Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Betta7    27/03/2015    3 recensioni
" Dietro di me, intanto, sentivo una mano che si avvicinava alla mia schiena incerta sul da farsi. Stizzita, mi girai e per la prima volta in quella giornata incrociai gli occhi di Hayama. "
" Era carina tutta impacciata al mio fianco, mi faceva l'impressione di una ragazzina al primo appuntamento. Che ingenua, un appuntamento con me poteva solo sognarselo. "

Ci sono incontri fortunati nella vita e probabilmente sia Akito Hayama che Sana Kurata non avrebbero mai pensato che la vita universitaria gli avrebbe riservato così tante sorprese. Eppure eccoli lì, due perfetti sconosciuti alle prese con un mondo che non gli appartiene del tutto e un'attrazione che sembra essere elettrica.
Un enorme università basterà a tenerli lontani?!
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro personaggio, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 22.
RITORNO A CASA.
Pov Akito.

Avevo cercato di chiamarla milioni di volte, ma sapevo perfettamente che sarebbero state tutte chiamate senza risposta. Cominciai a pensare che il messaggio in segreteria fosse stato solo un modo per tenermi buono, per evitare che mi intromettessi ancora nella sua vita, più di quanto non avessi già fatto. Probabilmente prima di conoscermi Sana aveva tutto, nonostante la delusione amorosa che quel damerino le aveva procurato. Era forte, sarebbe riuscita a superarlo, anche se avesse dovuto combattere contro milioni di giornalisti e fan che chiedevano risposte. Ma questo? Un tradimento, seppur non veramente accaduto, avrebbe potuto superarlo? Nessuno le avrebbe dato la certezza che le mie parole fossero vere, ne tantomeno avrebbe potuto rintracciare quella sgualdrina che aveva architettato tutto questo casino, quindi l'unico modo che aveva per uscirne era fidarsi di me o, nel peggiore dei casi, allontanarmi per sempre.
Avremo modo di parlarci, te lo assicuro... aveva detto in quel messaggio. Tuttavia ancora niente. Non sapevo cosa fare per riconquistarla. Ogni cosa mi sembrava banale e non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che le avevo consegnato le chiavi della mia casa e che, alla fine, le cose erano andate in modo totalmente opposto.
A proposito di casa, qualcuno entrò sbattendo la porta, quindi mi alzai dal letto per andare a controllare chi fosse così incazzato, più incazzato di me, per comportarsi in quel modo. Quando arrivai in cucina trovai Beth intenta ad accendere il suo pc.
«Oh, Hayama! Sei qui. Benissimo, possiamo metterci a lavoro.».
La guardai, sembrava una pazza isterica, probabilmente non mangiava da un paio di giorni, e i suoi capelli erano davvero improponibili. Certo, non ero una femminuccia e non le avrei urlato di trovarsi un hair-stylist ma, ragazze, dovete pur capire che i vostri capelli sono forse la cosa più sexy che possedete! Mi allontanai dai miei pensieri barra consigli da parrucchiere, per concentrarmi su ciò che Beth voleva farmi fare.
«Mi fai paura, B. E non sto scherzando..»
Cercai di farla sorridere, se ero condannato all'assenza di Sana, dovevo pur passare il tempo con qualcuno. Prima di lei avere un'amica donna non mi era mai interessato, le ragazze per me avevano sulla fronte un cartello col tempo che ci avrebbero messo a finire sul mio letto, e l'unico amico che avevo me lo portavo dietro dall'asilo, quindi di certo non ero il candidato migliore per quello che poteva essere un rapporto con Beth. Non mi sarei mai permesso di provarci con lei nemmeno prima di capire che Sana era l'unica che desideravo, ancor di più adesso che ero a conoscenza dei miei e, cosa ancora più importante, dei suoi sentimenti. Beth era una ok. Aveva sempre cercato di spingere Sana ad aprirsi con me, a non avere timore e, se io e Kurata avevamo passato dei momenti meravigliosi insieme, probabilmente lo dovevamo anche a lei.
«Caro Hayama, mentre tu eri qui a fare... come si dice? Nulla, io investigavo e, so che sarai fiero di me, sono riuscita ad avere il contatto della tua amichetta sgualdrina..»
Sgranai gli occhi, quanto potevo adorare quella ragazza?!
«E come diavolo ci sei riuscita?.».
«Ho i miei mezzi, dear..» Non l'avevo mai sentita parlare in inglese, ma quella parola aveva il suono della vendetta e, soprattutto, profumava di Sana.
«Per ora non ti dico nulla ma sto lavorando per te, quindi ringraziami. Saprai tutto a lavoro completato.»
«Beth, ti prego, smettila di parlare come se fossimo nel prossimo film di 007.». Le tirai un pezzo di biscotto che prese al volo, ridendo, e che finì dritto nella sua bocca. Poi tornò seria e alzò lo sguardo verso di me.
«Non sto facendo questo lavoro per poi scoprire che quella ragazza diceva la verità, vero?»
Inizialmente mi sentii offeso dalla sua domanda, poi capii che non potevo pretendere che la gente cambiasse opinione su di me dall'oggi al domani. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, si dice. Bè, io avevo perso entrambi e, insieme a loro, anche la donna che amavo. Cosa potevo perdere di più?
«No, Beth. Te lo giuro, è tutta una montatura.» Lei annuì e chiuse il computer, lasciandomi da solo con i miei pensieri.
Poi mi venne il lampo di genio.
«Hei B, posso usare il tuo pc per un attimo? Devo mandare un'email importante.»
Beth tornò in cucina e me lo diede, raccomandandomi di non inviare video porno o chissà quale altra porcheria.
«Sono un gentiluomo, ricordi?»
______________________________________________
DUE MESI DOPO...

