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Autore: nuvole_e_popcorn    31/03/2015    2 recensioni
Tutte le volte che lo vedeva, aggirarsi per il Campo, abbaiando ordini a destra e a manca, gli si spezzava il cuore. Era come vedere metà di una persona vagare in cerca dell’altra metà senza posa. Jasper dubitava perfino che dormisse davvero. Quando avevano perso Clarke Griffin avevano perso anche Bellamy Blake, era lì fisicamente, ma c’era ancora qualcosa che vagava nell’aria. Quell’insieme che lui aveva fallito. [BELLARKE!]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Marcus Kane, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI 

Of safer places on Hearth 

Erano rimasti lì bloccati per un pomeriggio intero. Si erano rimessi in marcia subito dopo. Quella notte avevano dormito al bagnato e non era stato particolarmente piacevole, ma arrivati al campo avevano tirato un sospiro di sollievo nel rendersi conto che tutto era come lo avevano lasciato. Abby era in infermeria che curava due guardie e Kane stava cercando di farsi un'idea più precisa delle proviste. Fu lui a vederli per primo. 

“Allora? Com'è andata l'escursione?” 

“Abbiamo bisogno di parlarvene - disse senza preamboli Clarke -ora”. 

Alla piccola riunione parteciparono anche Raven e Wick (più fuor d'abitudine che altro), ma erano presenti entrambi. Avevano portato alcuni dei fascicoli dal bunker e quando Abby con voce tremante li lesse la tenda piombò nel silenzio più totale. 

“Quale tipo di fottutissimo mostro può fare una cosa del genere!?” esclamò Raven con la sua solita finezza, che non passò inosservata a Wick che alzò gli occhi al cielo.  

“Non sappiamo chi siano - disse Clarke -ma sappiamo che fanno queste cose da un sacco e che i Terrestri li conoscono. Forse dovremmo parlare con Lexa... vedere cosa sanno” 

“Clarke ti dimentichi forse che tu e Lexa non vi siete separate come dire, nel migliore dei modi?!” sbottò Bellamy indicando se stesso.  

“Indipendentemente, sai bene che non mi farà del male” 

“Ti fidi un po' troppo del fascino che hai su questa Terrestre” disse acido lui, serrando le braccia davanti al petto. 

“Questo non c'entra niente! Ci deve un mucchio di favori! Non le costerà nulla ascoltarci e dirci quello che sa!” 

“Non ci costerà nulla, dice lei. Clarke, ci potrebbe costare la nostra testa! E' ferita adesso... non puoi sperare che ti accolga a braccia aperte!” 

“bene allora andrò da sola! Così la tua preziosa testa sarà al sicuro!” 

“Non  capisci non si tratta di questo, stupida! Sono preoccupato per te” 

“Lexa non potrebbe mai farmi del male! È innamorata di me, capisci cosa significa?” gli urlò contro lei, offesa nell'essere stata definita ‘stupida’, questo sembrò zittirlo per un attimo e Abby trattenne un respiro affannoso: quella Terrestre? Innamorata di sua figlia? Che senso aveva? Ma Clarke si pentì quasi subito delle sue parole avventate quando vide lo sguardo ferito di lui prima che le barriere si rialzassero a dividerli. 

“Oh fidati, Principessa, ne so qualcosa” disse sottovoce, uscendo poi dalla tenda a grandi passi. Clarke rimasi lì, immobile, mai Bellamy l'aveva trattata in quel modo. Si sentì fragile pronta a cadere in pezzi, e spostò lo sguardo su quello di Raven prima di scoppiare a piangere.  

 

Clarke diede uno sguardo al Campo. Alla fine avevano deciso che parlare con Lexa sarebbe stata la cosa migliore, ma li avrebbero accompagnati anche Octavia e Lincoln che erano decisamente meno invisi alla popolazione Terrestre di Clarke. Monty si era unito alla spedizione con la scusa che per la strada avrebbe raccolto delle erbe che gli servivano. 

“Non verrà” sussurrò a se stessa, abbastanza sottovoce da far sì che nessuno la sentisse. 

