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Autore: Dark_Water    02/04/2015    2 recensioni
AU.
Quando John uscì dalla camera da letto fu accolto da un leggero tintinnio di stoviglie con in sottofondo il chiacchiericcio delicato di due voci allegre e familiari.
“Sono felice che siate qui. Mi siete mancati.”
“Anche tu ci sei mancato. Ci voleva una rimpatriata dopo tutto questo tempo. Manca solo….”
Rory si interruppe forse troppo tardi,lasciandosi sfuggire un pensiero che come un alito gelido di vento si era insinuato tra loro spaccando l’equilibrio che avevano avuto fino a quel momento.
Nei millesimi di secondo immediatamente successivi, Rory si ritrovò un gomito della moglie piantato nel fianco, John invece con la mano ferma a mezz’aria, attraversata da un fremito che si diradò anche attraverso la forchetta che stringeva tra le dita lasciando cadere da essa un piccolo pezzo di bacon sul tavolo.
Amy/Rory - Clara/Doctor...Who?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Doctor - 12, Rory Williams
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non Brucia Solo La Pelle'
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cap 4

Capitolo 4

 


Clara fu svegliata dal vociferare sotto la finestra della sua camera. Bè, quella era la camera di Amy in realtà.

Non distingueva le parole con chiarezza, ma riconosceva perfettamente la voce di John ed una più profonda che aveva imparato essere quella di suo padre. Sembravano discutere di qualcosa, mentre si sentiva il rumore di un oggetto pesante che strisciava e sbatteva infine da qualche parte; ogni tanto John si lasciava sfuggire una risata.

Clara si girò sulla schiena, scostando un pò il lenzuolo dal corpo e portò le mani a stropicciarsi gli occhi per svegliarsi.

Dando uno sguardo alla radiosveglia sul comodino vide che mancavano quindici minuti alle sei.

 Le voci dei due uomini all' esterno continuavano a farsi sentire, incuriosendo la ragazza e spingendola ad alzarsi dal letto, anche se controvoglia. Scostò la tenda leggera dalla quale filtrava la prima luce del mattino ed aprì la finestra, non curandosi del fatto che indossasse solo slip ed una leggera canotta bianca. Quando si affacciò scoprì che John ed il Dottore avevano caricato una canoa sul tettuccio della macchina; John la stava assicurando al portapacchi con delle corde.

"Clara! Scusa, ti abbiamo svegliata." John le si rivolse con un sorriso radioso, scorgendola alla finestra proprio nel momento in cui aveva alzato lo sguardo per strattonare un capo di una delle corde e cercare di indirizzarne la linea verso il lato opposto del tettuccio. Il Dottore, invece, le diede semplicemente un rapido e freddo sguardo tornando poi a concentrarsi sui nodi per assicurare bene la canoa.

Clara poggiò le braccia sul davanzale, sporgendosi appena:

"Che state facendo?"

John continuò a tirare la corda, cercando di fissarla all' asta del portapacchi, rispondendo innocentemente:

"Nella valigia hai un costume da mare?"

Clara ci pensò un pò su prima di rispondere incerta:

"Andiamo al mare?"

John fermò il suo lavoro usando un tono leggermente spazientito, ma Clara sapeva che fingeva di esserlo:

"Ce l'hai un costume si o no?"

Clara scosse la testa in segno negativo, arricciando le labbra in una smorfia di disappunto.

"L'ho lasciato a Blackpool....sai, qui non c'é il mare..."

John sbuffò, stringendo alcune cinghie e si diresse sotto la finestra.

"Quindi non hai nemmeno una muta da sub, surf o di qualche tipo?"

Clara corrucciò le sopracciglia fissando John con aria perplessa ed anche innervosita:

"Eleven, mi stai prendendo in giro? Sei serio? Se non ho un costume da bagno come diavolo faccio ad avere una muta!"

