Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: SagaFrirry    01/04/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XVII

 

ARMONIA E DISCORDIA

 

Volando, non voleva pensarci. Si spinse più in alto, piroettando e per qualche istante perdendo il controllo. Non reagì subito, lasciandosi cadere per alcuni metri.

“Arles!” gridò qualcuno.

“Che..?” si riprese, volando di nuovo.

“Arles..” ripeté la stessa voce.

“Cosa c’è?” ribatté il sacerdote, guardando giù.

Suo padre Ares pareva allarmato, e piuttosto incazzato. Il sacerdote sospirò, ruotando gli occhi al cielo. Com’era paranoico quel Dio!

“Smettila di fare il bambino!” gridò ancora Ares “Comportati da uomo e scendi!”.

Arles non aveva alcuna intenzione di scendere, ma sapeva di doverlo fare. Però più tardi, un pochino più tardi..

 

Il bambino di Eleonore ed Hades cresceva in fretta. Atena lo guardò con un sorriso. I genitori del piccolo, assieme a Persefone, era giunti in visita al tempio di Atene, per discutere di qualcosa che pareva molto importante. Il bambino però non era interessato e si agitava, fra le braccia della madre, lanciando versetti continui.

“Hypnos..” mugugnò il Dio, rivolto al Dio che stava alle sue spalle “..ti dispiace?”.

Il Dio del sonno, quasi divertito, sfiorò il bimbo che si addormentò all’istante.

“Ora che è tranquillo..” sorrise Eleonore “..posso chiedere il permesso di visitare questo bel tempio, mentre voi discutete di questioni divine?”.

“Ma certo!” annuì Atena “Ti faccio accompagnare da un’ancella. Il piccolo puoi lasciarlo pure nella culla che un tempo mi ha accolta”.

Sulla soglia della dimora divina, apparve Sarah, stupita nel vedere la sorella, che non la riconosceva. Eleonore le sorrise, lasciandosi accompagnare per il tempio. Dietro le due, il Dio del regno dei morti ordinò che ci fosse Thanatos, che sbadigliava dal tedio.

“Atena..” parlò Hades, ora che Eleonore si era allontanata “..siamo qui per comunicare che ci uniamo alla guerra. Fin ora abbiamo mantenuto una certa neutralità ma, di recente, abbiamo scovato delle spie romane fin sui nostri confini”.

“Fin nell’oltretomba?!” si stupì Atena.

“Sì, ed io mi preoccupo per le mie mogli e per il mio preziosissimo figlio”.

“Capisco perfettamente. Gli intrusi li hai eliminati?”.

“Ovvio. I miei tre giudici li hanno disintegrati”.

“E li hai lasciati di guardia al tuo regno, ora?”.

“Mi sembra più che logico. Ma non ti preoccupare: in caso di emergenza, compariranno in un lampo. Vista la tua attuale posizione, ritenevo corretto informarti”.

“Mi fa davvero piacere sapere che pure voi parteciperete a questa pesante guerra. Anche se per scopi strettamente personali, e non per il bene comune”.

“Del bene comune, non mi è mai importato!”.

 

“Oh, Thanatos! Che posto meraviglioso!” esclamò Eleonore, ammirando la statua di Atena “Non ti viene voglia di suonare qualcosa con la cetra?”.

“Sinceramente? No. Ma se lo desiderate..”.

“Sì, ti prego! Suona qualcosa di bello”.

Era incredibile come il Dio della Morte riuscisse a creare una melodia così bella!

“Ho voglia di ballare! Non potrei essere più felice!” ammise lei, improvvisando qualche passo.

La sorella la osservò, divertita. Era bello vederla sorridere.

“Balla con me!” propose Eleonore, prendendo per mano Sarah.

La giovane provò a protestare ma con scarso successo.

“Sono un po’ imbranata” ammise la sposa di Hades.

“Segui me” suggerì Sarah “Fa come faccio io”.

Le due sorelle iniziarono a danzare. Eleonore rise. Poi si fermò.

“Questa danza la conosco” ammise “Ma non ricordo..dove l’ho già ballata”.

