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Autore: __Talia__    31/03/2015    2 recensioni
Talia è la figlia di Ra's Al Ghul, spietato capo della Lega degli Assassini, eppure quando Oliver la trova non vede in lei una minaccia, ma solamente una ragazza spaventata: senza più una memoria, senza più ricordi, un corpo pieno di cicatrici e un'innata forza fisica.
Qualcuno si sta vendicando della Lega e di Ra's e ha deciso di colpire la più piccola della figlie, ma qualcosa è andato storto e ora Talia è nuovamente libera, anche se attacchi e imprevisti sono dietro l'angolo e Oliver vede qualcosa in quella ragazza, vede una fragilità e una forza che lui sogna e desidera, ma non riesce ad ottenere....
Cosa li accomuna? Cosa li fa essere così...simili? Le loro storie si sono scontrate, si intrecciano e si scontreranno di nuovo...chi è Talia veramente? e cosa sta consumando Oliver dall'intero?
Storia con due punti di vista, quello di Oliver e quello di Talia. Mia prima FF...che dire, spero solo che vi piaccia!!!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I miei sensi erano incredibilmente acuti, così acuti che riuscii a sentire la discussione che Felicity, la gentile ragazza bionda, stava avendo con il giovane alto e dai capelli corti e l'altro giovane. Potevo fidarmi? Potevo credere a quelle persone di cui a malapena avevo sentito il nome? E sopratutto perchè mi stavano aiutando? Ero qualcuno di importante per loro? Oppure avevano solamente un alto senso civico?
Non ricordare niente, non avere memoria del proprio passato, trovare il proprio nome su un pugnale...era una così cattiva persona per meritarmi un trattamento del genere?
-è proprio una bella arma -
mormorò Oliver arrivando silenziosamente. Strinsi con un po' più di forza il pugnale che avevo in mano. Era abbastanza semplice in verità; la lama era di lucido metallo mentre l'elsa era di legno rosso e su di essa c'era inciso il mio nome, un po' rovinato probabilmente a causa dell'usura, ma ancora leggibile.
-è grazie ad esso che ho trovato il mio nome... -
sussurrai continuando a guardare l'elsa, quelle cinque semplici lettere mi avevano permesso di avere un nome, di essere qualcuno. Era triste, incredibilmente triste e sentivo il peso di ciò che non ricordavo schiacciarmi.
-Non so niente, non so chi io sia, cosa facessi, non so se ho un padre o magari un marito o un figlio, non so niente...se non che mi chiamo Talia -
continuai lottando contro le lacrime. Quello che sapevo era che mi dava fastidio piangere in pubblico e sapevo di essere forte, molto. La notte scorsa avevo incontrato due uomini incappucciati, uno era vestito di verde e uno di rosso, ed ero riuscita a metterli al tappeto. Non avevo idea di quello che facevo, il mio corpo si era mosso da solo ed era sinuoso, elegante e mortale.
-Voi...voi mi conoscete? Sapete chi sono? -
domandai guardando speranzosa gli occhi chiari di Oliver. Era stato un gesto gentile il suo, un gesto inusuale da parte di uno sconosciuto. Avevo vagato tre giorni per quella che avevo imparato essere Starling City e nessuno mi aveva aiutato, tutti mi guardavano con semplice disgusto dipinto sul volto. Eppure il viso di Oliver si contrasse e la sua bocca si aprì leggermente e sembrò dover dire qualcosa per poi ripensarci. I suoi occhi sembravano volermi sfuggire ed erano scuri, tenebrosi.
-No, mi dispiace. Ti ho vista dormire per terra, eri ferita e tremavi così ho pensato di portarti qui -
rispose lui allungato un braccio per riuscire a raggiungere un arco nero. Lo riconoscevo, l'avevo visto la sera prima ed era in mano all'uomo vestito di verde. Istintivamente feci un passo indietro
-Tu sei quello che ieri sera ha cercato di fermarmi...chi sei? -
chiesi preoccupata, ma il velo di curiosità non sfuggì al ragazzo che sorrise, teso
-Io e Roy vigiliamo su questa città. Fermiamo i criminali, cerchiamo di portare pace e giustizia a Starling City -
disse in tono solenne abbassando lo sguardo. Sembrava che un peso fosse calato sulle sue spalla e sulla sua testa e apparve subito cupo e ricurvo.
