Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Girasolerossofuoco    02/04/2015    3 recensioni
Sakura cercava erbe medicinali, quando viene attaccata da loschi individui. Cosa vorranno mai da lei i membri dell'Akatsuki? Riuscirà a sfuggire dalle loro grinfie? La giovane kunoichi rosa di Konoha dovrà affrontare varie prove, conoscendo meglio gli animi dei ninja traditori. E se si ricredesse sul conto di qualcuno, che inaspettatamente le offrirà il suo aiuto?
///// aggiungo tra i personaggi anche Itachi! All'inizio pensavo avrebbe avuto un ruolo marginale, poi ha prepotentemente ottenuto un ruolo da protagonista :D
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Deidara, Konan, Sakura Haruno
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La testa della ragazza doleva incessantemente. Aprire gli occhi fu lancinante, la luce le ferì il cervello come se fosse stata un kunai. Continuava ad essere confusa, non ricordava cosa fosse successo e per quale motivo il suo corpo si trovasse in quello stato, ma non ci fu bisogno di osservarsi per capire di essere ferita in più parti. Poi udì diverse voci.

“Si sa svegliando! Chissà di quale colore ha le iridi, prima non sono riuscito a vederli, scommetto che le ha castane. Una così bella sventola non può avere degl'occhi brutti e piccoli, sarebbe assurdo, sono sicuro che Jashin non lo permetterebbe, altrimenti, se non nascessero belle donne, noi uomini come potremmo divertirci? Una volta...”

“Taci, Hidan. Mi fai venire il mal di testa.” Lo interruppe una voce metallica.

“Dunque è lei l'allieva del Quinto Hogake? Sembra una bambina, siete sicuri che sarà all'altezza del compito?”

“Non ci resta che scoprirlo, speriamo di non aver fatto un buco nell'acqua. Che paura! Questa ragazzina è proprio una furia, per poco non mi spaccava il naso.”

“Uhn, finiscila di frignare Tobi, tu non hai una faccia.”

“Sei il solito insensibile!”

“Basta, piantatela tutti quanti. Ricordate cosa vi ha detto Pain? Ora che la ragazza è qui non è più necessario che rimaniate tutti quanti, resterà solo Itachi.” Disse una soave voce femminile. “Escogita un modo per convincerla ad aiutarci, anche se non sarà facile, utilizza tutti i metodi che ritieni necessario, ma ricorda che ci serve viva. E ora, andiamo.”

Sei presenze svanirono nel nulla. Nella mente della Kunoichi risuonava, con un crudele eco, il nome del fratello di Sasuke. Possibile che si trattasse davvero di lui? Temeva ciò che avrebbe visto: due iridi rosse, impregnate di sangue e odio.

“Ehi, ragazzina, puoi svegliarti, gli altri se ne sono andati.”

Quando dischiuse le palpebre si trovò di fronte al grande nemico del suo primo amore. A vederlo così, seduto col busto abbandonato sullo schienale della poltrona, non sembrava un assassino spietato.

“Eri in squadra con Sasuke, non è vero?”

Si morse il labbro inferiore. La rabbia stava prendendo il sopravvento sul suo istinto di conservazione. Le prudevano le mani, sentiva un gran bisogno di tirare un pugno sul grugno di quell'uomo. Lo odiava. Per colpa sua, il compagno di team si era trasformato in un mostro di rancore.

“Dimmi, è vero che ha tradito la Foglia? Che essere debole, speravo che un giorno sarebbe stato all'altezza di scontrarsi con me, invece diventerà un patetico contenitore di un patetico ninja.” Disse sprezzante.

Il sangue le ribollì in testa, come osava parlare così? “Maledetto!” Urlò, poi si alzò di scatto, pronta per scagliarsi contro Itachi, ma le sue gambe tremarono e cadde rovinosamente a terra. Sbattendo al suolo ricordò l'inseguimento di cui era stata vittima la notte scorsa.

 

Si trovava nella foresta alla ricerca di alcuni fiori che sbocciano solo dopo il tramonto, quando venne attaccata da tre shinobi. Lì per lì non aveva capito di chi si trattasse, ma dopo aver scorto i loro cappotti non ebbe più alcun dubbio: erano dei membri dell'Akatsuki.

Soltanto due la attaccarono, uno biondo e uno con una maschera a spirale, il terzo, invece, stava in disparte a mangiare quello che sembrava essere un pezzo di torta.