“Hai poca fiducia in lui - disse Octavia di fianco a lei, che apparentemente non aveva parlato abbastanza sottovoce - e non dovresti. Lui non ti ha mai abbandonata” quella frase come un pugno dritto in faccia, ma si sapeva: i fratelli Blake si proteggevano a vicenda e lo facevano dannatamente bene. Ma lui non si presentò e Clarke abbandonò l'accampamento con la tristezza nel cuore.  

Piangeva. E non se ne vergognava affatto. Era l'ultima e vedeva a malapena dove metteva i piedi a causa delle lacrime che le oscuravano la visione. Fu così che non vide la radice dell'albero e si sentì cadere, chiuse gli occhi nell'attesa dell'urto col terreno fangoso e innevato, che non arrivò. 

“Lo sai che ti meriteresti che io ti facessi cadere a terra con la faccia nella neve per quella palla dell'altro giorno” 

Sgranò gli occhi per nulla sorpresa all'ondata di calore che provò irradiarsi dalla mano di lui che la tratteneva per un braccio impedendole la caduta. Si voltò a fronteggiarlo gli occhi ancora pieni di lacrime facevano a cazzotti con la sua espressione divertita che immediatamente si tramutò in preoccupata quando notò le lacrime che le riempivano gli occhi. 

“Hey che succede?” domandò lui prima di ritrovarsela avvinghiata come un koala addosso mentre scuoteva la testa contro il suo petto.  

“Clarke” fece allontanandola da sé e asciugandole le lacrime con i pollici. “No” fu l'unica parola che disse prima di abbassare lo sguardo e ricominciare a camminare tenendola saldamente per mano. Octavia lanciò uno sguardo alle sue spalle e sgomitò nella direzione di Lincoln che osservata la scena alzò gli occhi al cielo e le stampò un bacio sulle labbra. 

E fu così che arrivarono all'Accampamento di Lexa, mano nella mano. Clarke si domandò se non sarebbe stato meglio non rigirare troppo il coletto nella piaga di Lexa così fece per lasciare la mano di lui, che però rinsaldò la sua presa senza neanche guardarla in faccia a dimostrare che non voleva che lei si nascondesse per paura di non ottenere le informazioni che volevano. Lexa seduta sul suo “trono” puntò lo sguardo ferito dalle loro mani intrecciata al viso di Clarke. 

“Cosa vuoi Clarke? - domandò, completamente ignorando gli altri tre - credevo che non volessi parlare” 

“Nuove circostanze l'hanno reso indispensabile. E credo che tu abbia il dovere di ascoltare, visto come ci hai traditi l'ultima volta. Lo devi a tutti i nostri morti” rispose Clarke aumentando la stretta e cercando nel contatto con Bellamy una qualsiasi forza. 

“Molto bene allora. Parleremo. Da sole” disse Lexa. 

“Desidero venga anche Bellamy”   fece immediatamente Clarke “Tanto qualunque cosa tu mi dica la saprà in tempo zero mi risparmi il tempo di doverla riferire” 

Lex non disse niente si diresse solo alla sua tenda e Clarke e Bellamy la seguirono. 

 

“Li chiamiamo gli Sciamani -disse Lexa - vengono ogni primavera e ci derubano dei nostri giovani. In un primo momento dicevano che era per le nostre difese. Che loro ci difendevano solo che davamo loro soldati con cui farlo e che, terminato il servizio sarebbero tornati a casa. Non è mai tornato nessuno. - raccontò Lexa - mio fratello maggiore, Sole, partì con loro quando avevo dodici anni... non è mai tornato... DOPO una quarantina di anni dalla loro prima venuta ci siamo imbattuti in uno di loro. Era ferito e lo aiutammo, ma in cambio di informazioni. Usano un siero che anestetizza la parte del cervello in cui risiede la memoria e la inibisce, infine con un secondo siero controllano la parte che impartisce i comandi. E' come se il tuo cervello ti dicesse di fare qualcosa, ma non è il tuo cervello a farlo. Sono loro”  

“Abbiamo letto di persone che sono state uccise perché non funzionava.” 

