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Autore: SlytherinPrincess    20/12/2008    3 recensioni
Benché la giovane Cullen provasse a integrarsi gli studenti di Forks la evitavano; timore e invidia erano i sentimenti che la ragazzina suscitava in tutta la piccola popolazione di studenti. Renesmee aveva pochi amici, i licantropi e i vampiri che anni prima avevano sfidato i volturi per salvarla. Nessun umano, nessuna persona normale nel vero senso della parola. Il telefono squillo facendo sobbalzare la ragazzina dai suoi pensieri, alzò la testa di scatto e... SPOILER BRAKING DAWN... è la mia prima long fic su Renesmee e Jacob, spero vi piaccia^_^
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Slave

 

Slave’s Night

1° Capitolo

 

Calling

 

La pioggia batteva costantemente sul vetro della finestra del intimo salotto di una piccola casetta, dispersa fra gli alberi sempreverdi della piovosa Forks. Una ragazzina da dentro la casa osservava perplessa la pioggia scendere dal cielo plumbeo di quella grigia mattina di fine agosto. Sospirò appoggiando una mano al vetro gelido della finestra, del salotto, rannicchiandosi su sé stessa abbandonando la testa sulle ginocchia, lasciando che i lunghi e morbidi capelli ramati le scendessero sul viso. Amava la solitudine, e amava la pioggia; era sempre stata una bambina molto perspicace e attenta a quello che le stava intorno, grazie ai suoi sensi molto sviluppati.

 

Da casa sua poteva benissimo sentire i sussurri dei suoi parenti che abitavano a qualche chilometro di distanza e con la sua vista, sviluppata quanto il suo udito poteva vedere colori che all’occhio umano sfuggivano; oltre che all’udito e la vista, aveva anche una forza inaudita, una velocità sovrumana e un olfatto molto sensibile. Aveva ereditato tutto questo da suo padre, che era un vampiro.

 

Sembra una favola, ma non lo è: per la giovane Renesmee Carlie Cullen era la routine quotidiana, lei viveva fra licantropi e vampiri da ormai sette anni, cioè dal giorno della sua nascita. Nessuno avrebbe mai detto che la piccola Nessie, come la chiamavano gli amici e i parenti, esclusa sua madre che si rifiutava categoricamente di chiamarla come il mostro di Lochness, avesse solamente sette anni. Era molto alta e aveva il fisico di una diciottenne, slanciata, con i lineamenti quasi divini, per la loro perfezione, nessuno l’avrebbe scambiata per una bambina. Attorno a lei succedevano le cose più strane, ma per la piccola era la normalità.

Frequentava il terzo anno alla scuola superiore di Forks la stessa dove suo padre, Edward e sua madre si erano conosciuti.

 

Sua madre, prima dell’incontro con Edward era una ragazza normale, un umana, non aveva mai avuto niente di particolare, non era mai stata bellissima né intelligente, aveva solo un buon profumo, a detta di suo padre. Ora anche la normalissima Isabella Swan faceva parte della famosa famiglia Cullen, e ne era entrata a fare parte a tutti gli effetti, non da quando aveva sposato il bellissimo e misterioso Edward, il più piccolo dei figli adottivi del Dottor Carlisle e Esme Cullen ma quando era nata la piccola Renesmee. La bambina per colpa della sua forza sovraumana, durante il parto, l’aveva quasi uccisa costringendo suo padre a trasformare anche la donna che amava in una vampira.

 

Tante erano le persone che invidiavano i componenti di questa fantomatica famiglia, per la loro bellezza e il delicato alone di mistero che sprigionavano al loro passaggio. I loro occhi color artemisia erano così attraenti eppure così pericolosi che la popolazione di Forks tendeva a evitarli, meglio così, grazie a questo non avrebbero faticato a controllare la loro fame, o sete, dipende dai punti di vista.