“Sei Haruno Sakura?” Chiese il biondo. Per un attimo la ragazza si domandò se fosse un uomo o una donna, in ogni caso, non perse troppo tempo a ragionarci su, si trovava in pericolo e non importava il sesso dell'avversario in battaglia. Sapeva benissimo quanto le donne potessero essere temibili come i maschi; ne aveva un esempio lampante tutti i giorni.

“Sì, cosa volete?” La sua voce risultò ferma, senza macchia di paura. “Bene, un punto per me”, pensò.

“Devi seguirci, ci servono le tue abilità di medico.”

Lei rise fragorosamente e questo fece infuriare il donzello biondo. Fu così che lo scontro iniziò. Il biondo lanciava delgl'animaletti bianchi esplosivi e per Sakura non fu un problema schivarli tutti, mentre quello con la faccia arancione restava in disparte, scappando rumorosamente di qua e di là per non essere travolto dalle deflagrazione dalle bombe.

“Senpaiiii!” Urlò disperato. “Mi stavi per colpire, ma sei pazzo?”

L'altro non gli badò e continuò il suo combattimento con la ragazza dai capelli rosa.

“Forza Deidara, mostraci che non sei una checca come vuoi far credere a tutti quanti.” Lo incitò da lontano l'uomo che mangiava la torta.

“Date per scontato che io venga sconfitta, ma non sarà così, vi ammazzerò tutti quanti.” Gridò Sakura. Non voleva finire nelle loro mani, sapeva che nell'Akatsuki vi erano riuniti i più letali ninja traditori.

“Mi piace la ragazza!” Esclamò Tobi, che per sbaglio si trovò a pochi passi da lei. “No, no, fermati!” Sakura lo colpì in pieno viso. La maschera scricchiolò un po' prima di cominciare a frantumarsi. Disperato, Tobi corse a nascondersi nella foresta con la coda tra le gambe, urlando dei “ahia, mi hai fatto male,” continui.

La kunoichi etichettò l'uomo con la maschera come un cretino e non se ne preoccupò più di tanto, ma quella momentanea distrazione le fu fatale: non si accorse di aver attaccati su tutto il corpo dei piccoli insettini bianchi. Esplosero e l'ultima cosa che vide fu il viso tronfio del biondo, mentre, con delicatezza, la issava su un grande uccello candido.

 

“Cosa volete da me?” Gridò ad Itachi quando si ridestò dal suo ricordo. Sentiva il gran bisogno di piangere per il nervoso, ma non avrebbe mai mostrato segni di debolezza davanti al nemico; doveva resistere.

“Semplice, mi devi curare. Ho contratto una malattia degenerativa e sia io che i miei compagni non vogliamo che perda la vita troppo presto.”

“Ah! Non se ne parla nemmeno. Sei malato? Oh, quanto mi dispiace!” Esclamò cinica. “Non mi interessa se creperai fra qualche giorno, anzi benedirò il momento in cui la tua brutta faccia sparirà da questo mondo, per lo meno Sasuke troverà un po' di pace.”

Senza scomporsi minimamente, Itachi le chiese: “sei così sicura che la mia dipartita quieterà il cuore del mio fratellino? Lui non si darà pace finché non mi avrà ucciso con le sue stesse mani, questo è il suo unico scopo, il solo obiettivo che intende raggiungere. Vuoi davvero sottrargli la possibilità di vendicarsi?”

“Non mi importa della sua stupida vendetta, io voglio solo che lui...” Si interruppe. Stava mostrando il suo lato sensibile, non doveva lasciare che le sue mura difensive si crepassero, altrimenti, ne era certa, Itachi avrebbe creato una voragine.

“E così sei innamorata di lui? Che scelta terribile, conosco almeno dieci uomini che sarebbero più propensi a ricambiare i tuoi sentimenti. Se posso permettermi di darti un consiglio, non perdere troppo tempo a sognarlo, lui non sarà mai tuo. E' troppo ossessionato da me, metterà in secondo piano qualunque ragazza.”

“Tu che ne sai? Sei solo uno stronzo! Non ti aiuterò mai, anche se questo vorrà dire farmi odiare per sempre da Sasuke. Non voglio che diventi un fratricida, non voglio che diventi come te!” Sentì le guance avvampare per il calore. Da dove traeva tutta quella forza d'animo e il coraggio di sputare parole che avevano il gusto di una dichiarazione di guerra?

Itachi sospirò. “Ti costringeremo a collaborare e, credimi, non sarà per niente piacevole.”

“Non temo la morte.”

“Nel mondo, esistono cose peggiori della morte, ragazzina. Adesso te ne mostro una.”

