Videogiochi > Five Nights at Freddy's
Ricorda la storia  |      
Autore: Tony Stark    29/03/2015    7 recensioni
Era stato liberato dall'unica cosa che gli impediva di essere del tutto libero, ma adesso dopo trent'anni comincia a rendersi conto dei suoi errori.... ma oramai è troppo tardi, l'inferno ha già creato il posto per lui. Ed è proprio su questa Terra
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Our little horror stories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 The game begins again… no, it ends now

                     The Purple Guy’s regret


Il pesante tendone rossastro mi impediva di vedere che stava succedendo, sentivo solo un vociare indistinto.

Di gente che vuole possedere i resti di un orrore. I fan del macabro, come quelli che tentavano di spiare l’interno del Frazbear Fright quando era ancora chiuso, quelli che guardavano con uno strano scintillio tutto ciò che riguardava il mio gioco, la mia opera. E quando arrivava il mio momento quello scintillio cambiava, i loro sguardi erano spaventati e quasi disgustati dall’aspetto decadente del mio “nuovo” corpo.
Uno spiraglio di luce, il tendone venne scostato,

<< Portate l’animatrone! >> gridò il banditore d’asta. Due addetti che rimasero bloccati nella mia zona d’ombra, non saprei dire come sono, mi portarono finalmente fuori da quel oscurità soffocante, non che io non ci sia abituato ma il fatto di dover rimanere immobile mi dava un orrida sensazione di immobilità e…, potrei quasi dire, di morte.

Gli occhi di molti dei compratori brillarono e il prezzo aumentò, non vedevano l’ora di possedere uno degli animatroni del famoso Freddy Frazbear’s Pizza. Fremevo dalla voglia di ucciderli tutti come ho fatto con quel guardiano tre notti fa.

Mikey ha tentato di fermarmi, ha bruciato il luogo che mi tratteneva che mi impediva di muovermi liberamente il dì e per il mondo, mi ha liberato quel povero sciocco.

Il numero otto si aggiudicò l’animatrone, ovvero io. Il mio compratore era un ragazzino, o almeno ne aveva l’aspetto, era biondo e aveva gli occhi grigi.

E avrei davvero voluto ucciderlo, strano come la mia voglia di uccidere non si fosse acquietata, anche se ormai non potevo più sentire la sensazione del sangue sulle mie mani.

Sorrideva quel viscido ragazzino, dovevo trattenermi, anche se non volevo altro che stringergli le mani attorno al collo e stringere fino a sfondargli la trachea e vederlo soffocare nel suo sangue. E poi sarei stato davvero libero.

Mi portarono di nuovo dietro il tendone. Quel cincischio continuò per un bel po’ di tempo, più di quanto potessi sopportare, scandagliavo il buio alla ricerca di qualcosa che potesse dirmi che quell’asta era finalmente finita.
Accanto a me si trovavano i resti della testa animatronica di Freddy Frazbear, il sorriso piegato e distorto dal fuoco che aveva fuso plastica e metallo. “Il sorriso immagine del Fredbear Family Dinner ridotto ad un ghigno terrificante, eh” pensai parlando a me stesso, come avevo fatto negli ultimi trent’anni, avrei voluto poter almeno ridacchiare.

Come facevano quei bambinetti a muoversi negli animatroni così facilmente?! Io in trent’anni avevo capito solo come muovermi e loro in nemmeno dieci anni erano stati capaci persino di far parlare quelle scatole di latta!

<< Sarai il pezzo forte della mia collezione, Springtrap >> disse il ragazzino, non lo avevo nemmeno sentito avvicinarsi. Odiavo quel nome, mi ricordava perennemente il mio errore, conoscevo questo costume come me stesso sapevo di non dovermi muovere bruscamente, ma ovviamente dovevo deridere quelle anime dannate. Si può essere più stupidi?!

La mano esile e pallida del ragazzino si avvicinava al mio ghigno terrificante, non c’era nessuno vicino a noi. Mossi rapido il braccio bloccandogli il polso stringendoglielo con una mano senza neanche troppa forza. I suoi occhi grigi si spalancarono potevo facilmente leggere la paura che vi era dentro.

Ridacchiai, anche se il suono che ne uscì fuori era più una sorta di stridio metallico prolungato,
<< N-non puoi essere attivo >> sussurrò il ragazzo

“Ma guarda caso lo sono” pensai, peccato che non fossi in grado di dirglielo. Strinsi la presa sentendo le sue ossa scricchiolare sotto la mia presa e poi vidi poco lontano da noi, lei… la Marionetta. No, lei era stata disattivata, smantellata, non poteva essere lì.

