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Autore: sugar92    20/12/2008    2 recensioni
flop della Yullen Week: la totale mancanza di orientamento aiutera Allen e Kanda a fare un minimo di chiarezza nei loro sentimenti? teneramente Yullen di Natale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Kanda/Allen
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Celestial Moonshine, un autrice di fanfic Yullen che non ho mai letto ma che da oggi ammiro ha proposto l’idea di fare la Yullen Week. Una serie di ff Yullen nella settimana prima di natale per festeggiare questa pucciosissima coppia e naturalmente il compleanno del mio tesoruccio Allen.
So perfettamente che molto probabilmente non riuscirò a fare in tempo o fare un lavoro degno di essere letto ma dato che sono costretta a casa con la febbre e che la mia ff PERFECTLY in TUNE va talmente a rilento che è rimasta ai temi di Settembre ( e dire che volevo fare in tempo con degli omake x Halloween e Natale… -.-) che ho deciso di aderire per farmi perdonare. (anche perché la coppia di quella ff non è + Yullen, a mia insaputa, si è trasfigurata da sola in Laven… bobeh…=)


[XMAS BATTLE]

PERSO NELL’ABBRACCIO DEL NATALE



-ALLEEEEEEEEEEN!!!-

Una voce lo strattonò fuori dal mondo dei sogni.

Aprì gli occhi e l’albero di Natale più grande che avesse mai visto, anche per gli standard dei sogni, si dissolse.

Con un grugnito per la sparizione di quella visione fece pressione sugli avambracci per alzare la testa e rilasciò la propria forza lasciandola cadere nel morbido e caldo cuscino con l’unica differenza che ora era rivolto al muro.

Ignorò il rumore di passi provenire dalle scale che portavano alla sua stanza e cercò di tornare in quel sogno quando si accorse che nemmeno se lo ricordava più la porta si spalancò e una voce di bambino soprana e squillante risuonò nella stanza buia.

-sveglia fratellone! Sono due ore che ti chiamo!-

-e dai, Tim altri cinque minuti. Oggi è il mio primo giorno di vacanza, abbi pietà.- Mugugnò Allen alla parete.

Quando non sentì la risposta si rilassò, pensando di aver convinto il suo fratellino stranamente iperattivo di mattina buon ora. E grazie tante, le elementari erano in vacanza già da due giorni!

Ma poi sentì che le coperte venivano fatte volare via dal suo corpo caldo e si volse quasi di scatto.

Timcampi, il suo fratellino di otto anni, i cui morbidi capelli d’oro erano raccolti nella corta coda riflettevano la luce solare proveniente dal piano e creavano un’aureola sopra di lui facendo sembrare che un angelo fosse venuto a dargli la sveglia.

Ma non era esattamente un angelo. Non stava mai fermo, era sempre allegro e spensierato ma con una certa tendenza a mordere quando qualcosa non gli andava a genio, e soprattutto gli piacevano da matti il fumo della sigaretta e il profumo dei super-alcolici!

Per forza, quando tuo padre è Cross Marian, non puoi pretendere di crescere nel modo più puro e innocente possibile, neanche nel modo più umano possibile.

Ogni volta che Allen guardava Tim così da vicino ( i loro volti erano a neanche un centimetro di distanza) si chiedeva come faceva ad essere così biondo da essere invidiato dal più tedesco dei tedeschi con un padre con una chioma rosso vivo e una madre con fluenti capelli corvini, più scuri della notte d’inverno.
E per secondo si chiedeva che impressione doveva fare la loro famiglia agli altri da quando Cross lo aveva adottato, fedele al testamento di Mana, il suo vero padre. Infatti i suoi capelli bianchissimi non passavano mai granchè inosservati, ma nonostante questo, da quando si erano trasferiti lì, due anni prima si era fatto molti amici e non smetteva mai di ringraziare la sua buona stella, o dio, o qualunque altra cosa gli avesse concesso quel miracolo.