"Bé... la muta non é un problema, la troviamo lá... ma sotto dovrai tenere la biancheria intima"

Il ragazzo sembrava parlare più a se stesso che a Clara la quale, poverina, si portò le mani al volto mostrando un' espressione confusa e disperata.

Il Dottore finì di fissare la canoa in sicurezza al posto di John, decidendo di interrompere Romeo e Giulietta e spiegare finalmente alla ragazza le loro intenzioni:

"Partiamo per il fine settimana. Vi porto in Scozia, sul fiume Orchy a fare Kayak."

Clara sollevò la testa ed il busto, osservando John che annuiva contento con la testa prima di fermare lo sguardo perplesso sul volto inespressivo del Dottore.

"Kayak? Ma..." guardò la canoa per un attimo prima di continuare: " Io non so neanche cos'é!"

"Tranquilla!" Rispose John sorridendole: " Io faccio Kayak, tu ed il Dottore, qui…” Ed indicò suo padre con un cenno della mano: “… scenderete il fiume col gommone. Sai, Rafting!"

Il Dottore corrucciò le sopracciglia guardando suo figlio ed incrociò le braccia:

"E chi lo ha deciso? Il kayak che abbiamo caricato é il mio!"

John lo ignorò, parlando ancora alla ragazza:

"Coraggio,vestiti e prepara una borsa con ciò che ti occorre che partiamo!"

Era inutile discutere sulla questione. Inutile anche opporsi all' improvvisata che stavano organizzando lì per lì. Clara sospirò e sorrise. Chiuse la finestra e corse a prepararsi.

 

Ci aveva impiegato mezzora per preparare un borsone con le cose che potevano servirle per unescursione. Si era lavata, aveva indossato dei vestiti comodi e scarpe da ginnastica, infilato in borsa qualche cambio di biancheria intima - forse troppi - un pigiama, pantofole e due cambi di vestiti. Nulla di elegante per la sera. Se andavano a fare escursione sul fiume probabilmente avrebbero campeggiato; dubitava ci fossero locali eleganti nelle Highlands scozzesi!

Era scesa nel vialetto pronta per partire, ma quando raggiunse lauto non vide nessuno.

“John? Dottore?”

“Signorina Oswald! E’ di partenza?”

Si voltò verso sinistra, riconoscendo la voce del Signor Donovan e vedendolo attraversare il vialetto pubblico, oltre la staccionata, diretto chissà dove con il suo cagnolino al guinzaglio. Era un uomo sulla settantina, non molto alto ed un po’ sovrappeso, ma con Clara era sempre stato gentile.

La ragazza lo salutò con un cenno e stava per rispondergli quando l’uomo parlò di nuovo prevenendola:

"Ha trovato un nuovo appartamento ed è venuta a riprendersi le ultime cose?" Indicò con un gesto innocente il suo borsone e poi continuò con un sorriso: “Ha fatto bene!”

Il sorriso della ragazza si spense, sostituito subito da unespressione di fastidio e disagio.

“Mi scusi? Non credo di…”

L’uomo la interruppe, sporgendosi un po’ oltre la staccionata con il viso e quasi sussurrando le disse:

“Sa, Smith è un tipo strano. Davvero, miss Oswald,  non so come faccia a vivere in casa sua. Credo abbia un pezzo di ghiaccio al posto del cuore.”

Sbalordita Clara rispose seria e con un tono leggermente indurito:

“Credo stia parlando di qualche altro Smith, non del meraviglioso ragazzo che conosco io.”

”Io parlavo di suo padre. Ma credo che la cosa possa valere anche per il giovane. Ma se va via non deve più preoccuparsi!”

Poi si allontanò e riprese calmo il suo cammino, senza accorgersi che dalla gola della ragazza era fuoriuscito un suono spiacevole che somigliava quasi ad un ringhio. Il cuore le batteva forte mentre stringeva i pugni. Cercò di rilassare la mascella, serrata a causa del nervosismo, per parlare e non si rese conto di quanto infastidita e dura fosse diventata la sua voce:

“Se lasciasse cadere dagli occhi quel velo di ignoranza e pregiudizio capirebbe quanto è fortunato ad avere questi due uomini come vicini di casa! John è meraviglioso ed il Dottore è un eroe!”

