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Autore: unika    03/04/2015    1 recensioni
Sofia è sei anni che vive con il padre e la matrigna. Non sa cosa accade nel mondo dei vivi, suo padre non le dice nulla, è la matrigna che rivedendo nella figliastra se stessa per la prima volta è buona con i figli che il marito ha avuto con altre donne.
Persefone ogni volta che torna negli inferi le parla del mondo dei vivi raccontandole di quanto è bella la natura, ma senza mai parlarle degli scontri che ci sono stati negli anni. un giorno il padre le permette di uscire finalmente dagli inferi. alla sua prima uscita tutto le sembrava incredibile, ma mai quanto rivedere dopo così tanti anni il gemello che credeva morto, nonostante non l'avesse mai trovato fra le anime dei morti.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Gli Dèi, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sei

A quel punto alcuni ragazzi fischiarono e altri dissero -la cena più interessante della mia vita. Non sapevo che la figlia di Ade fosse una spogliarellista - fu quell'ultima parola a riportare Nico con me. Si girò a guardarmi. Divenne tutto rosso prima dalla vergogna e poi dalla rabbia. -cosa... Ma sei impazzita? Rimettiti subito addosso la maglietta e la giacca!- e mi lanciò un'occhiataccia. Sorrisi felice di aver finalmente avuto le sue attenzioni, ma mi sento anche molto in imbarazzo. Volevo solo che mi ascoltasse, invece che fissare come un idiota quel ragazzo. Prendo la maglietta e la indosso, metto anche la giacca. -ma cosa ti è saltato in mente, ora ci proveranno tutti con te perché penseranno che...- il concetto era chiaro su cosa ora molti ragazzi potevano pensare su di me. E di ciò mene vergogno. - la prossima volta quando ti dico "be volevo dirti che ho caldo, perciò ora io mi toglierò la giacca, la maglietta e rimarrò solo con scarpe, pantaloni e reggiseno. Ti va bene?" Tu non dirmi di si pensando ad altro- mi difesi dato che non ho la minima voglia di ammettere che me ne vergogno. Nico fa un respiro profondo e si calma. -cosa volevi dirmi?- mi rilassai anche io. - papà ha detto di salutarti e ti ho chiesto se tu e Will siete amici- dissi con tono calmo mangiando un boccone. -Grazie per avermi fatto i saluti di papà e... Beh, si io e Will siamo... una specie di amici, si- aggiunse distogliendo lo sguardo. Provai a capire la sua risposta ma non ci riuscii. Una specie... Boh.

-andiamo a prepararci che mentre tu ammiravi il campo ho chiesto un favore ad un mio amico per un regalo- mi disse Nico alzandosi dal tavolo. -che regalo?- la cosa mi incuriosiva, ma mi preoccupava anche, io non avevo pensato ad un regalo per Nico. -beh oggi è il nostro compleanno sorellina- si limitò a dirmi con il sorriso di uno che la sa lunga. All'improvviso mi tornò in mente una cosa e seppi cosa avrei regalato a mio fratello.

-ci vediamo fra poco- lo salutai e sparii nell'ombra.

Viaggiare nell'ombra mi piace un mondo, gli altri non possono seguirti perciò mi permette di avere privacy nella meta. E la mia meta è... Il palazzo di mio padre, per la precisione camera mia dentro l'armadio.

Andai a sbattere contro i vestiti e alcuni pelucchi mi finirono in bocca. Li sputacchiai via e aspettai un secondo per abituarmi al buio. Ok ora la mia vista da gatto si è attivata, ci vedo bene. Mi inginocchio e raccolgo il pacchetto che da anni aspettavo di poterglielo regalare. Sfioro la carta con delicatezza e una lacrima riga il mio viso. Me l'asciugo e torno subito al campo.

Arrivata al campo credendo che il posto in cui sarei arrivata sarebbe stato deserto, decisi di apparire dietro la casa di Demetra. Ma mi sbagliavo, neanche due passi e sbatto contro qualcuno. Oggi è l'unica cosa che riesco a fare caspita. E di nuovo due braccia mi salvano dal dare una bella sederata. Due occhi color nocciola mi stavano fissando un po' divertiti. Il ciuffo color biondo grano si scostò e gli coprì un occhio. -ti divertono i viaggi nell'ombra?- chiese il ragazzo aiutandomi a stare in piedi. -m... Sono comodi- dissi mezza imbambolata. Caspita ha un sorriso stupendo. Dopo poco lo riconobbi. -tu... Oggi stavi piantando un garofano- esclamai sorpresa. -beh... Si- non capiva cosa ci fosse di tanto straordinario nel piantare un garofano. -era il fiore preferito di mia madre... E ora il mio- gli spiegai. Accennò ad un sorriso, che mi sciolse il cuore. -io sono Nathaniel Clark... Figlio di Demetra- si presentò porgendomi la mano. -Sofia di Angelo, figlia di Ade- e gli strinsi la mano. Si chinò un secondo e mi porse il regalo di mio fratello. -assomigli molto a Nico, non capita spesso che due figli di un Dio si assomiglino, capita solo fra i gemelli di solito- osservò, porgendomi il pacchetto. -infatti noi siamo gemelli... Grazie- mi guardò stupito, ma per poco. -ora devo andare, ciao- mi girai per andare via col cuore che sta per esplodermi. -a presto Sofia- mormorò lui con un tono di voce che udii appena.

