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Autore: Pomponella_    28/03/2015    2 recensioni
< "Dermanis. Andrew Dermanis." abbassò lo sguardo. "Ed il tuo invece?"
"Penniman." raccolsi lo zaino.
"Va bene allora.. Penniman." rise. Poi mise in moto e partì, mentre io andavo via, un'ennesima volta.. con lo stomaco sottosopra." >
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~~Entrai velocemente dalla porta e mi guardai intorno, tirando un sospiro di sollievo. Non ero in ritardo (una volta tanto).
Erano ancora tutti in corridoio.. cominciai a camminare, a passo svelto e testa bassa; andai a sedermi sulle scale, con il mio quaderno per i disegni fra le mani. Mi misi a scarabocchiare qualcosa con la matita, cercando di non far caso agli sguardi e ai vari commenti idioti a cui non sarei mai riuscito ad abituarmi totalmente, e soprattutto ignorando Giusy, poggiata al muro pochi metri più a destra e impegnata a discutere con il suo gruppetto.
Era stato impossibile non notare lo sguardo omicida che mi aveva lanciato appena mi aveva visto spuntare dall’angolo. Non capivo perché si comportasse così; come se dalla parte del torto ci fossi stato io, come se fosse stato un reato quello di aver deciso di essere io quello felice.. per una volta.
Iniziai a scarabocchiare qualcosa, a scrivere alcuni versi per riuscire a metterli insieme e a pensare ad una melodia.
Notai una chioma scura avvicinarsi a me.. e molto velocemente. Lei. Mi fissava con odio mentre le sue amiche, da dietro, stavano a guardarla con la bocca spalancata.
Mi alzai, stringendo il quaderno fra le mani.
“Senti, non voglio parl..”
Mi tirò uno schiaffo, abbastanza forte, sulla guancia destra. Mi ammutolii.
“Tu fai schifo.” Sussurrò stringendo i denti. Non dissi nulla, mi morsi il labbro restando impassibile.
“Tu mi fai schifo! Mi fai totalmente schifo!” urlò questa volta.
L’attenzione di tutti si era spostata su di noi. Erano lì, fermi, lo sguardo fisso verso la ragazza mora, lì davanti a me.
“Tutte quelle stronzate! Mi hai fatto credere che fossi io ad essere sbagliata! Che idiota che sono..” rise istericamente “Ma poi ho capito..! Si, Michael, adesso è tutto più chiaro.” Si scompigliò i capelli scuotendo la testa con forza e puntandomi un dito contro.
“Ti ho visto, lo sai? Ti piace limonarti mio cugino, non è vero?!” 
Si sentirono alcuni sospiri di stupore.
Io ero rosso come un peperoncino ed il cuore aveva accellerato  i battiti, sembrò volesse evadere dalla cassa toracica.
“Ladies and Gentlemen.. Michael Holbrook Penniman è frocio!” agitò le mani, facendo una smorfia di disgusto. Mi strappò il quaderno dalle mani e me lo rilanciò colpendomi in volto.
Indietreggiai, portandomi una mano sul punto in cui mi aveva colpito. Le labbra, continuavo a stringerle fra i miei denti e gli occhi erano diventati lucidi e cercavano in ogni modo di non far uscire fuori alcuna lacrima. Le parole mi si erano bloccate in gola.
La spinsi, guardandola con delusione.. o forse paura.
Mi voltai, iniziando a correre.. inciampai, a causa della mia gamba ancora dolorante. No. Di nuovo.
Fu allora che il corridoio divenne dimora di un coro di risate. Non facevano altro che indicarmi e tenersi la pancia, ridendo a crepapelle.
Mi sentivo schiacciato, come se non potessi e non riuscissi a fare più nulla. Panico, ancora una volta.
Mi rialzai, ma non riuscivo a camminare. Era orribile: bloccato. Come un topo in gabbia. Piegai la testa indietro, mentre due lacrime mi rigavano le guance. Ed erano tornate quelle risate, quel prendersi gioco di me.. non fece altro che riaprire una ferita che avevo pensato di poter chiudere molto tempo prima, quando mi ero trasferito e mi ero giurato di riuscire a cominciare una nuova vita.. una vita senza prese in giro.
Mi poggiai con una mano al muro. Avevo la testa che stava per esplodermi.
Strinsi i pugni, tenendo la testa bassa, raggiunsi l’uscita più velocemente che potei e uscii fuori, dando il via libera alle lacrime che fino ad allora avevano tanto insistito per uscire.

Girai la prima mandata della porta ed in un attimo questa si aprì.
Mi ci infilai dentro, sbattendola dietro di me, con forza. Mi poggiai al muro freddo, asciugandomi le guance e lasciandomi scivolare giù, stringendo le gambe al petto e respirando rumorosamente, con la gola infuocata ed il volto rosso.
A casa a quell’ora non c’era nessuno.. mia madre in negozio, le mie sorelle ai corsi e i bambini a scuola.
Poggiai la fronte sulle ginocchia, annaspando.. lanciai il quaderno degli appunti contro la parete.
Proprio allora lo schermo del mio cellulare di illuminò. Un messaggio.
Era a terra, di fianco a me. lo raccolsi e lo lessi.