Non si preoccupò di vedere quale risultato avessero avuto le sue parole sul Signor Donovan, aprì semplicemente la portiera posteriore dell’auto e lanciò con rabbia sul sedile il suo borsone, sbattendo la portiera nell’istante successivo. Grugnì ed incrociò le braccia al petto, guardando un punto indefinito della fiancata dell’auto.

“Sai. Forse Donovan non ha tutti i torti.”

Clara sobbalzò, portando lo sguardo verso il lato guidatore. Né lei né Donovan si erano resi conto che alla guida del mezzo ci fosse qualcuno. Il Dottore.

“Io non sono di certo un eroe.”

Clara sbuffò, rispondendo imbronciata.

“Salvi vite su territori di guerra. Metti in pericolo te stesso, aiuti chi è meno fortunato. Eroe o non eroe, certe persone dovrebbero pensare bene prima di aprir bocca e sputare stronzate!”

“Lingua.”

Clara stava per ribattere quello che sembrava essere un rimprovero quasi paternale, ma trovò l’ombra di un sorriso sul volto del Dottore che la costrinse a sorridere di rimando. E non potette rispondergli in altro modo se non con una linguaccia impertinente.

 

***

 

C’era voluta quasi tutta la giornata per raggiungere Dalmally. Questo perché avevano fatto anche un paio di soste in più rispetto a quanto programmato, per godersi un po anche il panorama, scattare qualche foto e sgranchirsi le gambe per il troppo stare in auto.

John ed il Dottore si diedero il cambio alla guida più o meno a metà strada. Erano anche passati vicino Blackpool, ma Clara non aveva voluto deviare per fermarsi e recuperare il costume da bagno, anzi aveva insistito affinché non lasciassero l’autostrada.

“Dai Clara. Si tratta solo di mezzora in più di viaggio!”

“Eleven. No! Se vuoi ci fermiamo al ritorno. Adesso voglio andare dritta alla meta!”

Erano circa le tre del pomeriggio, forse lora era passata da qualche minuto, quando raggiunsero Glasgow e decisero di fermarsi lì per il resto della giornata. Lescursione in fiume era programmata per il giorno dopo e John si era lasciato sfuggire che quella era la città natale di suo padre. Non potevano non visitarla!

Così, era ormai tarda sera quando raggiunsero il piccolo cottage che il Dottore aveva prenotato per il fine settimana e piovigginava già da quando avevano lasciato Glasgow, un paio di ore prima.

Clara era preoccupata per la pioggia, ma John le aveva assicurato che era normale e che non doveva temere nulla. Si separarono per la notte;  il cottage, oltre i servizi, prevedeva anche due camere da letto.

 

Il mattino dopo c'era il sole e l'aria era fresca. Settembre stava dando il meglio di se partendo in gran stile!

Al punto di incontro con la guida c'erano altri gruppi di turisti, tutti emozionati ed ansiosi per la discesa. Molti avevano la propria attrezzatura, altri invece dovettero utilizzare quella fornita dal Centro Kayak & Rafting. Clara era tra quest'ultimi.

Uscì dallo spogliatoio tirando la muta che aderiva in modo fastidioso sulle cosce e con il salvagente, indossato al di sopra della giacca impermeabile, ancora slegato così come il caschetto di sicurezza, storto sulla testa.

“Clara! Sei un disastro!” John le si avvicinò, ignorando il broncio della ragazza e corse a sistemare quel pasticcio. Le chiuse gli agganci del salvagente a gilet stringendo le fibbie ai fianchi e sulle spalle, tirando forte. Qualche volta John si permetteva di indugiare nei movimenti e la guardava per un attimo prima di distogliere lo sguardo. Non le toccava la pelle, troppi strati tra loro, ma a Clara piaceva lo stesso, ed anche a lui.

