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Autore: comeunagiornatadineve    31/03/2015    1 recensioni
"Una volta entrata nella sua stanza, posò lo strano pacco sul letto e si stropicciò gli occhi. Non sapeva chi glielo avesse mandato e nemmeno cosa contenesse. Prese una forbice da uno dei contenitori della sua disordinata scrivania. Infilò una delle punte strappando lo scotch che serrava la chiusura. Alzò con le mani le due estremità e rimase impietrita mentre una nuvola azzurra si alzava in aria circondandola.
Farfalle."
(Dal capitolo 11)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 8.

Romeo & Giuliette

 

Mentirle, faceva più male del dolore che provava quando sentiva quell'ago perforargli la pelle. Quella parola che continuava ad assillarlo nella mente. Perchè l'aveva detto, perchè aveva promesso se tutto era così precario così instabile. Quando tornò a casa era ormai mezzanotte passata, la televisione ancora accesa era l'unica fonte di luce che illuminava la stanza buia. L'odore di alcool e sigarette infettava l'aria rendendola irrespirabile. La mano di sua mamma che teneva stretta una bottiglia di Brandy pendeva a penzoloni dalla poltrona di velluto rosso. I capelli neri e lunghi le copriva no una parte di viso, le guance lucide. Aveva pianto. Lei piangeva e lui rimaneva lì senza riuscire ad esternare alcun sentimento. Cercava di continuo di reprimerli dentro di se, non voleva che scappassero, non voleva che nessuno potesse vedere quello che teneva nascosto dietro quella falsa facciata. Lui non era debole, era forte, e un po' della sua forza l'avrebbe condivisa con lei, quella donna che gli era seduta difronte. Le tolse la bottiglia di mano e l'appoggiò sul tavolino di legno che stava accanto al divano, le scostò i capelli dalla fronte mettendoglieli dietro le orecchie. Dentro si gelava quanto fuori, andò ad accendere il riscaldamento e poi coprì sua madre con una coperta. Si sarebbe preso cura di lei fino alla fine non l'avrebbe lasciata andare. Mai.

•••

Era una giornata di sole, ma fredda da raggelarti le ossa. Sam e Ellen erano quella mattina erano uscite per prendere una cioccolata calda al ' bar infondo alla strada', chiamato così ironicamente del proprietario. Gli addobbi di natale erano stati levati e le casa erano tornate allo stato originale. Niente più famigliole felici che camminavano per mano canticchiando quelle maledette canzoni natalizie, la gente era tornata a lavorare con il solito broncio sul volto per lo stress e la stanchezza. Quando entrarono attraverso la porta la solita campanella tintinnò e Rudi il barista accolse le due ragazze con un sorriso stampato sul volto, che faceva risaltare le guance paffute e il naso a patata.
“Sam, Ellen lei mie bellissime donzelle, qual buon vento vi porta?” le ragazze ricambiarono il sorriso.
“Buongiorno zio Rudi”, Ellen approfittava molto spesso e con piacere dello sconto famiglia che gli era solito farle lo zio. Le migliori crepès con la nutella fragola e panna che esistessero le facevano proprio in quel piccolo locale d'angolo, che solo pochi conoscevano e di cui solo pochi potevano avere, quindi, l'onore di gustare con piacere.
“Cosa vi porto?” scompigliò con una mano i capelli a Ellen che non subito dopo si prese briga a risistemare con velocità sperando che nessuno la vedesse.
“Due cioccolate calde con panna zio, grazie”
“Subito!” una volta che Rudì svoltò l'angolo le due ragazze iniziarono a parlare. Sam giocherellava con uno dei porta tovaglioli di carta, era agitata, ma non capiva neanche lei quale fosse il motivo.
“Abbiamo deciso di partire” Sam strabuzzò gli occhi sentendo quelle parole uscire dalla bocca dell'amica.
“Cosa?” era impietrita non riusciva a capire cosa avesse architettato, questa volta, la mente contorna di quella bionda.
Jake ha una casa sul lago che suo zio gli ha lasciato in eredità, lì potremmo vivere insieme, ha detto che potrebbe lavorare come muratore, ha conoscenze e..”
“Ma perchè?” il silenziò piombò quando lo zio di Ellen arrivò con il mano due cioccolate fumanti ricoperte di un'enorme strato di panna. Quando si allontanò Sam guardò l'amica in cerca di risposte. Ellen toccava con i polpastrelli la ceramica bollente della tazza che gli stava di fronte.
“Ci amiamo, e non possiamo vivere succubi dell'odio dei nostri genitori”quella storia iniziò a suonare alla ragazza troppo simile a quella di Romeno e Giulietta. La madre e il padre di Ellen vivevano in un eterno odio per i genitori di Jake. I veri motivi non li conosceva nessuno, si sentivano delle voci che ci fossero stati tradimenti con in mezzo questioni di denaro, ma nessuno sapeva qual'era la verità, neppure i rispettivi figli.
Quando il padre dell'amica aveva scoperto della storia che aveva con il figlio della famiglia che più odiava sulla terra aveva rinchiuso Ellen per un'intera settimana in casa, togliendole qualsiasi apparecchio con cui avrebbe potuto contattare il suo amore. Così una volta scontato il castigo i due innamorati erano costretti a incontrarsi di nascosto all'insaputa di tutti. Tutto così talmente surreale.
“Lo sai che ti voglio bene, ma Ellen siamo troppo giovani, hai solo 18 anni non puoi decidere tutto ad un tratto di lasciare la scuola e scappare via” solo lei poteva pensare a una cosa simile, “Pensate che non vi vengano a cercare? Lo scopriranno subito”. Ellen aveva gli occhi lucidi e i polpastrelli rossi come se si stessero scottando al contatto con il calore ustionante della tazza.
“No, non lo scopriranno mai, i genitori di Jake hanno capito quello che proviamo l'uno per l'altra e hanno deciso di aiutarci.” cercava di combattere, come faceva sempre, e il tono di voce che usava e quegli occhi che la guardavano imploranti stavano veramente finendo per convincerla che tutto quello che stava succedendo era giusto. Ma dentro di se sapeva che il finale non sarebbe stato un vissero per sempre felici e contenti, nella casa sul lago come casalinga e muratore. Ma dopo tutto, sperare e credere che forse per qualcuno il lieto fine esistesse sul serio non le costava nulla.
“Di cosa hai bisogno?” la ragazza dalla cascata di capelli biondi si alzò in piedi dalla panchina di legno e si sporse sul tavolo per abbracciare l'amica, mentre le punte si sporcarono con la panna sulle cioccolate.
“Grazie.”

 

  
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