Tim gli diede un bacio sulla guancia come ogni mattina per augurargli il buongiorno ed esclamò contento

-giù c’è Lavi che ti aspetta!-

Allen spalancò gli occhi imbevuti di argento vivo puntandoli nei pezzi di cioccolato fondente del fratellino, unico tratto ereditato dalla madre. Non stava mentendo.

In un secondo scattò a sedere sul letto facendo sobbalzare via Tim.

-perché non me lo hai detto subito?!!-

-te l’ho ripetuto un sacco di volte da giù ma non rispondevi.-

Intanto Allen si svestì a tempo record, spalancò i balconi di camera sua e si tuffò nell’armadio in cerca di qualcosa di decente da mettere.

-perché è qui?-

-ha detto che lo avresti detto. Ti sei dimenticato che il primo giorno di vacanza volevate andare a fare shopping per i regali di natale?-
-oh porc!!-

A quel punto Allen si ricordò di qualche giorno prima, nella pausa pranzo.




-che ne dite se andassimo a fare shopping per Natale?- trillò Linali così di buon umore che risplendeva più del sole, ormai.

-sii! Bell’idea Lina!- esultò Lavi dalla sua sedia.

Nella pausa pranzo si sedevano attorno al tavolo di Kanda perché era l’unico che aveva espressamente decretato che non avrebbe portato la sua sedia in giro per tutta la classe per ascoltare le loro idiozie quindi si ritrovavano sempre all’ultimo posto dell’ultima fila, proprio di fianco le finestre.

-Allen ci stai, vero?-

-mmh… non so, che giorno?-

-il primo, ovviamente. Ai saldi di Natale bisogna andare il prima possibile altrimenti le cose carine spariscono subito. Perché?-

-mi piacerebbe stare a letto fino a tardi e poi Tim vorrà portarmi in giro anche lui per trovare i regali oppure addobbare l’albero o altre cose. Non vede l’ora che sia vacanza anche per me.-

-logico.- sbottò Kanda risalendo dalla sua soba. Gli altri lo guardarono esterrefatti.
Kanda che prendeva parola a pranzo senza che nessuno gli avesse detto o chiesto niente. E già era una impresa strappargli una mezza risposta sempre, ma a pranzo!

-quel moccioso ti è appiccicato più di un cerotto…-

Mentre Lina e Lavi erano scoppiati prontamente a ridere, Allen lo rimproverò di non chiamare il suo fratellino così.

-in effetti sembra volere più bene a  te che a sua madre!-

-non ti ci mettere anche tu Linali!-

-tornando al discorso dello shopping natalizio, puoi portare anche Tim, naturalmente.-

-assolutamente no!-

-perché no, Lavi? a te piace Tim, no?-

-certo che si, ma appena Komui saprà che è venuto vorrà venire anche lui a tutti i costi.- e una goccia fredda scivolò sulla fronte dei tre ragazzi. Komui era celeberrimo per il suo “complesso della sorella minore”.

-non c’è problema. Mio fratello deve correggere gli esami dei suoi corsi di chimica, fisica e matematica quantistica. Ne avrà per qualche giorno.-

Un sospiro di sollievo percorse il gruppetto.

-qualcuno deve passare a prendermi. Altrimenti mi perdo prima ancora di svoltare l’angolo di casa…-

Dopo aver finito di ridere, Lavi e Lina si scambiarono un’occhiata indecifrabile e lei si sporse verso il giapponese che guardava annoiato fuori dalla finestra.

-Kanda vai tu, vero?-

Allen non sentì più i battiti del suo cuore.

-a prendere moyashi-chan qui. Sei il più vicino.-

-Lavi, non...- scattò Allen a quel soprannome ma Kanda fu di una velocità sorprendente.

-me ne frego se si perde. Uno che dopo due anni si perde ancora come il primo giorno o è un cretino o lo fa apposta.- disse fulminando il bianco con lo sguardo

Allen rimase interdetto a quella reazione così rabbiosa e repentina. Strinse i pugni nella tentazione di urlargli a tono ma si trattenne non seppe come e si alzò dal suo facendo volare indietro la sedia con uno schianto.

