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Autore: _Heide    03/04/2015    6 recensioni
E' passato qualche anno dalla Battaglia Finale, ma George non è ancora riuscito a riprendersi del tutto dalla morte del gemello e a soffrire quanto lui c'è Ginny, la più piccola dei Weasley, la più affezionata ai gemelli e l'unica in grado di capirli veramente. La giovane Weasley aiuterà George a superare la morte di Fred.
[Dal testo]
– Grazie sorellina, ti voglio bene.–
One Shot - Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa one-shot è stata corretta, perché mi sono resa conto che era mezza in prima persona e mezza in terza avendola scritta a pezzi... solo io faccio 'sti casini, eh !
Spero che vi piaccia, 
Buona lettura! 

 





«Ehy ragazzi ! Ho visto alcuni Mangiamorte battere in ritirata, che codardi ! Ehy, perché tutti quei musi lunghi ? Vi ho appena dato una bella notizia !» Mi fermai immediatamente. C'era qualcosa che non quadrava. Ron mi abbracciò di colpo, con le lacrime agli occhi. Ron non mi abbracciava mai a meno che non fosse successo qualcosa, forse mi credeva morto perché non tornavo, ma non era da Ron. Da Ginny me lo sarei aspettato, da Fred... Fred. Mentre combattevo con due Mangiamorte, avevo sentito un dolore al petto. Quel dolore che sentivo solo quando mio fratello non stava bene. Credevo fosse stato colpito da una maledizione, ma il dolore era durato pochissimo, ed era molto lieve, quindi non mi ero preoccupato. Si guardò intorno terrorizzato. Dov'era suo fratello? Scrutò attentamente i volti di tutta la sua famiglia, che lo guardavano con le lacrime agli occhi; poi, lentamente, si divisero e formarono un varco fra loro, in modo che potesse vedere ciò che c'era alle loro spalle. O meglio, chi c'era alle loro spalle. Sdraiato su una delle barelle, in cui erano stati adagiati i morti sparsi per tutta la Sala Grande, c'era un uomo dai capelli rossi, identico a lui, con un sorriso stampato in volto. Gli occhi chiusi in un'espressione rilassata. Aveva qualche graffio e gli abiti era un po' bruciacchiati. A George si appannò la vista, le ginocchia tremarono e cedettero. Si accasciai sul corpo senza vita del gemello, e in un istante tutti i momenti trascorsi con lui, gli attraversarono la mente e li rivisse uno dopo l'altro.

Un bambinetto goffo, con le guance rosse e i capelli carota gli venne incontro con un sorriso a trentadue denti. «Ehy Georgie, trasformiamo il pupazzo di Ron in un ragno?» Lui annuì felicemente al suo gemello e iniziarono a correre verso casa, pronti a far nascere una fobia al fratellino, che l'avrebbe perseguitato per tutta la vita.

La scena cambiò.

Lui e Fred avevamo sette anni, avevano da poco sentito il padre parlare di un uomo che era morto per aver infranto un Voto Infrangibile. Essendo dei così ''buoni fratelli'' avevano deciso di far stringere un Voto Infrangibile a Ron, che a quel tempo aveva 5 anni. Non appena Ron preso per mano uno dei gemelli – senza sapere cosa stesse facendo – Arthur entrò in camera loro e intuendo ciò che i gemelli avevano intenzione di fare, si infuriò.

I ricordi scorsero per quelle che a lui parvero ore, anzi anni. Perché ogni singolo minuto, di ogni anno della sua vita, George, l'aveva passato con suo fratello.

Le lacrime gli scorrevano lungo il viso e tutto ciò a cui pensava era suo fratello, steso davanti a lui, ormai solo un corpo freddo, privo di tutta la felicità e l'allegria che lo caratterizzava.

«Georgie.» una voce lo chiamò con dolcezza. Solo Fred lo chiamava così.

Guardò intensamente il gemello ancora sdraiato di fronte a lui.

«Ehy, Georgie.» ancora quella voce, dolce e gentile. Si rese conto solo in quel momento che il suo nome era stato chiamato da una ragazza, tanto sperava che fosse il gemello a chiamarlo. Una mano lo scosse leggermente per la spalla e lui aprì gli occhi. Di fronte a lui, a pochi centimetri dal suo viso, c'erano due enormi occhioni azzurri come il cielo che lo osservavano attentamente con una dolcezza infinita. George abbracciò la sorellina, che dalla Battaglia, di tre anni prima, lo svegliava ogni volta che sognava di quella notte, in cui una parte di sé lo aveva abbandonato per sempre.

