Capitolo 4
Non distingueva le parole con chiarezza, ma riconosceva
perfettamente la voce di John ed una più profonda che aveva imparato essere
quella di suo padre. Sembravano discutere di qualcosa, mentre si sentiva il
rumore di un oggetto pesante che strisciava e sbatteva infine da qualche parte;
ogni tanto John si lasciava sfuggire una risata.
Clara si girò sulla schiena, scostando un pò il lenzuolo
dal corpo e portò le mani a stropicciarsi gli occhi per svegliarsi.
Dando uno sguardo alla radiosveglia sul comodino vide che
mancavano quindici minuti alle sei.
Le voci dei due
uomini all' esterno continuavano a farsi sentire, incuriosendo la ragazza e
spingendola ad alzarsi dal letto, anche se controvoglia. Scostò la tenda
leggera dalla quale filtrava la prima luce del mattino ed aprì la finestra, non
curandosi del fatto che indossasse solo slip ed una leggera canotta bianca.
Quando si affacciò scoprì che John ed il Dottore avevano caricato una canoa sul
tettuccio della macchina; John la stava assicurando al portapacchi con delle
corde.
"Clara! Scusa, ti abbiamo svegliata." John le
si rivolse con un sorriso radioso, scorgendola alla finestra proprio nel
momento in cui aveva alzato lo sguardo per strattonare un capo di una delle
corde e cercare di indirizzarne la linea verso il lato opposto del tettuccio. Il
Dottore, invece, le diede semplicemente un rapido e freddo sguardo tornando poi
a concentrarsi sui nodi per assicurare bene la canoa.
Clara poggiò le braccia sul davanzale, sporgendosi
appena:
"Che state facendo?"
John continuò a tirare la corda, cercando di fissarla
all' asta del portapacchi, rispondendo innocentemente:
"Nella valigia hai un costume da mare?"
Clara ci pensò un pò su prima di rispondere incerta:
"Andiamo al mare?"
John fermò il suo lavoro usando un tono leggermente
spazientito, ma Clara sapeva che fingeva di esserlo:
"Ce l'hai un costume si o no?"
Clara scosse la testa in segno negativo, arricciando le
labbra in una smorfia di disappunto.
"L'ho lasciato a Blackpool....sai, qui non c'é il
mare..."
John sbuffò, stringendo alcune cinghie e si diresse sotto
la finestra.
"Quindi non hai nemmeno una muta da sub, surf o di
qualche tipo?"
Clara corrucciò le sopracciglia fissando John con aria
perplessa ed anche innervosita:
"Eleven, mi stai prendendo in giro? Sei serio? Se
non ho un costume da bagno come diavolo faccio ad avere una muta!"
"Bé... la muta non é un problema, la troviamo lá...
ma sotto dovrai tenere la biancheria intima"
Il ragazzo sembrava parlare più a se stesso che a Clara
la quale, poverina, si portò le mani al volto mostrando un' espressione confusa
e disperata.
Il Dottore finì di fissare la canoa in sicurezza al posto
di John, decidendo di interrompere Romeo e Giulietta e spiegare finalmente alla
ragazza le loro intenzioni:
"Partiamo per il fine settimana. Vi porto in Scozia,
sul fiume Orchy a fare Kayak."
Clara sollevò la testa ed il busto, osservando John che
annuiva contento con la testa prima di fermare lo sguardo perplesso sul volto inespressivo
del Dottore.
"Kayak? Ma..." guardò la canoa per un attimo
prima di continuare: " Io non so neanche cos'é!"
"Tranquilla!" Rispose John sorridendole: "
Io faccio Kayak, tu ed il Dottore, qui…” Ed indicò suo padre con un cenno della
mano: “… scenderete il fiume col gommone. Sai, Rafting!"
Il Dottore corrucciò le sopracciglia guardando suo figlio
ed incrociò le braccia:
"E chi lo ha deciso? Il kayak che abbiamo caricato é
il mio!"
John lo ignorò, parlando ancora alla ragazza:
"Coraggio,vestiti e prepara una borsa con ciò che ti
occorre che partiamo!"
Era inutile discutere sulla questione. Inutile anche
opporsi all' improvvisata che stavano organizzando lì per lì. Clara sospirò e
sorrise. Chiuse la finestra e corse a prepararsi.
