La Fan Fiction è ambientata due
anni dopo il primo incontro tra Edward e Bella, che non avendo resistito al suo
sangue l’ha uccisa. Trasferitosi quindi con la propria famiglia a Londra, farà
la conoscenza di una nuova ragazza che conquisterà il suo cuore.
Sperò vi piaccia e mi raccomando
recensite in tanti!!!!
My new
Life
Capitolo 1
Partenza e arrivo
(Katy POV)
Gioia tanta gioia. Ecco cosa avevo
provato quando i miei me lo avevano detto. Poi, guardando i loro visi, una
strana consapevolezza era nata in me. La consapevolezza che quello non sarebbe
stato un viaggio di piacere, andata e ritorno, ma un viaggio di sola andata con
ritorno solo alla maggiore età. Neanche per Natale o per l’estate.
Mi ero chiusa in me stessa. Non
volevo partire. Qui avevo la mia vita, i miei amici, qui avevo tutto. E non
volevo lasciarlo. Pianti, urla, ma niente, i miei genitori non avevano cambiato
idea. Sarei partita per Londra, molto presto. E infatti il giorno della
partenza arrivò presto, molto presto. Quasi senza accorgermene.
E poi, il 1 settembre, mi ritrovai
sull’aereo. Piena di bagagli, con uno zainetto sulle spalle e le cuffie nelle
orecchie, avevo intrapreso il mio viaggio. Sola, completamente. I miei quel
giorno dovevano lavorare, mio fratello era a scuola, e i miei amici, quando
avevano saputo che sarei partita per non tornare prima di cinque anni, si erano
ritirati nelle loro tane, evitandomi. Forse avevo sbagliato a considerarli
amici. Non tutti certo, Lulù era rimasta accanto a me. Mi aveva consolata, e
aveva promesso che mi avrebbe mandato tante di quelle e-mail, che alla fine
l’avrei uccisa. Avevo riso di cuore quando me l’aveva detto. Era davvero una
cara ragazza.
Atterrai circa cinque ore dopo, e
all’aeroporto, con grande sorpresa avevo trovato ad aspettarmi una macchina.
L’autista, per farmi capire che mi stava cercando, si era messo proprio accanto
all’uscita con un cartello grande quanto un trentasei pollici, con su scritto
“Welcome to London Miss Piccoli”. Ero morta dalle risate quando l’avevo letto.
Cosa da pazzi. Un cartello di benvenuto. Per me. Cosa da pazzi.
Mi avvicinai comunque.
“Buongiorno Miss Piccoli, e benvenuta
a Londra!” mi aveva parlato in italiano perfetto. Mi sorprese.
“Buongiorno!” sorrisi, quell’uomo mi
sembrava un tipo simpatico.
Mi indicò di salire in auto e così
feci. All’interno trovai una piacevole sorpresa. Grazia. Una delle mie migliori
amiche. La figlia di un collega di lavoro di papà.
Appena mi vide mi si gettò al collo.
Che gioia rivederla. Mi era mancata così tanto. Era sempre stata una buona
amica, e speravo che stare con lei, lì a Londra, avrebbe alleviato la mia
nostalgia di casa.
“Katy che bello rivederti!!!! Mi sei
mancata un mondo!!!! Non vedevo l’ora che tu arrivassi!!!”
“Si Gra, è stupendo anche per me
rivederti!!! Ma perché sei venuta a prendermi in auto, con un autista per di
più?” La guardai esterrefatta, e lei con un mezzo sorriso mi rispose.
“La scuola che frequento e che
frequenterai anche tu insieme a me è molto permissiva, e la preside ci ha
mandato l’autista perché voleva farti un bel regalo di benvenuto. Inoltre hanno
programmato una festa per te!”
“Per me. Una festa. Ma cosa dici?”
“Si si. Una festa. Di benvenuto”
Finalmente arrivammo a quella che
sarebbe stata la mia nuova scuola e la mia nuova casa. Grazia mi mostrò quella
che sarebbe stata la nostra camera e mi indicò dove potevo mettere tutte le mie
cose. L’armadio era da dividere a metà, ma non ebbi problemi, non avevo portato
molte cose e caso mai avrei potuto comprarle. Quando finii la zona vestiti
passai a quella toilette, e il bagno, mi lasciò esterrefatta. Era molto grande
e molto colorato. Grazia aveva già occupato la metà delle mensole, e da come
aveva sistemato tutti gli oggetti capii che in principio tutte le mensole erano
occupate dalle sue cose. Sistemai tutti i miei profumi e bagnoschiuma.
Quando
ritornai in camera, Grazia era sepolta nel suo armadio, molto probabilmente a
cercare qualcosa da mettere. Tutti i vestiti che non la convincevano erano
ammucchiati sul suo letto. Prima di farmi la doccia, sistemai i miei libri
nella libreria a ridosso delle due scrivanie. I libri c’erano già, erano molto
pochi, e i miei la riempirono per più della metà. Quando ebbi finito, era
ancora mezzogiorno, e da quanto avevo appreso, il pranzo era all’una precisa.
Decisi di rimandare la doccia e lo shampoo al pomeriggio, e così mi sedetti al
computer. Andai, naturalmente a controllare la mia posta elettronica. Mi era
già arrivato un messaggio da Lulù.
Cara Katy,
già mi manchi, lo sai vero? Stamattina non è successo nulla di particolare,
a parte che, quando ho chiamato tua madre per sapere se eri partita, e ho avuto
la conferma, sono cadute molte lacrime. Cito non la smetteva più di piangere, e
non ti dico Lilly poi. Ci sono voluti tre quarti d’ora per calmarla. Comunque,
non voglio rattristarti, quindi tocca a te raccontarmi com’è andato il viaggio.