-dov'eri finita?- domandò Nico, non appena esco dal bagno. -a cambiarmi- -intendo dopo la cena- precisò sistemandosi il chitone. Per la festa era stato messo il tema dell'antica Grecia. Cosa più tosto ironica dato dal fatto che tutti noi abbiamo o padre o madre greco. -a prendere questo- confessai emozionata porgendogli il pacchetto regalo. Rimase un po' sorpreso-non dovevi- -perché non avrei dovuto, sei mio fratello- dissi facendo finta di sistemarmi il chitone nero. Ma non resistetti a lungo -dai apri...- lo incitai. Strappò la carta e ne tirò fuori il contenuto. -sono lettere...-mormorò confuso e ne aprì una. - caro fratello oggi entrambi compiamo 11 anni, come stai? È tanto che non ci vediamo. E Bianca? Mi mancate molto... qui mi sento sola, Persefone è dura con me e non ne capisco il perché. Sono mesi che chiedo a papà vostre notizie mai lui non mi dice niente. Vi voglio bene. Sofia- quando mi guardò negli occhi erano lucidi. Solo quando mi asciugò una lacrima mi resi conto di star piangendo. -ce n'è una per compleanno... ma non per oggi- sussurrai. Nico mi strinse in un abbraccio protettivo, appoggiò le lettere sul comodino ed insieme uscimmo dalla casa.

Arrivati nel padiglione tutti indossavano il chitone. I figli di Afrodite si distinguevano benissimo perché avevano abbondato con bracciali, collane e anelli. -ehi Nico, al volo- lo chiamò un ragazzo che sembrava un po'... un folletto dispettoso, pieno di riccioli castani con un sorrisetto da “non ti immagino cos'ho combinato”. Nico prese al volo un pacchetto di carta. -grazie Leo, sono indebito con te- -me lo ricorderò quando dovrò andare da qualche parte e sarò in ritardo- ridacchiò lui lasciandosi trascinare via da una ragazza, che aveva i capelli raccolti in una acconciatura complicata da dove sfuggivano ciuffi di capelli color caramello. Ad un tratto sentii qualcosa poggiare sull'incavo del mio collo. Abbasso lo sguardo e vedo ciondolo grande come una moneta da venti centesimi italiani, con su inciso in piccolo, quattro diverse iniziali. -M. Maria, B. Bianca, N. Nico e S. Sofia- mi spiegò intanto che me la stava mettendo. -manca papà- mormorai dispiaciuta. -è dietro- girò il ciondolo e vi erano altre due iniziali. -A. Ade e P. Persefone, da una parte la famiglia mortale e dall'altra quella immortale- il cuore mi si col ma di gioia e lacrime, scoppiò in lacrime. -ehi... perché piangi è il nostro compleanno, il signor D ha addirittura fatto dare una festa per te- mi consolò. -ad un tratto dei ragazzi iniziarono a fare ciò che temevo -ehi Sofia ci fai un altro spettacolino come a cena- mi girai e li guardai pieni di odio. -sicuri...potreste ritrovarvi al cospetto di mio padre dopo- li avvisai prendendo in mano la mia spada che tenevo fra le pieghe del Chitone. Subito i ragazzi cambiarono espressione e si ritrassero pallidi. Dal loro pallore deduco di aver esagerato, di aver messo troppo odio e che mi si sia formata la solita nebbia nera attorno al corpo. -Sofia- mi chiamò ma io mi stavo facendo largo tra gli altri ragazzi. -Sofia!- provò a chiamarmi di nuovo -Nico!- mi girai un secondo e vidi che Will Solace lo aveva fermato prendendogli il gomito e gli stava parlando. Colsi l'occasione e mi immersi totalmente in un ombra.

Il fresco della sera mi scompiglia i capelli. Sono dovuta andare via dalla festa, anche se non si può dire che ci sono stata veramente. Maledetti figli di Apollo... so che erano loro, nei modi fare sono totalmente uguali al padre, indipendentemente dal il loro vero carattere. I figli di Afrodite non importa l'occasione in cui ci si trovi, loro riescono a far sembrare chic anche uno sacco di iuta.

Mi arrabbio, intristisco eccessivamente e quella strana nebbia nera inquietante mi circonda. Gli spiriti che mi vedevano in quello stato dicevano che mi dava un aspetto quasi terrificante come quando mio padre si arrabbia... e non è esattamente la cosa più carina che mi faccia piacere sentire.

Sento che le voci degli altri diminuiscono perciò deduco che pian piano se ne stiano andando. Mi alzo in piedi faccio qualche passo, ma le caviglie non mi sorreggono. Cado in avanti e faccio delle capriole giù lungo la lieve discesa della collina. Quando mi fermo ho male ovunque. -tutto bene?- domandò una voce. Alzo lo sguardo e vedo lo stesso ragazzo di oggi, Nathaniel. -non esattamente- borbotto massaggiandomi le caviglie. -un bel volo cavolo. Hai preso una storta?- -non lo so, le caviglie non reggevano il peso del mio corpo nei passi- mi porse una mano. La presi e grazie al suo aiuto mi rimisi in piedi. Provai a camminare ma di nuovo le caviglie non ne volevano sapere di collaborare. -oh... attenta- mi prese al volo e mi sorresse. -vieni, sali in spalla ti porto alla casa XIII- mi sistemai sulla sua schiena con le braccia attorno al suo collo. -grazie- biascico, con gli occhi che iniziano a farsi pensanti. Dopo poco che sta camminando mi lascio cullare dal dondolio dei sui passi e mi addormento sopraffatta dalla stanchezza.



Ciao! scusate il ritardo, ma ho avuto problemi col pc.
spero vi piaccia, godetevi questo capitolo :D recensite pleas 
ciao ;D
   
 
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