 

Renesmee amava la sua famiglia e gli amici licantropi di sua madre che, spesso, la ospitavano per giorni interi quando la famiglia andava a fare trekking. Molte volte anche Renesmee avrebbe voluto andare con loro, essendo solo per metà vampira poteva benissimo nutrirsi bevendo sangue come i suoi parenti o mangiare il cibo usuale degli umani. I suoi genitori non volevano si cibasse di sangue, dicevano che se voleva integrarsi bene a scuola avrebbe dovuto magiare come tutte le persone normali.

 

Peccato che lei non fosse affatto normale come tutte le persone.

 

Benché la giovane Cullen provasse a integrarsi gli studenti di Forks la evitavano; timore e invidia erano i sentimenti che la ragazzina suscitava in tutta la piccola cerchia di liceali. Renesmee aveva pochi amici, i licantropi e i vampiri che anni prima avevano sfidato i volturi per salvarla. Nessun umano, nessuna persona normale nel vero senso della parola.

 

Il telefono squillo facendo sobbalzare la ragazzina dai suoi pensieri, alzò la testa di scatto e osservando con i suoi occhi color cioccolato, gli stessi di sua madre quando era ancora umana, la stanza per capire da dove provenisse il fastidioso e vivace squillo del telefono regalatole dal suo migliore amico, Jacob.

 

Odiava quell’arnese infernale che le aveva regalato dicendole che era solo per poter stare più in contatto. Lo aveva accettato di buon grado solamente perché era stato lui a regalarglielo se no l’avrebbe tirato dietro al povero malcapitato che avesse avuto un idea tanto balorda. Lo trovò fra i cuscini del divano, ora che ci pensava c’è lo aveva tirato lei la sera prima per farlo smettere di suonare, Emmett si divertiva a chiamarla nel cuore della notte solo per farla arrabbiare; uno di quei giorni l’avrebbe ammazzato, con le sue battutine fuori luogo e i suoi dispetti da bambino, a volte non sapeva chi era più infantile tra lui e Jake.

 

Alzò gli occhi al cielo; si parlava del diavolo…

 

“Ciao, Jacob” disse la ragazza con la sua voce da soprano, come tutte le vampire la sua voce aveva qualcosa di attrattivo e bellissimo, sua madre diceva che quando era umana invidiava così tanto Rosalie, Alice ed Esme per quella voce così bella e per la loro grazia innata e che si sentiva sempre inferiore.

 

“Hei, Ness” replicò lui con la sua voce profonda e gentile, la ragazza ancora si ricordava della prima volta che lo aveva visto, sembrava arrabbiato con lei ma poi sul suo volto era nato quel sorriso che lei tanto amava, quel sorriso che sarebbe riuscito a offuscare il sole, quanto era bello e spontaneo, semplicemente il sorriso del suo fratellone licantropo.

 

“Sai che uno di questi giorni lo distruggo quest’aggeggio infernale?” affermò la ragazza con voce solenne.

 

Jacob rise, la sua risata assomigliava a un latrato, ma per Renesmee era la più bella del mondo.

 

“E io che pensavo di regalarti pure un computer”

 

“Ahah, troppo tardi lupacchiotto, ci hanno pensato Alice e Jasper”

 

“Lo sapevo”

 

“E allora perché l’hai detto”

 

“Non lo so”

 

“Non stai bene, Jake”

 

Il ragazzo sorrise di nuovo e il sorriso fu seguito dalla risata argentina della ragazzina.

 

“Perché mi hai chiamato?” domandò la giovane Cullen, curiosa; se Renesmee aveva un difetto era proprio la curiosità.

 

“Ah, sì, questa sera ci sarà una festa da Quil, per il nono compleanno di Claire, ti va di venire? Ci saranno tutti…” disse lui con semplicità.

 

“Non lo so, devo chiedere a Bella e Edward” rispose lei, sperando che i suoi genitori le dessero il permesso. Nessie non aveva mai chiamato i suoi genitori mamma e papà o i suoi parenti con appellativi affettivi, li aveva sempre chiamati per nome, per comodità così da non confondersi davanti a estranei.

Per la popolazione di Forks lei era la sorella minore, dispersa di Edward, ritrovata dopo anni di ricerche e adottata dai magnanimi Esme e Carlisle.