“Non ha importanza, dai!” le sorrise Sarah “Continuiamo il giro?”.

“No, aspetta. Vorrei ricordare..”.

Eleonore chiuse gli occhi, continuando a ballare da sola. Di scatto, li riaprì e fissò Sarah.

“Sorella?” domandò.

Eleonore sembrava confusa. Si guardò attorno.

“Tranquilla, Eleonore!” cercò di parlarle Sarah.

“Ma tu..tu sei mia sorella!”.

“Sì. Sono io. Ti ricordi di me?”.

“Ma certo! Come ho fatto a dimenticare?”.

“Storia lunga. E piuttosto complicata”.

Le due donne si abbracciarono.

“Ballavamo sempre così da piccole” continuò Eleonore, senza sciogliersi da quell’abbraccio.

“Sì, è vero” confermò Sarah.

“Ma..questo è il tempio di Atena?”.

“Sì”.

La sposa di Hades guardò sua sorella qualche istante in silenzio. Poi ebbe un sussulto ed iniziò a correre. Sarah non capì. La vide correre via e la inseguì, dopo qualche istante. Eleonore scostò le tende ed entrò alla tredicesima. Si guardò attorno e poi intravide una figura, girata di spalle, che stava camminando lentamente verso l’uscita che conduceva alle altre case dello zodiaco. La fanciulla corse e la raggiunse, abbracciandola alle spalle.

“Saga..” mormorò Eleonore.

Il sacerdote si irrigidì, non aspettandosi una cosa del genere. Sarah raggiunse la sala e si nascose. Thanatos, con tutta la calma, seguì la sua signora e si fermò accanto al trono, senza farsi notare dalle due figure di spalle.

“Saga! Ti prego, voltati” continuò la sposa di Hades “Girati ed abbracciami forte”.

“Non posso” rispose lui.

“Perché?”.

“Perché se io mi girassi..so che non ti lascerei più andare, e tu non sei più mia. Tu sei la donna di Hades. Io..”.

“Sono tua moglie!”.

“Non più. Ti prego, lasciami..”.

Eleonore non voleva. Continuava a stringere il suo cavaliere, affondando il viso fra i capelli di lui. Piangeva, d’un tratto ricordando.

“Non piangere, Eleonore! Sei felice. Hai avuto anche un bambino”.

“Ma come ho potuto? Come ho potuto dimenticare? Mi dispiace tanto!”.

“Non è stata colpa tua..”.

“Ma io..”.

“Thanatos! So che sei lì. Riporta al giusto posto la tua signora”.

Il Dio della morte si avvicinò ed Eleonore si strinse più forte a Saga.

“Lasciami” mormorò lui “Non capisci? Sei tornata in vita perché Hades ti ama e ti desidera. Più volte mi ha detto che se ci vedesse assieme..la tua vita avrebbe fine. Non potrei mai permetterlo, perciò va via. Torna dal tuo bambino, che ha bisogno di te”.

“Come faccio? Dimmi, amor mio, come faccio?”.

“Lo devi fare. Quel bambino ha bisogno di te. E tu sarai felice, vedrai. Te lo prometto”.

“Non fare promesse a caso!”.

Il sacerdote prese delicatamente le mani di Eleonore, che ancora teneva intrecciate sul petto, e si liberò dalla stretta di lei. La donna protestò vivacemente.

“Smettetela!” la ammonì Thanatos “O Hades vi ucciderà entrambi!”.

A quelle parole, Eleonore parve calmarsi. Il Dio l’afferrò saldamente e la fece allontanare di qualche passo.

“Hai un notevole autocontrollo” commentò, rivolto al sacerdote “Non ti sei nemmeno girato a guardarla. Complimenti..”.

“Vattene da qui”.

“Con sommo piacere”.

Il tono di voce del sacerdote era rimasto calmo e non si voltò, fino a quando Thanatos ed Eleonore non ebbero lasciato la stanza.

“Perdonatemi” si scusò Sarah “Ha ricordato per via di un mio gesto”.