Le lacrime iniziarono a solcargli il viso, e a bagnare la maglietta del pigiama blu della sorella più piccola. Ginny gli accarezzò la schiena, per consolarlo, mentre delle lacrime salate e silenziose iniziavano ad uscire copiosamente anche dai suoi occhi forti, ma che nascondevano una giovane ragazza distrutta dal dolore di aver perso il fratello che adorava, da cui era stata cresciuta con tanto amore e divertimento, sempre al fianco del gemello. Da quando Fred era morto, l'unica figlia femmina della famiglia, si era trasferita definitivamente nella camera prima occupata da entrambi i gemelli, e dormiva nel letto di Fred, accanto a quello del fratello maggiore, in modo da poter essere sempre vicino a quel qualcuno che la capiva meglio di tutti sin da quando era una bambinetta. Quando George fu più tranquillo, Ginny parlò sempre con quella voce dolce che usava solo con il fratello che aveva davanti in quel momento. «Va tutto bene?»

George annuì debolmente, ancora un po' scosso dal singhiozzo. «Sempre lo stesso sogno?» continuò la giovane Weasley, senza mai smettere di accarezzargli la schiena con movimenti leggeri e circolari. «Lo sogni anche tu?» chiese improvvisamente George, sorprendendo la sorella che non si aspettava una domanda così banale. Certo che lo sognava. Lo sognava ogni notte, ma non lo svegliava, perché sapeva che quello che soffriva di più era lui, perché nonostante il magnifico rapporto che c'era fra i tre, Fred e George ne avevano uno tutto loro. Sentivano quando stavano male senza dirsi una parola, senza nemmeno essere nello stesso posto. Parlavano all'unisono, senza guardarsi. Si capivano con una sola occhiata in cui gli altri leggevano semplicemente felicità e qualcosa che non significava niente di buono. Sapevano organizzare uno scherzo nei minimi dettagli, sapendo quello che doveva fare uno e ciò che doveva fare l'altro, senza consultarsi. Erano come una persona unica. Uno pensava e l'altro agiva. Avevano un solo cervello, che condividevano alla perfezione. Ginny si riprese dalla sua riflessione e rispose: «Si. Sempre. Non faccio altro che sognare quella vola in cui mi insegnaste ad andare sulla scopa, o quando Fred si prese la colpa al mio posto per aver fatto uno scherzo a Gazza. O quando ordinaste a Pix di fare tutto quello che gli avessi chiesto e di aiutarmi in qualunque momento fossi in difficoltà.» Fece una pausa per riprendere fiato. Gli occhi che guardavano nel vuoto e la mente persa nei ricordi; poi continuò «Quel Poltergeist prese le vostre parole alla lettera. Mi accompagnava sempre nelle mie passeggiate al limitare della Foresta Proibita, mi parlava sempre di te e Freddie, di tutte i vostri scherzi, di quando trovaste la Mappa del Malandrino e tutto quanto. Quella notte... mentre mamma aiutava Madama Chips con i feriti, io andai al Passaggio dietro alla statua della Strega Gobba, ma quando arrivai era già occupato. C'era Pix che piangeva, non credevo che l'avrei mai visto piangere, non credevo nemmeno che i Poltergeist potessero piangere.» Un'altra pausa. «Quando gli chiesi cosa avesse, lui mi disse che aveva visto Freddie mentre il muro esplodeva. Diceva che l'avrebbe potuto aiutare, che avrebbe potuto fermare Rockwood, ma che era rimasto lì. Provai a consolarlo e lui mi disse che era colpa sua. Il modo in cui si era affezionato così tanto a voi mi commosse, così gli regalai la sciarpa di Grifondoro di Fred.» Ginny sbatté le palpebre un paio di volte, come per risvegliarsi e riportò lo sguardo sul fratello, scrutandolo con dolcezza.

«Sai, l'anno dopo la Battaglia, la McGranitt mi ha mandato una lettera... ti andrebbe di leggerla?» George che aveva ascoltato attentamente le parole della più piccola, annuì, quindi Ginny si alzò e andò a prendere la lettera dentro al cassetto del suo comodino.

Srotolò la pergamena e gliela porse.

Cara signorina Weasley,

So bene quanto fosse affezionata a suo fratello, e so anche che lei e George state soffrendo moltissimo in questo momento, più di tutti gli altri componenti della vostra famiglia, per quanto tutti voleste bene a Fred.

Ma non è per farvi delle semplici condoglianze che le scrivo, perché so benissimo quanto siano inutili e quanto qualcuno che ha perso un familiare odi sentirsi ripetere le solite frasi fatte come “Mi dispiace” “Passerà”, perché non lo fa. Il dolore si affievolisce, fa meno male ma il vuoto della perdita rimane comunque. Non voglio scoraggiarla, ma non voglio nemmeno illuderla. Lei sa la mia storia e sa anche che ho provato tutto ciò sulla mia pelle.

Le dirò, quindi, che grazie a lei, Pix è diventato un bravo Poltergeist, certo continua a fare scherzi seguendo l'esempio che lei e i suoi fratelli gli avete dato, ma nonostante ciò, aiuta in continuazione i ragazzi, soprattutto quelli di Grifondoro e spero ti faccia piacere sapere che non ha mai tolto la sciarpa di Fred. È diventata come un qualcosa di sacro, per lui, un qualcosa che lo tiene unito a voi tre. Eravate una fantastica squadra, voi tre, e ancora lo siete. Ricordatevi che siete ancora uniti: un amore come quello fraterno, come quello che vi ha sempre legati, non si fa da parte così facilmente.

