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Autore: Clitemnestra    29/03/2015    1 recensioni
Till è una delle più belle donne di tutta l'Inghilterra.
E' una degli abitanti di Sherwood ma nessuno sa niente di lei, solo che quando arrivò nella foresta era malconcia e in fuga da qualcuno.
Ma lei porta con sè un oscuro segreto, un segreto che se rivelato potrebbe cambiare le sorti della Gran Bretagna.
Spero vi piaccia, aspetto le vostre recensioni, un bacio a tutti
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Nuovo personaggio, Robin Hood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il carro nero sfilava lento per le vie di Nottingham.
Il legno d’ebano era decorato con il simbolo dei leoni rampanti dei Plantageneti mentre il carico era stato ricoperto da un velo di tessuto pregiato.
Il carrettiere era un uomo rude, dai folti baffi ma dai pochi capelli; i cavalli era pezzati, due splendidi animali, le cui briglie era borchiata d’oro.
Dietro il carro veniva il Principe Giovanni, vestito dal lungo mantello di ermellino e dalla corona, troppo grande per la sua testa, gli ondeggiava sul capo.
Lo Sceriffo e Guy lo affiancavano. Tutti e due indossavano la casacca nera degli alti ufficiali con ricamato i due cervi dello stemma di Nottingham.
Dietro di loro, li seguiva una folla di cortigiani, tutti stretti nei loro mantelli neri.
Il popolo di Nottingham osservava il corteo con un misto di preoccupazione e stupore.
Poche volte, infatti, un corpo di una persona importante veniva seppellito a Nottingham.
Quando il carro giunse davanti alla chiesa di St. Mary, il corteo si fermò.
Giovanni scese da cavallo, seguito da Guy e lo Sceriffo.
Il Principe si parò davanti al carro aprì le braccia in un gesto plateale –Popolo di Nottingham! Siamo qui oggi per celebrare l’addio alla figlia di Riccardo – la voce amplificata dal finto dolore, risuonava squillante –Uccisa da terribili banditi che dominano la Foresta di Sherwood!- Giovanni accarezzò il velo nero –Perciò io ti giuro, cara bambina, che non avrò pace finchè i tuoi brutali assassini non saranno squartati e tu sarai vendicata!-
La promessa del Principe risuonò cupa e orribile agli occhi della popolazione, che accalcata davanti alla chiesa, osservava con occhi attoniti il corto.
Tuttavia dalla moltitudine una donna si buttò a terra, le braccia protese in avanti, e urlò –Possa la tua anima riposare in pace, piccola mia, tutto il popolo di Nottingham ti vendicherà! –
Si levò un grido di approvazioni,alcuni  battevano le mani altri alzavano i cappelli.
Giovanni sorrise e lanciò un ‘occhiata allo Scheriffo, che annuì soddisfatto .
Nessuno però si accorse dello sconosciuto che s’insinuava furtivamente nella chiesa e nessuno notò come le sue labbra si aprissero in una maledizione.
 
