poi cederla a lui, così non dovrà più rispondere a nessuno per il resto della sua vita!- esclamò Mukuro. -È ovvio, è quello che farei anch'io, il minimo sforzo possibile con la massima resa! Il consiglio sarà già incline a dare il titolo a Tsunayoshi perchè Iemitsu voleva che fosse così, basta soltanto convincerlo a prenderla per poi incaricare lui! Per fare questo sta tagliando i legami di Tsunayoshi con tutti i suoi amici, lo tiene al palazzo di giustizia per non fargli vedere nessuno, gli strappa via il conforto dell'uomo che ama per poter essere carino con lui e indurlo a fidarsi ora che si sente solo ed è vulnerabile!-
-Si può architettare una cosa così machiavellica in un'ora?- domandò scettico Hibari.
-Il fatto che tu e Yamamoto non ne siate in grado non significa che nessuno possa farlo.-
-... Ci ha appena dato degli idioti o sembra a me?-
-Neh, Mukuro...- protestò Yamamoto con un forzato sorriso. -Non essere così severo con noi...-
-Non ci arrivate? È questo il motivo per cui non hanno diffuso la notizia della mia evasione! Io sono il migliore amico che Tsunayoshi ha, la sua debolezza dipende dalle persone che ha perso e se scopre che io sono vivo non è più così facile controllarlo!-
-Te l'ho già detto una volta, Mukuro, non urlarmi addosso perchè sei arrabbiato con Byakuran, o stavolta ti prendo a calci in culo.-
-Non ti sto urlando addosso, sto urlando in generale!!-
-E piantala, guarda che Sawada non ti sente lo stesso!-
-Ehi, ehi... basta adesso, non è il momento di discutere...- s'intromise Yamamoto. -Non dovremo pensare a cosa fare ora?-
Mukuro emise un verso irritato e si massaggiò una tempia chiudendo gli occhi.
-Yamamoto, io penso che tu dovresti tornare a casa...- disse Hibari, distogliendo ostentatamente lo sguardo da Mukuro. -Chrome ha bisogno di qualcuno, almeno finchè non nasce il bambino... non può partorire in un capannone nella campagna di Kokuyo... dopo, se lo vorrà e se staranno bene potrà venire anche lei.-
-NO che non può, sei matto?!- sbottò Mukuro. -È pericoloso!-
-Se Byakuran è come dici, Chrome è più in pericolo a Namimori! Che cosa ti fa pensare che non la userà per raggiungere i suoi scopi?!-
Mukuro assunse un'espressione pensierosa e preoccupata. Alla fine si decise e guardò verso Ken.
-Ken, torna a Namimori... stai con Nagi e proteggila finchè non è il momento giusto per venire qui.-
-D'accordo.- rispose lui subito, affrettandosi a prendere le sue cose.
-Okay... okay, Yamamoto, puoi tornare a Namimori con Ken e tenere d'occhio Chrome per me?... E... e anche Saeki... non sono riuscito a parlargli, essendo accaduto tutto all'improvviso... puoi dirgli come stanno le cose?-
-Sì... ma poi anche lui vorrà venire da te ad aiutarti, Hibari... che cosa gli dico?-
-Digli quello che gli diresti tu... che ha una famiglia che potrebbe essere in pericolo... che deve pensare a loro e che io non sono solo, posso farcela.- disse Hibari. -Che ci rivedremo quando sarà finita.-
Hibari si rese conto che Yamamoto lo guardava in modo strano, ma non capiva il perchè. Aveva detto qualcosa di strano? Aveva sbagliato un verbo?
-Oh... beh... io... ci provo, ma... non credo di poterlo ripetere con tutta la passione che ci hai messo tu...-
Yamamoto si mise a ridere grattandosi la testa e Hibari si sentì improvvisamente il viso bollente. Sommerso da un fiume di imbarazzo, tirò un pugno nella spalla dell'amico, più forte di quanto avrebbe voluto, e gli voltò le spalle, armeggiando a caso con i cuscini del divano come se cercasse qualcosa.
-Idiota, riferisci e basta.-
-Sono pronto.- annunciò Ken, con una borsa da ginnastica in spalla.
-Allora andiamo...- disse Yamamoto, prima di guardare da uno all'altro tutti i presenti, da Mukuro fino a Madeleine. -Non tornerò qui... e non cercherò di mettermi in contatto... se avete bisogno di me, tu sai come cercarmi con discrezione, Mukuro...-
Il suo sguardo si posò definitivamente su Gokudera.
-Proteggetevi a vicenda... il mio cuore è qui con voi.-
Yamamoto lasciò la stanza senza aggiungere altro e Ken lo seguì facendo solo un cenno di saluto. Mukuro era ancora seduto e Madeleine appollaiata sul bracciolo del divano alle sue spalle, le bende in mano senza che si decidesse a fasciare le ferite. Solo Hibari nella stanza poteva vedere Gokudera fissare la macchina fuori dalla finestra, con gli occhi verdi resi lucidi dalle lacrime che non aveva il coraggio di lasciar andare.
   
 
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