Lo shinobi si passò una mano sulla fronte e scostò i capelli che gli coprivano un poco il volto. Sakura dovette ammettere a se stessa che Itachi possedeva quella tenebrosa bellezza che contraddistingueva anche il fratello minore. Il clan degli Uchiha era sempre stato una spanna sopra gli altri: il loro potere oculare era temuto perfino dai più valorosi ninja, il loro capostipite, Madara, era stato tra i più famosi e forti guerrieri della storia e tutti quanti possedevano una bellezza disarmante.

Ferma queste sciocche elucubrazioni, non puoi mica innamorarti di tutti gli Uchiha esistenti.” Pensò con amarezza. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle lunghe ciglia nere, che contornavano gli occhi cremisi puntellati di nero, che si trasformavano in una specie di triangolo. Un attimo, che stava succedendo?

Come una cretina si trovò risucchiata nell'illusione di Itachi. I polsi erano stati saldati all'estremità di quella che pareva una croce. Tutti i colori era sfasati. Un pesante malessere si impossesò di lei , si sentiva stanca e dolorante, ancora di più di quando si era svegliata.

“Allora, mi aiuterai?” Chiese Itachi, in piedi davanti a lei.

“Mai!”

“Non mi lasci altra scelta.”

Se Sakura non lo avesse ritenuto impossibile, avrebbe creduto che l'Uchiha fosse dispiaciuto per ciò che si preparava a infliggerle. La sua voce era parsa stanca, con una nota di delusione.

I suoi piedi cominciarono a prendere fuoco. Le fiamme grigiastre risalirono per le gambe per poi ricoprirla del tutto. Il dolore che patì fu indescrivibile. La sua pelle continuava a bruciare e il suo respiro si fece affannoso. Non le era rimasta la forza e il fiato per gridare ancora. Le urla ormai si udivano solo nella mente ed erano laceranti e disumane. Il suo cuore fu portato all'estremo della sopportazione, ancora qualche minuto e non avrebbe retto. Proprio quando Sakura si convinse che la sua ora fosse imminente, il dolore cessò e le fiamme si dipanarono.

“Hai cambiato idea?” Domandò Itachi con voce suadente.

Sakura represse un grido. Doveva calmarsi. Mentalmente cercò di scacciare le sensazioni di dolore e cercò di regolare il respiro. Avrebbe voluto poter cedere alle richieste dell'avversario, ma il suo orgoglio glielo impediva.

Itachi attese qualche minuto per capire la risposta della ragazza. La sua forza di volontà era sorprendente, soprattutto considerando la sua giovane età. Forse era quello il motivo per il quale uno dei tre Sannin l'aveva scelta come allieva, poteva scorgere in lei la degna erede di Tsunade-sama. Si rese conto che non sarebbe stato facile piegarla, ma la sua determinazione nell'essere curato era più forte della sua nel negargli aiuto.

“Come vuoi.” Detto ciò continuò ad arrostirla con quelle fiamme grige per lungo tempo, intervallando alcuni momenti di riposo, in modo tale che il suo cuore non cedesse.

Dopo due giorni di torture, Sakura capitolò. Non le restava più alcuna forza e se non fosse stata inchiodata alla croce, sarebbe stesa per terra e avrebbe avuto, probabilmente, ancora più difficoltà nel respirare. Se avesse perso i sensi, per lo meno, avrebbe ritrovato un po' di pace. Poco prima di svenire il suo cuore palpitò più forte... e se stesse per morire?

 

“Dai, su sveglia.”

Sakura trasalì nel vedere che un uomo-pesce la guardava coi quei suoi piccoli occhi da topo.

“C-chi sei?” Chiese confusa.

“Sono Kisame Hoshigake. Vedo che Itachi ti ha ridotto veramente male, d'altronde non c'era da aspettarsi altro. Sono terribili quegl'Uchiha, per fortuna li ha fatti fuori tutti.”

Senza cuore: ecco com'erano quelle persone. Una gocciolina di sudore le corse giù dalla fronte per poi inumidire le sopracciglia. A quale tortura l'avrebbe sottoposta quel mostro per estorcere il suo aiuto? Deglutì a fatica. Si guardò attorno.

Il Sole era più o meno nella stessa posizione di quando era caduta nella trappola di Itachi. “Saranno passati due giorni.” A ripensarci, le si stringeva lo stomaco. Davvero aveva subito due giorni di torture?