Ci aveva impiegato mezz’ora per preparare un borsone con le cose che potevano servirle per un’escursione. Si era lavata, aveva indossato dei vestiti
comodi e scarpe da ginnastica, infilato in borsa qualche cambio di biancheria intima - forse
troppi - un pigiama, pantofole e due cambi di vestiti. Nulla di elegante per la
sera. Se andavano a fare escursione sul fiume probabilmente avrebbero
campeggiato; dubitava ci fossero locali eleganti nelle Highlands scozzesi!
Era scesa nel vialetto pronta per partire, ma quando
raggiunse l’auto non vide nessuno.
“John? Dottore?”
“Signorina Oswald! E’ di partenza?””
Si voltò verso sinistra, riconoscendo la voce del Signor
Donovan e vedendolo attraversare il vialetto pubblico, oltre la staccionata,
diretto chissà dove con il suo cagnolino al guinzaglio. Era un uomo sulla settantina,
non molto alto ed un po’ sovrappeso, ma con Clara era sempre stato gentile.
La ragazza lo salutò con un cenno e stava per
rispondergli quando l’uomo parlò di nuovo prevenendola:
"Ha trovato un nuovo appartamento ed è venuta a
riprendersi le ultime cose?" Indicò con un gesto innocente il suo borsone e poi
continuò con un sorriso: “Ha fatto bene!””
Il sorriso della ragazza si spense, sostituito subito da
un’espressione di fastidio e disagio.
“Mi scusi? Non credo di…”
L’uomo la interruppe, sporgendosi un po’ oltre la
staccionata con il viso e quasi sussurrando le disse:
“Sa, Smith è un tipo strano. Davvero, miss Oswald, non so come faccia a vivere in casa sua. Credo
abbia un pezzo di ghiaccio al posto del cuore.”
Sbalordita Clara rispose seria e con un tono leggermente
indurito:
“Credo stia parlando di qualche altro Smith, non del
meraviglioso ragazzo che conosco io.”
”Io parlavo di suo padre. Ma credo che la cosa possa
valere anche per il giovane. Ma se va via non deve più preoccuparsi!”
Poi si allontanò e riprese calmo il suo cammino, senza
accorgersi che dalla gola della ragazza era fuoriuscito un suono spiacevole che
somigliava quasi ad un ringhio. Il cuore le batteva forte mentre stringeva i
pugni. Cercò di rilassare la mascella, serrata a causa del nervosismo, per
parlare e non si rese conto di quanto infastidita e dura fosse diventata la sua
voce:
“Se lasciasse cadere dagli occhi quel velo di ignoranza e
pregiudizio capirebbe quanto è fortunato ad avere questi due uomini come vicini
di casa! John è meraviglioso ed il Dottore è un eroe!”
Non si preoccupò di vedere quale risultato avessero avuto
le sue parole sul Signor Donovan, aprì semplicemente la portiera posteriore dell’auto
e lanciò con rabbia sul sedile il suo borsone, sbattendo la portiera nell’istante successivo. Grugnì ed incrociò le braccia al petto, guardando un punto indefinito
della fiancata dell’auto.
“Sai. Forse Donovan non ha tutti i torti.”
Clara sobbalzò, portando lo sguardo verso il lato
guidatore. Né lei né Donovan si erano resi conto che alla guida del mezzo ci
fosse qualcuno. Il Dottore.
“Io non sono di certo un eroe.”
Clara sbuffò, rispondendo imbronciata.
“Salvi vite su territori di guerra. Metti in pericolo te
stesso, aiuti chi è meno fortunato. Eroe o non eroe, certe persone dovrebbero
pensare bene prima di aprir bocca e sputare stronzate!”
“Lingua.”
Clara stava per ribattere quello che sembrava essere un
rimprovero quasi paternale, ma trovò l’ombra di un sorriso sul volto del
Dottore che la costrinse a sorridere di rimando. E non potette rispondergli in
altro modo se non con una linguaccia impertinente.
***
C’era voluta quasi tutta la giornata per raggiungere
Dalmally. Questo perché avevano fatto anche un paio di soste in più rispetto a
quanto programmato, per godersi un po’ anche il panorama, scattare qualche foto e sgranchirsi le gambe per il
troppo stare in auto.
John ed il Dottore si diedero il cambio alla guida più o
meno a metà strada. Erano anche passati vicino Blackpool, ma Clara non aveva
voluto deviare per fermarsi e recuperare il costume da bagno, anzi aveva
insistito affinché non lasciassero l’autostrada.
“Dai Clara. Si tratta solo di mezz’ora in più di viaggio!”
“Eleven. No! Se vuoi ci fermiamo al ritorno. Adesso
voglio andare dritta alla meta!”