“Non è colpa tua. Prima o poi avrebbe ricordato comunque, immagino”.

Senza aggiungere altro, lui uscì, diretto all’anfiteatro.

“Voi che avete la linea diretta..” parlò a Phobos e Deimos “Potreste contattare un Dio per me?”.

 

 

Deathmask e Shaina camminavano lungo i corridoi dell’immenso palazzo olimpico. La giornata era finita ed era ora di coricarsi.

“Scusatemi..?” una voce li fermò, alle loro spalle.

I due si voltarono e videro una donna, riccamente vestita e con una corona sul capo.

“Giunone..” la riconobbe Deathmask.

“Sì, sono io. E voi, chi sareste?”.

“Abitavamo in Sicilia un tempo. Adesso lavoriamo qua”.

“C’è un piccolo dettaglio che non mi convince..”.

“E sarebbe?”.

“Voi possedete il cosmo di Atena!”.

 

“Sei proprio sicuro?” domandò Eros, accanto al fratello minore.

“Sì” annuì Arles.

“Non si può più tornare indietro poi, lo sai?”.

“Lo so. Fa quel che devi”.

Dal tetto della tredicesima, osservano Hades e le sue consorti allontanarsi dal tempio di Atena. Eleonore teneva il capo chino e Hades era preoccupato. Thanatos, poco più indietro, cercava di far capire alla donna che era il caso di comportarsi in modo diverso. Eros lanciò un’ultima occhiata al fratello, che distolse lo sguardo. Il Dio scoccò una freccia, di colore nero, che colpì il cuore di Eleonore. Nessuno se ne accorse, solamente Eros poteva vedere i suoi dadi. La reazione della donna fu immediata. Strinse il figlio a sé e si avvicinò ad Hades, sorridendogli. Arles la sentì sussurrare la parola “amore”.

“Fatto. Ora lei sarà di nuovo felice” annuì Eros “Innamorata del suo Hades e con solo odio nel cuore nei tuoi confronti”.

“Ti ringrazio” rispose Arles.

“Se vuoi..” ammise il Dio “..potrei fare la stessa cosa con te. Se tu la odiassi, non sarebbe meglio? Però non so se mi riesce, perché se il Fato ha in mente qualcosa di diverso..”.

“Sopravvivrò. Come ho fatto fin ora. Puoi tornare alle tue faccende, mi spiace averti scomodato per simili cose”.

“Hades l’avrebbe uccisa nel momento stesso in cui in lei si fosse manifestato l’amore per te. L’hai salvata. Non è una cosa da poco”.

“Oh, datemi una medaglia!” sbottò Arles sarcastico, scendendo e tornando al lavoro.

 

I corridoi del palazzo Olimpico parevano non finire mai. Deathmask e Shaina correvano, cercando di fuggire da Giunone.

“Non voltarti indietro, Shaina!” gridò Deathmask, tenendola per mano.

“Non potremmo mai fuggire dalla regina dei romani! È una Dea potente!” ribatté la guerriera.

“Vuoi farti uccidere subito, allora?”.

Il cavaliere saltò, passando fra due colonne. I due seguaci di Atena erano usciti dal palazzo di Giove. Continuarono a correre ma mille occhi apparvero dinnanzi a loro.

“Cosa succede?” domandò Shaina, spaventata.

“Non ne ho idea. Questi occhi..”.

Uno strano verso riecheggiò nell’aria. Il cavaliere, dopo aver richiamato la sua armatura, si preparò ad attaccare.

“PEACOCK EYES!” scandì la voce suadente ed ipnotica di Giunone.

 

La bambina giocava attorno alla statua di Atena. Aveva raccolto qualche fiore ma ora si annoiava. Sentendo un lieve fruscio, rizzò le orecchie e si incamminò verso quella direzione.

“Ciao” salutò, cercando di mostrare il suo miglior sorriso.

Arles era seduto, con le gambe a penzoloni sullo strapiombo. Dava le spalle alla piccola, che gli si avvicinò ancora.

“Cosa guardi?” domandò lei.

“Nulla”.