“Hei! Troppo stretto!” Avvertì la ragazza espirando con forza l'aria dai polmoni alla stretta dell’ultima fibbia.

“Deve essere stretto. É per la tua sicurezza.” Rispose John tranquillo prendendo la misura del caschetto sulla testa della ragazza per poi toglierlo e cominciare a regolare anche quello.

"Riesci a respirare bene?"

"Si."

John quindi le sorrise, le lasciò un bacio sulla fronte prima di posarle nuovamente il caschetto in testa per poi far scattare il gancio sotto il mento e regolare anche quello.

"Ecco. Sei pronta!" Le portò le mani sulle spalle e poi indietreggiò un paio di passi per guardarla ed annuire.

"Quindi... tu scendi con il... kayak!?"

Clara trasudava eccitazione e timore. Non aveva mai fatto nulla del genere e davvero non sapeva cosa aspettarsi dalla situazione. Strinse la mano di John tra le sue per farsi coraggio. Il ragazzo la tirò a se e la abbracciò, o almeno cercò di farlo attraverso gli spessi strati di roba di sicurezza che li coprivano rendendo il loro contatto praticamente nullo ed impacciato.

"Non preoccuparti. Al briefing ti daranno tutte le istruzioni di base per affrontare il fiume e quelle di sicurezza. Fa ciò che ti dirà la guida." Il sorriso di John la tranquillizzò un pò “E se cadi in acqua non avere paura. Il tratto che faremo é tranquillo, cadere in acqua fa parte del divertimento.”

Clara annuì, ma non era del tutto sicura a riguardo. Poi avvertì il richiamo della guida e raggiunse il gruppo per il briefing mentre John preparava il suo kayak per la discesa. Il Dottore era già seduto su un tronco secco, probabilmente ciò che restava di un albero caduto o trascinato dal fiume in piena. Sembrava annoiato ed imbronciato mentre cominciava la spiegazione della guida, forse perché in canoa voleva andarci lui; Clara si sedette accanto a lui e gli sorrise, ma la sua espressione restava preoccupata. Il Dottore le sorrise di rimando e le strinse la mano sinistra con la sua destra per incoraggiarla. Questo gesto la sorprese.

Tra lui e John il risultato però fu soddisfacente: Clara trovò il coraggio necessario per salire su quel maledetto gommone col gruppo!

 

Seguire le istruzioni della guida, posta sul fondo del gommone a tenere sotto controllo tutti, non si era rivelato affatto difficile. In un punto calmo le aveva giocato un brutto scherzo spingendola in acqua con la pagaia – per familiarizzare col fiume, diceva lui -  creandole una mezza crisi respiratoria per quanto l'acqua era fredda, ma erano bastati pochi attimi per abituarsi e ritornata a bordo il movimento le aveva ridato calore. Inoltre la stessa sorte era toccata anche agli altri passeggeri e, tutto sommato, si stava davvero divertendo, godendosi anche il panorama. I boschi intorno erano ancora verdi, il sole caldo ed il cielo azzurro. Ad un bivio, con una piccola isoletta a diramare il corso del fiume, la guida aveva deciso di fermarsi e far osservare i salmoni che risalivano la corrente su una serie di rapide sul lato che non avrebbero percorso. John e Clara si spostarono abilmente su alcuni massi che dalla riva giungevano fino a poco prima delle rapide per guardare meglio la risalita dei pesci.

Quando tornarono alle imbarcazioni, la guida li informò che avrebbero percorso un tratto un pò più impegnativo, una deviazione dovuta ad un albero caduto sul lato che avrebbero dovuto percorrere. Ma i kayak dovevano avanzare prima ed attendere al piccolo laghetto naturale alla fine delle rapide. Poco più avanti c’era lo sbarco.

Clara puntò lo sguardo sulle canoe che già scomparivano dietro la curva del fiume.