-allora continua pure a credere che lo faccio apposta se non credi nell’esistenza dei cretini!-

E si fiondò fuori dalla classe rosso di rabbia.

Nel farlo poco mancò che andò a scontrarsi con Deak, il gemello di Lavi che in quel momento entrava seguito da Road Kamelot, la sua ragazza di un anno più piccola.




Ora che ci ripensava, la faccia indecifrabile di Kanda, tra la sorpresa e la perplessità, gli era rimasta così impressa che quel giorno non aveva pensato ad altro e fino alle vacanze aveva fatto attenzione a non incrociarlo mai e con lui Lavi, Deak e Lina e il tanto atteso riposo era iniziato nella depressione più profonda. Odiava rimanere lontano dai primi amici della sua vita.

Quando ebbe finito di prepararsi andò in cucina con Tim che gli trotterellava dietro.

Cross era seduto al tavolo da pranzo e scorreva concentrato il giornale. La sua pistola Judgement brillava alla luce del sole mattutino dal suo fodero appeso alla sedia, strumento indispensabile per un investigatore privato. Secondo lui.

-Allen, finalmente!- disse una voce femminile.

Appoggiata alla mensola c’era la sua madre adottiva, Maria. Lo guardava preoccupata dai suoi occhi marrone scuro.

-buongiorno Maria.- disse mentre Tim le saltava al collo per abbracciarla.

-perché non mi hai detto che oggi dovevi uscire con i tuoi amici? Ti avrei svegliato in tempo per la colazione.-

-me l’ero dimenticato…-

Lei scrutò attenta l’espressione del figlio e con un cenno della mano gli disse di avvicinarsi, lui obbedì, lei lo prese per le spalle e lo guidò fino all’angolo più remoto della cucina, davanti la finestra, accanto ai fornelli e soprattutto lontano da Cross.

-e ti eri dimenticato che avevi litigato con Yuu?-

-eh?!!? Come fai a…? No, cioè….-

Lei scosse la testa e i lunghi capelli si unirono a lei, sospirando esasperata.

lo avvicinò alla finestra, puntò un dito e gli fece cenno di guardare.

Dall’altra parte della strada, a una ventina di metri, Kanda stava appoggiato a un lampione tenendo le mani nelle tasche del suo cappotto lungo e nero. Il giapponese alzò lo sguardo al cielo e il fiato del suo respiro formò una nuvoletta biancastra. Poi premette la lunga coda corvina contro l’acciaio e tornò a guardare il marciapiede.

Ad Allen venne un colpo al cuore.

Dopo quello che aveva detto in classe che cavolo ci faceva lì? E perché Tim aveva detto che c’era Lavi ad aspettarlo?

Maria intanto lo osservava sempre più attenta e gli parlò dolcemente interpretando la sua espressione sconcertata e incredula.

-è arrivato qui dieci minuti fa e si è subito rivolto a me. Mi ha detto che i gemelli e Lina lo avrebbero picchiato a morte se non ti fosse venuto a prendere oggi ma che ti aveva fatto arrabbiare talmente tanto che lo hai ignorato per giorni così ha detto a Timcampi di dirti che era Lavi e a me che potevi fare colazione prima di uscire perché se avresti saputo subito che era lui non saresti nemmeno sceso e non aveva voglia di trascinare un morto di fame in pigiama per le strade.-

Si fermò per una risatina mentre Allen era senza parole, completamente spiazzato.

-però dal suo sguardo mi è sembrato profondamente dispiaciuto per quello che è successo, dico sul serio. Anche se non so i fatti, Allen, cerca di perdonarlo. E tieni.-

gli mise tra le mani un sacchetto con la sua colazione, tre croissant, bignè e kraften. E del caffèlatte da portar via.

