Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: chilometri    27/03/2015    3 recensioni
Lo facevi, in ogni caso, e intanto strappavi le tue dannate magliette.
A volte avrei voluto vederti arrivare un po’ più lucido, senza l’aria stanca di cammina perché deve e non perché vuole, con le pupille meno dilatate e la parole un po’ più chiare, un po’ meno strascicate.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Cut Your Own Sleeves
(cliccate sull'asterisco per ascoltare la musica, si aprirà in un'altra scheda)

*




 

 

per chi vorrebbe prendersi cura di sé
ma non ci è mai riuscito
non ancora
 
Quando ti vedo per la prima volta, devono essere passati dei mesi, forse sono state solo settimane ma tutto è relativo e a nessuno, in ogni caso, importa, perché nessuno, effettivamente, ti riconosce. La barba incolta, i capelli hanno preso una curva tutta loro, ormai ricresciuti da qualche parte, con le spalle curve ed una felpa che ti fascia la vita e ti evidenzia le spalle.
Hai le mani piene di anelli, con la sigaretta tra le labbra, a tenertela stretta come se fosse l’unica ragione per cui ti alzi la mattina, gli occhi un po’ rossi, scuri, i vestiti troppo larghi e lo sguardo nascosto.
Non hai mai saputo dove andare, quanti passi fare, non hai mai saputo quando saresti dovuto rimanere fermo, mai saputo quanti respiri fare, né se respirassi ancora, mai sentito il terreno sotto i suoi piedi stabile, sempre a camminare su una terra battuta che non era quella che ti apparteneva.


Con gli occhi rossi di chi ha fumato troppo in una sola volta e la nicotina non la riesci a digerire e ti porti una mano alla bocca e senti il sapore bloccato in gola, le mani che tremano anche se hai una felpa, la musica che si muove al ritmo delle tue labbra perché sei sempre stato tu a dettare un ritmo.
Sempre in silenzio, forse sì, ma così attento, con gli occhi sempre aperti anche quando erano stanchi, bagnati, forse sì, spenti, forse anche quello, hai mai pensato di mollare?
Sicuramente lo hai pensato, mentre stringevi tra le mani una di quelle maglie che tanto ti piaceva tagliare con le tue stesse mani, ti faceva sentire meglio? Strappare qualcosa, farla a pezzi perché era stoffa ed era l’unica cosa che riuscissi a ferire, volevi ferire così tante cose. 
E non ci sei mai riuscito.
Con i movimenti di bacino che seguono un ritmo lento ma non troppo, con le verità incastrate nella gola che ti impedivano di ingoiare e di respirare e le bugie che erano nell’aria, i sorrisi che ti facevano male alle guance perché non ne avevi la minima voglia, di sorridere. 
Lo facevi, in ogni caso, e intanto strappavi le tue dannate magliette.
A volte avrei voluto vederti arrivare un po’ più lucido, senza l’aria stanca di cammina perché deve e non perché vuole, con le pupille meno dilatate e la parole un po’ più chiare, un po’ meno strascicate. 
Avrei voluto vederti seduto vicino a me a dirmi cose che non avevi detto mai a nessuno, cose che ti facevano male, che non ce la facevi, che stringevi le sigarette tra le dita perché erano l’unica cosa che reggesse senza spezzarsi ma tu non mi spezzavi mai.
Mi chiedevi di accarezzarti i capelli ed io te li arruffavo e non andavo bene, ma tu non me lo dicevi e forse eri molto stanco, poco in piedi, troppo perso.
Avrei voluto che mi dicessi che alla fine la voce ti tremava perché non eri mai sicuro che andasse bene quello che avevi da dire, avrei voluto poterti rassicurare, ma tu eri troppo veloce, con gli occhi spenti e la mente accesa, sempre a pensare e a cosa pensavi.


Nessuno ti riconosce, e forse è un bene, avresti voluto essere riconosciuto? Avresti voluto sentirti dire che andava tutto bene e avresti voluto urlare che “non va bene per un cazzo!”, in risposta? 
Nessuno ti riconosce, nessuno lo sa, e forse è un bene.
Avresti dovuto sapere che non sei i numeri, non sei i passi saliti per andare su un palco, non sei le frasi cantante davanti a qualcuno che non ti ascolta, avresti dovuto sapere che sei le emozioni, i brividi lungo la schiena alle tre e mezza del mattino con la musica come sottofondo e le luci basse, le corse nelle braccia di chi amavi, sei le parole urlate a voce bassa davanti a chi non si sarebbe coperto le orecchie neanche se avessi alzato il tono.
Nessuno ti riconosce, ma tu ci dici che sei lo stesso, perché hai un CD con delle canzoni incise stretto tra le mani, come se fosse una vittoria, una ricompensa.

E nessuno ti riconosce, ma capisco che sei lo stesso perché le tue maniche sono ancora, sempre, dannatamente tagliate.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: chilometri