"Hei, sta tranquilla. Il tuo fidanzato è tecnicamente preparato. E se voi sul gommone non foste in grado non vi percorrere quel tratto." La guida cercò di tranquillizzare Clara, ma lei sorrise senza rispondere, salendo a bordo e posizionandosi al fianco del Dottore. Le sorrise.

Se era tranquillo lui, allora lo era anche lei.

Raggiunsero il punto indicato dalla guida, seguirono prontamente le sue istruzioni. Le rapide erano tutto un turbinio di acqua che si scontrava con le rocce e creava vortici, onde e faceva impennare l'imbarcazione. Ogni due secondi gli ordini della guida si rinnovavano tra una pagaiata ed un 'dentro' che li richiamava ad accucciarsi all' interno di esso per evitare di essere sbalzati fuori durante un impatto con rocce a fior d'acqua. Erano arrivati a poco più di metà del percorso quando un impatto un pò troppo forte ed un ritardo nell' esecuzione del comando fece sbalzare fuori dal gommone tre persone.

"Clara!"

Fu un attimo, Clara scomparve tra vorticosi flutti biancastri per poi riapparire e lanciare uno sguardo terrorizzato verso l'imbarcazione.

"La corda!" Il Dottore urlò verso la guida, chiedendogli di lanciare la corda di salvataggio, ma il giovane tranquillamente lo ignorò e si rivolse alle persone in acqua:

"Posizione di sicurezza, poco più avanti c'é una morta! Lasciatevi portare dalla corrente!"

Tecnicamente era la cosa giusta da fare, ma Clara... oh, Clara e la sua mania del controllo! Stava facendo l'esatto contrario! Ad ogni tentativo di contrastate la corrente questa la spingeva nuovamente sotto.

Il Dottore sapeva, si lasciò cadere in acqua anche lui, sorprendendo la guida in modo negativo e, lasciandosi portare dalla corrente, cercò di raggiungere la ragazza, aiutandosi con qualche bracciata e trattenendo il respiro quando veniva trascinato sotto. Quando risaliva, cercava di visualizzare nuovamente Clara, finché non la raggiunse. La afferrò per il giubbetto, avvicinandosela con la schiena contro il torace:

"Ci sono! Tranquilla. Rilassati!"

Clara tossì, seguendo poi con un verso indefinibile mentre riprendeva a respirare affannosamente e cercava di non bere altro liquido. Il Dottore le cinse i fianchi in una stretta più serrata, portandola con lui a mettersi in posizione di sicurezza, usando il suo stesso corpo come scudo a quello di lei contro eventuali massi mentre si lasciavano portare dalla corrente verso la morta. I kayak in attesa nel laghetto. Gli altri due passeggeri del gommone dalla morta raggiunsero la riva, ridendo tra loro, non si erano accorti di nulla.

Era capitato tutto in pochi secondi, meno di un minuto; ma a Clara sembrò essere passata un' eternità. Non sapeva dire come si era ritrovata lì, seduta sulla riva con l'acqua fredda a lambirle i fianchi, a farla rabbrividire, con la schiena premuta contro il torace del Dottore e le mani serrate attorno al braccio destro di lui che ancora la stringeva mentre tossiva acqua.

"Ce la fai?"

Il respiro accelerato per entrambi. John col kayak che si dirigeva verso di loro.

"Tu e John... siete dei pazzi! "

"Mi... dispiace..."

La presa del Dottore su Clara si allentò, dispiaciuto per il tono isterico e spaventato che lei aveva usato.

“Siete pazzi! Ma vi direi di nuovo si!”

Clara tossì ancora e poi gli sorrise. Le labbra del Dottore tremarono per un attimo, ma non lasciarono uscire alcun suono dalla bocca.

John li aveva raggiunti, col cuore in subbuglio ed un’espressione preoccupata; sfilò dal kayak arenato sul pietrisco della riva e si inginocchiò accanto alla ragazza e suo padre:

"Clara, tutto bene? Ti sei fatta male?"