-non farlo aspettare così, poveretto, si gela fuori.-

Mentre lei gli metteva cappotto e sciarpa e lo spingeva dolcemente verso la porta quello cercava il più possibile di trovare una scusa con cui stare a casa o almeno di rimandare. La sua ultima risorsa fu la presenza del fratello.

-Tim mi aiuterà a tirare fuori tutti gli addobbi, vero tesoro?-

-siiiiiiiii! Quest’anno mettiamo anche le lampadine all’albero, vero?-

Evidentemente sua madre lo aveva gasato così tanto con gli addobbi che la prospettiva di una giornata in giro per negozi con degli studenti delle superiori e dell’università aveva perso clamorosamente interesse.




Camminavano piano e in silenzio.

Piano perché Allen stava mangiando e camminare veloci mentre si mangia fa male alla pancia e Kanda si era adeguato con una frase del tipo “sai che strazio sentire le tue lamentele per il resto della giornata” e in silenzio perché a parte i saluti e il primo scambio di frasi sull’andatura e la colazione, l’incomprensibile incoerenza nel comportamento di Kanda lo aveva lasciato senza pensieri ne parole.

In realtà di pensieri ne aveva fin troppi che non riusciva a mettere insieme una frase di senso logico.

Quando furono in centro il bianco si avvicinò al giapponese che non reagì in alcun modo.

Ormai era abituato alla fobia di Allen che lo faceva entrare nel panico se si trovava solo in mezzo ad una folla. (demofobia)
In aggiunta alla paura di perdersi, Allen non andava per le strade senza qualcuno a cui stare vicino.

E quel qualcuno era sempre Kanda perché i gemelli lo mandavano con la scusa che era il più vicino.

-se ti da fastidio venirmi a prendere ogni volta, basta dirlo ai gemelli o a Lina, perfino a Road o Tyki.-

-non è per quello.-

-e allora… perché?-

-fammi soltanto il favore di non perderti in giro oggi, è un enorme rottura di scatole cercarti in mezzo a questa folla di scemi e pacchi.-

Allen conosceva Kanda abbastanza da sapere che detestava lo shopping e la gente che prima delle feste aveva in mente solo quello. -Il singolo si mescola ad altri singoli e diventa folla, un unico grande corpo senza cervello.- aveva detto una volta.

A quel ricordo sorrise.

-che cavolo sorridi? Pensi di perderti apposta per farmi incazzare? Giuro che se lo fai ti taglio a fettine con la mia Mugen, moyashi!-

-è Allen! A-l-l-e-n! quante volte devo ripetertelo? Uno che in due anni non impara un nome tanto semplice o è un cretino o lo fa apposta!-

Subito dopo averlo detto se ne pentì. Non voleva far incavolare Kanda come si era incavolato lui, non oggi che lo era venuto a prendere tradendo ciò che aveva già detto.

Ma quello si limitò a guardarlo negli occhi per una manciata di secondi. Oceano profondo in argento vivo.

Poi si voltò e sorrise nella sciarpa con un “tsk” indispettito.

Il bianco si portò una mano al cuore e sospirò rilassandosi.




Dopo pranzo decisero di dividersi. Anche se si erano riuniti tutti per la tradizionale giornata di shopping, (Allen, Kanda, Lavi, Linali, Deak, Road, Tyki (fratello maggiore di Road) e i due gemelli Jusdero e Devit nel gruppo delle superiori e Lulubell, Skin, Miranda e Crowley nel gruppo degli universitari) si ricordarono che se compravano i regali per i loro amici con tutti quanti lì a guardare, a consigliare e a scegliere, la sorpresa andava a farsi friggere.

Ad Allen mancava qualcosa di dark o simile da regalare Road e Tyki e quando i gemelli scattarono sull’attenti quando chiese se qualcuno voleva accompagnarlo notò che Road sussurrò qualcosa a Deak e quello dopo avergli lanciato un occhiata preoccupata, si rivolse prontamente a Kanda ma non riuscì a scoprire la sua reazione perché Road si era lanciata su di lui abbracciandolo al collo.

