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Autore: Macy McKee    29/03/2015    4 recensioni
[Raccolta su Cato&Clove]
Siete invincibili – insieme, vi completate.
In quel momento, avete il mondo ai vostri piedi. Vi appartiene, il mondo.
*
È come ogni altra volta in cui hanno abbracciato il pericolo e la violenza e la morte nelle loro vite, sapendo di vivere con una spada sospesa sopra la testa e assaporando l’ebbrezza dal rischio.
Accettavano,
desideravano quel pericolo, perché sapevano imbrigliarlo e domarlo.
I Favoriti del Distretto Due, dall'inizio alla fine.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Lost from the start
Hidden companion
Phantom be still in my heart
Make me a promise that time won’t erase us
That we were not lost from the start
Still Here - Digital Daggers
‹‹Cosa faresti, se vincessi?›› ti aveva chiesto lui.
‹‹Se?›› avevi risposto. Eri sicura, così sicura.
‹‹Cosa faresti?››
‹‹Vivrei.››
‹‹Senza di me?››
‹‹Non l’hai ancora capito, Cato? Posso vivere senza di te. È con te che non posso vivere.››
 
 
La vittoria ha il colore dell’alba che sorge alle tue spalle e l’odore del sangue e della paura.
È come se tutta la tua vita fosse esistita in attesa di quel momento e di quel momento soltanto. Conosci il suono delle trombe che riempie il cielo come se avesse già riecheggiato in ogni tua parola, in ogni tuo respiro.
Sei pronta per l’hovercraft che scende per te – solo per te, per te – come se per tutta la vita avessi camminato verso la rampa che si abbassa ad accoglierti.
Non c’era nessuno, accanto a te, nei tuoi sogni di vittoria.
Non c’è nessuno, accanto a te, ora che hai vinto.


 
Sei stata davvero tu a uccidere Cato, alla fine.
Hai spinto la lama nel suo petto, frugando nei suoi occhi alla ricerca della paura che avevi aspettato, sognato, bramato.
Non l’hai trovata.
Hai ascoltato il suo respiro rallentare, attendendo che ti supplicasse di risparmiarlo.
‹‹Avevo ragione›› hai sussurrato alla luce che tremolava e si spegneva nei suoi occhi.
Hai finto di non vedere che il suo sguardo ti bisbigliava tristemente che no, non avevi ragione, no, non eri una vincitrice; non eri nemmeno una sopravvissuta.
Il suo sangue imbratta ancora i tuoi sogni
 
 
Il Villaggio dei Vincitori è affollato e rumoroso a ogni ora.
Mentre lo attraversi e lo vivi, non puoi evitare di pensare che non hai mai visto una città fantasma tanto popolata.
Le persone che infestano le strade sono reali come i mattoni che costituiscono le case, ma sottili come sbuffi di vento.
Siete spettri fatti di carne e ossa.
Continui ad allenarti, perché al Centro di Addestramento le persone sembrano un po’ più vere, un po’ più vive.
A te stessa dici che non vuoi perdere la tua forza, perché a questo puoi credere.
Non puoi – non vuoi – credere di essere un fantasma fra i fantasmi, perché ai Giochi nessuno sopravvive. Neanche i vincitori.
 
 
Cato viene da te una notte e non se ne va più.
Lo scorgi fra le ombre che si nascondono nella luce della luna, mentre chiudi la finestra della tua nuova camera da letto.
È una camera tanto grande in un universo tanto piccolo.
Sbatti le imposte della finestra quando lo vedi per la prima volta, imprecando contro il buio che inganna la tua mente.
Lui si insinua nella tua vita passando dalla finestra quella stessa notte.
Lo trovi accanto a te quando apri gli occhi: ha ancora il petto squarciato, il manico del tuo coltello che sporge dalla sua pelle.
 
 
È stress post-traumatico, ti dici, mentre cammini accanto a lui attraverso la casa.
Diventa una presenza costante, nella tua vita.
Lo vedi fra le tue lenzuola quando ti svegli la mattina, lo vedi fra i fantocci al Centro di Addestramento.
Senti la sua voce negli ansiti degli avversari con cui ti batti e nelle urla degli altri Vincitori che squarciano la notte.
Ti si avvicina, e tu fingi di non vederlo.
È un’allucinazione. Sparirà.
Non lo fa.
Ti accompagna attraverso i giorni e le notti, e si fa più vivo ogni ora.
Tu ti senti sempre meno reale.
 
 
È lui a parlare per primo.
‹‹Dovrai affrontare la verità, prima o poi.››
Non rispondi. Non parlo con le allucinazioni, ti dici.
‹‹Clove.››
La sua mano sembra terribilmente reale mentre ti afferra la spalla.
‹‹Sei morto›› ringhi.
Lo vedi esitare, e trai forza dalla sua debolezza. Corri via, chiudendoti la porta di casa alle spalle.
 
 
Sei tu a parlare l’ultima volta.
Sei seduta sulla collina da cui osservi il Villaggio, il freddo che ti sfiora ma non ti tocca.
Lui è seduto accanto a te, e non c’è calore sulla sua pelle.
‹‹Sei morto›› gli mormori.
Lui annuisce.
‹‹Sono morta anch’io.››
‹‹Sì.››
‹‹Sei stato tu?››
‹‹No. Mi dispiace.››
Ridi.
‹‹Non l’avevi mai detto. Dovevamo morire, perché tu ti scusassi con me?››
‹‹Non abbiamo mai avuto un buon tempismo.››
Guardi la luna sopra di voi, e sai che sarà l’ultima volta. Ora che sai, il sogno si dissolverà.
Abbassi lo sguardo su Cato. È così sbagliato che tu voglia guardare lui, alla fine di tutto?
‹‹Abbiamo mai avuto una possibilità?››
‹‹No. Nessuna.››
 
 
Note: Okay, questa storia fondamentalmente è nata per farmi prendere tempo mentre cerco di applicarmi su una fanfiction che mi hanno sfidata a scrivere ma che non sono in grado buttare giù nemmeno supplicando il mio cervello.
Quindi, procrastination is the way :3
L’ho scritta abbastanza di getto, ma ammetto che è diventata la mia nuova preferita di questa raccolta :3
Piccola precisazione: In effetti la storia segue il canon, perché sì, sono morti entrambi. Mentre muore, Clove vive una specie di “visione” in cui vince eccetera, ma quando comincia a vedere una persona morta le viene il dubbio xD
Scritta per il prompt "morte" dal gruppo Fanfiction Challengers II

 
   
 
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