“Hei, buongiorno.. Spero vada tutto bene, io sono a scuola. Oggi non ho da fare, se vuoi ci vediamo.
Ti chiamo dopo, okay?
Andy X”

Ributtai l’oggetto dove lo avevo raccolto. Ma come ci aveva visto Giusy? E soprattutto dove?
Non volevo pensarci. In generale, non avevo voglia di pensare.
Nella mia testa erano tornati, ancora una volta, ricordi orribili che credevo di aver cancellato per sempre.
Mi ricordai dei pugni, dei calci, delle pestate.. di quando ero piccolo. Delle prese in giro, degli isolamenti, i nomignoli.
Le lavate di testa nei cessi della scuola. Le lattine, che ogni mattina mi tiravano dietro. Oggetti semplici, di alluminio.. che però facevano più male di mille coltelli.
Mi tornarono in mente i pomeriggi passati a piangere, chiuso nella mia stanza; la sensazione di non sentirsi adatto, il sentirsi uno stupido errore.. ogni giorno.. sempre di più.
 Urlai.
Mi trascinai al pianoforte, canticchiando con malinconia un motivetto che avevo scritto a 13 anni, ma che non avevo mai abbinato alle parole. Mi ero limitato a comporlo e suonarlo, senza lasciare che trovassi un testo adatto.
Tenni la testa bassa. Iniziai a riprodurlo, premendo debolmente alcuni tasti. La musica mi entro in testa e sembrò accentuare quelle scene.. ma nello stesso tempo riuscì a cullarmi, a farmi sentire protetto.
Fu spontaneo, alcune parole cominciarono a giocherellare nella mente, fino ad arrivare sulla punta delle mie labbra.. per poi spingersi a vicenda, affinché le pronunciassi..


“In any other world,
you could tell the difference.
And let it all unfurl
into broken remenance.

Smile like you mean it..
..and let yourself let go..”


Era incredibile. Le parole sembravano essere rimaste nascoste dentro di me per anni e aver deciso improvvisamente di uscir fuori.

 

“Take a bow,
play the part
of a lonely, lonely heart..
Say goodbye to the world
you thought you lived in..”


Continuai, lasciandomi andare con il dolce suono che quei tasti producevano.
Era tutto ciò che avevo sempre voluto dire, ma non avevo mai trovato le parole per dirlo. Respiravo lentamente, la musica danzava all’unisono con i battiti del mio cuore. Le guance invece, continuavano a mantenere un colore rossiccio e ad ospitare delle piccole gocce salate, che scendevano giù dai miei occhi.. e cadevano sullo strumento.
Non volevo pensare a quanto tempo stavo impiegando seduto lì.
Volevo soltanto suonare e non preoccuparmi di nulla in quel momento.. pur sembrando impossibile.
Cessai di premere quei tasti soltanto quando sentii il mio battito decellerare. Ma rimasi immobile, a occhi chiusi, a mordermi il labbro inferiore.. fino a farso sanguinare leggermente.
Un sapore metallico mi penetrò le papille gustative, mentre un’ultima lacrima si faceva spazio fra le mie gote.
Mi alzai e, dopo qualche passo, mi lasciai precipitare sul mio letto. Affondai il volto nel cuscino cercando di non piangere ancora.
Missione fallita.
Strinsi a me il cuscino e sospirai a singhiozzi. Rimasi alcuni minuti in quella posizione, finché il mio corpo e la mia mente non furono prigionieri del sonno. Lasciai rilassare ogni mio muscolo, contratto a causa dello stress, e mi addormentai.

 

 

*Angolino della paazza*
SALVE TESORI. Come state?? Io sto benee
Scusate se l’altra volta non ho scritto nulla qui sotto, ma non sapevo cosa dire.. il capitolo doveva avere un’atmosfera particolare e.. dai commentini carini e dolciosi che ho ricevuto, ci sono riuscita! Grazie a tutti! Vi adoro! <3
Per la scena lemon.. beh, l’avevo detto che non ero moolto brava lol.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Non è molto allegro, da quello che potete vedere.. ma ha anche lui un suo significato importante..
Come voi tutti sapete, il nostro piccolo giraffo ha avuto un periodo.. molto brutto..
Questo capitolo, in un certo senso, parla di una delle canzoni più intense e piene di significato che lui abbia scritto. Any other world.
Ora, volevo spendere due paroline per questo testo, perché ci tengo e perché è importante.
Se vi va di leggere, potete proseguire.. se non vi va, beh grazie di essere arrivati fin qui. Lol.
Allora, sin dall’inizio, mi sono sempre sempre chiesta di cosa parlasse veramente quella canzone. Mi ha sempre fatta sentire in modo particolare e seppure avessi letto il testo milioni di volte, non riuscivo a spiegarmi perché fosse così importante per lui e soprattutto perché –come è successo più di una volta- Mika piangesse quando la cantava in live.
Dopo tante taaante tante ricerche, ho scoperto il vero significato. E allora mi ha toccata ancora di più. Infatti adesso non riesco a non ascoltarla senza piangere.
Per terminare, voglio dirvi che sono davvero fiera di lui e della persona che è riuscita a diventare, nonostante tutto ciò che ha dovuto passare.
Tante coccole e tanti bacini, come sempre.

Ps: I commentini fanno sempre piacere, you know. **

   
 
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