Dato che il fratello del suo vero padre era loro padre, le due precedenti famiglie erano imparentate, ma non dal sangue perché comunque Allen era stato adottato anche da Mana ma Allen, Tyki e Road si erano conosciuti da bambini e ora erano come fratelli.

Anche se a quei tempi i due fratelli incutevano terrore al piccolo Allen come nient’altro al mondo…

-tieni d’occhio quei due emo pazzoidi al posto mio, mi raccomando.-

-ok, starò attento Road.-

E uscì con i due squilibrati e un sacco di domande che gli ronzavano nella mente.




Un’ora dopo scoprì perché.

Stavano iniziando ad attraversare le strisce pedonali e i due gridarono all’unisono –figo quel giubbotto!-

E sparirono nella folla. Allen li chiamò e corse loro dietro, arrivato alla vetrina del negozio davanti la strada, gremita di cappotti e giubbotti non li vide.

Il suo battito iniziò ad accelerare.

Entrò ma non erano mai entrati lì. Chiunque avrebbe ricordato due emo punk come loro. Jusdero con la sua chioma dorata, le bende alle braccia e la bocca cucita e Devit con il trucco nero e gli abiti trasandati.

Allen sondò quella strada a destra e a sinistra, la piazza di fronte, i negozi, le viuzze secondarie e con il cuore in gola imboccò quella più grande.

Ad ogni angolo, ad ogni piazza in cui sbucava, ad ogni via che imboccava il cuore si faceva sempre più pesante e veloce, i passi rimbombavano come fosse in uno stanzone vuoto. Magari.

Lì c’era talmente tanta gente. Non era strano che ce ne fosse così tanta? Quel che era peggio iniziò a immaginare cose. Un’occhiata minacciosa, un’espressione maligna, un sorriso maniacale.

Sapeva che stava immaginando tutto ma non riusciva a non sentire il terrore crescere a ogni metro.

Voleva fermarsi alla panchina più vicina, riprendere fiato con calma ma erano tutte occupate e anche le pareti delle case, le colonne che separavano le vetrine rappresentavano un pericolo.

Non voleva sedersi di fianco a nessuno, ne fermarsi ai margini di quel fiume di gente, aveva troppa paura di quello che gli avrebbero fatto nel momento in cui si fosse fermato da qualche parte. sapeva anche che era stupido pensare così ma non poteva farne a meno, il terrore lo spingeva sempre più velocemente lontano dalla massa. La massa….

Rabbrividì e percorse quella viuzza gremita quasi di corsa. Sbucò all’entrata secondaria di un parco e dato che gruppi di persone si fermavano nei pressi delle bancarelle di dolcetti di natale continuò nel parco.

La neve caduta per tutta la settimana prima risplendeva sotto il sole timido di dicembre.

Era uno spettacolo talmente bello che Allen si sentì un po’ meglio.

Spinto inconsciamente via da tutti gli agglomerati di persone si ritrovò nella parte più nascosta e deserta  e lì, in mezzo a quasi venti centimetri di neve , dove gli addetti del parco non aveva tolto la neve dalle panchine e dal sentiero tutti i giorni, si lasciò cadere nella panchina più remota respirando a fondo cercando di scacciare la fobia.




-quando vi siete separati?- chiese agitatissimo Tyki.

--all’una e mezza, più o meno.--
-più o meno….- fece eco Deak guardando i gemelli sprezzante.

E tornò a cullare Road tra le sue braccia. La quindicenne era talmente in pensiero per Allen che si era avventata sui gemelli quando erano tornati senza di lui al punto di ritrovo e Deak aveva dovuto strattonarla via per calmarla.

-tre ore fa.- sussurrò Lavi accanto a lui.

Linali si portò le mani alla bocca per nascondere la sua paura e il rosso le prese le spalle con il braccio destro, rassicurandola.