Erano circa le tre del pomeriggio, forse l’ora era passata da qualche minuto, quando raggiunsero
Glasgow e decisero di fermarsi lì per il resto della giornata. L’escursione in fiume era programmata per il giorno dopo e
John si era lasciato sfuggire che quella era la città natale di suo padre. Non
potevano non visitarla!
Così, era ormai tarda sera quando raggiunsero il piccolo
cottage che il Dottore aveva prenotato per il fine settimana e piovigginava già
da quando avevano lasciato Glasgow, un paio di ore prima.
Clara era preoccupata per la pioggia, ma John le aveva
assicurato che era normale e che non doveva temere nulla. Si separarono per la
notte; il cottage, oltre i servizi, prevedeva
anche due camere da letto.
Il mattino dopo c'era il sole e l'aria era fresca.
Settembre stava dando il meglio di se partendo in gran stile!
Al punto di incontro con la guida c'erano altri gruppi di
turisti, tutti emozionati ed ansiosi per la discesa. Molti avevano la propria
attrezzatura, altri invece dovettero utilizzare quella fornita dal Centro Kayak
& Rafting. Clara era tra quest'ultimi.
Uscì dallo spogliatoio tirando la muta che aderiva in
modo fastidioso sulle cosce e con il salvagente, indossato al di sopra della
giacca impermeabile, ancora slegato così come il caschetto di sicurezza, storto
sulla testa.
“Clara! Sei un disastro!” John le si avvicinò, ignorando
il broncio della ragazza e corse a sistemare quel pasticcio. Le chiuse gli
agganci del salvagente a gilet stringendo le fibbie ai fianchi e sulle spalle,
tirando forte. Qualche volta John si permetteva di indugiare nei movimenti e la
guardava per un attimo prima di distogliere lo sguardo. Non le toccava la
pelle, troppi strati tra loro, ma a Clara piaceva lo stesso, ed anche a lui.
“Hei! Troppo stretto!” Avvertì la ragazza espirando con
forza l'aria dai polmoni alla stretta dell’ultima fibbia.
“Deve essere stretto. É per la tua sicurezza.” Rispose
John tranquillo prendendo la misura del caschetto sulla testa della ragazza per
poi toglierlo e cominciare a regolare anche quello.
"Riesci a respirare bene?"
"Si."
John quindi le sorrise, le lasciò un bacio sulla fronte
prima di posarle nuovamente il caschetto in testa per poi far scattare il gancio
sotto il mento e regolare anche quello.
"Ecco. Sei pronta!" Le portò le mani sulle
spalle e poi indietreggiò un paio di passi per guardarla ed annuire.
"Quindi... tu scendi con il... kayak!?"
Clara trasudava eccitazione e timore. Non aveva mai fatto
nulla del genere e davvero non sapeva cosa aspettarsi dalla situazione. Strinse
la mano di John tra le sue per farsi coraggio. Il ragazzo la tirò a se e la
abbracciò, o almeno cercò di farlo attraverso gli spessi strati di roba di
sicurezza che li coprivano rendendo il loro contatto praticamente nullo ed
impacciato.
"Non preoccuparti. Al briefing ti daranno tutte le
istruzioni di base per affrontare il fiume e quelle di sicurezza. Fa ciò che ti
dirà la guida." Il sorriso di John la tranquillizzò un pò “E se cadi in
acqua non avere paura. Il tratto che faremo é tranquillo, cadere in acqua fa
parte del divertimento.”
Clara annuì, ma non era del tutto sicura a riguardo. Poi
avvertì il richiamo della guida e raggiunse il gruppo per il briefing mentre
John preparava il suo kayak per la discesa. Il Dottore era già seduto su un
tronco secco, probabilmente ciò che restava di un albero caduto o trascinato
dal fiume in piena. Sembrava annoiato ed imbronciato mentre cominciava la
spiegazione della guida, forse perché in canoa voleva andarci lui; Clara si
sedette accanto a lui e gli sorrise, ma la sua espressione restava preoccupata.
Il Dottore le sorrise di rimando e le strinse la mano sinistra con la sua
destra per incoraggiarla. Questo gesto la sorprese.
Tra lui e John il risultato però fu soddisfacente: Clara
trovò il coraggio necessario per salire su quel maledetto gommone col gruppo!
Seguire le istruzioni della guida, posta sul fondo del
gommone a tenere sotto controllo tutti, non si era rivelato affatto difficile.