Sorrise. Chissà cosa avrebbero detto Kakashi-sensei o Naruto-kun se lo avessero saputo. Probabilmente l'avrebbero sgridata per essersi inoltrata nella foresta di notte, senza nessuno che l'accompagnasse, ma poi sarebbero stati felici di rivederla. Avrebbe osservato la pelle intorno all'unico occhio visibile di Kakashi raggrinzarsi a causa del sorriso che sarebbe spuntato da sotto la maschera, levando ogni segno di preoccupazione. Naruto invece l'avrebbe ricoperta di domande, per poi cominciare a piangere, sgridandola per aver commesso atti così stupidi.

Un po' meno beatamente immaginava l'incontro con Tsunade-Shishou. Lei, ne era certa, le avrebbe lanciato qualunque cosa avesse a tiro, per poi urlarle contro ogni genere di insulti e infine sarebbe andata via sbattendo la porta dietro di sé. Sapeva però, che una volta uscita dalla sua visuale, avrebbe sospirato di sollievo.

“Itachi è stato chiamato per svolgere una missione, quindi ora ti devo custodire io. Alzati e seguimi, se non vuoi che Pelle di Squalo ti squarci.”

Sakura si alzò, ma si sentiva terribilmente debole. Usò parte del suo Chakra per rimarginare alcune ferite e per immettere un po' di zuccheri nel sangue. L'automedicazione le provocò un po' di sollievo, nonostante fosse molto stanca. Era evidente, però, che non volessero ucciderla. Tutti i colpi che aveva subito non sarebbero bastati a uccidere persona normale, figurati un ninja, anche se debole come lei.

Uscirono dalla stanza in cui si era destata, per attraversare una luminosa casa di campagna e, infatti, oltre le finestre si stendeva un grande prato smeraldino. Non chiese dove fossero, in quanto conosceva già la risposta: secondo te te lo dico?

Camminava pochi passi dietro a Kisame e si godeva lo spettacolo della natura in primavera. In alto, in cima alla collina, si ergevano alcuni ciliegi che, timidamente, cominciavano a sfiorire. Nel caso avesse avuto tempo, avrebbe voluto sostare per qualche minuto all'ombra di quei grandi alberi in fiore, così da poter assaporare un po' di serenità.

Si diressero verso un capanno situato nelle prossimità di un piccolo laghetto tagliato a metà da un ruscello. Con disgusto, un forte olezzo di pesce le colpì le narici.

“Perché ti sei fermata?” Chiese con impazienza Kisame.

Sakura scosse la testa e si avvicinò. Dopo quello che aveva subito, non poteva bloccarsi per un po' di pesce. Dannazione, quell'odore era insopportabile! Dentro all'edificio, vi erano appesi, in lunghi fili di metallo, tantissime trote essiccate e altri animali d'acqua non meglio identificati. Sul lato opposto vi erano ammonticchiate grosse scatole contenenti qualche creatura dotata di pinne e squame dal vago odore di affumicato.

“Oggi ti faro da babysitter, quindi sta attenta a quello che ti dico. Io pescherò.” Disse mostrando una lenza. “Tu invece ti occuperai di essiccare le prede di ieri.” Indicò una cassa di in un angolo stracolma. “Ti farò vedere una volta come si fa, cerca di imparare.”

Sakura trovò bizzarro quel compito, ma decise di non opporsi; se Kisame si fosse impegnato a pescare vi era la remota possibilità che si addormentasse e lei sarebbe potuta scappare. Da quando era stata rapita ancora non aveva progettato alcuna fuga, non ne aveva avuto la forza, ma ora che stava recuperando energia era pronta ad escogitare la via per la salvezza.

Lo shinobi le mostrò quale procedura doveva ripetere, affinché il cibo si conservasse. Non era difficile, bastava levare testa e interiora per poi sciacquare, asciugare e distendere sulla rastrelliera. Un po' schifoso, ma non impossibile. Quei gesti meccanici le avrebbero liberato pure la mente per più fruttuose elucubrazioni.

“Kisame.” Lo chiamò prima che si dirigesse verso il lago. “Perché non mi torturi per estorcere la mia collaborazione?” Chiese con viva curiosità. Non che sentisse la mancanza delle torture di Itachi, ma non riusciva a capacitarsi di come potesse impegnarla così.