“Ci sono persone. Il cui cervello è più... complesso di altri e i loro ricordi non vengo inibiti la loro volontà non viene violata. Sono anni che cercano di studiarli, all'inizio li ammazzavano ora li usano come cavie da laboratorio. Vivono in una grande muraglia a sud di qui molto più in là del Lago perennemente ghiacciato oltre i Monti del Sud.” 

“Quanti. Quanti ragazzini l'anno scorso?” 

“cinque” rispose Lexa “quest'anno è stato più duro dei precedenti, credo non ne prenderanno più di tre. Una volta abbiamo provato a ribellarci, quando c'era il precedente capo, ma loro ce li hanno rivolti contro. I nostri cari che ci trucidavano a morte senza alcuna pietà... non fummo in grado di ucciderli perché erano i nostri, sangue nel nostro sangue... da allora le famiglie non possono fare altro che pensare che i loro figli sono destinati a quel tremendo fato”   

   ... 

Quella notte la trascorsero all'accampamento dei Terrestri, ma non furono date loro coperte o provviste, non fu nemmeno permesso loro di sostare vicino al fuoco. Li avevano relegati vicino a un vecchio ponte sospeso, al buio e alle intemperie. Avevano acceso un fuoco comunque.  

“Clarke” 

“Sì?” 

“Io vorrei parlati... in privato” sembrava nervoso di qualcosa e Clarke immaginò avesse a che fare con l'archivio. Non era una cosa facile da digerire che c'erano persone al mondo che facevano certe cose. Si allontanarono un po' dal fuoco e si sedettero con i piedi a penzoloni sullo strapiombo, l'uno accanto all'altra, seduti sul quello che sarebbe stato il suo letto di fortuna, voleva dormire lì vicino al ponte, la loro unica possibile via di fuga se avessero voluto coglierli di sorpresa nella notte 

“Dimmi” 

“Se mi prendono e mi cambiano - cominciò lui -… uccidimi per favore” 

“COSA?!” 

“Voglio che mi uccidi” ripeté lui. 

“No ho capito, intendo perché?” 

“Beh, hai sentito cosa ha detto Lexa, e cosa c'era scritto su quei fascicoli, non voglio diventare così 

“E non succederà infatti, Bell” 

“Ma se dovesse succedere” 

“No” 

“Cosa?” 

“Ho detto di no. Non ti ucciderò. Non riuscirei a farlo e poi non lo farei neanche se mi implorassi in ginocchio!” sbottò lei alzando di un'ottava il livello della voce, Octavia e Lincoln non ci badarono neanche abituati com'erano ai battibecchi dei due.  

"NON VOGLIO FARE DEL MALE ALLE PERSONE CHE AMO, CLARKE! TU E OCTAVIA DOVETE ESSERE AL SICURO, ANCHE DA ME SE NECESSARIO!" aveva le lacrime agli occhi e Clarke appoggiò la testa sulla sua spalla. 

“Non lo capisci proprio, Bell? Tu sei il luogo più sicuro della Terra”  

Fine sesto capitolo 

 

“Oh insomma, non mi dire che non avete ancora neanche parlato della situazione” 

“Ti sto dicendo esattamente questo, Raven.. abbiamo troppo per la testa per stare a preoccuparci di dare un nome a questa cosa” 

“Oh insomma non è che ci voglia uno scienziato! - sbottò l'amica - andiamo! Passate praticamente tutte le notti insieme fuori dalla sua tenda perché non riuscite a dormire e vi troviamo tutte le mattine che dormite abbracciati la fuori! E' abbastanza chiaro...” 

“Mi ha detto che mi ama” 

“Cosa?!” 

“Beh non l'ha detto esattamente in questi termini.. - continuò rossa in viso Clarke - ma suppongo che il succo fosse quello” 

“E non state ancora insieme?! Dio voi due avete bisogno di un wedding planner per riuscire finalmente a chiarirvi!"

Eccoci qua con un altro capitolo! Come sempre fate sentire le vostre opinioni che per me è importante :) E niente ci sentiamo alla prossima! Un bacio Giu 

  
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