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Autore: The_BlackRose    02/04/2015    4 recensioni
Quando la sua famiglia viene brutalmente sterminata, Jocelyn Fairchild fa di tutto per riuscire a tenere la figlia Clary lontana dal Mondo delle Ombre, mettendola a conoscenza della crudeltá e dell'istinto predatorio dei Cacciatori. Una pianta carnivora: ecco cos'è secondo Jocelyn un Cacciatore. Creature bellissime ed affascinanti a vedersi, ma spietate e letali se ti avvicini troppo. Affamati, vendicativi, sadici, assetati di sangue: questo è quello che ripete alla figlia fin da quando era in fasce.
Quando lo Shadowhunter Jace introdurrá Clary al suo mondo, riuscirá a dimostrarle quanto sia sbagliato in realtà il pensiero della madre? Potrà mai nascere qualcosa tra due ragazzi apparentemente così diversi tra loro?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Jocelyn Fray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jace giunse all'entrata dell'Istituto e salì i gradini. Non ebbe nemmeno bisogno di formulare la solita frase per entrare che il portone, avendo percepito il sangue d'angelo che scorreva in lui, si era già spalancato per lasciarlo passare.
Prese l'ascensore traballante e quando ne uscì per dirigersi alla sua camera venne travolto da Isabelle, la quale portava in braccio un'enorme pila di fogli di carta.
"Ehi! Stai attenta," disse ridacchiando. "Cosa sono tutti questi fogli?"
La ragazza alzò la testa per poterlo guardare senza che la vista le fosse intralciata dalla pila di carta. "Volantini," esclamò elettrizzata.
"Volantini di cosa?" chiese Jace prendendone uno in mano dalla cima della pila e dandogli uno sguardo.
"Come per cosa?" sbottò Isabelle sconcertata. "Il ballo, ricordi? Quello che mamma aveva detto che avrebbe voluto organizzare quest'anno."
"Non starai parlando di quella insulsa e stupida idea che ha avuto all'inizio dell'inverno scorso, spero."
Jace si ricordava benissimo di quella conversazione che avevano avuto con Maryse qualche mese prima. Li aveva mandati a chiamare e si erano riuniti tutti in biblioteca. Aveva detto loro che avrebbe voluto organizzare un ballo nel salone dell'Istituto per dare la possibilità ai Cacciatori più giovani che sarebbero stati invitati alla festa di fare conoscenza con i loro coetanei e presentarsi ai membri più anziani del Conclave. A Jace era sembrata un'idea abbastanza stupida e antiquata e aveva messo in chiaro fin da subito che lui non era d'accordo.
Isabelle gli rivolse uno sguardo.
"Oh no, stai parlando proprio di quell'idea." Gettò indietro la testa esasperato. "Una serata a base di chiacchiere insulse con vecchi decrepiti, musica di quarant'anni fa e vanitose ragazzine-killer con abiti pomposi. Una vera meraviglia."
"Ma insomma, Jace, non essere così negativo. Ti divertirai e potresti anche conoscere qualche bella ragazza." Gli rivolse uno sguardo d'intesa e lo pungolò con il gomito.
"Sì certo, come no?" rispose sarcastico e, dopo aver rimesso il volantino che aveva in mano al suo posto, si diresse nella sua camera per impiccarsi ad un cappio prima che Maryse l'avesse potuto costringere con la forza a contribuire all'organizzazione della festa.
Puntualmente una mezz'oretta dopo Maryse venne a bussare alla sua porta per farlo partecipare. Avrebbe dovuto aspettarselo e sarebbe potuto scappare dalla finestra in tempo.
"Lo so che l'idea non ti entusiasma, ma non ti sto chiedendo molto, Jace. Vorrei solo che dedicassi un po' del tuo tempo per aiutare Alec con l'allestimento della sala e Isabelle con la pubblicità. E quando settimana prossima si terrà il ballo sarai libero di fare quello che vorrai," spiegò la donna dai capelli corvini in piedi in mezzo alla stanza.