“Vedi, a me piace Itachi, davvero, è un gran ninja e sono contento di averlo come compagno di squadra -non so come avrei potuto sopravvivere al posto di Sasori o Kakuzu-, però non piangerò per niente la sua morte, così come non gioirò per la sua guarigione. Vorrei che tu restassi con noi, in fondo un ninja medico può essere utile. Tuttavia so benissimo che proveresti a scappare o a tradirci in continuazione, quindi per me è indifferente la tua presenza come quella di Itachi, ma siccome mi importa di cosa mangiare durante le missioni e Pain ci ha ordinato di tenerti d'occhio, ho deciso che mi aiuterai.” Così detto si diresse con la canna in mano verso il laghetto, prima di svoltare oltre il capanno, si girò e la invitò a non provare a fuggire in quanto Tobi era nelle vicinanze.

Più chiaro di così non poteva essere, Sakura annuì e lo salutò. Sapere che Tobi fosse di guardia giocava a suo vantaggio, le era sembrato particolarmente incapace, anche se non era sicura di poterlo sottovalutare, in fondo, se era un membro dell'Akatsuki voleva dire che valeva qualcosa come ninja.

Forza, Sakura, pensa!” Si incitò. Elencò i pro e i contro di correre verso una direzione qualunque. Dopo un'attenta riflessione decise di escludere quest'opzione, sarebbe stato troppo rischioso non avere una meta, sopratutto quando non si conosceva il punto di partenza. Doveva acquisire altre informazioni e questo voleva dire passare altro tempo nelle mani dei suoi aguzzini. Un loro punto debole consisteva sicuramente nel mal sopportarsi a vicenda e l'assenza di qualunque, anche minimo, legame affettivo. Quei due punti però parevano gli unici talloni d'Achille.

La ragazza sospirò rassegnata. Probabilmente come Kisame anche gli altri non avevano interesse a che lei collaborasse, quindi finché Itachi non fosse ritornato nessuno le avrebbe fatto del male, inoltre vi era la piccola speranza che qualcuno la venisse a salvare, magari Kakashi-sensei.

Una testa saltò troppo in alto dopo l'urto col coltello e cadde a terra. La ragazza sbuffò. Era già abbastanza schifoso essere circondata da pesci morti dal giorno prima in attesa di essiccazione e da viscere riposte in un grande sacco, non voleva che pure per terra si trasformasse in un letamaio, dunque si chinò a prendere la testa.

Piegata a novanta sentì una mano palparle il sedere. Sakura trasalì, ma prontamente si girò e affondò il coltello nell'addome di colui che l'aveva toccata.

“Ehi, ehi, tesoro, è così che si trattano gli spasimanti?” Disse divertito Hidan.

“Schifoso!” Urlò la ragazza, mentre sfilava l'arma, pronta per un altro affondo. Sentì il viso accalorarsi e gli si scaraventò contro. Lo infilzò più volte con la lama, fino a quando essa si spezzò, poi continuò coi pugni e calci. Lui sembrò incassare ogni colpo, fino all'ultimo destro che andò a segno, scaraventandolo una decina di metri più a sinistra.

Due braccia la presero da sotto le ascelle sollevandola un pochino. “Calmati, piccola. Hidan è un cretino.” Deidara le sorrise cordiale. Ma a Sakura non bastarono due moine per tranquillizzarsi, dentro la sua mente riecheggiavano immagini di Hidan pestato a morte.

“Scusati con la nostra ospite, idiota!” Disse il biondo a Hidan, che nel frattempo si era rialzato e veniva loro incontro.

“Oh sta zitto, femminuccia. Volevo solo avvisare la nostra 'ospite'” e sottolineò in modo osceno la parola, “che Kisame ha appena pescato una decina di lamprede meravigliose e che quindi le sarebbe toccato cucinarle, visto che è una donna e le donne servono a questo. Oltretutto sono stufo delle tue schifezze Deidara. Ho sempre paura che nel piatto metta quelle stupide statuine di guano di gabbiano.”

“Uhn, cosa può saperne un beghino come te, non capisci neanche la differenza tra l'argilla e il guano! Sei proprio un'idiota, non sprecherei mai la mia arte mettendotela nel piatto. Forse però saresti così stupido da mangiarle e poi magari potresti esplodere. Ci libereresti della tua ingombrante e chiassosa presenza, uhn.”

I due continuarono a battibeccare, con frasi chilometriche e con un tono fin troppo alto. Sembravano due vecchie zitelle, ma tra il vociare un'idea geniale venne partorita dalla mente della giovane kunoichi.

“Volete stare un po' zitti tutti!” Urlò Sakura con le mani sui fianchi, voleva darsi uno spessore. “Nel frattempo che voi litigate su cosa sia più elevata spiritualmente, se l'arte o la religione, mi sono ricordata di una ricetta per cucinare le lamprede che mi aveva insegnato mia nonna. Per eseguirla alla perfezione avrei bisogno di alcune erbe, posso andarle a cercare?”

