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Autore: HollywoodDream    31/03/2015    0 recensioni
Un viaggio, una nuova vita, un nuovo lavoro, un nuovo amore.. Ecco cosa Alice troverà a Los Angeles.. Non si immaginava niente di tutto ciò. Era felice. Per la prima volta nella sua vita era davvero felice. Ma la sua gioia verrà interrotta.. Alice dovrà decidere, a malincuore, di lasciare il suo vero e unico amore, Chris Evans, per poter superare qualcosa di inaspettato che le cambierà drasticamente la vita..
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
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Nella mia vita io sono sempre stata una persona puntuale, anzi arrivo sempre 10 minuti prima dell’orario prestabilito, sempre tranne un paio di volte. Una di queste è stata la mattina che dovevo iniziare lo stage. Non so per quale scherzo della natura la mia sveglia è suonata mezz’ora dopo l’orario programmato. Di fretta e in furia mi vestii presi la borsa e usci, ma mi resi conto che ero senza macchina perché quel giorno serviva a David per un meeting. Inizia a sudare freddo al solito pensiero della figura che avrei fatto a lavoro. Ma ancora non era del tutto persa la mia opportunità di arrivare in orario a lavoro.
Inizia a correre per il centro cercando di prendere un taxi che mi avrebbe portato in ufficio. Ero troppo concentrata a correre che non mi accorsi che una macchina stava venendo dal lato opposto nello stesso momento in cui io stavo attraversando. La macchina frenò bruscamente per farmi passare e non mettermi sotto. Mi fermai un paio di secondi, guardai dentro in macchina e vidi un ragazzo con un cappello con la visiera che gli copriva il volto. Gli feci cenno con la mano per ringraziarlo (non so neanche se in america sanno il significato di quel gesto..) e mi rimisi a correre.

Arrivai nel centro della zona residenziale e vidi un tre/quattro taxi. Guardai l’orologio e vidi che ero in anticipo di mezz’ora. Feci un respiro di sollievo, e gli occhi si rivolsero verso un starbucks lì attaccato al parcheggio dei taxi. Ci entrai un attimo per comprare qualcosa visto che non avevo fatto colazione. E mi trovai cinque persone in una fila che scorreva abbastanza velocemente. Al mio turno mi sentii spingere indietro e tutte le persone che erano dietro di me iniziarono a sorridere e a balbettare “Omg, - it’s him... - how hot is him?...” il tempo di rigirarmi verso la cassa mi accorsi che un’altra persona si era messa davanti a me.. lo scrutai e lo riconobbi.. cappellino con visiera, occhiali scuri: era il cretino che mi voleva mettere sotto con la macchina dieci minuti fa. Mi schiarii la voce e gli toccai una spalla facendogli segno che gli volevo parlare.
- Iniziai il discorso: “Scusa, non so se lo sai, ma nei negozi c’è una fila da rispettare..”
- Lui si girò verso di me, sorrise e si tolse gli occhiali: “Certo, che lo so. Ma sono estremamente in ritardo, e jessica, leggendo il cartellino della commessa, mi aveva promesso un cappuccino al volo e quindi ne ho colto l’occasione. E poi dovresti ringraziarmi per non averti messo sotto con la macchina. Quindi direi che siamo pari” scherzò lui toccandomi una spalla.
Il mio sangue stava per ribollire dalla rabbia. Gli risposi con un tono seccato - “ Senti: oggi è il mio primo giorno di lavoro e rischio di arrivare in ritardo facendo una pessima figura, non ti ci mettere anche tu. Muoviti prendi il tuo cappuccino e fammi passare.”
Sempre con quel sorrisino da furbetto mi fece notare “mia cara, di certo non è colpa mia e di questi due minuti che ti ho rubato se arriverai a ritardo a lavoro. Forse non ti hanno insegnato a come si imposta una sveglia sul cellulare. Comunque ecco io ho finito la cassa è tutta tua...” scivolò sulla destra del piano bar rimettendosi gli occhiali da sole, facendomi spazio per farmi ordinare..
Infuriata, sbruffai e inizia ad ordinare un frullato alla frutta. Dopo aver ordinato e pagato girai lentamente la testa verso destra, ma il ragazzo misterioso era già sparito. Ringraziai la commessa, mi presi il mio frullato ai frutti della passione e uscì. Non potevo crederci: non c’era più neanche un taxi. Erano tutti spariti, volatilizzati. Iniziai a balbettare:
- “No! No no no no no..! non può essere!!” mi misi le mani nei capelli, presi il mio telefono e iniziai a digitare con le mani tutte tremolanti il numero verde dei taxi di LA, un operatrice rispose alla mia telefonata informandomi che il taxi più vicino sarebbe arrivato fra una quarantina di minuti a causa di un incidente in tangenziale. Incredula dalla sfiga che mi stava colpendo quel giorno iniziai ad innervosirmi e il frullato che avevo tra le mani lo presi e lo buttai con così tanta violenza nel cestino che il bicchiere di plastica si ruppe in tanti piccoli pezzi. Disperata e con quasi le lacrime agli occhi decisi di prendere il telefono per avvisare in ufficio del mio ritardo il primo giorno di lavoro in un paese straniero.
Mentre iniziai a digitare qual numero sentì una risata, una di quelle risate di gusto che fai quando i tuoi amici ti raccontano una barzelletta. Mi girai indietro e vidi il ragazzo dal cappello a visiera che se la stava ridendo di gusto. Mi avvicinai verso di lui, gli diedi una spianta ai suoi grandi e scolpiti pettorali e quasi in lacrime gli dissi: - “Ti sembra divertente? Quello che sto passando io oggi ti sembra divertente? Bhe almeno qualcuno oggi se la ride, visto che io passerò tutto il giorno a piangere dalla vergogna.. “ lui si tocco con la sua mano destra il pettorale sinistro, si tolse di nuovo quegli occhiali, come se mi voleva dire qualcosa con quel gesto, si riprese, si ricompose e mi chiese scusa per il suo comportamento infantile. Lo ringraziai e mi allontanai sedendomi sul ciglio del marciapiede ormai senza speranze. Dopo un paio di minuti un altro persona si sedette vicino a me, girai leggermente la testa ed era ancora lui.. sarcasticamente gli dissi - “Oggi non è proprio il giorno giusto per fare lo stalker o violentare qualche ragazza come me..” lui iniziò a ridere e appoggiando la sua mano sulla mia gamba mi rispose serio: “ sai, ti ammiro. La tua voglia di lavorare, il tuo spirito di iniziativa. Non tutte le persone sono così..” gli sorrisi e gli risposi:      “Bhe io e la mia famiglia abbiamo fatto mille sacrifici per farmi essere qui in questo momento, per fare quello che amo nella vita, e non lavorare solo per un misero stipendio senza nessuna gratificazione. Ed oggi per me è un duro colpo.”
Ci fu una pausa di silenzio. Il ragazzo mi guardò e mi chiese: “Dove devi andare?” gli risposi senza più nessuna speranza: “Agli studi Marvel: lì ci sono sia gli uffici che i set dei vari film..” un’altra pausa. Il ragazzo misterioso si alzò e mi porse la sua mano. Alzai la testa lo guardai. Sono sempre stata una persona che non da molta confidenza agli estranei, ma non capivo come mai lui mi ispirava fiducia e protezione. Gli diedi la mano e mi aiutò ad alzarmi. Si avviò dall’altra parte del marciapiede, a metà strada si fermo, si girò verso di me e mi disse con un cenno:  “Allora? Ti devo portare in braccio in macchina? Dai, vieni che ti do un passaggio!”