-c-come avete potuto? P-p-povero Allen…- balbettò Miranda da dietro Tyki.
-ha! Non l’abbiamo mica fatto apposta eh! E poi in tre ore non credete che non abbia trovato la via di casa?- sbraitò Devit

Quella domanda con quel tono sarcastico provocò un’ondata di occhiate di fuoco.

-la demofobia insieme alla completa mancanza di orientamento rende una persona incapace di riconoscere perfino casa sua.- sibilò Deak.

Voleva tirare loro un cazzotto ma aveva le braccia occupate da Road quindi scoccò un’occhiata al fratello.
-già. Non si ricorda neanche che ha il cellulare in tasca o nella borsa dei regali.- disse calma Lulubell chiudendo il suo.

-e poi con tutta la gente dello shopping di natale… e tutti gli studenti che, come noi, ne approfittano il prima possibile…- sussurrò Lina impietrita così anche Lavi non riuscì nell’intento di sfogarsi sui due emo.

Ma si sentì lo stesso il tonfo di un cazzotto ben assestato e Devit a terra due metri più indietro.

Davanti a lui c’era Kanda, a massaggiarsi piano le nocche e a sorridere più compiaciuto che mai.

Nella sua mente risuonavano all’infinito le parole di Road riferite da Deak:
(-la famiglia dei gemelli ha accumulato una montagna di debiti per colpa di Cross e non vedono l’ora di vendicarsi. Io e Deak li terremo d’occhio a distanza.-
-no. Lo farò io.-)

E infatti il samurai li aveva seguiti da lontano finchè ad un certo punto non erano rimasti solo i due gemelli ad uscire a velocità supersonica da una via.

Kanda aveva iniziato a cercare Allen ma nel giro di due ore si era reso conto che era impossibile così e aveva anticipo il ritrovo di mezz’ora per poterlo cercare con gli altri.

Ma i gemelli avevano ritardato guardacaso di mezz’ora e il suo bel piano era andato a farsi fottere e ora tutto ciò che voleva era pestarli a sangue. (dato che la sua fida Mugen era rimasta a casa come al solito)
Promemoria: portarsi sempre dietro Mugen. Non  si sa mai, viene sempre buona per uccidere due emo rincoglioniti anziché spaccarsi le nocche che non centrano niente e non sono abituate.

Finito di stendere anche Jusdero sotto lo sguardo concorde dei presenti, arrivò un calcio di Devit diretto agli stinchi che schivò con un saltino. Niente di più facile.

Ma quando anche Jusdero si riprese dal colpo e diede manforte al fratello diventando quasi un unico corpo pensante, quello che loro amavano definire “Jasdevi” e Kanda sentì scattare qualcuno alle sue spalle.

In un secondo Jasdevi era con la faccia a terra. Tyki da una parte e i gemelli dall’altra parte.

-non c’è bisogno di contraccambiare. Il samurai ha fatto più che bene, ve lo siete meritato un bel pugno in faccia, gemelli. Senza rancore eh.- disse calmo il primo con la sigaretta in bocca.

-avremmo voluto farlo noi, bastardi. Vero fratello?-

-verissimo. E altro che rancore. Questa è la prima e ultima volta che vi lasciamo soli con il nostro moyashi-chan.-

Kanda si chinò su di loro per trattenere la rabbia e non mostrare che era ai limiti della preoccupazione umana.

-dove vi siete separati di preciso?-

-e pensi che ti risponderemo dopo quello che ci hai fatto, demente!-

-e tu pensi che puoi ancora fare lo spaccone così dopo quello che hai fatto, Devit?- ribattè Tyki

-non fa niente. Se ci dividiamo abbastanza da setacciare tutta la zona intorno al centro più frequentato ce la faremo entro sera.- sbottò Kanda.

-entro notte se siamo anche fortunati.- fece eco Deak.