 

“Ok, mi farai risapere?”

 

“Sì, Jacob, appena tornano da casa di Rosalie e Emmett, sono andati a trovarli per non so cosa”

 

“Ok, a dopo”

 

“A dopo… Jake…?”

 

“Sì?”

 

“Ti voglio bene”

 

“Anch’io Ness”

 

“Allora a dopo cagnolino”

 

“A dopo sanguisuga”

 

Nessie sospirò di nuovo e andò nella sua stanza, buttandosi a peso morto sul letto. Chiuse gli occhi per qualche istante e poi allungò la mano verso il comodino per prendere il suo libro preferito e iniziare a leggerlo per la duecentesima volta.

 

“Renesmee?” si sentì chiamare dalla voce dolce di Bella, affacciata alla porta della sua stanza.

 

“Ciao, Bella” rispose lei sorridendo amabilmente a sua madre, la quale in pochi istanti era seduta composta sul materasso del letto.

 

“Come è andata la giornata, piccolina?” domandò lei mandandole alcuni boccoli di capelli ramati dietro l’orecchio.

 

“Bene”

 

“Ti sei sentita sola?” domandò Edward affiancando la moglie.

 

“Ciao anche a te, Edward” disse la ragazzina; una cosa brutta di avere i genitori vampiri era che sentivano sempre tutto quel che diceva anche se in sussurro, per poi non pensare al piccolo dono del padre: quello di leggere nella mente della persone, odiava quando lo faceva, non le piaceva che entrassero nei suoi pensieri, erano suoi e suoi soltanto.

 

“Hai qualcosa da chiederci?” chiese l’uomo sorridendole, quel sorriso sghembo che aveva fatto innamorare sua madre.

 

“Ah, Cullen, perché devi leggere i miei pensieri?” sibilò irritata la ragazza sbattendo la mano sul materasso.

 

“Scusa”

 

Renesmee sospirò e allungò le mani verso i volti dei genitori, la sequenza della chiacchierata con Jacob apparve agli occhi dei due. Ecco un altro dono ereditato dai suoi genitori: toccando le persone poteva far vedere quel che voleva.

 

Bella sorrise e guardò il coniuge, il quale sorrise a sua volta.

 

“Vai” disse semplicemente Edward alla figlia. Un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto e di tutta fretta corse fuori dalla stanza in cerca, per l’ennesima volta dell’aggeggio infernale.

 

Due squilli e la voce roca di Jacob rispose.

 

“Mocciosa?” disse strafottente.

 

“Cane” replicò lei con lo stesso tono.

 

“Vieni a prendermi tu?” disse Nessie.

 

“A che ora?”

 

“A che ora inizia la festa?”

 

“Alle otto”

 

“ Passi alle sette e mezzo?”

 

“Ai suoi ordini principessa”

 

“A dopo”

 

“A dopo”

 

Renesmee chiuse la conversazione con un sorriso e si voltò verso i suoi genitori.

 

“Ho bisogno di Alice e Rose” disse semplicemente.

 

Edward e Bella si guardarono preoccupati. Quelle due matte delle sorelle di Edward avrebbero preso in ostaggio la piccola Ness per almeno due ore, prima di lasciarla andare a quella festa. Edward scosse la testa sorridendo e Isabella alzò gli occhi al cielo, la loro bambina non sapeva in che guai si era appena andata a cacciare con quell’affermazione.

 

“Alice?”

 

“Ciao, Nessie”

 

“Mi…”

 

Tu Tu… Aveva riagganciato.

 

Toc Toc.

 

Bella si alzò e andò a aprire la porta. La vampira si trovò davanti le due cognate una con in mano un’enorme pila di vestiti e l’altra con una valigia, che si supponeva piena di trucchi.

 

Renesmee guardò spaventata i genitori che ghignarono perfidi, bhe l’aveva voluto lei no?

 

 

My Space:

 

Spero che quest'inizio vi piaccia... E spero di avervi incuriosito, e spero di poter aggiornare presto^_^ un bacio a presto, si spera, debby^_^

 

  
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