“Ma..cosa c’è che non va?”.

“Nulla” ripeté Arles.

“Sei un bugiardo. Io, quando sono triste, mangio un dolcetto. Vuoi che vada a prendertene uno?”.

“No, grazie”.

La romana, non sapendo che altro fare, ebbe un’idea. Prese i fiori che aveva colto ed iniziò ad intrecciarne i gambi fra i capelli neri del sacerdote.

“Va via” borbottò Arles “Non sono dell’umore adatto!”.

“Ma su..così sei più bello!”.

“Lasciami stare..”.

“Io voglio aiutarti! Sei triste. Perché sei triste?”.

“Non sono affari tuoi..”.

“Ma io..”.

“VATTENE!”.

Arles gridò l’ultima parola e si voltò di botto. La bambina si spaventò e corse via, scoppiando a piangere.

 

Il verso del pavone era raccapricciante e proveniva da molte direzioni. I suoi occhi ipnotici stordivano i sensi di Shaina e Deathmask.

“Che..che succede?” gemette la guerriera, cercando di reagire.

“Andate all’inferno, tutti quanti!” ringhiò Deathmask, ritrovato per qualche istante l’autocontrollo e lanciando il suo colpo.

Gli occhi parvero svanire per qualche istante.

“Non male, per un mortale” ammise Giunone “Ma morirete lo stesso, greci! È la punizione che spetta a chi ha osato tentare di ingannare noi romani”.

“Non abbiamo tentato! Ci siamo riusciti, per mesi!” ribatté Deathmask.

“Motivo in più per ucciderti!”.

“Fatti sotto. Milf!”.

 

Arles si scosse, alzandosi di scatto. Perché aveva reagito così male? Quella bambina cercava solo di essere gentile, anche se era tremendamente fastidiosa! Affrettò il passo, per raggiungerla. Non ebbe difficoltà ad afferrarla, anche se la piccola correva.

“Lasciami!” protestò lei e lui si inginocchiò, abbracciandola.

“Perdonami. Non avere paura di me” le disse.

La piccola rimase in silenzio, qualche istante.

“Non ho paura” rispose, ancora avvolta da quell’abbraccio.

“È che noi grandi..” riprese il sacerdote “..siamo cattivi. E finiamo per fare e dire cose cattive. Scusami. È stata una brutta giornata”.

“Ti perdono..”.

“Ti ringrazio. Ora però..”.

“Signore” interruppe Sarah, scostando la tenda in fondo alla tredicesima  “Non sono giunte le solite notizie dalle spie inviate dai romani”.

“Come? Non saranno mica..” si allarmò Arles “Continuiamo dopo il discorso, piccina. Ok? Fai la brava e scusami ancora. È che quando sono triste, o mi arrabbio, faccio sempre cose brutte”.

La bambina sorrise, asciugandosi le lacrime, ed il sacerdote la salutò con un bacio sulla fronte. Poi l’uomo si alzò in fretta, cercando di capire dove fossero i suoi colleghi del tempio.

 

Persefone era pensierosa e Hades lo aveva notato. Anche se distratto dall’incredibile affetto che gli dimostrava Eleonore, il Dio cercava sempre di trovare del tempo per la prima moglie.

“Qualcosa non va?” domandò, andandole vicino.

“Stavo pensando..” iniziò lei “..ad un patto che avevamo fatto io e te”.

“Di che patto parli?”.

“Quando Eleonore è rimasta incinta, mi hai detto che avrei potuto chiederti qualsiasi cosa, per non sentirmi da meno di lei”.

“Confermo. Cosa vuoi chiedere?”.

“E se io..ecco..mi trovassi un amichetto?”.

“Intendi dire..un amante?”.

“Un passatempo momentaneo. Adesso sei così distratto da Eleonore ed il bambino..”.

“Hai ragione. Comunque il nostro contratto vale sei mesi all’anno. Per gli altri sei mesi, sei libera di fare quel che ti pare”.

“Sul serio?”.

“Ovvio. Quel che fai in primavera ed estate a me non interessa. Ho altro a cui pensare”.