Jace balzò in piedi dal suo letto. "Stai dicendo che se aiuto potrò non partecipare?" chiese con un sorriso speranzoso da un orecchio all'altro.
Maryse sbuffò. "Non è quello che intendevo."
Il biondino alzò gli occhi al cielo e tornò a sedersi sul materasso.
"Intendevo dire che non sarai obbligato ad interagire con gli anziani del Conclave e potrai passare la serata con quelli della tua età," spiegò la donna incrociando le braccia. "A patto che non combini guai."
"Che guai potrei mai combinare con una combriccola di ragazzetti noiosi ed ubriachi?" chiese alzando le mani in un gesto interrogativo.
"Non lo so e non lo voglio sapere. Tu aiuterai come tutti gli altri a preparare la festa e non discuterai o ti ammanetterò al mio polso in modo da passare tutta la serata in compagnia di 'vecchi decrepiti', come li chiami tu. E sappiamo entrambi che non sto scherzando." Con ciò, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Il ragazzo si gettò all'indietro sul letto e affondò la testa nel cuscino emettendo un verso di esasperazione.
La sera dopo si trovava insieme ad Isabelle per le strade di Brooklyn ad appiccicare volantini incantati invisibili ai mondani sulle pareti degli edifici e sulle vetrine dei negozi.
"Per fortuna che siamo invisibili," notò Jace. "O la gente ci prenderebbe parecchio in giro se ci vedesse in questo momento."
I due ragazzi se ne andavano in giro con le braccia cariche di volantini e in più avevano delle facce stravolte. Nel pomeriggio si erano dovuti infiltrare in un covo di demoni nascosto nelle profondità della metro e dopo un'intera ora di combattimento erano esausti e doloranti e non si erano neppure potuti prendere una pausa che subito Maryse li aveva spediti a fare pubblicità.
"Non capisco il senso di tutto ciò. Maryse ha già contattato tutti gli Shadowhunters da Idris per questo ballo, perché dobbiamo anche affiggere in giro volantini?" chiese Jace spazientito.
Isabelle alzò le spalle e non rispose.
Passarono di fianco ad un locale attorno al quale serpeggiava una fila di ragazzi e ragazze in attesa per entrare.
Jace conosceva quel posto, ma non ci era mai entrato. Era un bar munito di un'enorme pista da ballo e di un impianto stereo da far tremare i muri, oltre al fatto che era considerato il posto ideale dove fare conquiste o semplicemente trovarsi una ragazza o un ragazzo con cui trascorrere la notte.
Nonostante gli dolesse ogni centimetro del corpo, Jace ebbe l'improvvisa voglia di ballare sentendo la musica che fuoriusciva dal locale. E poi, pensò, un drink l'avrebbe aiutato a risvegliarsi e a rimettersi in moto per finire il giro di volantinaggio.
"Che succede?" domandò Isabelle quando si accorse che il ragazzo si era fermato.
"Ti va di entrare?" chiese lui indicando con il mento l'edificio.
"Sì, ma...e i volantini?" Era titubante. "Se mamma ci scopre? Non ha ricattato solo te."
"Non temere, finiremo il giro più tardi." Prese la sua pila e l'appoggiò accanto alla parete di mattoni di un edificio vicino. "E poi chi mai ruberebbe due torri di volantini invisibili?"
Anche Isabelle, ormai convinta, appoggiò i fogli accanto a quelli di Jace e, cercando di non urtare nessuno, si fecero strada all'interno del locale. Uno dei pregi dell'invisibilità era che potevi saltare tutte le code che volevi e trafugare i drink degli altri senza spendere un centesimo.
Il locale era illuminato solo da qualche luce stroboscopica che lampeggiava ad intermittenza e sulla pista da ballo erano visibili ragazzi mezzi ubriachi e ragazze ben poco vestite.