In un punto calmo le aveva giocato un brutto scherzo spingendola in acqua con
la pagaia – per familiarizzare col fiume, diceva lui - creandole una mezza crisi respiratoria per
quanto l'acqua era fredda, ma erano bastati pochi attimi per abituarsi e
ritornata a bordo il movimento le aveva ridato calore. Inoltre la stessa sorte
era toccata anche agli altri passeggeri e, tutto sommato, si stava davvero
divertendo, godendosi anche il panorama. I boschi intorno erano ancora verdi,
il sole caldo ed il cielo azzurro. Ad un bivio, con una piccola isoletta a
diramare il corso del fiume, la guida aveva deciso di fermarsi e far osservare
i salmoni che risalivano la corrente su una serie di rapide sul lato che non
avrebbero percorso. John e Clara si spostarono abilmente su alcuni massi che
dalla riva giungevano fino a poco prima delle rapide per guardare meglio la
risalita dei pesci.
Quando tornarono alle imbarcazioni, la guida li informò
che avrebbero percorso un tratto un pò più impegnativo, una deviazione dovuta
ad un albero caduto sul lato che avrebbero dovuto percorrere. Ma i kayak
dovevano avanzare prima ed attendere al piccolo laghetto naturale alla fine
delle rapide. Poco più avanti c’era lo sbarco.
Clara puntò lo sguardo sulle canoe che già scomparivano
dietro la curva del fiume.
"Hei, sta tranquilla. Il tuo fidanzato è
tecnicamente preparato. E se voi sul gommone non foste in grado non vi
percorrere quel tratto." La guida cercò di tranquillizzare Clara, ma lei
sorrise senza rispondere, salendo a bordo e posizionandosi al fianco del
Dottore. Le sorrise.
Se era tranquillo lui, allora lo era anche lei.
Raggiunsero il punto indicato dalla guida, seguirono
prontamente le sue istruzioni. Le rapide erano tutto un turbinio di acqua che
si scontrava con le rocce e creava vortici, onde e faceva impennare
l'imbarcazione. Ogni due secondi gli ordini della guida si rinnovavano tra una
pagaiata ed un 'dentro' che li richiamava ad accucciarsi all' interno di esso
per evitare di essere sbalzati fuori durante un impatto con rocce a fior
d'acqua. Erano arrivati a poco più di metà del percorso quando un impatto un pò
troppo forte ed un ritardo nell' esecuzione del comando fece sbalzare fuori dal
gommone tre persone.
"Clara!"
Fu un attimo, Clara scomparve tra vorticosi flutti
biancastri per poi riapparire e lanciare uno sguardo terrorizzato verso
l'imbarcazione.
"La corda!" Il Dottore urlò verso la guida,
chiedendogli di lanciare la corda di salvataggio, ma il giovane tranquillamente
lo ignorò e si rivolse alle persone in acqua:
"Posizione di sicurezza, poco più avanti c'é una
morta! Lasciatevi portare dalla corrente!"
Tecnicamente era la cosa giusta da fare, ma Clara... oh,
Clara e la sua mania del controllo! Stava facendo l'esatto contrario! Ad ogni
tentativo di contrastate la corrente questa la spingeva nuovamente sotto.
Il Dottore sapeva, si lasciò cadere in acqua anche lui,
sorprendendo la guida in modo negativo e, lasciandosi portare dalla corrente,
cercò di raggiungere la ragazza, aiutandosi con qualche bracciata e trattenendo
il respiro quando veniva trascinato sotto. Quando risaliva, cercava di
visualizzare nuovamente Clara, finché non la raggiunse. La afferrò per il
giubbetto, avvicinandosela con la schiena contro il torace:
"Ci sono! Tranquilla. Rilassati!"
Clara tossì, seguendo poi con un verso indefinibile
mentre riprendeva a respirare affannosamente e cercava di non bere altro
liquido. Il Dottore le cinse i fianchi in una stretta più serrata, portandola
con lui a mettersi in posizione di sicurezza, usando il suo stesso corpo come
scudo a quello di lei contro eventuali massi mentre si lasciavano portare dalla
corrente verso la morta. I kayak in attesa nel laghetto. Gli altri due
passeggeri del gommone dalla morta raggiunsero la riva, ridendo tra loro, non
si erano accorti di nulla.