“E giuri di non infierire sull’uomo che sceglierò?”.

“È un mortale?”.

“Sì..”.

“Allora va benissimo. Creperà di corsa e non è mio parente”.

 

Giunone era forte, ricacciava indietro ogni colpo che i due greci tentavano di lanciarle contro.

“Cosa facciamo?” ansimò Shaina.

“Io la distraggo. Tu va via”.

“Come?!”.

“Torna al grande tempio, salvati e non pensare a me”.

“Non è il momento di fare il cavaliere nobile! Lotteremo insieme”.

“Smettila! Fai come ti dico!”.

“No!”.

“Ma moriremo entrambi!”.

“Che sia. Moriremo insieme”.

Deathmask guardò stupito la sua donna ed arrossì leggermente. Era bello sapere di avere qualcuno vicino.

“Come siete teneri” sorrise Giunone, sarcastica.

“Pensa per te, cornuta!”.

 

“Nessuna notizia?” si spaventò Atena “Dici siano stati scoperti?”.

“Non lo so. Sono preoccupato” rispose Arles, camminando per il pronao del tempio di lei.

“Hai mandato qualcuno a controllare?”.

“Certo ma, se è successo loro qualcosa, non so se arriverà in tempo”.

“Manda i tuoi fratelli. Loro ci metterebbero pochi secondi”.

“Non posso dare ordini ai miei fratelli!”.

“Allora potrei..”.

“Scusate se interrompo ancora” parlò Sarah, imbarazzata “Ma c’è una persona alla tredicesima”.

“Non adesso, Sarah” la rimproverò, velatamente, Arles.

“Ma..è una donna. E credo stia molto male. Forse..forse è morta!”.

 

L’attacco combinato di Shaina e Deathmask parve sortire qualche effetto su Giunone, che non mostrava la stessa spavalderia iniziale. Era però la regina dei romani, e di conseguenza estremamente potente.

“La vedo brutta..” ringhiò Deathmask.

“Sì. La sua forza è incredibile” annuì Shaina.

“Non distraetevi!” gridò la Dea, lanciando le sue piume di pavone e spedendo lontano i due greci.

 

Il Sacerdote ed Atena raggiunsero la tredicesima. Al centro di essa stava una donna, rannicchiata in terra, completamente nuda.

“È fredda” commentò Arles “Ma ancora viva. Il suo cuore batte debolmente”.

“Come è arrivata qui? E perché è nuda?” domandò Atena.

“Non ne ho idea! Ma dobbiamo scaldarla, o morirà!”.

Il cavaliere l’avvolse nel suo mantello e la donna emise un lieve gemito.

“Forse so come aiutarla!” esclamò il sacerdote, prendendola in braccio.

“Che hai in mente?”.

“La vasca dove faccio i bagni rituali è sempre calda, per via delle acque termali. Lì si scalderà”.

Camminò in fretta, sentendo la pelle di lei sempre più fredda al tatto. Atena lo seguì e lo stesso fece Sarah, entrambe preoccupate. Arles scese gli scalini a bordo vasca e si immerse, tenendo a galla la donna. Questa gemette di nuovo ma riprese un po’ di colorito. L’acqua calda ed il vapore la cullavano, così come faceva il sacerdote.

“Sarah” ordinò lui “Vai nelle mie stanze e prendi una bottiglia senza etichetta. Portala qui, di corsa”.

“Ma..” balbettò la ragazza “..a nessuno è concesso entrare nelle vostre stanze!”.

“Te lo do io il permesso! Corri!”.

“Sì..sissignore!”.

 

Uno accanto all’altro, Deathmask e Shaina erano ormai sfiniti. Giunone era una pazza dalla forza notevole e non si fermava davanti a niente.

“Vi ucciderò entrambi!” minacciò la romana, puntando il dito contro i greci.

Avanzò di qualche passo, pronta a lanciare l’ennesimo attacco, quando percepì un certo fastidio al petto. Si fermò e vi vide una rosa conficcata. Ringhiando, la estirpò e si guardò in giro.