La tua Lulù con tanti baci.
Com’era
dolce. Allora mi ero sbagliata sui conto dei miei amici. Mi volevano davvero
bene. Che sollievo saperlo. Non ero proprio sola.
Cara Lulù,
grazie per il tuo messaggio, non sai che bello sapere che ho ancora degli
amici. Il viaggio è andato molto bene, non ci sono state turbolenze
fortunatamente. L’atterraggio anche è stato tranquillo. Quando sono uscita
dall’aeroporto, c’era un’auto ad aspettarmi. Bellissima. Dentro ci ho trovato
la mia amica Grazia. Qui, la scuola, è molto bella, grande e anche lussuosa. La
nostra camera è immensa, e non ti dico il bagno. Stupendo. Peccato che le altre
ragazze abbiano già programmato una festa in mio onore. Ma non dovrei
prendermela, dopotutto non sanno che odio le feste, non mi conoscono neanche.
Domani ti scrivo per dirti com’è andata.
Baci. Katy.
Spensi il computer e mi buttai sul
letto. Ero rimasta sola. Grazia era andata a farsi la doccia. Decisi di leggere
un po’. Era da quando avevo saputo della partenza che non prendevo un libro in
mano. Un po’ perché ero stata impegnata nel preparare i bagagli, un po’ perché
non mi ero mai sentita dell’umore adatto.
Mi avvicinai
alla libreria e presi il libro che avevo comprato quella mattina all’aeroporto.
Mi aveva attirato la copertina. C’era un ragazzo con i capelli bronzei, davvero
bello, con del sangue che gli scendeva dagli angoli della bocca. Un libro sui
vampiri. Mi erano sempre piaciuti, ma a giudicare dalla quarta di copertina, i
vampiri di cui narrava la storia erano molto particolari. Non bevevano sangue
umano, ma quello animale, non si potevano esporre alla luce del sole, perché
gli faceva brillare come diamanti e i loro occhi erano dorati. Inoltre dai primi
capitoli che avevo letto in aereo, venivano giudicati da tutti, ragazzi
bellissimi e irraggiungibili. Mi aveva affascinata.
L’ora che ci separava dal pranzo
passò molto in fretta, ma io non avevo voglia di chiudere il mio libro. Ero già
arrivata al tredicesimo capitolo. Uno dei più importanti. Non, non mi andava
proprio di chiuderlo.
“Katy! Allora! Forza andiamo a
pranzo!”
“No Gra, non mi va. Mi porti tu
qualcosa?”
“Che pizza che sei! Si ti porto io
qualcosa!” Sbuffò impaziente, guardandomi e dalla sua espressione, non sapevo
se ridere o piangere. Era buffissima. Poi inaspettatamente prese un cuscino e
me lo lanciò addossò. Scema che non era altro. Anche io a mia volta presi il
mio cuscino da dietro la spalla e feci per lanciarglielo, ma era già uscita. Me
l’avrebbe pagata quando sarebbe tornata.
Solo in quel momento mi accorsi di
essere stanchissima. Poggiai la testa sul cuscino e sprofondai nel sonno. Il
viaggio, anche se tranquillo mi aveva totalmente distrutta. Feci un sonno senza
sogni. Quando mi risvegliai, erano le due e mezza passate, e nella camera si
sentiva un profumino delizioso. Mi brontolò lo stomaco.
“Finalmente dormigliona! Credevo
fossi in coma!” Grazia mi si parò davanti con un sorriso enorme.
“Si ero molto stanca!”
“Su forza mangia. Muoviti che
dobbiamo pensare immediatamente al tuo aspetto!”
“Perché?” Non me la contava giusta
quel peperino.
“Hai dimenticato già della festa? Sei
proprio strana!” Ah, ecco. Dicevo che c’era qualcosa dietro. Quella era proprio
pazza. Già alla festa dovevo essere bella, era la mia. Ma non ci volevo proprio
andare. Se solo non era in mio onore, l’avrei disertata con molto piacere.
Sbadigliando mi alzai dal letto e
andai in bagno a fare pipì. Poi iniziai a preparare la vasca. Non mi andava di
fare una doccia semplice. Avevo bisogno di rilassarmi, con un bel bagno caldo,
per togliermi tutto lo stress accumulato. Ci versai dentro uno dei miei
bagnoschiumi preferiti. Quello all’albicocca e al miele. Dolcissimo.
Quando uscii dal bagno, con
l’accappatoio addosso, trovai Grazia ad aspettarmi seduto sul mio letto, con
una miriade di vestiti accanto. Speravo non avesse intenzione di farmeli
indossare ma mi sbagliavo.
La guardai
sconvolta, prima di passare alla tortura vera e propria. Mi tenne seduta su una
sedia, fino alle otto. Non avevo mai desiderato uccidere qualcuno come in quel
momento. Mi fece e rifece l’acconciatura una decina di volte, decidendo alla
fine di lasciarmi i lunghi capelli castani sciolti, solo con dei boccoli alle
punte. Mi fece indossare anche una decina di vestiti, e alla fine io decisi di
optare per un semplice smanicato azzurro, lungo fino al ginocchio e a sbuffo.
Non mi feci truccare, ma misi lo stesso un lucido fruttuoso sulle labbra per
farle splendere. Quando finimmo, uscimmo fuori dalla camera per la prima volta
da quando ero arrivata, e insieme ci dirigemmo verso la festa.