Pov Akito.

Nessuna delle mie e-mail aveva ricevuto risposta, per quanto ne sapevo Sana non aveva voluto parlarmi, o vedermi, ne farmi avere sue notizie. Sapevo solo che era tornata in città, per riprendere i suoi studi al campus dopo aver finito di girare il suo film, in uscita nei mesi successivi. Ormai mi ero rassegnato, se la sua scelta era stata quella di allontanarmi, non potevo costringerla ad accettare qualcosa che nessuno poteva confermarle. Beth aveva continuato il suo lavoro da spia, come se fossimo in una puntata di Veronica Mars, ma ancora niente di concreto era saltato fuori. Su ogni giornale che mi capitava tra le mani veniva pubblicata una fotografia di Sana con Naozumi Kamura, spesso lei rideva, altre volte semplicemente parlavano come due conoscenti. Nulla di compromettente, ma comunque abbastanza per mandarmi il cervello in modalità terminator. Non sapevo cosa sarebbe successo quando lei avrebbe rimesso piede al campus, l'unica cosa che sapevo era che non avremmo potuto non incrociarci, frequentavamo troppe lezioni insieme, nonostante io fossi in procinto di uscirmene da quel covo di vipere. L'università non era di certo il posto che mi ero sempre aspettato, anche se mi ero piuttosto divertito avrei solo voluto scappare via in quel momento. Chi l'avrebbe mai detto che Akito Hayama, la matricola più amata negli ultimi anni, avrebbe potuto soffrire per una ragazza.
Solo la laurea e l'inizio del mio lavoro avrebbero potuto salvarmi dall'essere distrutto da me stesso. Non facevo altro che pensare a cosa sarebbe successo se non fossi stato un perfetto coglione prima di conoscere Sana. Magari lei mi avrebbe creduto, magari mi avrebbe semplicemente perdonato e io non mi sarei ridotto a mandarle un'email ogni giorno con pezzi di poesie solo per avere in risposta un bel nulla.
Molti la chiamano ironia della sorte, altri karma, io adoro chiamarla puttana. E' la vita, signori, e chiunque viene fottuto.

______________________________________________
Pov Sana.

Nel momento stesso in cui avevo rimesso piede al campus, avevo sentito che l'aria lì era cambiata. Avevo saputo da fonti attendibili - è incredibile quanto possa fare la fama e qualche domanda ben posta - che Akito non aveva più fatto stragi di cuori, molte ragazze mi avevano detto che io l'avevo cambiato e che dopo che avevo lasciato l'università era diventato il perfetto studente, quello che ogni professore avrebbe voluto. Non pensavo fosse una bugia, ma si sa, le voci spesso raccontano una verità amplificata delle cose e, finchè non l'avessi visto coi miei occhi, ogni cosa era relativa. Ciò che sapevo era che non l'avevo più sentito dopo l'ultimo messaggio che avevo lasciato in segreteria, che non avevo ricevuto nessuna risposta, e che mi ci era voluto parecchio tempo per accettare il fatto che la nostra storia era finita. Naozumi aveva cercato di riacchiapparmi nella sua rete ma niente, assolutamente niente, sarebbe riuscita a farmi desistere dall'idea di allontanarlo per sempre da me. Quel ragazzo era stato la mia rovina e, quando pensavo di aver trovato la persona giusta, anche quella era stata solo un'illusione. Avrei dovuto abituarmici.
Camminavo per i corridoi verso quella che era stata la mia stanza per molto tempo, la stanza che avevo condiviso con una ragazza meravigliosa, forse l'unico errore che avevo fatto era stato allontanarmi anche da lei che mi era stata sempre accanto. Dovevo ammettere che, inizialmente, l'avevo anche un po' incolpata. Non del tradimento di Akito, ovviamente, ma di avermi sempre spinto verso di lui. Poi, col passare dei giorni, avevo capito che Beth voleva solo vedermi felice e, anche se odiavo dirlo ad alta voce, Hayama era stato la mia felicità, anche se per poco tempo.
Sulla porta ancora la lavagnetta con tutte le nostre scritte.


