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Autore: Sarugaki145    30/03/2015    3 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you
And show you my weak side,
What would you do?

 

 
 

CAPITOLO 23
 

 
 
Amare vuol dire cercare consciamente quel che ci è mancato
E ritrovare spesso inconsciamente quel che abbiamo già conosciuto.

- Olivier 

 
 
La neve caduta quella notte aveva ricoperto con un soffice strato la strada che portava al villaggio dei vincitori e restava un manto bianco e soffice ancora intatto.
 
Dalla stazione al paese quello spettacolo immacolato era già stato rovinato da parecchie impronte, quindi appariva già come una poltiglia grigiastra.
 
Katniss arrivò vestita con un paio di pesanti scarponi e la vecchia giacca di suo padre, che aveva portato nel distretto 2 incapace di separarsene.
 
Avvicinandosi a casa non poté che notare come gli unici passi che avevano già calpestato la neve erano quelli che collegavano la casa di Peeta a quella di Haymitch e da ciò Katniss poté costatare che il ragazzo fosse già tornato in casa e non più uscito.
 
Casa sua invece era buia e fredda, ma il piccolo giardino attorno ad essa e l’orto erano ancora ben curati, segno che Peeta, nonostante la sua lontananza, continuava ad averne cura.
 
In quel momento ricordò che aveva abbandonato ancora una volta Ranuncolo a se stesso, anche se quella volta probabilmente il gatto sapeva che rifugiandosi in casa del fornaio avrebbe trovato cibo e riparo.
 
Si avvicinò con un po’ di ansia alla porta di casa dell’amico, quindi raccolse tutto il suo coraggio e bussò piano.
 
Erano passati quasi tre mesi dalla sua partenza dal distretto 12, senza una chiamata o un avviso e in quel momento si sentì ancora più in colpa per quel ritorno insensato.
 
Temeva che Peeta fosse arrabbiato per la sua fuga e che non volesse più vederla o che, peggio ancora, stesse con qualcun’altra.
 
Le rassicurazioni che le aveva fatto il dottor Aurelius non la facevano affatto sentire tranquilla. Aveva affermato che Peeta “Tirasse avanti”, quindi poteva anche essere impazzito, emigrato, ma comunque essere vivo.
 
Il senso di colpa per essersene andata senza una spiegazione le torceva le viscere e non sapeva con che faccia tosta si stesse per presentare a casa sua a quell’ora sconveniente.
 
Deglutì a vuoto quando sentì dei passi avvicinarsi alla porta, mentre l’idea di fuggire in tutta fretta le tornava prepotente. Una voce brusca interruppe i suoi pensieri chiedendo:
 
-Chi è?-
 
Katniss impiegò un attimo a collegare quella voce roca al ragazzo del pane, ma poi esclamò:
 
-Peeta, sono io. Katniss.-
 
All’interno della casa piombò il silenzio, mentre fuori la ragazza iniziava a tremare per il freddo pungente.
 
Dopo una decina di secondi e un brutto colpo di tosse, Peeta rispose:
 
-Vattene. Hai sbagliato casa.-
 
Katniss rimase immobile per qualche secondo, indecisa sul da farsi. Peeta le aveva appena ordinato di andarsene ma non si sentivano i suoi passi tornare su per le scale, quindi lei si mise a battere i pugni sulla porta, decisa ad entrare, sbraitando ordini contro il legno.
 
-Katniss smettila! Ti ho detto di andartene!-
 
Sbraitò Peeta aprendo la porta arrabbiato, iniziando nuovamente a tossire. Appena socchiuse l’uscio però Katniss si gettò tra le sue braccia, stringendolo.
 
-Peeta.-
 
Sussurrò lei, senza nemmeno guardarlo negli occhi e cercando solo di stringerlo il più forte possibile, per mettere a tacere quel dolore cieco al petto.
 
Quel profumo di aneto e cannella la investì prepotente, mentre per un solo momento si sentiva veramente a casa, in pace.
 