-Io quindi sono un criminale -
mormorai quasi tra me e me, lo sguardo basso e le mani improvvisamente pesanti. Sentii il fiato cominciare a mancare, mi sembrava quasi di soffocare al pensiero di avere le mani e la coscienza sporche di sangue altrui. Come potevo aver fatto una cosa del genere? Come potevo uccidere una persona? Spezzarla, toglierle la vita?
-No, no... ma rubare è comunque un crimine -
si affrettò a dire Oliver, lo sguardo preoccupato e una sua mano corse verso la mia spalla, sfiorandola solamente con le dita. Sentii delle strane scosse lungo tutta la schiena, era una sensazione strana, probabilmente non ero abituata al contatto con altra gente. Bene, quello poteva aiutarmi nel trovare me stessa.
-Talia vieni, andiamo a trovare qualcosa da metterti e ti faccio vedere un po' l'appartamento -
disse Felicity venendo verso di noi. Sembrava strana e quando si avvicinò anche lo sguardo di Oliver cambiò. Sembrava quasi che tra i due ci fosse imbarazzo, incomprensione.
-Eccomi... -
mormorai alla ragazza bionda posando il pugnale su un tavolo dietro di lei. Per tutti i tre giorni precedenti non mi ero mai separata da lui, quel pugnale era l'unica cosa che apparteneva al mio passato, era l'unico ricordo, e non potevo permettermi di perderlo.
-Ci sono alcuni vestiti di Thea...alcuni ti andranno corti, ma meglio di niente -
sussurrò Oliver, ma noi eravamo già avanti.
 
Felicity sembrava una ragazza solare e aveva sempre un sorriso sulle labbra. I capelli erano legati in una coda ed erano molto chiari e sul naso indossava un paio di occhiali che la facevano sembrare più intelligente e non oscuravano la sua bellezza.
-Tra te e Oliver è successo qualcosa? Sembravate strani prima -
dissi con semplicità, ma notai subito come la pelle della giovane diventò rossa. Probabilmente era un argomento di cui non le piaceva parlare, oppure era qualcosa che la imbarazzava
-No...abbiamo solo idee diverse -
rispose Felicity, chiudendo così l'argomento. Certamente non volevo sembrare impicciona o altro e quelle persone erano le prima che erano state gentili con me, non volevo allontanarle. La giovane camminò fino a che non trovammo una scala e cominciò a salirla poco agilmente, forse a causa della gonna che indossava oppure delle scarpe scomode, ma quando arrivammo sul piano rialzato non potei trattenere un sorriso. Davanti a me si presentò un mobilio spartano, povero, composto da armadio, cassapanca e un letto basso e disfatto. Quel posto sapeva di casa.
-Qui ci sono i vecchi vestiti di Thea...tu sei più alta, ma forse riesci a trovare qualcosa che ti può andare bene -
disse Felicity andando verso l'armadio, aprendolo e scoprendo una marea di vestiti ammassati. Cominciò a guardare dentro, ma la maggior parte delle cose che tirava fuori erano troppo corte o erano gonne che decisamente non facevano per me
-Queste le terremo nel caso di occasioni speciali -
diceva lei, mettendole da una parte. Io la guardavo non capendo a cosa potesse alludere, ma sembrava così impegnata e contenta che mi avrebbe dispiaciuto dirle che quei vestiti non li avrei mai messi.
-Chi è Thea? -
chiesi prendendo in mano una maglia che mi aveva lanciato sul letto Felicity.
-é la sorella di Oliver, ma a lui non piace parlarne -
mormorò Felicity tornando fuori con un paio di jeans chiari. Non sembravano comodi come quello che avevo indosso, ma dovevo ammettere che quel vestito era sporco e fin troppo rotto per poter essere indossato ancora a lungo.
-Direi che dopo la doccia usciamo e andiamo a farci un giro a prendere qualcosa, non puoi vivere con una maglia e un paio di jeans -
disse la bionda scuotendo la testa, quasi fosse una cosa inconcepibile. Sorrisi nel guardarla e poi la seguii verso quello che era il bagno. Felicity mi aiutò a spogliarmi, aiutandomi con i numerosi lacci del vestito che indossavo e mi spiegò dove potevo trovare tutto il necessario per lavarmi
-A tra poco -
mormorò uscendo dal bagno, un sorriso compiaciuto sul volto
-A tra poco... -
sussurrai guardandomi attorno. Non c'era molta luce naturale e il luogo era piccolo, accogliente e con poche cose. Mi sentivo bene e capii che anche casa mia doveva essere simile.