“Oh, hai sentito, Deidara? Questa bambina in un giorno ha mostrato più utilità di te in cento.” Poi si rivolse alla ragazza e le diede il permesso di gironzolare a patto che non si allontanasse troppo, aggiunse anche che sarebbe stata proprio una bella mogliettina. Neanche a dirlo, calcò l'ultima parola con un toccò di volgarità, come se insinuasse altro.

“Fai veramente schifo Hidan...” E così ricominciò il litigio.

 

Sakura camminava per il verde prato in preda ad una sensazione di leggerezza nel cuore. Finalmente sarebbe potuta scappare, bastava trovare un punto dove non poteva essere scorta. Innanzitutto le sarebbe servita una visuale migliore, in un posto in alto, in modo da vedere dove si trovasse Tobi. Kisame era a pescare e gli altri due erano ancora impegnati ad insultarsi poco distante. Non sapeva se vi fossero altri dell'Akatsuki, ma era quasi certa che non vi fosse anima viva oltre loro cinque.

In ogni caso, doveva prepararsi pure per il piano b, quindi frugò nei cespugli alla ricerca delle erbe che le servivano. Non erano particolarmente rare da incontrare, ma vi era la piccola possibilità che non vi fosse alcun esemplare.

Poi vide i piccoli fiorellini che cercava. Erano candidi e profumavano di qualcosa che ricordava la vaniglia. “Eccoli,” pensò. Sorrise soddisfatta, forse la fortuna stava tirando acqua al suo mulino.

Si diresse verso la collina, dove crescevano, in una fila quasi ordinata, dei bellissimi alberi di ciliegio. Non avrebbe avuto tempo di riposare sotto le loro fronde, ma si promise che, prima o poi, si sarebbe goduta la sfioritura al fianco della persona che per lei era più importante. Dopo avrebbero pure potuto far l'amore... “Stupida, cosa pensi! Devi capire come scappare, non trastullarti con queste fantasie!” Si rimproverò. Le sue guance arrossirono, da quanto tempo aveva cominciato ad avere queste voglie? Eppure Sasuke era cosi distante...

Sakura non vide una pietra sotto i suoi piedi e inciampò, ruzzolando verso una macchia di cespuglietti fitti. Quando alzò la testa vide qualcosa di inaspettato. Una piantina rara, molto utile al suo piano b, si trovava oltre quel muro verde. Non aveva sperato di trovarla in quel posto, ma non voleva lasciarsi scappare l'occasione. Con quella, il suo piano b sarebbe stato un gran successo.

Si allungò per prenderla e proprio quando l'afferrò si sentì il rumore di uno strappo. Sakura si guardò intorno allarmata, ma nei dintorni vi era solo un passerotto che cinguettava. Sospirò di sollievo, finché non si accorse che la cerniera della maglietta si era lacerata in un punto, proprio in mezzo al seno. Imprecò a denti stretti, aveva subito troppe percosse negl'ultimi due giorni, i suoi vestiti erano pur sempre fatti di tessuto. Allarmata si guardò anche il resto dell'abbigliamento, fu sorpresa nel constatare che non era messo bene. Una fascia nel gomito era sparita e così anche la sua gonna aveva una spacco che prima non possedeva.

Con orrore si rese conto che se si fosse inchinata avrebbe mostrato una larga porzione di coscia. Ecco perché Hidan...Scacciò via quei pensieri. Non avrebbe lasciato che la pudicizia impedisse i suoi piani, ma nel caso fosse passata al programma di riserva allora avrebbe dovuto ricucire i vestiti.

Mentre si dirigeva verso i ciliegi si promise che non sarebbe più uscita da Konoha senza abiti ninja, così che fossero più resistenti agli strappi.

In cima alla collina, circondò con un braccio parte del tronco dell'albero e scrutò l'orizzonte. Non riusciva a scorgere Tobi da nessuna parte.

“Si può sapere chi sia questa giovane ragazza?” Chiese una voce dall'altra parte del tronco.

Sakura impallidì. “Stavo cercando solo delle erbe.”

L'altro si sporse ad osservarla. Quando la vide arrossì, ma non distolse lo sguardo che continuò a passare velocemente dalle mani con cui stringeva le piante, al petto per poi finire il giro sul viso.

Sakura si ritrovò a fissare un ragazzo dai capelli rossi, con dei grandi occhi castani e lunghe ciglia. Sembrava serbare dentro al cuore tutta la tristezza del mondo e quando cinse le braccia attorno alle gambe diede l'impressione di essere completamente indifeso.

