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Autore: Melepatia_2571    31/03/2015    1 recensioni
tutto quello che Thomas non ha recuperato dal filtro e quello che ha vissuto prima del labirinto, prima di mettere piede nella Scatola e di dimenticare tutto ciò che lo teneva ancora in piedi alla C.A.T.T.I.V.O.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Teresa, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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I mesi passavano sempre più velocemente man mano che i sensi di colpa svanivano e al loro posto si faceva strada la paura; la paura di entrare nel Labirinto, la paura di ritrovarsi faccia a faccia con un Dolente. La paura di dimenticare Teresa e ritrovarsela davanti il giorno dopo senza nemmeno riconoscerla.
Mancava ancora tanto, ma per lui sembrava dietro l’angolo il giorno in cui avrebbe detto addio a tutto.
Passava le giornate ad osservare come se la cavavano i Radurai: ogni giorno un ferito, ogni giorno un morto si aggiungeva alla lunga lista che si allungava sempre di più.
Li studiava, più che osservare, e questo, in certi momenti, lo faceva sentire in colpa; aveva costruito tutto quello per torturare dei poveri ragazzi. Si sentiva una schifezza.
Eppure, loro, sembravano averci ormai fatto l’abitudine: erano lì da un anno, più o meno, ed ogni giorno la stessa routine. Vedeva quei ragazzi, i Velocisti, impegnarsi a fondo ogni giorno per trovare una via d’uscita, perché erano stanchi di quella routine. Ma soprattutto per portare tutti via di lì.
Era questo che a Thomas piaceva di quei ragazzi: che nonostante tutto erano sempre in ordine e facevano di tutto l’uno per l’altro senza mai arrendersi, e la forza con cui ognuno cercava di aiutare ad uscire da quelle quattro mura era impressionante. Qui ragazzi avrebbero potuto odiarsi a morte ma avevano tutti un intento comune e avevano imparato a mettere da parte l’odio.
 
Quella mattina si alzò molto pigramente, Teresa dovette buttarlo giù dal letto. Era il suo sedicesimo compleanno, era una delle tante cose che odiava ricordare: il suo compleanno. E che fosse il sedicesimo non migliorava le cose perché stava a significare che mancavano meno di sei mesi per il Labirinto.
Da bambino aveva tanto sognato il suo sedicesimo compleanno: avrebbe avuto una macchina, sarebbe andato al liceo, avrebbe vinto il campionato di football della scuola. Ma quando ci pensava aveva solo cinque anni e non aveva mai immaginato che il mondo sarebbe stato bruciato assieme alla sua famiglia.
:-dai, Tom. Fallo per me, alzati! Compi sedici anni, mica vai ad impiccarti-
:- più o meno l’allegria è la stessa- bofonchiò lui mettendo la testa sotto il cuscino.
A quel punto lei tirò giù le coperte e le scaraventò in un angolo della stanza. Prese Thomas per un braccio e cominciò a trascinarlo fino al bagno e lo costrinse a prepararsi.
Uscì sospirando e si avviarono verso i laboratori, come ogni mattina.
Passarono pochi minuti, era l’alba anche nella Radura. Mancava poco all’apertura delle Porte, ma nessuno era ancora sveglio, solo un paio di ragazzi.
Uno di loro era biondo, alto, Thomas l’aveva già visto spesso: era uno dei Velocisti.
Appena le porte si aprirono vide il ragazzo uscire per primo. Svoltò subito a destra e non lo vide più. Cercò di rintracciarlo con la Scacertola: lo vide arrampicarsi sull’edera, salire sempre più su, fermandosi per qualche secondo a prendere fiato ed energia e continuare a salire, sembrava impaziente di arrivare fino in cima.
All’inizio Thomas non capì bene cosa volesse fare, ma poi una strana sensazione lo colse quando vide che si fermò definitivamente.
Sentì la voce di Teresa rimbombargli nella testa “Tom”
Le rispose ad alta voce senza accorgersene, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo :- che c’è?-
Deglutì rumorosamente :- non penso faccia parte delle Variabili-
:- lo so- il ragazzo nello schermò si voltò a guardare in basso :- ma non credo che noi possiamo fare qualcosa-
Vide il biondo mollare lentamente l’edera. Si girò dall’altra parte: aveva visto le cose più orribili e disgustose attraverso quegli schermi, ma MAI uno di loro che … si suicidava. E lui si sentiva impotente davanti a tutto quello, ma soprattutto in colpa, sentiva che era colpa sua se aveva portato qualcuno al suicidio. E ormai si sentiva troppo sporco: tutti quei ragazzi e i Creatori. Ora si buttavano anche di sotto. Per colpa sua.
Prese un grosso respiro ed uscì dalla stanza velocemente.
Aveva bisogno d’aria, di aria pulita.
 