Mi infilai sotto la doccia e notai quanto il mio corpo fosse muscoloso, diverso da quello di Felicity. Le ferite al fianco e alla spalla erano state medicate, ma erano ancora rosse. La sensazione dell'acqua calda sulla testa e sulle spalle era rilassante e non persi presto la cognizione del tempo.
 
Quando fui pronta presi i miei vecchi vestiti e feci tutta la strada a ritroso. L'unica cosa che si poteva salvare del mio vecchio abbigliamento erano gli stivali e il mantello rosso e nero; sapevo che non potevo separarmene.
-Questo dove lo metto? -
chiesi, arrivando di soppiatto senza neanche volerlo. Sia Felicity sia il ragazzo piccolino, Roy, saltarono, spaventati, mentre Oliver sorrideva. Felicity si sporse in avanti e prese il fagotto malconcio
-Lo teniamo, potremmo fare delle analisi per capire dove sei stata -
rispose lei guardando prima la stoffa scura e poi le mie mani. Avevo notato di come fossero conciate; i polpastrelli erano completamente graffiati e quasi consumati, le unghie erano completamente rotte e graffiate e anche le nocche erano screpolate, rosse.
-Cosa hai fatto alle mani? -
chiese posando il fagotto sul tavolo dietro di me prima di prendermi le mani, studiarle. Nonostante passasse il polpastrello sopra le ferite, ciò non mi provocava il minimo dolore. Guardai la ragazza e aprii un paio di volte le labbra, indecisa sul cosa dire, sapevo il perchè di quei segni, eppure facevo fatica a ricordarmelo
-Hai scavato vero? -
si fece avanti Oliver, la voce sicura e le braccia incrociate. Subito nella mia testa apparve nitida un'immagine: ero sdraiata su qualcosa di duro, era tutto buio ed ero al chiuso, le mie mani graffiavano del legno, tiravo pugni e cercavo di liberarmi, di trovare una vita di uscita e alla fine riuscii a fare un buco, ma subito della terra mi cadde addosso e io dovevo continuare a scavare, c'era terra su terra su terra....
-Sì... -
mormorai guardando le mani. Mi avevano seppellita viva. Qualcuno mi voleva uccidere, mi volevano morta. Cosa avevo fatto per meritarmi questo?
-Felicity non dovevate andare a prendere qualcosa? -
chiese Oliver avvicinandosi alla bionda, parlandole sotto voce. Ancora non riuscivo a crederci, mi avevano seppellito viva, mi volevano lasciare morire in quel modo atroce...
-Talia, andiamo -
 
Era la prima volta che la gente non mi guardava con disgusto. Felicity mi stava mostrando la città, ma io guardavo tutto tranne che i monumenti. Guardavo la gente che correva, la gente che portava a spasso i propri cani e guardavo la gente che mi guardava. Era tutto così affascinante, ed erano tutti così diversi! Non c'era nessuno uguale all'altro, era tutto colorato ed enorme...era tutto diverso rispetto al vicolo dove mi ero rifugiata per i tre giorni prima.
-La gente mi guarda -
confessai dopo un po' a Felicity che non riuscì a trattenersi dal ridere. Mi fermai e la guardai. Era più bella quando sorrideva, eppure a me veniva difficile, mi facevano male le labbra come se non fossi abituata.
-é normale Talia...alla gente piace guardare, è curiosa e tu potresti sembrare quasi una straniera -
mi disse lei continuando a camminare provocando un leggero rumore con le sue scarpe alte. La seguii non capendo fino in fondo. Capivo la curiosità perchè anche io lo ero molto, ma alcuni sguardi erano insistenti e alcuni erano particolari, molto profondi.
-Perchè sono una Biancaneve? -
chiesi continuando a guardarla e provocando altro ilarità della bionda. A quanto pare ero brava a far ridere le persone e Felicity sembrava decisamente di un umore più buono rispetto a sta mattina.