Ho la compagna di stanza più rompipalle dell'universo ma nessuno è come lei. H.B. my deary... anche se non sei qui per festeggiarlo con me ma davanti ad una camera da presa.

Questa era stata aggiunta da poco, per il mio compleanno. Beth mi mancava, mi era mancata per tutto il tempo che ero stata sul set, e non vedevo l'ora di rivederla, per riavere almeno la mia migliore amica.
Entrai nella nostra stanza e la prima cosa che mi saltò all'occhio fu che non era cambiata di una virgola. Ogni cosa era rimasta esattamente per come l'avevo lasciata mesi fa e quello mi diede un senso di pace che non provavo da un bel po'. La mia amica mi aspettava e, un paio di secondi dopo, la vidi uscire dal bagno con addosso solo un asciugamano. Non disse una parola vedendomi, corse solo ad abbracciarmi, facendomi cadere la borsa e alcuni pacchi che avevo tra le mani.
Ricambiai l'abbraccio e, anche se nessuno l'avrebbe mai saputo, mi scese qualche lacrima che asciugai velocemente per evitare che Beth se ne accorgesse.
«Quando sei tornata? Perchè non mi hai chiamato? Sarei venuta a prenderti... bè, non so, ovunque!».
Sorrisi, ero a casa. Beth e le sue infinite domande... si, finalmente ero a casa.


*
Avevo appena finito di raccontare a Beth la mia esperienza cinematografica e, per un attimo, avevo persino dimenticato che avrei dovuto affrontare qualcosa di molto peggio degli interrogatori della mia migliore amica.
Corsi verso l'ascensore, speravo di passare la serata a rilassarmi per prepararmi alla giornata successiva che ero sicura sarebbe stata esaustante. Sarebbero iniziate le lezioni e, nonostante Akito stesse per laurearsi e quindi fosse meno presente nel plesso universitario, avendo saputo del mio ritorno, sapevo me lo sarei ritrovato da qualche parte.
Mi sbagliavo, non avrei dovuto aspettare il giorno dopo per vederlo. Era proprio accanto a me, dentro quell'ascensore e, non appena mi voltai per guardarlo negli occhi, il mio cuore perse un battito.
E' proprio vero che, quando meno ce lo aspettiamo, la vita ci mette davanti delle carte che non avremmo mai potuto prevedere. E si, delle volte, quelle carte, sono proprio la mano che avresti voluto evitare.

______________________________________________

Pov Akito.