Era capitato tutto in pochi secondi, meno di un minuto;
ma a Clara sembrò essere passata un' eternità. Non sapeva dire come si era
ritrovata lì, seduta sulla riva con l'acqua fredda a lambirle i fianchi, a
farla rabbrividire, con la schiena premuta contro il torace del Dottore e le
mani serrate attorno al braccio destro di lui che ancora la stringeva mentre
tossiva acqua.
"Ce la fai?"
Il respiro accelerato per entrambi. John col kayak che si
dirigeva verso di loro.
"Tu e John... siete dei pazzi! "
"Mi... dispiace..."
La presa del Dottore su Clara si allentò, dispiaciuto per
il tono isterico e spaventato che lei aveva usato.
“Siete pazzi! Ma vi direi di nuovo si!”
Clara tossì ancora e poi gli sorrise. Le labbra del
Dottore tremarono per un attimo, ma non lasciarono uscire alcun suono dalla
bocca.
John li aveva raggiunti, col cuore in subbuglio ed
un’espressione preoccupata; sfilò dal kayak arenato sul pietrisco della riva e
si inginocchiò accanto alla ragazza e suo padre:
"Clara, tutto bene? Ti sei fatta male?"
Clara negò con la testa, allungando le braccia verso John.
Erano entrambi accanto a lei, non c'era un vero e proprio contatto fisico tra loro eppure non li aveva mai sentiti così
vicini.
“Papà…” Ora John guardava suo padre.
“Zitto. Lo so.” Aveva sbagliato.
Anche la guida si diresse a passo svelto ed espressione
dura verso di loro, il gommone parcheggiato sulla riva poco più avanti:
“Si può sapere cosa credeva di fare? Ha messo tutti in
pericolo con la sua…”
“Sono caduto.”
La voce del Dottore era secca, lo sguardo ancora rivolto
verso la ragazza davanti a lui che si sistemava il caschetto e John che le
prendeva le mani mentre la aiutava ad alzarsi per poi spostarle alcune ciocche
di capelli bagnati dal viso.
“L’importante è che nessuno si sia fatto male, no?” Solo
allora rivolse lo sguardo freddo verso la guida che, scuotendo la testa
esasperato, decise di allontanarsi.
Clara sputò un filo d’erba che le pizzicava la bocca,
abbracciò John per un attimo prima di voltarsi con un sorriso verso il Dottore:
“Il signor Donovan aveva torto marcio.”
Clara sorrise. John mostrò un’espressione interrogativa.
Il Dottore pensò che non era Donovan ad aver torto, ma lei che lasciava un
marchio a fuoco nelle persone senza rendersene conto.
Il Dottore era sparito da un po’, forse mimetizzato tra
gli altri avventurieri.
John e Clara sedevano vicini accanto al fuoco, le gambe
incrociate sotto di loro.
“Lo fate spesso?” La voce di Clara era dolce e traspariva
curiosità.
John sorrise continuando a guardare il fuoco.
“Una volta, si. Lo facevamo spesso. Quando mia madre era
viva.”
La moretta lo guardò stupita, ritrovandosi a chiedersi
per la prima volta che tipo di persona fosse la signora Smith. Sicuramente
sarebbe piaciuta a sua madre, ed anche a lei.
“Tua madre andava in canoa?”
John annuì alla sua domanda, con lo sguardo lucido. Se
fosse per le fiamme o per il ricordo di lei Clara non sapeva dirlo, sapeva solo
che si ritrovò con la testa poggiata sulla spalla di John mentre le raccontava
di lei. Adorava troppo quel ragazzo, forse non sapeva ancora in che misura, ma
vederlo stare male faceva male anche a lei.
“Questo è uno sport estremo, non sono molte le donne che
lo praticano. Ma mia madre per me è stata la migliore delle madri, anche se non
era una che stava ferma a fare la calza, se capisci cosa intendo.”
Clara annuì, attendendo che John continuasse:
“Lei mi ha insegnato le basi del kayak quando ero un
bambino; era brava e le piaceva viaggiare. Lei ed il fiume erano come una cosa
sola. Il gruppo sportivo a cui apparteneva l’aveva battezzata così: River.”
“Qual’era il suo vero nome?”
Clara realizzò che John non glielo aveva mai detto ed ora
che ne parlavano quella domanda le uscì spontanea.
“Melody.” Rispose John.
“Melody. Un nome molto bello.” Clara sorrise.
“Melody Pond.”
“Pond? Come Amy?”
John si lasciò scappare una piccola risata annuendo:
“Si. In effetti io ed Amy siamo parenti alla lontana.”