-No...Biancaneve è un cartone animato e raccontava di una ragazza dai capelli neri come le ali di corvo, le labbra rosse come una rosa e la pelle bianca come la neve. È una favola che i genitori raccontano di solito alle bambine prima di dormire e, appena ti ho visto, ho notato la somiglianza tra te e Biancaneve -
rispose lei fermandosi a guardare una vetrina. C'erano vestiti lunghi ed eleganti e decisamente adatti a lei.
-Ti piacciono vero? -
chiesi sorridendo un poco, continuando a guardare i vestiti. Erano belli, ma sembravano scomodi e non potevo immaginarmi occasione per metterli. Su uno schermo dietro un vestito c'era un video di una grande sala e la gente danzava ed erano tutti eleganti, molti indossavano questi vestiti lunghi ed eleganti e sembravano così felici
-Veramente succedono cose come quelle? -
domandai rimanendo quasi ipnotizzata. Non avevo idea di quanto io sapessi ballare, ma qualcosa mi diceva che non ero molto portata, anche perchè mai sarei riuscita a indossare scarpe come quelle di Felicity!
-Sì, a Starling City a volte ci sono balli e feste eleganti come quella del video...anzi, tra un mese ce ne sarà una -
rispose, emozionata. Sembrava quasi stesse sognando ad occhi aperti.
-Sarai bellissima -
sussurrai sorridendo appena e guardando per terra. Avevo mai partecipato a balli come quello o indossato vestiti di quel genere? Tutti quei ricordi mi erano stati portati via.
-Ho già rimediato ad Oliver, Roy e a Diggle dei pass per entrare...chiederò anche per te se vuoi -
disse lei, quasi avesse capito il mio stato d'animo. Per un secondo mi immaginai a volteggiare nella sala, ballare con leggerezza come facevano quelle persone la, mi sarebbe piaciuto, ma scossi comunque la testa
-So che non è un posto per me...io non sono così.... -
mi sforzai a dire. Faceva male dirlo ad alta voce, ma era la verità io non appartenevo a balli, grandi sale e bei vestiti, io appartenevo ad una via lurida e umida, ero rifiuto, nient'altro.
 
-Tornate -
annunciò Felicity scendendo le scale che portavano al sotterraneo. Non avevamo preso niente di che, qualche pantalone in più, un paio di felpe e dell'intimo. Io seguivo la bionda tenendo in mano la borsa con i miei pochi acquisti e notai come il sotterraneo fosse più affollato. Si erano infatti aggiunti una ragazza dai capelli chiari e il viso affilato e un uomo massiccio dalla pelle scura.
-Talia loro sono Lauren e Diggle... -
disse Oliver rimanendo comunque dietro il gruppo, in mano il mio pugnale. Mi sforzai di sorridere ai due nuovi arrivati, volevo sembrare cordiale e gentile, ma c'era qualcosa che mi disturbava nel vedere Oliver con in mano quell'arma.
-Ricordi qualcosa di nuovo? -
chiese Oliver sollevando lo sguardo. Tutti rimanevano in silenzio a guardarci, quasi ci fosse qualcosa che non andava
-No... -
risposi e cercai di tornare calma, di non sentire le mani che formicolavano. C'era tensione nell'aria e tutti sembravano aspettarsi qualcosa. Lasciai il sacchetto per terra e andai verso Oliver cercando di prendere il pugnale che lui aveva lasciato un attimo, ma non appena capì le mie intenzioni la sua mano fu veloce a recuperare ciò che era mio
-Lascialo, perfavore -
sussurrai guardandolo negli occhi, allungando il braccio e tenendo la mano aperta, ma lui non mi degnò neanche di uno sguardo e fece per girarsi e andarsene, ma lo afferrai subito per la spalla e ciò fece iniziare tutto. Il suo pugnò destro andò a schiantarsi contro il mio avambraccio e la mia tibia andò contro la sua schiena, facendolo barcollare in avanti. Non aveva idea di come avevo fatto e rimasi basita per pochi secondi perchè Oliver tornò all'attacco. Parai e schivai tutti i colpi finchè non andai a sbattere contro una teca, con le mani cercai qualsiasi tipo di arma, ma non trovai niente che potesse aiutarmi.