“Serve un aiutino, dolcezze?” sorrise Aphrodite, entrando in scena con un sorriso sensuale.

“E tu chi saresti?” sibilò Giunone.

“Vengo chiamato Aphrodite e, come credo tu possa percepire, non sono solo”.

A fianco del cavaliere dei Pesci, era apparso Shura, con un’aria leggermente infastidita.

“Ragazzi!” salutò Deathmask “Che bello vedervi!”.

“Il sacerdote ci ha mandato a cercarvi, non avendo vostre notizie” spiegò il Capricorno.

“Che gentile. Lo ringrazierò con un mazzo di fiori”.

“Gli manderò io dei fiori!” interruppe Giunone “Da mettere sulle vostre tombe!”.

 

Richiudendo in fretta il libro che stava leggendo, Kiki si nascose. Maledetta regola che vietava il teletrasporto! Dei passi? Non doveva entrare nessuno in quella stanza ancora per ore! Da dietro una delle pesanti tende del baldacchino, il giovane vide Sarah in cerca di qualcosa nella stanza del sacerdote. Una serva? Ma cosa stava accadendo? L’ancella, dal canto suo, si stupì di trovare una candela accesa.

“C’è qualcuno?” domandò.

A nessuno era concesso entrare in quelle stanze, pena la morte. Kiki continuò ad osservarla con attenzione. Chi era quella femmina? C’era qualcosa in lui che non lo convinceva. Del resto, doveva solo stare zitto, vista la posizione in cui si trovava. Se lo avessero scoperto, specie con certi libri in mano, come minimo sarebbe finito a Capo Suion. Sarah si guardò attorno ancora un po’ e poi afferrò una bottiglia senza etichetta. Spense la candela con due dita ed uscì in fretta. Kiki tirò un sospiro di sollievo e tornò ad uscire allo scoperto. Forse era meglio andare a leggere altrove..

 

Giunone, circondata, continuò a mostrarsi spavalda. Richiamò a sé la sua armatura, che la avvolse in una coda di pavone variopinta. Shura, per nulla impressionato, lanciò la sua Excalibur contro l’armatura, che si scalfì.

“Che hai nelle braccia, demonio?” si irrigidì la Dea.

“Non c’è nulla che la mia spada sacra non possa tagliare” ribatté il Capricorno.

“Dovrai stare attento quando ti fai le seghe..” ridacchiò Giunone e Shura ringhiò.

“Hai fatto arrabbiare la capretta!” annuì, soddisfatto, Deathmask “Ora le prendi!”.

Shura alzò il braccio e gli altri due cavalieri d’oro si apprestarono a seguire il suo esempio, lanciando i loro attacchi. Una rosa nera seguì la traiettoria dell’Excalibur e le porte dell’altro mondo si aprirono alle spalle delle Dea. Giunone resistette e, nonostante le ferite, lanciò un altro colpo con la sua coda da pavone. I saint, colpiti, non capivano come potesse quella donna essere così potente. Era la degna regina degli Dèi!

“BLOODY ROSE!” attaccò Aphrodite, il primo in grado di reagire.

La sua rosa scintillò e colpì. Pesci sorrise, modificando il suo cosmo in modo da creare un’altra rosa. Non si era accorto che qualcuno lo osservava..

 

“Sarah!” esclamò Kanon, vedendo la donna correre giù dal piano superiore della tredicesima “Cosa succede?”.

“Un’emergenza” si limitò a dire lei, passandogli accanto.

Il cavaliere l’afferrò per un braccio.

“Cos’è quella bottiglia? Che combinate?” domandò lui.

“È per il gran sacerdote. Lasciami, vado di fretta”.

“Il gran sacerdote? Mio fratello? Sta male?”.

“No. Ma è un’emergenza e devo andare. Ti spiegherò tutto dopo”.

“Lo farai?”.

“Certo..”.

Lui la tirò a sé e la bacio, cosa che ultimamente faceva spesso. Poi la lasciò andare.