Sperava con tutto il cuore di sentire le sue mani che si richiudevano sulla schiena, facendola sentire protetta da quelle braccia forti.
 
-Sei venuta a darmi il colpo di grazia?!-
 
Sbraitò lui, scostandola e spintonandola indietro, facendola cadere sulla neve di sedere.
 
I due si immobilizzarono, mentre la ragazza osservava gli occhi neri di Peeta che la osservavano con odio e dentro di lei sentiva che si stava per spezzare un’altra volta.
 
Appena lui la vide nella neve lanciò un urlo straziato, tenendosi la testa con le mani, mentre lottava contro un flashback che si insinuava nella sua testa, e crollava in ginocchio.
 
-T.. Tu.. Hai cercato di uccidermi buttandomi contro la rete elettrificata attorno al distretto. Vero o falso?-
 
Domandò lui tremando, mentre stringeva i pugni forte e si infilava le unghie nella carne in modo da cercare di tornare in se.
 
-Come?-
 
Chiese lei allibita, mentre si alzava dalla fredda superficie su cui era atterrata.
 
-Rispondi.-
 
Sibilò lui, tirando un pugno alle piastrelle dell’ingresso ferendosi la mano. La Ghiandaia rispose urlando, con voce quasi isterica:
 
-Falso! Peeta falso! Io non potrei mai cercare di ucciderti!-
 
Dopo qualche secondo, che a Katniss parvero un’eternità, i tremiti di Peeta cessarono e lui disse serio, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche:
 
-Vattene Katniss. Vattene prima che ti faccia del male sul serio. Sarò un ibrido per sempre.-
 
Gli occhi azzurri del ragazzo traboccavano angoscia e sofferenza, mentre nella mente di lei tornava il ricordo di quando lui aveva supplicato di ucciderlo a Capital City, per impedirgli di fare del male ancora a qualcuno. In quel momento l’unico desiderio di Katniss fu quello di stringerlo a se, di mormorare parole rassicuranti, di assicurargli che non se ne sarebbe mai andata e che tutto si sarebbe sistemato.
 
Quindi, avvicinandosi, mormorò:
 
-Peeta io non posso.-
 
-Come non puoi?-
 
Domandò lui confuso, interrompendosi subito però a causa della tosse.
 
-E` lungo da spiegarti..-
 
Sussurrò lei per temporeggiare, quindi quello sbottò irritato:
 
-Tornatene di nuovo da Gale! Lui non proverà ad ucciderti! Io stavo benissimo senza di te!-
 
Peeta si voltò e tornò verso la porta d’ingresso, ma Katniss la bloccò prendendolo per una manica della felpa che indossava, prima che lui la chiudesse infilando un piede nella fessura.
 
-Sai una cosa?-
 
Sibilò irritata, inchiodando Peeta con gli occhi, mentre la rabbia per essere stata mandata via traboccava, sommata alla voglia di abbracciarlo e non poterlo fare.
 
-È questa la fregatura con te, perché quando mi fai bene, me ne fai più di chiunque altro. Quando mi fai male, pure.-
 
Gli occhi pieni di lacrime di Katniss trafissero al cuore Peeta, che per un attimo rimase senza parole.
 
Cosa voleva ottenere dicendo quelle cose?
 
Voleva farlo sentire in colpa?
 
Se lo conosceva doveva sapere che lui stava già abbastanza male.
 
-Sai benissimo che non voglio mai farti del male. Se lo faccio è perché non voglio fartene di più.-
 
Spiegò lui abbassando gli occhi, distrutto, nella speranza che la ragazza lo lasciasse rientrare in casa e se ne andasse.
 
Katniss rispose rabbiosa, mentre le parole che non le uscivano da tempo irrompevano dalle sue labbra:
 
-Tu me ne stai facendo molto più di quanto pensi cercando di starmi lontano. Mi hai fatta tornare da Gale, dicendo che non mi avrebbe fatto del male come avresti potuto farmene te. Ma non è vero. Mi hai fatta allontanare dall’unica persona con cui io sono felice!-
 
-Dolcezza, se dici così sembra che sia io l’unica persona che ti rende felice.-
 
Ribatté lui con tono sprezzante, lasciando trapelare la rabbia che provava per quell’avvenimento.
 