-io chiamo Cross, non si sa mai.-

-no, aspettiamo ancora mezz’oretta.-

-giusto. quello ci taglia la testa a tutti.-

-io abito qui vicino, chiedo se i miei lo hanno visto passare?-

-è vero! mio fratello!-

-buona idea!-

-la mia gatta forse…- (<-Lulubell)

-mia sorella invece è in giro con i nonni, magari lo hanno visto passare.-

Ci fu un tumulto di azioni contemporanee.
Il numeroso gruppo di amici si accordò al meglio in un piano veloce ed efficace.
Controllarono la batteria e l’antenna dei cellulari, si spartirono le zone di ricerca, chiamarono quanti loro parenti erano liberi, se conoscevano Allen.

Kanda si defilò per primo, non gli importava nulla di nulla, se non di ritrovare Allen…




Un’ora dopo Kanda entrò nel parco più grande della città.

Si ricordava che ad Allen piaceva molto ma era sicuro che non ci avrebbe fatto alcun caso in un momento come quello.

Rabbrividì al pensiero di come si dovesse sentire l’altro ora.

Non era la prima volta che demofobia e disorientamento si incontravano ma non era mai successo in un giorno così affollato, così freddo e così in centro.

Era già buio pesto e dovette perlustrare il parco panchina per panchina, albero per albero, spiazzo per spiazzo, cespuglio per cespuglio e si sporse perfino per controllare che nel ghiaccio del laghetto non ci fosse un buco… non si sa mai…

Arrivato alla parte più remota, rallentò. Si ricordò che le altre poche volte a cui aveva assistito a un vero attacco di demofobia, Allen aveva continuato ad allontanarsi dai gruppi di persone, anche i più come le coppie. E quello era un angolo angusto persino per le coppie.

Anche gli addetti lasciavano che la neve rimanesse intatt….

Solo in quel momento rivolse uno sguardo più attento al terreno.

Sulla neve c’era una sola scia di impronte. Kanda si acquattò.

Non c’erano altri strati di neve sopra quella. Erano di quel giorno perché era l’unico dopo un intera settimana a non aver mandato neve.

Col cuore in iperventilazione le seguì fino alla curva che faceva il sentiero per tornare nella zona più frequentata.

“l’ultima panchina” definita così da tutti perché la più lontana era circondata da alberi dai folti rami secchi privi di foglie, affiancata dall’”ultimo lampione”, intermittente nelle notti più fredde o più torride, quasi anche lui soffrisse, sulla quale stava seduto… Allen!

I suoi capelli candidi inconfondibili, la cicatrice sul lato destro del volto, gli occhi argentei ora chiusi…. Kanda ringraziò qualcuno lassù per aver inflitto ad Allen quei segni indelebili di riconoscimento.

Il suo cuore si rilassò, capendo che il peggio era passato e le gambe di Kanda rifiutarono di fare qualunque altra cosa che non fosse andare da lui.

Anche quando gli fu davanti l’altro non reagì, non lo aveva sentito.

Il respiro regolare del bianco formava nuvolette sferiche, al contrario di quelle di Kanda che erano di forma indeterminata e del tutto scoordinate. Il cuore del giapponese aveva ricominciato a galoppare senza ragione apparente.

Kanda la intuì solo quando si ritrovò a osservare rapito i lineamenti del viso pallidissimo di Allen… decisamente troppo bello per essere naturale… un momento!!! Non aveva pensato che la pelle del moyashi era bella, che il suo viso era bello, che lui era b… e basta!!!

Si girò, cercando di ricomporre la sua personalità di etero e un improvvisa fitta allo sterno lo costrinse a portarsi la mano al cuore e a sentire a che velocità galoppava, a rendersi conto del perché.

Si rigirò tornando davanti alla figura immobile e bellissima di Allen e il suo cuore si rilassò di nuovo, come quando aveva visto le impronte. Tanto da tornare normale.
Come quando stavano camminando fianco a fianco quella mattina stessa…

A quei ricordi Kanda mandò ufficiosamente la sua personalità etero a farsi fottere e tese una mano verso Allen.

Sfiorò delicatamente una ciocca candida e dato che il proprietario non si era ancora risvegliato (Kanda iniziò a temere che fosse svenuto dal terrore) gli appoggiò una mano sulla testa.




