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Autore: SheDevil    20/12/2008    6 recensioni
"Urlai con quanto fiato avevo in gola e corsi via… appena in tempo! Le porte si chiusero dietro di me da sole, così come le finestre. Urla spaventose si levarono da quella casa e Max, Max! mi guardava dalla finestra! Urlai, urlai e piansi, incapace di pensare perché era successo tutto questo, che fine avesse fatto mio padre e se quelle urla erano sue… Poi, all’improvviso, le finestre e la porta si spalancarono e tutti, invitati e domestici furono scaraventati fuori. Dopodichè, la casa si sigillò, impedendo a chiunque di entrare." Si ambienta dopo Water Seven. Enjoy!
Genere: Sovrannaturale, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno mi ascolta?

Erano sbarcati su quell’isola, da poco più di mezz’ora, e la bella Nami era al settimo cielo. In meno di quindici minuti, era riuscita a scoprire che in quel luogo si celava un fantastico tesoro, antico e prezioso come pochi. I suoi occhi scintillavano al solo pensiero di poter mettere le proprie mani su quella montagna dorata.
“Non è che, magari, prima di catapultarci alla ricerca di qualcosa, potremmo cercare qualche informazione in più?” sentì borbottare una voce, alle sue spalle.
“Perché mai? Sappiamo tutto quello che ci serve.” Nami si girò a guardare con astio il proprietario di quella voce. “Il tesoro, quel fantastico tesoro” – e, qui, gli occhi ripresero a brillarle - “si trova in quella grande villa, lassù, su quella collina” e, così dicendo, indicò il promontorio che aveva alle sue spalle.
Lo spadaccino la guardò, scettico. “Appunto.”
“Appunto cosa?!” s’infervorò Nami.
Usop e Chopper sospirarono. Ecco che ricominciavano. Quando sembrava che nella ciurma regnasse troppa quiete, quei due iniziavano a litigare. Le persone normali creavano dei dialoghi costruttivi, nei quali esprimevano, confrontandole, le proprie opinioni, nel pieno rispetto reciproco. Loro no.
Rufy, troppo abituato alle loro zuffe, per poter fare caso a quella in corso, si rivolse a Sanji: “Credi che lassù ci daranno qualcosa da mangiare?”
Il cuoco lo guardò: la sua espressione era indecifrabile. Robin s’intromise: “Temo, capitano, che quella villa sia disabitata.”
Il disappunto allungò il viso del povero Rufy, che non metteva qualcosa sotto i denti da, evidentemente, troppo tempo.
L’enorme Franky, che aveva smesso di guardarsi intorno, disse ai compagni: “Nessuno di voi ha notato qualcosa di strano?”
Allo sguardo interrogativo degli altri, rispose: “In questo posto c’è troppo… silenzio! Sembra che le persone abbiano quasi paura di parlare, si guardano intorno nervosamente e, poi, evitano di guardare la casa lassù” ed indicò la stessa villa, che Nami aveva eletto quale prossima tappa della combriccola.
“Finalmente, qualcuno che sa ancora usare il cervello!” esclamò Zoro, contento che qualcuno lo capisse.
“Ehi, per caso stai dicendo che la mia Nami è scema???” s’infuocò Sanji.
“L’hai detto tu, non io…” fece spallucce lo spadaccino.
Nami fece terminare la conversazione fra i due all’istante, con due dolcissime sberle.
“Continuo a non capire dove sia il problema!” continuò, poi, in direzione di uno Zoro sanguinante.
“Ragiona, per favore: c’è un tesoro strepitoso in una casa abbandonata, facilmente accessibile a chiunque. L’isola è piccola e, di certo, non gode di una buona rendita” disse, osservando i tetti -a cui mancavano alcune tegole- dei negozi, e le pareti screpolate dall’umidità delle case. In effetti, non si poteva dire che quel posto vivesse di attività produttive. Sembrava che i suoi abitanti sopravvivessero con quel minimo indispensabile, ricavato dalle loro piccole attività lavorative, facendo circolare unicamente tra di loro il ricavato.
“Di certo, un po’ di soldi in più, non potrebbe far altro che migliorare la situazione. Inoltre,” continuò imperterrito Zoro “di certo, molte altre navi pirata, prima di noi, devono essere attraccate su quest’isola. Allora, dimmi, secondo te, per quale misterioso motivo avrebbero lasciato qui tutto quel bendiddio?”.
L’osservazione ridusse Nami al silenzio, ma durò poco. Superato il momento iniziale di shock, propose quella che, per lei, era l’unica spiegazione possibile: “Beh, è semplice! A meno che non siano completamente idioti, e ne dubito, ritengo altamente improbabile che gli abitanti dell’isola accolgano tutti i forestieri, mettendoli a conoscenza del tesoro.
Io l’ho scoperto”, confessò ai compagni, “origliando, per caso” –gli altri nascosero i loro ghigni increduli- “dei ragazzini che ne parlottavano, nascosti in un vicolo. E, stando al loro racconto, il motivo per cui gli abitanti non l’hanno mai recuperato, è che…” si fermò, con uno sguardo imbarazzato.
“Cosa?” incalzò lo spadaccino.
“Beh, si vocifera che il tesoro sia protetto da una qualche maledizione, o roba del genere…” liquidò lei la faccenda, con un gesto della mano noncurante.
Usop sobbalzò a quell’ultima rivelazione. Cominciò a tremare, si voltò lentamente verso la casa ed iniziò una serie di scongiuri.
“M-maledizione, ha-ai d-detto?” chiese, tremante.
Chopper andò a rifugiarsi sotto la camicia di Franky.
“Maledizione, hai detto?” ripeté Rufy, in un tono di voce molto diverso da quello di Usop.
“Così parrebbe… ma sono sicura che si tratti solo di una stupida superstizione” disse Nami.
“Credo di essere malato” disse subito Usop. “Credo di aver contratto la Non-se-ne-parla-nemmeno-che-io-vada-in-una-casa-stregata!”.
“È vero!” sbucò fuori il capino di Chopper, dal colletto della camicia di Franky. “Ha proprio la faccia di uno che sta male. Forse, sarebbe meglio se io e lui andassimo sulla nave, così, potrei visitarlo come si deve”, disse speranzoso.
“Sisisisisisisisisisi!!!!!” Usop scosse violentemente il capo su e giù.
“Bene, è deciso!” disse Rufy.
A quelle parole, i peggiori timori di Usop e Chopper parvero diventare realtà. E, infatti…
“Si va a recuperare il tesorooo!!!”.
“Ma qualcuno mi ascolta, quando parlo?!” s’inalberò Zoro. “Dubito che i pirati si siano lasciati influenzare da una diceria così stu…” ma il resto delle parole fu sommerso dall’urlo di trionfo di Nami e dagli strepiti di Chopper e Usop.
Robin e Franky si avvicinarono al povero Zoro.
“Non te la prendere, fratello” provò a consolarlo Franky.
“Del resto, abbiamo affrontato ogni genere di avventura” disse Robin. “Questa volta, non può andare che come tutte le altre”.
Ma Zoro sentiva che c’era qualcosa di oscuro in agguato. Qualcosa che, questa volta, avrebbe potuto fare la differenza.
Sanji era troppo impegnato a roteare intorno a Nami, distribuendo cuoricini, per poter dire la sua.


 

  
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