I due si avvicinarono al bancone del bar e di nascosto acciuffarono i drink di una coppia che pomiciava animatamente sui loro sgabelli.
Nel giro di pochi minuti Isabelle, incentivata dall'alcool, si trovava in pista a scatenarsi e Jace se ne stava con i gomiti appoggiati al bancone del bar ad osservare la folla accalcata che ballava.
Ad un tratto scorse uno strano fruscio rosso che gli parve familiare e si avvicinò per vedere meglio. Oltrepassò una coppia di ragazzi che si muovevano come se fossero in piena crisi epilettica e vide ciò che stava cercando. Davanti a lui, a pochi metri di distanza, una ragazza bassina e dai lunghi capelli rossi si muoveva goffamente tentando di uniformarsi alla folla. Indossava un semplice paio di jeans ed una canotta viola stampata, in evidente contrasto con l'abbigliamento delle persone che le stavano attorno. Quando lei alzò gli occhi e lo vide si bloccò all'istante. Gli rivolse lo stesso sguardo con cui l'aveva guardato il giorno precedente: traboccante di disgusto e disapprovazione, dopodiché si fece largo tra la gente per tentare di allontanarsi.
Jace era confuso e anche vagamente irritato. Prima quella ragazza lo aveva guardato con repellenza quando si erano incrociati per strada e ora tentava di allontanarsi il più in fretta possibile da lui come se fosse stato un animale infetto. Non volle lasciarla andare e così la seguì spintonando e dando gomitate a chi gli bloccava la strada. La vide che si avvicinava ad uno degli angoli in fondo alla stanza e si mise a correre per raggiungerla, la afferrò per un braccio e la fece voltare. Lei lo guardò stupita, infuriata e forse vagamente spaventata, anche se tentava di nasconderlo. Si divincolò dalla sua presa e cercò nuovamente di scappare, ma Jace non le diede scampo e le bloccò le braccia contro il muro.
"Cosa diavolo vuoi?!" sbraitò lei.
"Cosa voglio io? Cosa vuoi tu?! Non ho idea di chi tu sia e già due volte mi hai guardato come se fossi una disgustosa lumaca spappolata sul ciglio della strada. Qual è il tuo problema?" Jace strinse la presa sulle sue braccia.
Lei non sembrò confusa dalle sue parole, anzi, aveva capito tutto. Tentò ancora una volta di divincolarsi, ma i suoi tentativi furono vani.
"Cosa vuoi fare? Uccidermi perché non ti sono saltata addosso come tutte le ragazzette cretine che molto probabilmente ti sbatti ogni sera?" sibilò lei tra i denti serrati.
Questo irritò ancora di più il ragazzo che si sporse verso di lei e le sussurrò contro il viso. "Come riesci a vedermi?"
Lei lo guardò con uno sguardo di sfida come per dire: Io so qualcosa che tu non sai. "Sono esattamente come te, Cacciatore." Sorrise sfrontatamente. "Ma questo non ti riguarda."
Jace, distratto e confuso dalle sue parole, allentò la stretta sulle braccia della rossa e lei ne approfittò per scivolare via e scomparire.
"Jace! Dov'eri finito?" Isabelle comparì dietro di lui. "Andiamo, dobbiamo finire il nostro lavoro."
Ma Jace aveva lo sguardo puntato nel punto in cui la ragazza era appena scomparsa e non prestava attenzione alle parole di Isabelle. A quel punto, resasi conto che il ragazzo non la stava ascoltando, Izzy lo prese per il polso e lo condusse verso l'uscita tirando calci negli stinchi con gli stivali dagli alti tacchi a spillo a chiunque si mettesse tra loro e la porta.
"Sembri aver appena visto un fantasma," gli disse la ragazza guardandolo in viso.
Jace annuì distrattamente e si fece trascinare all'aria fresca e rinvigorente di quella notte di inizio Agosto.

  
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