Rivederla fu strano. Inizialmente la mia mente cominciò a produrre migliaia di possibilità di come sarebbe andato quel breve tragitto in uno spazio approssimativamente di cinque metri per lato. Non temevo un confronto, piuttosto lo desideravo, ero sicuro della mia verità, anche se lei non era sicuramente della stessa opinione. Ormai era primavera inoltrata, niente a che vedere col freddo che avevamo dovuto affrontare durante il nostro viaggio a New York. La guardai da testa a piedi, indossava una gonna che le arrivava appena sopra il ginocchio, di un colore che andava sul verde militare, una camicetta di jeans e un paio di sandali che non le regalavano neppure un centimetro di altezza. Ci guardammo per un paio di secondi, poi l'ascensore si aprì e salirono un paio di ragazzi, intenti a parlare dell'esame che avrebbero sostenuto dopo qualche ora. Aspettavo solo che scendessero, per poter fare la mia mossa. Dovevo solo sperare che lei non scendesse con loro, solo per evitarmi.
Le porte si aprirono di nuovo e lei rimase esattamente dov'era, quindi senza che lei se ne accorgesse premetti il pulsante di alt e l'ascensore si bloccò. Finsi di essere sorpreso quanto lei.
«Ma che diavolo...?» fece lei, allontanandomi dalla barra dei tasti per trovare cosa non andava. Non si accorse nemmeno che l'ALT era pigiato, probabilmente il nervosismo le annebbiò la vista.
«Dobbiamo uscire da qui!»cominciò ad urlare, mentre io me ne stavo in silenzio ad aspettare che il momento crisi passasse per poterle parlare faccia a faccia.
«Stai tranquilla» le dissi «Ho premuto l'allarme. Fra un paio d'ore al massimo saremo fuori.»
Lei sgranò gli occhi, facendomi quasi sorridere. Adoravo quell'espressione.
«Un paio d'ore? Spero che tu stia scherzando.» La guardai facendole capire che no, non stavo scherzando. «Evidentemente no.»Si calò sulle pareti, sedendosi sul pavimento e sbuffando.
«Avevi qualche impegno importante?» chiesi per sondare il terreno. Non sapevo cosa aveva pensato delle mie email, probabilmente le aveva semplicemente cestinate senza leggerle neppure o, ancora peggio, le aveva lette e le aveva derise dalla prima fino all'ultima. Comunque, speravo davvero che non avesse nessun flirt all'orizzonte, perchè non avrei sopportato di vederla con qualcun altro. Non sotto i miei occhi.
«Non che siano affari tuoi, Hayama.»
Mi aveva chiamato di nuovo per cognome, aveva sancito la distanza, quella che avevamo eliminato totalmente nei nostri mesi insieme.
«Non che mi importi.» Si, io ero tornato lo stronzo di sempre o, per lo meno, tentavo di esserlo, perchè se avessi veramente mostrato come mi sentivo in quel momento probabilmente mi sarebbe venuto un infarto. E, anche se stavo soffrendo come un cane, avevo ancora il mio orgoglio da uomo.
«Okay, no, non è vero... mi importa.». Già, bè... evidentemente non avevo proprio un orgoglio da far paura.
Finalmente mi guardò negli occhi, come se avesse finalmente capito di non poter più scappare. Forse non immaginava di affrontare l'argomento proprio lo stesso giorno in cui era tornata, ma un'occasione così non mi si sarebbe più presentata.
«Si, come no.»
Mi misi a sedere accanto a lei, mostrandole la mia disperazione. Non sapevo più come convicerla a credermi.
«Cosa posso fare per farti capire che ti sbagli?».
Sorrise, un sorriso amaro, che non avrei voluto vedere mai sul suo viso. Era un sorriso rassegnato. Non c'era niente che potessi fare.
«Avresti potuto cercarmi, avresti potuto combattere se davvero la tua era la pura verità.».
«Cercarti?! Dio, Sana, ti avrò scritto un centinaio di email!! E mai, dico mai, ho ricevuto risposta. Che c'è, eri troppo impegnata a girare il tuo prezioso film per degnarmi di una tua parola?!».
La vidi disorientata, come se non sapesse di che cosa stavo parlando, ma non potevo credere al fatto che non le avesse ricevute o che, in due mesi, non aveva mai aperto la posta elettronica.
«Non... non ho mai controllato...».
Lo sapevo. Lo sapevo!
«.. ma se avessi voluto sentirmi, avresti potuto chiamarmi! Perchè non mi hai chiamato?! Perchè non l'hai fatto?»
L'avevo fatto. L'avevo chiamata ogni giorno per gli interi due mesi e lei non aveva mai risposto. Non avevo rinuncito a lei, al nostro amore, avevo solo aspettato che la scelta fosse sua, e che la prendesse nella piena consapevolezza della sua decisione.
«Ti ho chiamata, ogni giorno... ma non ho mai ricevuto risposta.»
La mia voce sembrava un sussurro, mi meravigliavo di me stesso, perchè non pensavo che avrei retto così tanto prima di distruggere qualcosa. Ciò che stavo distruggendo era me stesso e, finchè i pezzi non si fossero visti all'esterno, non avrei fatto una piega. Sarei andato avanti.
«Non so se crederti... mi hai raccontato troppe bugie.».
Basta. Avevo concluso. Non potevo andare dietro ai capricci di una ragazzina che si comportava in quel modo solo per torturarmi. Mi alzai, pigiai il pulsante di reset e l'ascensore ripartì, aprendosi finalmente al mondo esterno.
«Sei libera, io e le mie bugie ti lasciamo in pace.»
Uscii dall'ascensore, lasciandola seduta per terra. Non mi voltai indietro, stavolta era finita.


Ragazze... rieccomi finalmente!  Come vi avevo detto nello scorso capitolo purtroppo il blocco dello scrittore mi ha colpita e non ho potuto fare altro che fermarmi. Solo ieri sera qualcosa mi ha preso e ne è uscito questo e anche gran parte del capitolo successivo, quindi aspettatemi presto.
Detto ciò, sono davvero sorpresa di essere ancora seguita da voi, mi dimostrate giorno per giorno che ciò che scrivo vi piaccia e questa è l'unica cosa che mi interessa!
Ci vediamo presto, e spero di sentire i vostri pareri.
Un bacio :*
Akura.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Betta7