Non me lo feci ripetere due volte.. iniziai a seguirlo ed arrivammo ad un parcheggio proprio dietro lo starbucks. Ci  avviammo verso una grande macchina nera di lusso con vetri oscurati. Aprì la portiera del passeggero e mi fece salire, face velocemente il giro e salì anche lui in macchina. Accese il motore e iniziò ad accelerare, mi diede il suo cappuccino, con un espressione non molto chiara gli chiesi il perché e lui molto semplicemente mi rispose:  -“ho visto che brutta fine hai fatto fare al tuo, ti do il mio. Serve più a te che a me in questo momento. Ma mi raccomando, non farti venire qualche attacco di pazzia qui dentro. Mi è costata un occhio della testa questa macchina.” Mi misi a ridere e lo ringraziai. facemmo qualche kilometro e tra un semaforo e l’altro accese la radio e iniziò a chiedermi: - “allora.. dalla tua sfuriata di prima in un’altra lingua ho notato che non sei americana..”, “Non c’è bisogno che attacchi bottone. L’importante ora per me è arrivare negli studios..” gli risposi in male modo.. lui fece cenno con la testa mostrando di aver capito e alzò il volume della radio. Ci fu una pausa di silenzio di quasi dieci minuti, la musica era l’unica protagonista nella macchina, il sole ci accarezzava i nostri visi e un leggero vento ci accarezzava la pelle. Penultimo semaforo prima di arrivare a destinazione. Il ragazzo abbassò il volume della radio: - “mmm.. Fammi indovinare: spagnola?”lo guardai con un mezzo sorriso e gli risposi: - “non riesci per niente a stare zitto eh?.. comunque Italiana..” - “Lo sapevoo!” esclamò lui, “Sai, anche io sono mezzo italiano, mia madre è italiana.” Continuò lui..  “Interessante.”