___
 
Djaq sentiva i polmoni in fiamme. Li sentiva ardere di dolore.
Provò ad aprire gli occhi ma la luce del sole le ferì lo sguardo e la costrinse a richiuderli.
Fece per parlare ma dalle labbra tumefatte uscì solo un rantolo cupo.
Sentiva il suo corpo dolorante, come se mille aghi le stessero perforando la pelle.
-Djaq!- la voce di Till irruppe come un barlume di speranza –Djaq sei sveglia?-
Till non tradiva la sua preoccupazione e quella domanda, la cui risposta era evidente, ne era la prova.
Djaq fece un cenno con la testa e avvertì la donna rilassarsi.
-Vuoi dell’acqua?- domandò la donna e Djaq fece nuovamente un segno con la testa che Till interpretò come un sì.
Subito prese una scodella e la riempì con l’acqua di un otre.
Poi la porse alla saracena e gliela versò sulle labbra.
Djaq mugugnò di piacere e Till sorrise.
Quando la saracena finì l’acqua la donna appoggiò la ciotola per terra e cambiò le fasciature.
Djaq riuscì ad aprire gli occhi e  la osservò.
La donna era molto precisa e non le fece male.
Le sue mani si muovevano sinuosamente con le bende giallastre, e le dita delicate non sfioravano la carne livida.
Dalla sue labbra,inoltre, si alzava una canzoncina dolce.
Parlava di una donna che si trovava da sola ma che alla fine trovava l’amore.
Quando ebbe finito si lasciò cadere sul bordo della branda, prendendosi il volto tra le mani.
In quel momento la saracena si accorse quanto Till fosse stanca.
I capelli le ricadevano sulla fronte simili a fili di paglia ,gli occhi era gonfi e cerchiati di nero e la pelle era cerea.
Doveva aver passato notti insonni per ridursi in quello stato.
Con uno sforzo le riuscì a sfiorare una mano, ma a Till bastò.
Alzò gli occhi e le lacrime le argentarono la pelle.
-Pensavo di perderti- disse.
La sua confessione era così affettuosa e apprensiva che per la prima volta Djaq fu toccata dalle parole della donna.
Di colpo non vide più Till come la povera piccola sconosciuta raccolta nel bosco ma una compagna.
-Erano due giorni che non ti muovevi- continuò Till –Ho avuto paura ch il frate ti avesse picchiato a morte!-
Djaq scosse la tesa.
-Ci vuole ben altro per farla fuori!- la voce di Robin spezzò il momento di dolcezza nella stanza.
Till lo guardò in tralice ma l’uomo parve non notarla.
Si avvicinò alla saracena e chiese–Come sta?-
-Si è svegliata da poco- rispose Till –non riesce a parlare ancora!-
Robin annuì.
-Il frate?- la domanda di Till non lo colse di sorpresa .
Prevedeva che la donna avrebbe posto quel quesito.
-Non posso punirlo.- ammise Robin –E’ un religioso!-
-Maledetta sia la tonaca che indossa!- esclamò la donna e la sua reazione stupì Robin.
Tuttavia non potè che acconsentire –Lo so, Till!-
Poi lanciò un bacio a Djaq che rispose con un verso di gratitudine e uscì dalla stanza.
 