-Magari è così Peeta Mellark.-
 
E Katniss lo disse per la prima volta guardando Peeta dritto negli occhi.
 
Arrabbiata come non mai, con le lacrime trattenute che rendevano gli occhi lucidi e uno sguardo arrabbiato, mentre Peeta cercava di razionalizzare le sue parole.
 
-Devi capirlo Peeta. Non posso stare senza di te.-
 
Sussurrò distrutta.
 
Incrociando gli occhi increduli e scettici di Peeta la rabbia tornò prepotente in lei, quindi in un impeto di irritazione gli prese il volto e lo baciò.
 
Non era un bacio dolce come tutti quelli che lei gli aveva dato, era rabbioso, feroce, uno scontro tra labbra, bocche, lingue.
 
Dopo un primo momento di sorpresa Peeta la strinse a se, baciandola allo stesso modo, con la stessa rabbia, ancora e ancora, finché entrambi rimasero completamente senza fiato, ma riluttanti a fermarsi a respirare.
 
Le fecero male i polmoni quando riprese aria, come dopo una lunga apnea quando si riprende fiato in superficie. Ma ne voleva ancora quel giorno, come solo poche volte era successo in passato.
 
Le mani di Katniss stringevano ancora il suo viso incredibilmente caldo, per tenerlo vicino a lei e non permettergli di scappare o, peggio ancora, di far scappare lei.
 
Le bruciavano gli occhi e voleva piangere, piangere di rabbia perché lui l’aveva mandata da Gale, non facendola rendere conto di quanto lui fosse importante fino a quel momento.
 
Peeta appoggiò la sua fronte su quella della ragazza, cercando di riprendere fiato, mentre chiudeva gli occhi e le mani continuavano a stringere i suoi fianchi, tenendola pericolosamente vicina a lui.
 
Doveva convincersi che lei fosse vera, li davanti a lui e non frutto di uno dei suoi tanti sogni.
 
La mora sentiva le tempie di Peeta pulsare sotto i suoi polpastrelli, il suo respiro affannoso sulle labbra e la barba ispida sotto i palmi.
 
-Non avevi la barba l’ultima volta.-
 
Sussurrò lei con un mezzo sorriso, mentre accarezzava la guancia di Peeta con mano tremante, come a non credere alla sua presenza.
 
-E` da un po’ di tempo che, non so perché, non mi interessa più curarmi.-
 
Rispose lui con un mezzo sorriso, accarezzando il fianco di Katniss, mentre la voglia di riprendere le labbra della ragazza lo logorava.
 
-Mi piaci anche così.-
 
Rispose lei abbassando gli occhi e passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata.
 
-E a me piace quando abbassi gli occhi imbarazzata.-
 
-Smettila.-
 
Rispose lei dandogli un buffetto sul petto.
 
Peeta scoppiò a ridere, interrompendosi però per un altro colpo di tosse. Quindi la prese per mano, trascinandola dentro casa.
 
-Sei gelata, accomodati davanti al fuoco.-
 
Katniss però esitava a lasciare la mano di Peeta, quindi lui con un sorriso rispose:
 
-Torno subito, te lo prometto.-
 
Allora trotterellò sul divano, portando le gambe al petto e stringendole a se.
 
Peeta si era assentato da poco più di un minuto quando Katniss sentì un tonfo provenire dalla cucina, seguito immediatamente dal rumore di ceramica che cadeva a terra. Il tonfo fece scattare in piedi Katniss come una molla per andare a vedere cosa fosse successo, mentre un brutto presentimento la invadeva prepotente.
 
L’arena le aveva insegnato il rumore che faceva un corpo cadendo a terra senza vita, ma in quel caso non avrebbe avuto la conferma dal colpo di cannone.

 
- To be continued. 
  
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