Mosse le sue esili mani nere come se tenesse delle marionette.

Shh, torna a dormire, Vince” sibilò nella mia testa e improvvisamente il corpo animatronico si fermò, ritrasse le braccia e rimase immobile. Non riuscivo a fare alcun che, se non fissarla… lei che mi aveva promesso l’inferno sulla terra quasi quarant’anni fa.

 
Torna a dormire, Vincent” ripeté, man mano tutto si sfocò. Come se mi stessi spegnendo, no! Non volevo riprovare quella sensazione, non di nuovo!
 
L’animatrone si spense d’improvviso, Alexander rimase scioccato a fissare la creatura che era rimasta a fissare il nulla con i suoi occhi bianchi, che non parevano per nulla sintetici.

Un attimo prima pareva volergli rompere il polso con la sua stretta e l’attimo dopo era disattivo e… morto. Le articolazioni metalliche tese fino a bloccarle.

Alexander non sapeva dire se era più preoccupato del fatto che prima si era mostrato… vivo, o se doveva preoccuparsi del fatto che adesso era immobile come una macabra statua di metallo consumato.

Anche se alla fine Alexander si trovò a ghignare, quale pezzo migliore di un animatrone vivente, proprio come quelli della pizzeria da Freddy? Avrebbe fatto un figurone nella sua teca di vetro, anche se forse avrebbe fatto meglio a farla di plexiglass ma non si aspettava di certo che l’animatrone fosse vivo.

Quando lo portarono nella sua galleria personale, Alexander era felicissimo. Quell'animatrone era stupendo ed era l’ultimo pezzo della sua collezione. Nelle varie teche di vetro si trovavano maschere degli animatroni o pezzi dei loro endoscheletri, o i poster della pizzeria.

 
Adesso aveva finalmente completato la collezione della sua vita. La notte giunse in fretta ma Alexander non riusciva a staccare gli occhi da quella meraviglia animatronica, adesso illuminata dai piccoli faretti posti alla base della teca. Poggiò la mano sulla fredda superficie di vetro e in quel momento accadde l’impensabile la mano dell’animatrone colpì il vetro con una forza inumana.
 
Dannata Marionetta! Mi aveva già tolto abbastanza, non poteva anche privarmi di questo, non poteva impedirmi di uccidere. Non era il mio marionettista, io non sono la marionetta di nessuno!

Finalmente riesco a riprendere il controllo del mio corpo, o meglio della tuta animatronica che lo ha catturato (a causa mia). La prima cosa di cui mi rendo conto è che non mi trovo più dietro quel tendone ma che sono dentro una teca di vetro? Illuminata a giorno da due coppie di faretti, davanti a me, si trova quel ragazzino biondo. Appoggiò la sua mano sul vetro.

Immediatamente colpì quello stesso punto, la lastra si crepò fino a spaccarsi in una pioggia di schegge di vetro. Il ragazzino indietreggiò di un paio di passi mormorò qualcosa. Non capì che cosa disse ma non mi importava realmente.

Era il momento di levarmi di torno l’ultimo ostacolo fra me e la mia libertà. Mi sembrava di potermi muovere con più facilità di quanto potevo fare al Frazbear’s Fright, forse l’essere ancora così vicino a quei mocciosi mi aveva impedito di essere completamente “funzionante” per così dire.

Mi piaceva la paura nei suoi occhi, ma non mi interessava sul serio farla durare a lungo, al momento volevo solo ucciderlo.

Ma dopo averlo levato di mezzo dove ti nasconderai, Vincent?” di nuovo la voce della Marionetta, anche se dovevo ammettere che adesso aveva un poco di ragione, quando ero umano era più semplice sparire, confondersi con le persone. Ma adesso con questo ridicolo costume da coniglio non mi sarebbe venuto facile nascondermi.

Non mi piaceva non poter avere il controllo della situazione… l’unica cosa su cui ero certo era spuntare il primo punto della lista, levarmi di mezzo questo impiccio. Dopo avrei pensato al resto.

Il ragazzino afferrò qualcosa dalla sua tasca, una specie di telecomando o qualcosa di simile. Alzai lo sguardo, fissandolo nello stesso punto del ragazzino, era il sistema antincendio. La cosa che aveva fra le mani lo avrebbe azionato nella modalità manuale.