Poi il suo sorriso si spense mentre si lasciava sfuggire la frase successiva:
“Sai… mia madre è morta a causa di un incidente in fiume. A volte purtroppo
capitano degli imprevisti ai quali non puoi rimediare, nonostante tu possa
possedere una tecnica perfetta…”
John si fermò, la voce cominciava a tremargli. Clara si
scostò guardandolo in volto con espressione scioccata, intuendo finalmente
quanto davvero fosse doloroso per lui e per suo padre essere lì.
“John… allora perché siamo qui? Ti fa male, lo vedo!”
Gli portò le mani al viso, costringendolo a girarsi verso
di lei e ne incrociò lo sguardo perdendosi in quegli occhi tristi. John piegò
le labbra verso l’alto ma la malinconia del suo sguardo rimase immutata:
“Non ho paura. Non mi fa male ripercorrere i suoi passi.
Forse all’inizio si, ma adesso sono sereno. Lei non si è mai pentita di nulla
ed anche quando tornava a casa ammaccata, con i lividi addosso o ricoperta di graffi diceva che era la cosa
più bella ed emozionante che avesse mai fatto. Era una dipendenza. E praticando
questo sport l’ho capita.”
Clara si sporse verso di lui baciandogli una guancia.
John chiuse gli occhi, avvertendo un sussulto al cuore che quasi gli spezzò il
respiro quando Clara gli portò le braccia al collo e strinse la presa. Non
potette fare altro che portare le mani dietro la schiena di lei, credendo di
avvertire il suo calore oltre la giacca impermeabile. Forse neanche lui sapeva
in quale misura tenesse a quella ragazza, forse non sapeva neanche quanto profondamente
gli fosse penetrata sotto la sua pelle. Sapeva solo che no, non poteva ferirla oltrepassando
la linea di confine, ma non poteva
neanche allontanarsi da lei.
Quando si separarono, Clara aveva gli occhi lucidi su di
un’espressione sofferente e muoveva le labbra in un tremito incerto ma non
parlava. John corrucciò preoccupato le sopracciglia sottili:
“Cosa… ti fa male qualcosa?”
Clara negò con un gesto della testa, cercando il coraggio
per parlare:
“E’ per questo che… prima, quando sono caduta in acqua.
E’ per questo che tuo padre si è tuffato? Non è caduto… l’ho visto.”
La ragazza poteva solo lontanamente immaginare cosa
avessero provato in quel momento entrambi. John le portò la mano destra sulla
testa, in una carezza delicata che scese fino alla guancia arrossata.
“Ha semplicemente fatto quello che avrei fatto anch’io.
Siamo responsabili per te, sei sotto la nostra protezione.”
Con l’indice le pungolò leggermente il naso, sciogliendo
definitivamente il loro contatto e provocandole un gemito di disappunto.
Fu in quel momento che il Dottore ritornò dopo essere
sparito per quasi un’ora. Non incrociò lo sguardo con i ragazzi mentre si
sedeva e porgeva loro un piatto con della carne da cuocere:
“Ho trovato da mangiare. I ragazzi del Rafting avevano
previsto una grigliata con della carne di Angus
e…”
Non finì la frase perché si ritrovò Clara avvinghiata al
collo che lo stringeva in un abbraccio serrato ed improvviso e gli sussurrava
un tiepido ‘scusami e grazie’ all’orecchio. I muscoli dell’uomo si tesero,
rendendolo una statua di marmo rigida mentre John cercava di recuperare il
piatto con la carne dalle mani tremanti e smorzava una risata.
“Anche lei è una persona da abbracci. Come me!”
Quando Clara si staccò, l’uomo riprese a respirare
sussurrando:
“Clara… non farlo mai più… o almeno avvertimi prima di
farlo…”
La ragazza scrollò innocentemente le spalle, lanciando
uno sguardo perplesso alla carne:
“Piuttosto… su cosa la mettiamo per arrostirla?”
Non importava cosa avrebbero fatto con quella carne e
come lo avrebbero fatto. Quel momento a loro tre appariva perfetto anche nei
difetti.
Capitolo
più lungo degli altri ma anche questo, come il
precedente, doveva essere completamente diverso xD Forse è un pò lento,
magari si capisce solo il cambiamento di John ... ma avevo bisogno di
renderlo così. O magari non si capisce niente e se così fosse vi chiedo scusa.
Prossimo
capitolo si cambia un po’. Un po’ tanto forse... e poi.... scusate per
l'angst, ma credo peggiorerà con l'avanzare della storia, si si.