A quel contatto caldo Allen riaprì piano gli occhi e non appena mise a fuoco un preoccupatissimo Kanda. Le sue preghiere erano state esaudite!

Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che sperare e pregare che uno dei suoi amici lo trovasse perché ad ogni passo rinunciava alla speranza di trovare lui qualcuno.

Ma in segreto voleva essere trovato solo da Kanda e non riuscì a trovarne la ragione.

Anche perché era il più riluttante di tutti a trovarlo quando si perdeva, a venirlo a prendere quando usciva, a passargli i compiti quand’era malato, ad aiutarlo negli studi quando non aveva capito un argomento, a parlargli quando sembrava che tutta la sfortuna del mondo si fosse riversata su di lui.

Ma in realtà Kanda, anche se brontolando imprecazioni a lui e a tutta la loro compagnia, faceva sempre quello che diceva non voleva assolutamente fare.

Lo passava a prendere tutte le mattine per andare a scuola, ci litigava furiosamente quando non si impegnava nello studio o quando stava ammalato ma poi andava a casa sua per litigare di nuovo tra un esercizio di ripasso e l’altro e soprattutto litigavano quando lui era giù e non aveva voglia di fingere di essere un gentiluomo con tutti e poi si sentiva sempre più leggero, libero da un peso e infine lo trovava sempre e solo lui, puntualmente.

Come se avesse stretto un patto col mondo, che solo lui aveva il diritto di trovarlo quando si perdeva.

Allen si lasciò investire dall’ondata di gratitudine, sollievo e soprattutto pura gioia sospinto da quelle si slanciò in avanti e gli circondò il collo abbracciandolo.

-Kanda! Mi hai trovato! Finalmente!-

E quello, inondato dalla gioia che sprizzava Allen non seppe resistere e allacciò le braccia dietro la schiena dell’altro, abbracciandolo a sua volta.

Allen, rassicurato dalla reazione del giapponese appoggio il mento alla sua sciarpa e le ciocche alla sua guancia, avvicinando tutto il corpo.

Kanda si stupì di quanto fosse gelido, e lo strinse più forte per scaldarlo.

-ci hai fatto preoccupare a morte. Tutti quanti.- usando il plurale di proposito per sondare la reazione.

-tu invece eri arrabbiatissimo vero?- chiese l’altro debolmente, col timore di scatenare l’inferno. Ma non arrivò.

-anche.- ammise calmo.

Allen sorrise. In quel momento era la persona più felice sulla terra. E anche la più congelata, ma chi se ne importava. Si stava scaldando in fretta.

A malincuore però, si staccò dal giapponese, corrucciato.

-allora andiamo dagli altri, su.- e gli sorrise.

Kanda lo  fulminò con uno sguardo della serie “sei deficiente di tuo o fai dei corsi?”.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca e compose il numero che sapeva fin troppo bene. Non dovette aspettare neanche uno squillo intero.

-Kanda!- gridò all’altro capo Linali. –l’hai trovato vero?-

Senza dire niente il giapponese tese il cellulare davanti il viso dell’inglese, tornando a fulminarlo.

-ciao Linali. Tranquilla sto bene, soltanto molto freddo. Adesso….-

Ma l’altro gli impedì di finire la frase.
-ve lo porto tra un po’.- (tra un po’= lasso di tempo indeterminato e volutamente imprecisato)

Ascoltò quello che gli disse Linali con calma, tanta calma che Allen non riuscì più a sentire da quella distanza, mentre Kanda continuava a non togliergli gli occhi di dosso, come se si fosse perso di nuovo se l’avesse fatto.

Sorrise soddisfatto di quello che Linali gli disse.

-ci penso io.- e riattaccò immediatamente.

-che ti ha detto Linali?- chiese timidamente Allen ricominciando a tremare.

Kanda sorrise più soddisfatto che mai.

-che ti devo scaldare prima del loro arrivo.-

E ricominciò da dove era stato interrotto.



THE END ?
  
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