Spero di rivedervi presto, lei e tutta la sua fantastica famiglia.

Un abbraccio a tutti voi Weasley,

la vostra Minerva McGranitt.

Ginny osservava gli occhi di George scorrere veloci fra le righe e leggere le parole scritte nella calligrafia per traverso, ordinata e precisa di quella vecchia professoressa di Trasfigurazione, che per quanto severa potesse essere, era una donna forte e coraggiosa, che gli voleva bene.

Tutte le sere, dopo essersi accertata che il fratello maggiore stesse dormendo, leggeva e rileggeva quella lettera, alla luce della luna e di quelle stelle magnifiche, che sembravano come spilli luminosi incastrati in quella distesa blu scuro.

Quando George finì di leggere e alzò lo sguardo dalla lettera, pose la domanda che Ginny aspettava di sentir pronunciare dal fratello: «Conosci la sua storia? C-cosa intende?»

La sorella, abbassò lo sguardo per decidere il modo migliore in cui rispondre.

«Durante il mio sesto anno, quello della Battaglia, in cui i Carrow comandavano la scuola, la McGranitt spesso veniva nella Stanza delle Necessità per assicurarsi che tutti stessimo bene. Una volta, mi trovò da sola, in un angolo della Stanza. Ero preoccupata: non avevamo notizie di Harry, Ron ed Hermione da molto tempo, così ci siamo messe a parlare, ha cercato di consolarmi, mi è stata vicina e mi ha parlato di tutto quanto. Ad un tratto credevo si fosse dimenticata della mia presenza, tanto era persa nei ricordi. La McGranitt, quando era giovane, si era innamorata di un Babbano, ma non poteva rivelargli di essere una maga, per paura che scappasse da lei. Dopo qualche anno lui morì, e lei era distrutta; mi ha raccontato, che credeva di morire tanto forte era il dolore, era come se la sofferenza la stesse divorando, ma poi si è fatta forza e l'ha superato, è andata ad insegnare ad Hogwarts, ha smesso di distruggersi dal dolore, ma non ha mai smesso di amarlo, non ha mai smesso di pensare a lui, ha solo smesso di pensare a lui, come una persona morta che non avrebbe mai più rivisto, semplicemente l'ha ricordato per i bei momenti passati con lui, ha affrontato il passato con un sorriso, forse malinconico e nostalgico, ma pur sempre un sorriso.»


Passarono anni da quella conversazione fra i due fratelli. Da quel giorno, George e Ginny, avevano un segreto. Avevano smesso di piangere e prima di addormentarsi, ogni sera si raccontavano e ricordavano con un sorriso, tutte le avventure e le sventure passate con il fratello.

I due sapevano, nel profondo del cuore che Fred, li osservava continuamente da lassù. E da quel giorno, mentre li guardava dormire beatamente, dopo essersi raccontati le loro storie su di lui, non smise mai di dire semplicemente: «Grazie sorellina, ti voglio bene.» Grazie per esser stato vicino al suo gemello, grazie per non averlo più fatto soffrire a causa sua. Suo fratello finalmente stava bene, sorrideva al ricordo del gemello defunto, del suo angelo custode e aveva messo da parte le lacrime, chiuse in un cassetto che non aveva l'intenzione di riaprire. George adesso si sentiva meglio, si sentiva in pace con il mondo, sapeva di essere al sicuro, sapeva che quell'angelo dai capelli rossi, identico a lui, non avrebbe mai smesso di guardarli.

Così, ogni notte nei suoi sogni, Ginny sentiva Fred ringraziarla per quello che aveva fatto e George incontrava il gemello e affrontavano insieme nuove avventure, come se non fossero mai stati separati, come se il Destino non gli si fosse mai mosso contro per ostacolarli.  

 



Angolo autrice.

Era da molto tempo che volevo scrivere questa fan fiction, ma non ne avevo il coraggio.

Vi assicuro che ho trattenuto a stento le lacrime mentre scrivevo. Ho trovato bellissimo scrivere la lettera della McGranitt, perché la adoro come personaggio e ho voluto darle un ruolo anche in questa mia insignificante OS. Ho voluto scrivere questa OS perché molti scrivono fan fiction del genere incentrandole su Fred e George e usando come ''ancora'' Angelina Johnson e non tenendo conto di Ginny, che per me era affezionata tanto quanto George al fratello maggiore.

Spero che vi sia piaciuta, fatemelo sapere con una recensione, accetto anche critiche, purché siano naturalmente costruttive.

Grazie a tutti quelli che la leggeranno/ aggiungeranno ai preferiti cosa che dubito/ recensiranno e anche ai lettori silenziosi.

Un bacio a tutti,

BellarkeStydia22

   
 
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