 

Giunone, colpita per l’ennesima volta dai colpi di tutti i cavalieri greci, era furiosa e con l’armatura in pezzi. Però non voleva arrendersi.

“Avrò le vostre teste!” gridò “PEACOCK SCREAM!”.

L’urlo del’animale sacro alla Dea era assordante e terribile. I saint si portarono le mani alle orecchie, sentendosi scoppiare la testa. Poi un’aria lieve e profumata li avvolse, portando loro sollievo. Da dove proveniva?

“Oblio del frutto dell’inferno” pronunciò qualcuno e Giunone si ritrovò avvolta da rami spinosi sempre più fitti.

“Che mi succede? Chi osa fare questo?” si lamentò.

“Chiudi la bocca. E soccombi alla tua inevitabile fine”.

Una voce di donna scandì quelle parole e la regina romana gridò dal dolore.

 

“Non sembra ferita” commentò Arles, osservando la sconosciuta “Ma come fa ad essere così fredda?”.

“Non guardarla troppo! È pur sempre una donna nuda!” lo rimproverò Atena.

“Suvvia! Di donne nude ne ho viste altre in vita mia e spero di vederne ancora! Il mio è un parere medico. Non vedo ferite evidenti. Quindi cosa può provocarle un tale gelo in corpo?”.

“Una maledizione?”.

“Una maledizione, dite? Di che tipo?”.

“Non lo so. Spero possa dircelo lei appena starà meglio”.

“Ma dov’è finita quell’ancella? Non è un’impresa così difficile recuperare una bottiglia dalla mia camera!”.

“Presto, Sarah!” incitò Atena, non appena vide l’ancella varcare la soglia.

La donna corse, scusandosi per il tempo perduto, e porse la bottiglia al sacerdote. Questi, ancora in acqua con fra le braccia la donna, si chinò.

“Che cos’è?” domandò Atena “Una medicina?”.

“SI può dire di sì” rispose Arles “Io la chiamo Resuscitamorti”.

“Nome poetico..”.

“Diciamo che poche gocce scaldano il cuore, un sorso ti porta all’oblio, un sorso in più ed i tuoi sensi si annientano, concedendoti una serena notte di sonno”.

“Ed un sorso di troppo?”.

“Immagino ti uccida”.

“Ma è pericoloso! Perché hai cose del genere in camera?”.

Il sacerdote non rispose. Si limitò a guardare la Dea, che non disse altro. La sconosciuta, dopo poche gocce, iniziò a divenire rossa in viso. Poi si alzò di colpo, tossendo.

“Ha ripreso i sensi!” sorrise Sarah ed anche Atena ne fu sollevata.

Non più gelata al tatto, l’intrusa respirò a fondo. Si voltò, incrociando lo sguardo del sacerdote. Piangeva ora, sentendosi libera da un peso.

“Oh, signor Arles” mormorò, appoggiandosi all’uomo.

“Ci conosciamo?” rispose lui, leggermente imbarazzato dalla situazione.

“Grazie” continuò lei “Mi avete salvata”.

“Cosa vi è capitato?” domandò Atena, invitando la sconosciuta ad uscire dall’acqua e coprirsi.

Il sacerdote la portò fuori, mentre l’ancella in fretta l’avvolgeva in asciugamani. Il mantello di lui, abbandonato in terra, era zuppo esattamente come il suo proprietario, che iniziò a strizzarsi i capelli e la tunica.

“Puoi anche andare adesso, sacerdote” lo invitò Atena “Lascia che questa donna si vesta in santa pace, senza occhi indiscreti”.

“I miei non sono occhi indiscreti” protestò lui, ma uscì comunque.

Risalì le scale, raggiungendo la sua stanza, in cerca di vesti asciutte. Guardò con aria interrogativa la candela. Chi mai era stato lì? Lui era certo di non averla accesa, quel giorno. Eppure era consumata.. Forse se l’era dimenticata accesa ieri sera, non ne era sicuro. Finalmente libero da quelle stoffe bagnate, le gettò nel baule antistante la camera, da dove le ancelle più volte avevano dovuto recuperare tuniche sporche di sangue per lavarle. Quasi annoiato, il sacerdote incrociò il suo riflesso allo specchio. Che strano gli sembrava guardarsi e vedersi ringiovanito. Scostò la tenda del baldacchino. Qualcuno era stato lì, lo percepiva. Chi osava entrare addirittura nel suo letto? Non era il momento di pensarci, però. Doveva rivestirsi e tornare al lavoro, sperando di ricevere presto notizie dei suoi cavalieri in missione.