Lo interruppi, ormai eravamo arrivati. Parcheggiò in un parcheggio privato, appena aprì gli sportelli della macchina mi scaraventai giù e iniziai a correre. Mi voltai verso di lui urlandogli “Grazie del passaggio, lascia il tuo numero alla segretaria, poi ti darò i soldi per il passaggio e per il disturbo. Grazie ancora, uomo misterioso!” con un cenno lo salutai entrai dentro per farmi ricevere. Entrai in ascensore mi sistemai il mio completo per il colloquio, il trucco un po’ sbavato.

Uscì e iniziai a dirigermi verso l’ufficio del mio tutor aziendale nonché responsabile della promozione dei film marvel Mr John. Bussai e aspettai il permesso per entrare. Mi aprì la porta con una viso molto serio. –“Alice?” –“Si, signore.” Gli risposi con un filo di voce evitando il suo sguardo. – “Sei in ritardo di 10 minuti. Questa è una cosa inammissibile qui negli studios..” mi rispose, rimproverandomi. – “Lo so ha pienamente ragione Mr John, e non starò qui a dare la colpa alla sveglia che è suonata in ritardo o i taxi che non sono riuscita a prendere. È tutta colpa...” Stavo per finire la frase quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio. Mr John mi fece cenno con la mano per accomodarmi su una della tante poltrone presenti nel suo studio. John andò ad aprire la porta e iniziò a ridere e salutare abbracciando una persona come due vecchi amici. Lo fece accomodare anche lui in una della varie poltrone. Io stavo pendendo ancora fiato per la figuraccia di prima, alzai lo sguardo e mi ritrovai un cappellino blu scuro con la visiera sulla scrivania in vetro di John. Mi voltai di scatto e lo vidi. In quel momento iniziai a passarmi la mano sulla fronte e sugli occhi. Il ragazzo che mi aveva quasi investito, che mi aveva fatto perdere l’ultimo taxi e mi aveva dato un passaggio era Capitan America, mr Chris Evans.. Mi voltai un attimo dalla parte opposta dove era lui che stava ancora ridendo e scherzando con john e bevvi un po’ d’acqua e cercai di calmarmi dalle tremende figuracce fatte per tutta la mattina. Cercai di compormi al meglio e mi rigirai in direzione dei due uomini. Chris mi guardò e strizzò un occhiolino, john si sedette e chris si schiarì la voce e iniziò a parlare “John, so che non lo faresti mai, ma non te la prendere se questa ragazza è arrivata dieci minuti dopo, è stata colpa mia. Una serie di sfortunati eventi l’hanno portata ad arrivare a questo orario, ma è una ragazza a posto.” John rimase in silenzio per un attimo guardò Chris e successivamente spostò il suo sguardo verso di me. Iniziò a ridere così forte che mi spaventai anche. Chris lo seguì a sua volta e io feci un cenno di un sorriso molto timido. Non ci stavo capendo niente. John si alzò e si avvicinò verso di me “credimi Alice, non era mia intenzione arrabbiarmi o rimproverarti. Non è il modo in cui lavoro. Sei arrivata in ritardo, avrai avuto le tue ragioni. L’importante è che quando sei qui da noi, impieghi tutte le tue energie e la tua passione per questo lavoro, e conta sempre su tutti anche sugli attori dei film, rivolgendosi tirando una pacca a chris, siamo tutti una grande famiglia qui.” Senza parole lo ringraziai e gli chiesi quale fosse il mio lavoro quel giorno. Lui ritornò alla sua scrivania e prese una tabella dove era scritto giorno per giorno ciò che avrei dovuto fare. Lo ringraziai, feci un cenno di saluto a chris e uscì. Uscendo mi appoggiai al muro li accanto e mi toccai la fronte, ero tutta sudata dalla vergogna, dall’ansia, da tutto. Feci un grande respiro, aprì la borsa e presi un fazzoletto per asciugarmi la fronte. Proprio in quel momento si posizionò davanti a me Chris. Cercai di nascondere il fazzoletto in tasca e mi sfogai -“Tu!!! Tu! Perché non mi hai detto niente..! ho fatto delle figure bruttissime per tutto il giorno, ti ho mandato a quel paese non so quante volte..” lui si mise a ridere e rispose “Daii non potevo dirtelo, mi stavo divertendo troppo.! Sei una forza della natura, ricordatelo.” Gli sorrisi girai i fogli che avevo in mano  e iniziai a leggere. Alzai gli occhi e mi scusai per aver avuto quel brutto comportamento per tutta la mattinata “bhè ora è meglio se vada, ho tante cose nel programma di oggi.” Lui subito mi rispose chiedendomi se mi andava un caffè, ma era già tardi e poi gli avevo risposo in modo scherzoso che mi era bastato il suo in macchina. Mi girai e iniziai ad andare, a metà mi girai lo guardai e gli dissi “Grazie, Grazie per il passaggio, grazie per aver parlato con John.” Gli sorrisi e mi avviai in ufficio.

 
  
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