Clara negò con la testa, allungando le braccia verso John. Erano entrambi accanto a lei, non c'era un vero e proprio contatto fisico tra loro eppure non li aveva mai sentiti così vicini.

“Papà…” Ora John guardava suo padre.

“Zitto. Lo so.” Aveva sbagliato.

Anche la guida si diresse a passo svelto ed espressione dura verso di loro, il gommone parcheggiato sulla riva poco più avanti:

“Si può sapere cosa credeva di fare? Ha messo tutti in pericolo con la sua…”

“Sono caduto.”

La voce del Dottore era secca, lo sguardo ancora rivolto verso la ragazza davanti a lui che si sistemava il caschetto e John che le prendeva le mani mentre la aiutava ad alzarsi per poi spostarle alcune ciocche di capelli bagnati dal viso.

“L’importante è che nessuno si sia fatto male, no?” Solo allora rivolse lo sguardo freddo verso la guida che, scuotendo la testa esasperato, decise di allontanarsi.

Clara sputò un filo d’erba che le pizzicava la bocca, abbracciò John per un attimo prima di voltarsi con un sorriso verso il Dottore:

“Il signor Donovan aveva torto marcio.”

Clara sorrise. John mostrò un’espressione interrogativa. Il Dottore pensò che non era Donovan ad aver torto, ma lei che lasciava un marchio a fuoco nelle persone senza rendersene conto.

 


Più tardi, nel pomeriggio, avevano acceso un falò al centro di una radura accanto al fiume. Piovigginava ma non abbastanza fitto da spegnere il fuoco ormai alto.

Il Dottore era sparito da un po’, forse mimetizzato tra gli altri avventurieri.

John e Clara sedevano vicini accanto al fuoco, le gambe incrociate sotto di loro.

“Lo fate spesso?” La voce di Clara era dolce e traspariva curiosità.

John sorrise continuando a guardare il fuoco.

“Una volta, si. Lo facevamo spesso. Quando mia madre era viva.”

La moretta lo guardò stupita, ritrovandosi a chiedersi per la prima volta che tipo di persona fosse la signora Smith. Sicuramente sarebbe piaciuta a sua madre, ed anche a lei.

“Tua madre andava in canoa?”

John annuì alla sua domanda, con lo sguardo lucido. Se fosse per le fiamme o per il ricordo di lei Clara non sapeva dirlo, sapeva solo che si ritrovò con la testa poggiata sulla spalla di John mentre le raccontava di lei. Adorava troppo quel ragazzo, forse non sapeva ancora in che misura, ma vederlo stare male faceva male anche a lei.

“Questo è uno sport estremo, non sono molte le donne che lo praticano. Ma mia madre per me è stata la migliore delle madri, anche se non era una che stava ferma a fare la calza, se capisci cosa intendo.”

Clara annuì, attendendo che John continuasse:

“Lei mi ha insegnato le basi del kayak quando ero un bambino; era brava e le piaceva viaggiare. Lei ed il fiume erano come una cosa sola. Il gruppo sportivo a cui apparteneva l’aveva battezzata così: River.”

“Qual’era il suo vero nome?”

Clara realizzò che John non glielo aveva mai detto ed ora che ne parlavano quella domanda le uscì spontanea.

“Melody.” Rispose John.

“Melody. Un nome molto bello.” Clara sorrise.

“Melody Pond.”

“Pond? Come Amy?”

John si lasciò scappare una piccola risata annuendo:

“Si. In effetti io ed Amy siamo parenti alla lontana.” Poi il suo sorriso si spense mentre si lasciava sfuggire la frase successiva: “Sai… mia madre è morta a causa di un incidente in fiume. A volte purtroppo capitano degli imprevisti ai quali non puoi rimediare, nonostante tu possa possedere una tecnica perfetta…”

John si fermò, la voce cominciava a tremargli. Clara si scostò guardandolo in volto con espressione scioccata, intuendo finalmente quanto davvero fosse doloroso per lui e per suo padre essere lì.

