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Autore: Aine Walsh    01/04/2015    4 recensioni
Quattro risvegli, quattro diversi momenti nella vita del maggiore dei Leto.
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Un dolore improvviso e acuto scoppiato nel bel mezzo del petto, tra le costole, mozzò il respiro a Shannon, che sbarrò gli occhi e scattò istintivamente a sedere sul lettino diventato troppo stretto.
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I raggi del sole filtravano dal finestrino in tutta la loro intensità, ferendo gli occhi di Shannon e costringendolo a sollevare controvoglia una palpebra.
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Shannon rotolò lasciando che le lenzuola bianche gli scivolassero liberamente addosso, si mise supino e si stropicciò gli occhi per qualche secondo di troppo mentre rimetteva in ordine il filo di pensieri bruscamente interrottosi la notte precedente.
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La finestra era rimasta aperta, le tende svolazzavano e un leggero soffio di vento entrò solleticando la schiena di Shannon, costringendolo ad aprire pigramente un occhio.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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The early bird gets the worm

 
 
Scorrono gli anni, volano i mesi e i giorni. Quanta pioggia è caduta, quanta neve!
Ti svegli una mattina, e pare che sia finito un altro anno,
ma è soltanto un nuovo giorno, e qua e là è spuntata una nuova ruga:
sulla schiena, sul soffitto, sulla guancia.

 
- Marc Chagall
 
 
Un dolore improvviso e acuto scoppiato nel bel mezzo del petto, tra le costole, mozzò il respiro a Shannon, che sbarrò gli occhi e scattò istintivamente a sedere sul lettino diventato troppo stretto.
Lo scroscio incessante dalla pioggia, i rimbombi dei tuoni e i bagliori spettrali dei lampi che illuminavano a giorno la cameretta erano cessati, svaniti nel nulla mentre aveva continuato a dormire. Il temporale era andato via portandosi dietro tutto quel frastuono, ma Jared era ancora lì, profondamente assopito e con la testa che faceva capolino da un groviglio di lenzuola e coperte.
Shannon si massaggiò l’addome dolorante, ancora intontito da quel brusco risveglio: sì, Jay gli aveva appena assestato una gomitata – una gomitata davvero buona, tra l’altro. Non sapeva dire che ore fossero quando il fratellino gli si era presentato davanti con quell’aria di puro terrore dipinta sul viso, ma era stato ben felice di sistemarsi su un fianco per lasciargli un po’ di spazio: ogni paura spaventa meno quando si è in due a combatterla.
Osservò Jared per una manciata di secondi e provò a sorridergli di un sorriso che si trasformò subito in uno sbadiglio. Gli si raggomitolò accanto e chiuse gli occhi, riaddormentandosi poco dopo.
 
I raggi del sole filtravano dal finestrino in tutta la loro intensità, ferendo gli occhi di Shannon e costringendolo a sollevare controvoglia una palpebra. A giudicare da come la luce illuminava l’abitacolo doveva essere pomeriggio inoltrato. E lui aveva dormito in macchina, malamente accomodato sui sedili posteriori. Stirò le gambe per quanto gli fosse possibile, si passò una mano sul viso e si raddrizzò pian piano, vacillando. Si sentiva infastidito, pesante, come se qualcuno lo avesse afferrato per le caviglie e continuasse a strattonarlo verso il basso. Spostò lo sguardo per tutto l’abitacolo e ricollegò tra loro gli avvenimenti della precedente nottata quando scorse, incastrata tra la frizione e il freno, il collo di una bottiglia rotta e con le punte pericolosamente acuminate. Ricordava di averne viste tante, di bottiglie, durante quell’ultima notte, ma non aveva la più pallida idea della fine che avessero fatto: probabilmente lui e gli altri le avevano tirate contro le auto parcheggiate ai lati della strada, ridendosela a gran voce. Si lasciò scivolare al posto di guida, si accese una sigaretta e si diede un’occhiata frettolosa allo specchietto laterale: non aveva un bell’aspetto, con quel viso innaturalmente pallido e quegli occhi contornati da una vivida sfumatura viola, ma poco importava.
Il cellulare abbandonato contro il cruscotto trillò: era un messaggio da parte di Jared.
Qualcosa di grosso in arrivo, Shan, preparati, recitava.
 