___
 
Robin uscì dalla tenda, sentendosi improvvisamente stanco.
Il sole ,quel giorno, era debole e a stento riusciva a far capolino tra le fitte coltri di nubi.
Voleva prendere qualche medicina che lo aiutasse a rinsavirsi ma non osava chiedere qualcosa a Djaq in quelle condizioni.
Percorse il campo a grandi falcate e raggiunse la sua tenda.
Quando entrò vi trovò stranamente Little John, Will e Love. Tutti e tre tenevano le braccia conserte davanti all’addome e sui loro volti un’espressione indecifrabile,
-Cosa è successo?- chiese Robin allarmato.
Little John iniziò –Sappiamo che questa mattina sei uscito …-
-E sei andato a St.Mary!- lo interruppe Will, ricevendo dall’omone un occhiata in tralice.
-Si- ammise Robin.
Mentire era inutile.
-Ma è pericolo!- esclamò Love, protraendo le braccia verso di lui –Se ti avessero preso … -
-Ma non l’hanno fatto.- replicò Robin freddo
-Ma potevano farlo- continuò John –E sicuramente ti avrebbero ucciso!-
-Sono cinque anni che vivo a Sherwood, e in tutto questo tempo non mi hanno mai preso!- ribatté  Robin con una punta di orgoglio.
Ma Love gli rivolse uno sguardo colmo di preoccupazione e affetto che lo costrinse a mormorare –Starò più attento-
Will e Little John si scambiarono un’ occhiata di sollievo.
Poi l’omone disse –Ora parliamo di cose importanti!-
-Perché io non lo sono?- chiese Robin leggermente offeso.
-No, sei solo una bambolina a cui piace usare l’arco!-
Robin scoppiò a ridere, seguito dai compagni.
Quando ebbero finito Little John riprese la parole –Dicevo, parliamo di cose importanti : il frate.-
Improvvisamente il sorriso sulle labbra di Robin scemò, rimpiazzato da un’espressione cupa –Non lo so.-
-Bisogna punirlo – affermò Will – A picchiato a sangue uno dei capisaldi della nostra comunità e non può uscire indenne.-
-Will, la questione è più delicata. Se fosse un semplice abitante non esiterei a camminare sui tizzoni ardenti, ma Fra’ Tuck e un religioso! Non posso punirlo senza avere conseguenze.-
-Ma quando ha accettato di unirsi agli uomini di Sherwood, ha accettato di essere trattato come tutti!- continuò Will indignato.
-Lo sappiamo, ragazzo- disse Little John scompigliandogli i capelli rossi –Ma un frate non sarà mai come tutti. Indossa una tonaca e questo fa di lui un privilegiato.-
-Ma questa è un ingiustizia! – ribatté Will disperato.
-Il mondo è pieno di ingiustizie- mormorò Love
–Per questo esistono quelli come noi!- disse Robin accarezzando l’arco poi continuò –Lo costringeremo a chiedere perdono a Djaq. Se non lo farà ,sarà mandato via! Questa è la mia decisione.-
Gli altri annuirono, poi scivolarono fuori dalla tenda lasciando solo Robin.
L’uomo gettò  a terra l’arco.
Sentiva la mancanza di Djaq.
Avrebbe dato qualunque cosa per sentirla parlare, ridere o borbottare.
Si era svegliata, ma non era fuori pericolo.
La paura di perderla s’impossessò di lui.
Prese a gemere, scosso dai singhiozzi.
Mormorò il suo nome e le chiese di rimanere.
Ma rispondeva solo il silenzio.
Pianse.
Improvvisamente le tende della capanna tremolarono.
Le guardò e chiese speranzoso –Djaq?-
Ma la donna che entrò non era Djaq.
Till si avvicinò a lui.
Era bella, la pelle pallida e delicata appariva lucente alla luce delle candele e i capelli biondi le ricadevano sulla fronte simili a dei fili d’oro.
-Sono Till- disse.
Robin annuì e la donna sorrise.
-Volevo vedere come stavi-
L’uomo strinse le spalle.
-Bene -Till era imbarazzata, fece per andarsene ma Robin la fermò
-Resta con me – la voce rotta dal pianto.
E Till non potè rinunciare.
Lo accarezzò.
Gli sfiorò la testa, le guance, il collo.
E lui rispose toccandogli la nuca spingendo le  labbra sulle sue.
Fu un attimo.
Le loro labbra s’incontrano all’improvviso.
Ma Till si allontanò, disgustata.
-Come hai potuto?- la sua accusa vibrò nell’aria, ma colpì Robin come uno schiaffo.
-Ti prego, Till, perdonami!- urlò l’uomo
Ma la donna scosse la testa e prima che Robin potesse dire altre parole uscì dalla tenda.
 
___
 
La figura scivolava lenta nella foresta.
Nonostante fosse notte aveva timore che qualcuno potesse scoprirla.
Raggiunse una radura.
Lo Sceriffo c’era già.
Sorrideva, tenendo alzata la spada .
-Sei arrivata, finalmente- la sua voce era impaziente –Che notizie porti?-
-Il frate ha picchiato la donna saracena- disse la figura.
Lo Sceriffo fece un gesto con la mano, come se scacciasse una mosca molesta –Non mi interra. Qualcos’altro?-
-Nulla- mormorò l’altro.
Gli occhi dell’uomo si fecero minacciosi –Non mentirmi!- urlò poi avvicinò la spada in direzione della figura –Altrimenti … -
La figura squittì poi aggiunse –Robin sa che la principessa è stata uccisa da voi-
-Bene!- l’uomo annuì –Ora puoi andare, troietta.-
La figura scivolò via, ma poté notare il sorriso che si disegnava sul volto dell’uomo.
Il sorriso di un demonio.
  
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