Si diresse all’entrata principale ed uscì. Si appoggiò alla porta e lasciò che il freddo gli percorresse la schiena ed invadesse il resto del corpo.
La terra era ricoperta dalla neve fredda, sembrava appena caduta, eppure c’erano delle impronte non molto grandi.
In lontananza intravide una figura; si avvicinava lentamente, arrancando nella neve; sembrava che facesse molta fatica e che la neve era troppo fresca per camminarci.
A meno di un metro di distanza vide meglio la figura: era una ragazza sui cinque anni, aveva dei lunghi capelli biondi un po’ arruffati, gli occhi erano verdi e profondi, ma guardandoli bene erano molto lucidi e si intravedeva la stessa vena di follia che ormai aveva imparato a riconoscere. Però non sembrava del tutto pazza. Era leggermente graffiata sul viso, ma a parte quello sembrava quasi una persona normale.
Lei continuava ad avvicinarsi ed arrivò a pochi passi da lui. Si accasciò a terra senza forze e cominciò a singhiozzare.
:- ti prego, aiutami- mormorò
Lui le si avvicinò lentamente: sapeva che non era una buona idea avvicinarsi ad uno Spaccato, ma quella era solo una ragazza. Un po’ come quello che poco fa si era buttato dalle mura del Labirinto. Sapeva che quel ragazzo non era immune ed era troppo giovane per essere ridotto così.
:- per favore, dammi una mano-
:- cosa posso fare?-
:- ho bisogno di aiuto: c’è gente pazza che mi corre dietro da giorni. Mi vogliono uccidere … sono completamente andati … - continuò a singhiozzare e i singhiozzi diventarono un pianto disperato.
Avrebbe voluto aiutarla, ma avrebbe portato l’Eruzione anche all’interno dell’edificio, molti non erano Immuni.
Avrebbe potuto semplicemente nasconderla fino a quando non si sarebbero calmate le acque.
 
La portò al piano più basso della sede, dove c’era quella che i Radurai chiamavano Scatola. Sapeva che lì non circolava mai nessuno in quei giorni: per le provviste mancava ancora una settimana e due per un nuovo ragazzo. Un altro, e dopo un altro ancora. Quella stanza sembrò rimpicciolirsi mentre ci pensava. Ma sapeva che era la cosa giusta, serviva per trovare una cura.
Scacciò via quei pensieri e trovò un posticino dove far mettere comoda la bambina. Le portò delle coperte e qualche cuscino e dopo cena anche del cibo.
Si sedette accanto a lei e aspettò che finisse di mangiare per riportare il piatto in cucina
:- grazie- gli disse porgendogli il piatto completamente vuoto e pulito per benino.
:- prego- prese il piatto e si alzò –posso sapere come ti chiami?-
:- Amalie*. Tu invece sei Thomas, vero?-
:- sì. Come fai a saperlo?-
Lei abbassò lo sguardo :- passo spesso accanto alla C.A.T.T.I.V.O., per scappare o per rifugiarmi dagli Spaccati più pazzi di me. E vedo spesso anche te: vai sempre di fretta per le scale con una ragazza grande-
Pensò che si riferisse a Teresa, e gli venne in mente che l’aveva evitata tutto il giorno. Magari ora lo stava aspettando in camera tutta arrabbiata pronta a fargli una sfuriata.
:- sei una bimba interessante. Ora devo andare, domani ti porterò qualcos’altro da mangiare. E magari curiamo anche quel brutto graffio-
:- perché? Sei un dottore?- gli chiese sistemandosi sotto le coperte
:- non proprio. Ma so come far sparire un graffio-
:- grazie-
Thomas aprì la porta e le lanciò un’ultima occhiata alla bambina :-buonanotte, Thomas- gli disse con la sua vocina gentile
:- buonanotte, Amalie-
 
Tornò in camera e sul divano c’era Teresa mezza addormentata. Guardò l’orologio e si accorse che erano già le dieci e tra un poco sarebbe scattato il coprifuoco.
:- finalmente. Dove sei stato?-
:- è una lunga storia. Magari te la racconterò domani- rispose evasivamente
:- Tom, hai passato il tuo compleanno completamente da solo e nemmeno mi hai degnato di uno sguardo-
:- lo so, ma mi andava di passare così il mio compleanno del cavolo. A me neanche andava di nascere-
:- e io… cioè, noi come avremo fatto senza di te?-
:- non lo so, magari nel mondo c’è un altro Tom. Notte, Teresa- fece per andare a letto ma lei lo fermò e gli lasciò un bacio sulla guancia
:- notte, Tom. E il ragazzo, sta bene-
Si sentì sollevato al pensiero che almeno non era morto. Ma avrebbe comunque sofferto chiuso in quel Labirinto.
Quella notte Thomas non dormì per niente: continuava a fare incubi, a svegliarsi e, quando si riaddormentava i brutti sogni lo divoravano ancora e ancora.
Ogni notte era la stessa cosa e sembrava non finire mai.
Dopo un mese, gli stessi incubi: il ragazzo che si spappolava al suolo, senza però svegliarsi più; la bambina che veniva divorata dagli Spaccati; lui nel Labirinto.
 