Shannon rotolò lasciando che le lenzuola bianche gli scivolassero liberamente addosso, si mise supino e si stropicciò gli occhi per qualche secondo di troppo mentre rimetteva in ordine il filo di pensieri bruscamente interrottosi la notte precedente. Si era addormentato pensando a qualcosa, un chiodo fisso l’aveva colto alla sprovvista giusto un attimo prima di perdere i sensi e aveva torturato i suoi sogni, ma adesso che era sveglio non riusciva più a ricordare cosa fosse. Si alzò a sedere, scrollò appena le spalle e si disse che forse non era niente di importante e che magari gli sarebbe venuto in mente in un secondo momento. Per ora ciò che gli premeva di più era godersi la sua tazza di caffè fumante in quella tanto grande quanto lussuosa stanza d’albergo.
Era assolutamente ed estremamente fiero dei chilometri e della strada – non solo fisica – che aveva percorso, era oltre ogni modo contento di dividere quel turbinio di esperienze insieme a Jared e Tomo, era grato agli Echelon di tutto il mondo per quello che avevano e stavano continuando a fare, e non poteva trattenersi dal sorridere ogniqualvolta si rendeva conto di quanto fosse stato fortunato.
Si voltò in direzione della finestra, la tenda scostata da un lato gli permetteva di sbirciare un po’ il panorama, e improvvisamente ricordò il nocciolo della sua scorsa riflessione notturna.
Molta gente non è in grado di riconoscere gli anni migliori della propria vita mentre li sta vivendo, ma Shannon no: lui li ha riconosciuti e sa che è esattamente questo il momento d’oro della sua esistenza. Non avrebbe tradito mai la Musica perché non ne sarebbe mai stato capace e non avrebbe nemmeno potuto immaginarsi di esserlo, ma c’era una cosa che poteva fare per rendere più splendente tutto quell’oro. C’era una persona con cui poter iniziare a condividere tutto.
Allungò la mano per afferrare il cellulare sul comodino, compose il numero e restò in attesa.
 
La finestra era rimasta aperta, le tende svolazzavano e un leggero soffio di vento entrò solleticando la schiena di Shannon, costringendolo ad aprire pigramente un occhio. Era stanco ed esausto, si era appisolato per una o due ore e aveva passato la nottata in bianco, tutto preso com’era stato a chiacchierare, ridere e fare altro; ma sorrideva e aveva almeno mille motivi per sentirsi al settimo cielo.
Controllò l’ora, lesse uno dei tanti, tantissimi sms che aveva ricevuto e spense nuovamente il cellulare – l’avrebbe tenuto spento per tutta la giornata, forse anche nei tre o quattro giorni a seguire. Pensò all’ultima volta in cui aveva avvertito un senso di leggerezza simile: nemmeno lo ricordava più. Stava così bene, adesso, non sarebbe stata un’esagerazione riferirsi a lui come all’uomo più felice del mondo. Tirò un respiro profondo, come se potesse inspirare quel momento e trattenerlo per un po’ nei polmoni, per farlo suo e per viverlo come aveva desiderato.
Scostò con dolcezza il lenzuolo e fissò la schiena nuda che se n’era rimasta nascosta là sotto, catturato da quell’alzarsi e abbassarsi ritmico dovuto dai respiri. Si sporse appena in avanti e prese a baciarle le scapole fino a che lei si svegliò e, ancora con gli occhi chiusi, gli rivolse un luminoso sorriso.
Lei, sua moglie.
Perché sì, dopo tante storie più o meno sbagliate anche Shannon alla fine aveva trovato la sua metà della mela.  E aveva subito capito di non avere affatto intenzione di lasciarsela scappare.


 
I'm thinking something's gotta give

Non è un pesce d'Aprile, ho davvero scritto e pubblicato qualcosa! *si congratula da sola*
Perdonatemi il momento di entusiasmo, negli ultimi tempi ho avuto seri problemi d'ispirazione. Eggià. Ho iniziato a scrivere questa storia intorno a Ottobre e l'ho finita... ieri sera. 
Cosa dire della shot? Allora...
  • il titolo è forse il più insensato che abbia mai messo, ma sotto sotto (a modo mio) è collegato alla fic
  • ho cercato di creare delle coppie di analogia/differenza, per questo a volte mi ripeto (?)
  • avete visto l'avvertimento "Incompiuta"? Dovvrebbe essere usato per indicare quelle storie che non troveranno mai una fine, lo so, ma per quanto longevo Shannon possa essere, beh, non vivrà per sempre (quindi il mai va a farsi friggere). Il punto è questo: la fic finisce all'improvviso, quasi a tradimento, e so che avrei potuto ancora aggiungere delle scene, ma a quale scopo? Credo che il tutto sarebbe diventato un po' monotono e banale. *fa discorsi che capisce solo lei*
Insomma, questo dovrebbe essere quanto, ma sono pronta a rispondere ad eventuali domande (perché so che con queste note potrei avervi confuso ulteriormente le idee (scusate, ho perso l'abitudine di scrivere nda, lol)).
Vi ringrazio per essere passati e aver dato un'occhiata, se volete potete trovarmi anche in un gruppo che gestisco con la mia migliore amica :)
Un abbraccio,

A. 
  
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