Si dice che ormai dopo vent'anni si possa dimenticare o quantomeno rimuovere alcuni ricordi che fanno male.
Ricordi di un bambino in attesa di crescere: difficili e troppo pesanti per non essere sbattuti in un angolo della mente.
Per gli umani è gia tutto semplificato, qualche seduta dallo psicologo e la cosa si disperde piano piano... ma quando si tratta di un cavaliere è tutto più difficile.
Quando un cavaliere nasce, non importa il rango, la costellazione a cui apparterrà risplende nel cielo, in un certo senso si prepara a donargli luce e forza.
Essa le dona fiducia.
Ma rimane comunque un mistero il perché alcuni cavalieri non riescano a farsene una ragione di esserlo...
Forse alcuni sono costretti, letteralmente, a intraprendere una carriera del genere, come i Santi di Atena.
E su dodici cavalieri almeno uno ci doveva essere... un Buddha, un semidio, un cavaliere, un uomo...
Un uomo che ha preferito la vita da Santo e protettore di Atena ad una vita piena di discordia e sofferenza.
La sua infanzia non è stata delle migliori, anzi violenza e pianti erano all'ordine del giorno.
Dopotutto l'invidia esiste dai tempi dei Miti, facendo molte vittime e uccidendo Cavalieri, uccidendo uomini.
Ogni scusa era buona per calpestare e buttare atterra quel povero alberello ancora in fiore, riducendo i suoi piccoli petali in polvere.
Eppure lui era sempre li, a servire il suo padrone.
Solo a 6 anni aveva più segni lui di uno Specter di Hades in guerra.
Quel biondino non suscitava ne paura e ne potenza, solo altezzosità, eleganza e calma, forse troppa.
E se per sei anni di fila tenne gli occhi spalancati sul mondo, ora doveva abituarsi alle tenebre. 
Doveva riuscire a guardare le emozioni e non le persone, i profumi e non le pietanze, i suoni e non gli oggetti.
Con la prepotente presenza dell'ottavo senso era intoccabile, nessuno osò più mettergli un solo fiore sulla testa per paura di offendere il nuovo Buddha.
Ma a lui tutto ciò non lo sfiorava minimamente, non aveva la più pallida idea del perché dovesse essere venerato.
Per sette anni nessuno gli aveva mai fatto una carezza al suo visino niveo ma comunque veniva toccato con sberle e calci... ora addirittura non veniva neppure sfiorato.
E nella sua solitudine si rifugiò nel giardino, dove un cespuglio di rose cresceva rigoglioso.
Amava prendere i petali delle rose tra le mani, sentirne la morbidezza e la forma, perdersi nel profumo e immaginarne il colore.
Ogni giorno ripeteva quelle azioni come se fossero vitali: tutti i giorni tranne uno.
Il neo cavaliere dovette recarsi al tempio di Atena, accompagnato dal suo maestro.
Una volta arrivato si sedette sulla scalinata in pietra bianca e ci stette per tutto il colloquio dell'ex Buddha.
Finché un bambino della sua età, capelli lillà legati in una coda morbida, uscì dal tempio e trovò un altro bambino seduto nella posizione del Loto con gli occhi serrati.
Dal suo cosmo percepì tutto ciò che correva alle spalle del biondino, provò pietà.
Si avvicinò esitante e il biondo aprì la mano cosicché il bambino potesse riporvi un pezzo si stoffa azzurro, quello che usava per tenere legati i lunghi capelli. 
Di tutta risposta il piccolo Santo strappò un lembo del foulard rosso che avvolgeva il sari giallo del piccolo e lo mise nella mano aperta del nuovo amico.
I due cavalieri di legarono i rispettivi pezzi di stoffa al polso, in quel momento successe l'incredibile.
Il piccolo Santo dai capelli dorati socchiuse i suoi occhi quel tanto che basta per guardasi intorno, poi li aprì del tutto e si girò verso il lillà.
Fu il primo a vedere lo sguardo del Buddha e ne rimase colpito dalla potenza e il dolore di essi.
Non parlarono quella sera, semplicemente si guardavano e sorridevano, raccontandosi cose che neppure il vento riuscì a origliare.
Dopo quella sera non si videro più, fino al raduno dei Cavalieri d'Oro di Atena, al compimento dei Sedici anni di tutti e dodici.
Alla benedizione della Dea erano tutti presenti, tutti col settimo senso.
L'armatura di ognuno scintillava a dismisura suscitando timore tra i sacerdoti e le ancelle affidate alle dodici case.
Due dei dodici avevano al polso un pezzo di stoffa: Rosso per Aries e Azzurro per Virgo.
< Bambino con gli occhi chiusi, dopo dieci anni. >
< Bambino con i capelli viola, eccomi. >
< Nastrino al polso? >
< Mai tirato. >
Bastò quello per riconoscersi, dopo dieci anni.
Il nome non c'era bisogno di dirselo, lo sapevano già.

Angolo dell'Autrice:

Ecco qua il terzo capitolo.
È un argomento che sento molto e credo che per Virgo sia lo stesso e volevo sottolineare il profondo sentimento d'amicizia dei due cavalieri, ancora vivo dopo tanti anni.
Beh, i prossimi capitoli conterranno tutte le risposte riguardo allo stato d'animo di Ikki e Shaka.
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