 

“Vediamo..in che pianta posso tramutarti?” parlò ancora una voce di donna, che finalmente si mostrò, dissolvendo le tenebre che la celavano.

“Persefone!” la riconobbe Aphrodite.

“L’unica e la sola” sorrise lei “Ed ora poniamo fine a tutto questo!”.

La prima moglie di Hades era bellissima, ora che si mostrava in tutto il suo splendore, senza cappucci o vesti imposte dal marito per celarne le forme. Allungò un braccio verso Giunone, che si dibatteva in cerca di libertà.

“Frutto di Kore” pronunciò Persefone e Giunone iniziò a mutare, divenendo un albero di melograno, avvolta dalle spine.

“Bello. Ma perché ci hai aiutati?” domandò Shaina, sorretta da Deathmask.

“Cercavo Aphrodite e vi ho trovati in difficoltà” ammise la Dea.

“Cercavi me? E perché?”si stupì Pesci, avvicinandosi.

Lei si voltò di scatto, baciandolo. Shura e Deathmask si fissarono.

“Welà! Il nostro conquistatore!” ridacchiò il Capricorno.

Aphrodite rimase un attimo stordito, mentre lei sorrideva e si allontanava di qualche passo.

“Andiamo!” incitò Persefone “Voi siete feriti, dovete tornare a casa, questo posto è noioso ed io ho una gran voglia di godermi la primavera!”.

 

Seduto di nuovo sul trono, il sacerdote attendeva notizie. La sconosciuta fece il suo ingresso e si inchinò. Ora con indosso una delle vesti di Atena, era una donna incantevole. Arles la guardò negli occhi. Erano aranciati ed avevano qualcosa di familiare..

“Vi ringrazio per avermi salvata” parlò lei.

“Dovere..”.

“Quel vostro bacio mi ha liberata”.

“Quale bacio?”.

“Quello che mi avete dato sulla fronte”.

“Ma di che parli? Che..tu..?”.

“Sono la bambina romana”.

Arles rimase in silenzio, osservandola, senza sapere che cosa dire.

“Sono una Dea romana. Purtroppo ho dato troppo fastidio a più di qualcuno e sono stata maledetta da Minerva, Diana e Venere. Mi hanno tramutato in una bambina, gelose del fatto che uno dei loro mortalucci preferiti se la spassasse con me. Un pomeriggio, ho fatto delle trecce a questo tizio e sono impazziti tutti. Mi hanno maledetta, dicendo che solo facendomi voler bene anche da bambina sarei tornata com’ero. Un gesto mosso d’affetto, e non da pietà, mi avrebbe salvata. Ed avrei dovuto continuare ad intrecciare capelli per scaldare il mio animo. Ormai il mio tempo stava per scadere, per questo era così fredda”.

“Una Dea romana qui? Posso fidarmi?”.

“Odio quelle galline che mi hanno maledetto! Loro e tutta la loro famiglia! E poi..voi mi avete salvata, quindi vi sono debitrice. Vi servirò fedelmente fino a quando non considererò il debito annullato. Concedetemi di fare questo”.

La donna si inginocchiò, lasciando che i lunghi capelli ne coprissero in parte il viso. Erano verdi, ma di una tonalità così scura da sembrare neri.

“Una Dea che serve un mortale?”.

“Un semidio, da quel che mi risulta..”.

“Fa lo stesso!”.

“Permettetemi di appartenervi, anima e corpo, fino a quando lo riterrò necessario”.

“Ma..io..posso almeno sapere il tuo nome?”.

“Certo. Il mio nome è Discordia”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: SagaFrirry