“Non dovresti bazzicare per questi luoghi, è pericoloso. Ti conviene tornare a casa.”

Sakura sbuffò. “Oh, non preoccuparti per quello, sono qui perché mi hanno rapito. Tu, piuttosto, per quale motivo ti trovi qui?” Le sembrava impossibile che fosse un membro dell'Akatsuki, eppure, siccome l'aveva messa in guardia sul posto, sapeva chi si nascondeva in quella casa in mezzo al prato.

Il ragazzo la guardò spalancando gli occhi. Aveva evidente difficoltà nel parlare e nel deglutire, oltre ad essere diventato paonazzo. La vocina interna di Sakura le suggerì, romanticamente, che si fosse innamorato di lei al primo sguardo, cosa che la riempì d'orgoglio e di speranza: se fosse vero, avrebbe potuto avere un ascendente su di lui e di conseguenza un aiuto per la sua fuga.

“Io...emm...sono una spia di uno di quei ninja.” Abbassò la testa. “Cosa vuole, da una ragazza così giovane, l'Akatsuki?”

“Vogliono che guarisca Itachi, ma non ne ho la minima intenzione!”

“Ah, sei la kunoichi allieva di Tsunade-sama. Dicono che sei molto brava come medico e sopratutto che riesci a trovare l'antidoto a ogni veleno, è vero?” Sakura annuì. “Se ti lasciassi scappare, mi prometti che potrò, un giorno, metterti alla prova?”

Quella domanda colse Sakura un po' di sorpresa; davvero le stava offrendo una possibilità di scappare? “Merito del mio fascino!” Gioì la vocina interna. Prima di fidarsi di quell'uomo decise di formulare qualche domanda, per analizzare l'affidabilità.

“Come ti chiami? Tu sai alcune cose su di me, io non so nulla di te, non è pari. Se mi racconti qualcosa di te, ti do la mia parola che potrai mettermi alla prova.” Non sapeva cosa intendesse lui col 'mettersi alla prova', ma quel giorno sarebbe potuto non sorgere mai, mentre la possibilità di fuga era reale. Lui ci mise un po' prima di rispondere, alla fine dichiarò di chiamarsi Akasuna. Sakura sentì odore di menzogna, ma non era mai stata brava a capire le persone, tuttavia qualcosa nello sguardo di lui la allarmava.

“Vieni dal villaggio della sabbia?” Lui non rispose, ma mostrò tale incredulità che Sakura si sentì in dovere di specificare. “L'ho capito dal tuo nome e dai tuoi vestiti: solo quelli della terra del vento indossano sacchi di lino!”

Il ragazzo si indispettì un po'. “Non è un sacco di lino! E poi, io cosa dovrei dire? Per le kunoichi di Konoha è normale andare in giro mezze nude?”

“Cosa?” Gridò la ragazza, stringendo la mano a pugno. Per le terre ninja circolava per caso la voce che le donne della Foglia fossero delle esibizioniste? “Come ti permetti, siamo persone serie, non andiamo in giro mezze svestite!”

Akasuna rise. “Ti scaldi troppo in fretta, dovresti essere più riflessiva. E' buffo che sia io a suggerirtelo, sono sempre stato impaziente.” Si alzò e si slegò la sciarpa bianca che gli circondava il collo. Le si avvicinò e attorcigliò il lungo pezzo di seta attorno al petto, fissandolo con un fiocco al centro.

Mentre compiva questa operazione, Sakura piegò la testa verso il basso, dove le mani del ragazzo quasi le sfioravano la pelle nuda. Si accorse che lo strappo nella maglietta si era allargato, scoprendo per metà i seni. Nonostante le dimensioni ridotte si distinguevano bene i dolci solchi. Non portava alcun reggiseno e le sue nudità erano rimaste esposte agli occhi del ragazzo; capì per quale motivo fosse arrossito e l'avesse fissata con tanta insistenza.

Sakura avrebbe voluto sotterrarsi per l'imbarazzo, ma in quel momento la sua priorità era fuggire dalle grinfie di quei pazzi. Un leggero profumo di sandalo le colpì il naso. L'odore proveniva dal ragazzo o dalla sciarpa? Lui la guardava senza sbattere le palpebre, in un modo tale da farla sentire a disagio. Intenzionata a mettere un po' di distanza tra loro, fece un passo indietro ma non poté andare molto lontano, in quanto sentì la corteccia dell'albero sbarrarle la strada. “Bene Sakura sei con le spalle al muro!” Gridò la sua vocina interiore.