-Oliver! -
urlò la ragazza che doveva chiamarsi Laurel, ma lui non si fermò. Il suo braccio mi colpì in pieno stomaco e poi con un calcio dietro al ginocchio mi fece quasi inginocchiare, ma riuscii a reagire con uno sgambetto, facendolo cadere. Subito mi misi a cavalcioni su di lui e parai i primi pugni che tentò di sferrare, ma ormai era a terra, prevedibile.
-Tutto qua? -
chiese Oliver sorridendo e subito dopo sentii un forte colpo alla testa e mi accasciai di lato. Per qualche secondo sentii delle voci sussurrate, lontane. Sembrava che stessero complottando contro qualcuno, ma non riuscivo a capire il senso di quelle parole dette con fretta ed eccitazione e poi un urlo, lungo e straziante seguito da rantoli di dolore...la testa sembrò scoppiare e per qualche istante mi sembrava di essere tornata sotto terra, il fiato che mancava e la cassa di legno chiusa sopra di me, l'ossigeno che cominciava a diventare insufficiente...
-Talia...Talia... -
qualcuno mi stava chiamando, ma non capivo cosa poteva volere, non sentivo...Finchè non aprii gli occhi. Davanti a me trovai un paio di occhi azzurri e un paio di occhi verdi che mi stavano scrutando in maniera preoccupata
-Stai bene? -
chiese Laurel, le labbra sottili sembravano formare una smorfia. Non riuscii a fare altro se non annuire, sentendo così un dolore alla testa.
-Cosa è successo? -
domandai guardando Felicity che mi stava aiutando a mettermi seduta. Mi avevano adagiata sul tavolo di alluminio di quella mattina e sentivo bruciare il collo. Nei sotterranei non c'era nessuno, i costumi e le armi di Oliver e Roy erano spariti
-Te ed Oliver avete cominciato a picchiarvi e poi sei svenuta -
mi ricordò la bionda, spaventata. Era diversa dal pomeriggio, era più cupa, preoccupata, come se avesse paura di me e quello mi faceva contorcere lo stomaco. Felicity era stata gentilissima fin dall'inizio e sapere che adesso aveva paura di me mi rattristava. Forse veramente mi meritavo di rimanere sola, mi meritavo di morire
-Adesso è tutto passato. Roy, Oliver e Diggle sono andati in missione, io devo tornare a casa, ti lascio qui con Laurel finchè gli altri non saranno tornati a casa -
continuò la bionda andando a prendere la sua borsa e un cappotto lungo e pesante. Era chiaro quello che voleva dire; non si fidavano di lasciarmi da sola quindi mi aveva assegnato una balia. Mi sembrò di ricevere un pugno in pieno stomaco, sapevo che non lo stavano facendo con cattiveria o con cattive intenzioni, eppure mi faceva comunque male. Salutammo la ragazza e poi io e Laurel cominciammo a fissarci. Nessuna delle due diceva niente, nessuna delle due aveva niente da dire all'altra
-Dove hai imparato a batterti così? -
chiese infine lei guardandomi. Sentivo il suo sguardo e addosso e non potei fare a meno di alzare un poco le spalle e fissare un punto indefinito sul pavimento
-Non ricordo...io non so cosa faccio, il mio corpo si muove da solo. Non volevo colpire Oliver, eppure l'ho fatto, sembra quasi che mi voglia difendere a tutti i costi -
risposi guardando le mani. Erano così forti che a malapena riuscivo a credere che fossero le mie mani a provocare i lividi che avevo visto sul corpo dell'arciere.
-Oliver è...una persona molto particolare. Non ha avuto un passato semplice ed è segnato dalle perdite. Non voleva farti del male, solo metterti alla prova -
sussurrò la giovane accennando un sorriso, ma nonostante quello non riuscii a sentirmi meno inquieta. Avevo bisogno di spazio, avevo bisogno di stare da sola e pensare a tutto quello che mi era successo in quella giornata.
- Io...mi serve un po' d'aria -
mormorai scendendo dal tavolo con un balzo agile, imboccando subito le scale. Non volevo che mi seguisse, non volevo sentire altre parole o altre scusanti e...forse era stato uno sbaglio rimanere in quel posto.
 
 
 

 

   
 
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