“John… allora perché siamo qui? Ti fa male, lo vedo!”

Gli portò le mani al viso, costringendolo a girarsi verso di lei e ne incrociò lo sguardo perdendosi in quegli occhi tristi. John piegò le labbra verso l’alto ma la malinconia del suo sguardo rimase immutata:

“Non ho paura. Non mi fa male ripercorrere i suoi passi. Forse all’inizio si, ma adesso sono sereno. Lei non si è mai pentita di nulla ed anche quando tornava a casa ammaccata, con i lividi addosso  o ricoperta di graffi diceva che era la cosa più bella ed emozionante che avesse mai fatto. Era una dipendenza. E praticando questo sport l’ho capita.”

Clara si sporse verso di lui baciandogli una guancia. John chiuse gli occhi, avvertendo un sussulto al cuore che quasi gli spezzò il respiro quando Clara gli portò le braccia al collo e strinse la presa. Non potette fare altro che portare le mani dietro la schiena di lei, credendo di avvertire il suo calore oltre la giacca impermeabile. Forse neanche lui sapeva in quale misura tenesse a quella ragazza, forse non sapeva neanche quanto profondamente gli fosse penetrata sotto la sua pelle. Sapeva solo che no, non poteva ferirla oltrepassando la linea di confine,  ma non poteva neanche allontanarsi da lei.

Quando si separarono, Clara aveva gli occhi lucidi su di un’espressione sofferente e muoveva le labbra in un tremito incerto ma non parlava. John corrucciò preoccupato le sopracciglia sottili:

“Cosa… ti fa male qualcosa?”

Clara negò con un gesto della testa, cercando il coraggio per parlare:

“E’ per questo che… prima, quando sono caduta in acqua. E’ per questo che tuo padre si è tuffato? Non è caduto… l’ho visto.”

La ragazza poteva solo lontanamente immaginare cosa avessero provato in quel momento entrambi. John le portò la mano destra sulla testa, in una carezza delicata che scese fino alla guancia arrossata.

“Ha semplicemente fatto quello che avrei fatto anch’io. Siamo responsabili per te, sei sotto la nostra protezione.”

Con l’indice le pungolò leggermente il naso, sciogliendo definitivamente il loro contatto e provocandole un gemito di disappunto.

Fu in quel momento che il Dottore ritornò dopo essere sparito per quasi un’ora. Non incrociò lo sguardo con i ragazzi mentre si sedeva e porgeva loro un piatto con della carne da cuocere:

“Ho trovato da mangiare. I ragazzi del Rafting avevano previsto una grigliata con della carne di Angus  e…”

Non finì la frase perché si ritrovò Clara avvinghiata al collo che lo stringeva in un abbraccio serrato ed improvviso e gli sussurrava un tiepido ‘scusami e grazie’ all’orecchio. I muscoli dell’uomo si tesero, rendendolo una statua di marmo rigida mentre John cercava di recuperare il piatto con la carne dalle mani tremanti e smorzava una risata.

“Anche lei è una persona da abbracci. Come me!”

Quando Clara si staccò, l’uomo riprese a respirare sussurrando:

“Clara… non farlo mai più… o almeno avvertimi prima di farlo…”

La ragazza scrollò innocentemente le spalle, lanciando uno sguardo perplesso alla carne:

“Piuttosto… su cosa la mettiamo per arrostirla?”

Non importava cosa avrebbero fatto con quella carne e come lo avrebbero fatto. Quel momento a loro tre appariva perfetto anche nei difetti.

 
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 Note:

Capitolo più lungo degli altri ma anche questo, come il precedente, doveva essere completamente diverso xD Forse è un pò lento, magari si capisce solo il cambiamento di John ... ma avevo bisogno di renderlo così. O magari non si capisce niente e se così fosse vi chiedo scusa.

Prossimo capitolo si cambia un po’. Un po’ tanto forse... e poi.... scusate per l'angst, ma credo peggiorerà con l'avanzare della storia, si si.

   
 
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