Quando le mani del ragazzo smisero di sistemare la sciarpa, indugiarono un poco lungo il fiocco, proprio nel punto più vicino ai suoi piccoli seni. Quello destro era fuggito dal nascondiglio della maglia e si mostrava lievemente da sotto la seta candida e semitrasparente. Akasuna se ne accorse e infilò le dita sotto la sciarpa. Fece scivolare il lembo strappato del vestito un po' più al centro, mentre col pollice sfiorò il capezzolo che si inturgidì immediatamente.

Sakura soffocò un gemito. Il contatto tra i due era durato solo qualche istante eppure bastò per farla sentire disorientata e accaldata. Quel ragazzo si era avvicinato abbastanza per permetterle di cingerla col suo profumo di mandorle. Rabbrividì da testa a piedi. Desiderò affondare la testa nell'incavo del collo per immergersi in quella dolce fragranza e dimenticarsi di tutto.

“Credo che tu debba andare, il sole sta calando e ti verranno a cercare.” Disse Akasuna rompendo quella atmosfera carica di tensione. Deglutì sonoramente, aveva la bocca asciutta come se fosse stata impanata con la sabbia. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle due gemme verde acqua, da quei capelli rosa e da quel corpo tonico. Non riusciva a cancellare dalle mente la morbidezza del suo seno e la resistenza del piccolo germoglio che era sbocciato tra le sue dita.

La kunoichi, con grande forza di volontà, si staccò dall'albero cui poggiava e si allontanò, compiendo qualche passo verso sinistra. Si stupì dei suoi arti che ancora rispondevano ai comandi. “Perché mi lasci scappare? Non è solo per mettermi alla prova, vero? Altrimenti potresti 'testarmi' qui.”

Akasuna sospirò. “No, in effetti non voglio che tu viva una vita di rimorsi. Io ho sbagliato tutto e adesso sono divorato dai mostri del passato, senza che possa sfuggire. Loro ti costringeranno a fare qualcosa di cui ti pentirai e non perdonerai mai la tua debolezza nel non essere riuscita ad opporti. Consideralo un enorme regalo da parte mia e per favore ricordati di me: un giorno ti verrò a cercare e ti sfiderò. Adesso vai.”

Sakura annuì, lo ringraziò e, dopo una rapida occhiata all'orizzonte, corse verso sud. Pochi istanti dopo scomparve tra gli alberi.

Il ragazzo rimase imbambolato a fissare il punto dove era scomparsa. Quant'era bella! Forse, un giorno, l'avrebbe incontrata nuovamente e allora l'avrebbe sfidata. Se avesse vinto, l'avrebbe resa sua per sempre, trasformandola in una marionetta. Era davvero questo ciò che desiderava? Voleva veramente avere una compagna, un mostro come lui? Un insolito dolore si dipanò dal centro del petto. Si portò una mano dove riposava il suo residuo di umanità, là dove batteva il cuore della marionetta.

 

Sakura correva a perdifiato, da qualche minuto non vedeva altro che foglie e rami, la strada che aveva intravisto dalla cima della collina doveva essere vicina. “Evviva! Finalmente sono libera!” Esultò. Era ancora lontana dalla salvezza vera e propria, però una strada portava ad una città e li avrebbe potuto mandare qualche richiesta d'aiuto e avrebbe potuto capire dove fosse.

Aveva appena messo un piede sul terreno sterrato, quando una voce la richiamò, catapultandola nuovamente nell'incubo.

“Dove vai tanto di fretta, Sakura-san?” Non ebbe tempo di girarsi che qualcosa la colpì in pieno volto, facendole perdere i sensi. Prima di cadere nell'oblio si rese conto che sarebbe dovuta passare al piano b.

 

 

---------------------------------

Salve a tutti! Con questo racconto vorrei mettere in luce le personalità dei membri dell'Akatsuki; diciamo che è un esperimento. Non so se riuscirò a trattare tutti, anzi sicuramente rimarranno fuori Zetsu, Pain e Nagato, probabilmente anche Kakuzu. Una corsia preferenziale sarà destinata a Sasori. Mi è sempre piaciuto come personaggio e vedo che nelle fanfic è un po' trascurato, non vorrei che si offendesse! (hehe) Sakura cercherà di sfuggire sempre, però forse cambierà opinione su alcuni ninja. Spero di farvi fare anche qualche risata, non vorrei diventasse un racconto pesante. Sono ben accetti consigli sia sulla trama che sulla scrittura! Un bacio a tutti!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Girasolerossofuoco