Mancava un mese esatto e poi nel Labirinto. Si svegliò più presto del solito quel giorno e cercò qualcosa di buono da portare alla bambina e anche qualche benda e disinfettante: i graffi non si erano ancora cicatrizzati. Sgattaiolò fino al seminterrato e vide che era già sveglia.
:- salve- lo salutò. Sembrava di buon umore
:- ciao, come…- non fece in tempo a finire che si trovò Teresa alle spalle
:- allora è questo che fai ogni giorno? Vieni qui?-
:- ehm, sì. Ma la bambina aveva bisogno d’aiuto e non potevo lasciarla morire- cercò di giustificarsi.
Intanto, Teresa si era avvicinata ad Amalie e le porgeva una mano :- io sono Teresa, tu invece sei ..?-
L’altra allungò la mano e gliela strinse :- Amalie-
:- che bel nome. C’era una donna speciale che si chiamava come te, era considerata una delle donne più importanti nella storia della matematica-
:- bello. Quindi anche io sono speciale?-
:- certo. Lo saresti di più se mi dicessi come mai sei qui-
Rispose Thomas al suo posto :- era inseguita da Spaccati oltre l’Andata e aveva bisogno di nascondersi-
:- da quanto è che va avanti questa storia?-
:- mesi. Da quando Newt si è buttato dalle mura-
:- sai il nome del soggetto?- glielo chiese come se fosse la cosa più assurda del mondo
:- sì. È come conoscere il tuo nome, anche tu sei un soggetto-
:- anche tu lo sei-
:- cosa fanno ai soggetti?- si intromise Amalie
:- li guardano- le rispose Thomas avvicinandosi per poter disinfettare le ferite –prima li mandano in una nuova casa e poi vedono cosa fanno e come si comportano. Pensano che così troveranno una cura a questa brutta malattia- concluse cominciando a disinfettare
:- anche io sono malata, ma non sono ancora pazza. Perché?-
Questa volta le rispose Teresa :- forse non hai contratto ancora la malattia o ci mette solo più tempo ad arrivare perché sei piccola-
:- ma se voi siete soggetti, manderanno anche voi in una nuova casa?-
Thomas non ci aveva mai pensato fino a quel momento: cosa sarebbe successo a lei una volta che sarebbe stato prigioniero di quelle mura? Chi se ne sarebbe preso cura?
:- sì- rispose tristemente
:- Tom, hai mai pensato che fosse immune?-
:- no, credi che sia possibile?- vide una piccola speranza: se era immune, l’avrebbe affidata a qualcuno nella sede. Qualcuno di cui si poteva fidare ciecamente
:- forse. Senti, Amalie, vuoi scoprire se sei immune?-
:- sì, ma solo se non mi mandano in una nuova casa. Io voglio restare qui con Thomas-
Gli cominciarono a pizzicare gli occhi per le lacrime, cercò di trattenerle e di non parlare con la voce rotta :-tranquilla, troveremo una soluzione-
 
Chiesero una mano alla stessa infermiera che si era “occupata” di loro dopo l’incidente. Si chiamava Brenda e non era poi così odiosa come sembrava. Tutt’altro.
:- a quanto pare è immune- disse –ma non so veramente come questo possa essere utile: non la lasceranno restare qui-
Thomas ci pensò qualche minuto, poi Teresa tirò fuori un’idea :- potresti occupartene tu?-
:- cosa? Ma potrebbe …-
Brenda non lo lasciò finire :- tranquillo, se vuoi posso prendermene cura, non dirò niente a nessuno. E poi sei tu il mio capo, in teoria; dovrei fare ciò che mi dici. O mi sbaglio?-
:- d’accordo. Ma solo dopo che ce ne saremo andati. Fino ad allora resterà con me- doveva fidarsi di Brenda e poi l’aveva conosciuta meglio: non avrebbe fatto del male a nessuno, figuriamoci ad una bambina.
:- io sono Amalie, tu mi vorrai bene, vero?- chiese a Brenda
:- sì e ti prometto che non ti succederà nulla di male- e lei ci credette
 
Da quel giorno, Thomas lasciò che Amalie stesse nella sua camera e continuava a portarle cibo stando attento a non farsi scoprire. Anche Brenda e Teresa se ne prendevano cura.
Continuava, però, a pensare che le sarebbe terribilmente mancata quella bambina e che le sarebbe mancato il vuoto, perché non se ne sarebbe ricordato, avrebbe continuato a sentire la sua mancanza e non avrebbe mai saputo cosa gli mancava esattamente.



note di moi (questa volta è solo un appunto, tranquilli)

*Amalie Emmy Noether (ovvero, da dove mi è uscito il nome della bimba tenerella)
Einstein la considerava come la donna più importante nella storia della matematica. Oggi il suo lavoro continua a trovare rilevanza per lo sviluppo della fisica teorica e della matematica ed è considerata una dei più grandi matematici del XX secolo. E' conosciuta per i contributi di fondamentale importanza per la fisica teorica e l'algebra astratta, rivoluzionando la teoria deglii anelli, dei gruppi e dei campi. Nel campo della Fisica, il Teorema di Noether spiega la connessione fondamentale fra la simmetria in fisica e le leggi di conservazione.


 
   
 
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