Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Lady Oscar, la serie televisiva, i Manga, il film... e qualunque altra cosa.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note: questo è il prologo.
Note2: c'è stata una revisione, che è consistita nell'aggiungere la colonna sonora (pop, tutta pop!).
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Prologo
Devo chiederti una cosa
Mama, take this badge off of me
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Because when the sun shines, we'll shine together
Now that it's raining more than ever Priestley/ Rihanna... (Umbrella)
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Oscar, bagnata fino al midollo, coi capelli biondi, incollati al viso, entrò nella stanza di André senza bussare.
“Devo parlarti!”
Lui era seduto alla sua scrivania e stava leggendo alla luce della lampada; si voltò lentamente, “Cosa ci fai qui?”
“Devo chiederti una cosa.”
“Me la devi chiedere qui?”, posò il libro e corrugò la fronte, "proprio qui?"
Lei prese una sedia e si sedette, con le gambe divaricate come un uomo, le mani poggiate sul bordo, tutta protesa verso di lui, proprio come faceva da bambina quando voleva coinvolgerlo in qualche marachella: “E’ importante.”
“Importante..." André scosse la testa, "... importante... pensavo che tu dovessi prendere una decisione, stasera, una decisione davvero importante, quella sì...” la osservò con attenzione, “l’hai già presa?”
“No, ancora no”, scosse la testa come se lui stesse parlando di un dettaglio irrilevante, “ti volevo chiedere una cosa, prima. Di fare una cosa, se vuoi...”
Lui la interruppe brusco “Oscar questa è la tua casa” il tono si fece paziente, infinitamente paziente, “la casa di tuo padre, per essere precisi. Io lo so. Tu lo sai? Sai che è casa sua?”
Lei annuì, stupita.
“Ma questa è la mia stanza. Alla fine di una giornata di lavoro,“ la guardò negli occhi mentre sottolineava questa parola, “un lavoro che mi piace molto,“ abbassò il tono, che, nel silenzio della stanza, con solo il ticchettio della pioggia sui vetri, sembrò quasi dolce “moltissimo, credimi," le sorrise, "io vengo qui, per stare da solo, in un posto in cui nessuno entra senza bussare, lo capisci questo?”
Lei arrossì “Ascoltami! André, ascoltami solo per un attimo e capirai... “
Era impaziente.
Travolgente, testarda, incosciente e ovviamente impaziente.
André sospirò.
“Ti ascolto, ma non qui”. Si alzò e si diresse verso la porta.
La ragazza si alzò dalla sedia e si sedette sul letto di André, allungando le gambe.
“Qui va benissimo.”
Lo guardò con aria di sfida.
Lui scosse la testa “Qui non va bene per niente,” aprì la porta, “io vado in cucina e preparo una tisana.”
Uscì senza voltarsi.
“Ne hai bisogno.”