Non sapevo se l’acqua avrebbe effettivamente danneggiato il costume, non l’avevano fatto trent’anni e un tecnico incompetente (che non si era nemmeno reso conto della presenza di un cadavere dentro i costume) ma non volevo rischiare. La mia opera non era ancora completa e non mi sarei di certo fatto fermare da un ragazzino idiota.

Dovevo muovermi in fretta più di quanto avessi mai fatto, non c’era più tempo per giocare ad “Un, Due, Tre… Stella!” con questo ragazzino.
Avevo già perso troppo tempo…

Al ragazzo cadde il “telecomando” dalle mani e io ne approfittai, mi avvicinai a lui e poi strinsi le mie mani metalliche attorno al suo collo, tentava di divincolarsi o di farmi allentare la presa ma non ci sarebbe riuscito.
<< Springtrap, ti prego no >> sussurrò col poco fiato che aveva. Serrai la mia presa sul suo collo, il mio nome non era Springtrap. E avrei voluto urlarglielo contro ma non potevo parlare, non ci riuscivo. Non avevo ancora capito come parlare tramite il costume.

Una strana malinconia mi fece tornare indietro sui miei passi, lasciando andare quel ragazzino, i suoi occhi grigi si erano spenti lui aveva perso conoscenza ma non lo avevo ucciso… Perché?! Perché non ero riuscito a finirlo?

La Marionetta, lei doveva centrare qualcosa… mi stava rovinando, aveva passato anni a ripetermi i miei errori, tentando di risvegliare un senso di colpa mai esistito e ora era c’era riuscita. Mi ero fermato perché per un momento l’immagine di quel ragazzino si era sovrapposta alle mie precedenti vittime.

Dannata Marionetta! Dannato Fredbear Family Dinner! Non riuscivo a capire perché, io non avevo mai, mai, mai pensato che un giorno avrei pensato alla mia opera, al mio gioco come ad un errore.

Hai finalmente capito, Vince? Hai capito quello che ci hai fatto?” la voce della Marionetta, si disperse nel aria e poi la vidi, era in fondo alla galleria. Assieme ad altre quattro anime piangenti.

E il senso di colpa venne soffocato da un improvvisa ondata di rabbia, un ringhio metallico si liberò dalla scatola vocale del costume,
<< V-Voi mocciosi, sareste dovuti essermi grati, io vi avevo reso immortali. In quei costumi. Voi sareste stati la mia opera. Mi avete tradito, mi avete… ucciso! >> gridai contro di loro, senza nemmeno rendermi conto di essere finalmente riuscito a parlare, dopo trent’anni di silenzio e di solitudine…

<< M-Mi avete lasciato per trenta lunghi anni da solo, ad impazzire. Avrei sopportato persino le vostre torture, i vostri insulti! Avrei preferito qualunque cosa! >>

Questa era la tua ultima possibilità, addio Vincent” disse la Marionetta, si aspettavo di sentire qualcosa, di sparire nell’inferno ma niente di tutto ciò avvenne. Vidi le cinque anime sparire in globi di luce, mi avevano abbandonato anche loro che mi avevano condannato a questo inferno.

Ecco cosa intendeva la Marionetta, ecco qual era il vero inferno a cui mi voleva condannare.

Speravo fosse ancora notte. Lasciai il luogo in qui quel ragazzino mi aveva portato e sparii fra le tenebre della notte.

Avrei dovuto pentirmi prima, quando Marionette mi dava la possibilità di redimermi, di finire almeno all’inferno.

--

Sono passati già cinque anni dal rogo del Frazbear’s Fright, cinque anni da quando la mia punizione è cominciata sul serio. Tutto è tornato come i primi giorni, il dolore permea ogni mio istante, quasi non riesco a muovermi.

Il mio odio si è spento, la mia sete di sangue si è sopita del tutto. Sono solo un guscio vuoto che vaga ogni notte alla ricerca di qualcosa che risvegli il mio animo malvagio, o almeno credo che un tempo lo fosse.
Liberatemi vi prego, trovate il modo di farlo… non ho più motivo di uccidere, non sono più un pericolo.
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore
Scusatemi per il ritardo, ma non sapevo come scrivere il Purple Guy. E sono abbastanza certo che non sia venuto bene ma spero davvero che vi piaccia.
Ringrazio: Mattalara, Lord Gyber, BabyScaryDOLL_01, Donatozilla e Shinichi_Chan per aver recensito la mia precedente storia. Spero che anche questa vi piaccia
-Anthony Edward Stark
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Five Nights at Freddy's / Vai alla pagina dell'autore: Tony Stark