Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Platypus Step    03/04/2015    1 recensioni
"Non ho mai conosciuto altri semidei, mia mamma mi tiene segregata in casa. Certo, non posso lamentarmi, è una gran bella casa, con tutti i gadget che un discendente di Efesto possa desiderare. Beh, io non sono proprio una semidea come le altre, non sono una mezzosangue… Più una tre quarti sangue. Il segreto? È piuttosto complicato.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, I sette della Profezia, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 4 - Benvenuta!

Vedo tutto nero e la testa mi fa male.
Perché vedo tutto nero? Cerco a tentoni l’interruttore della luce di camera mia, ma quando allungo la mano verso il muro, il muro non c’è.
Mi rendo conto di avere gli occhi chiusi e li apro, lentamente. Le palpebre sembrano fatte di piombo e quando sono finalmente aperti, la luce del giorno mi invade. Sono distesa in una stanza color canapa, tende dello stesso materiale ricoprono grandi finestre, donando un aspetto intimo all’ambiente.
-Oh, finalmente sei sveglia!- dice una capra seduta sul letto vicino. Una capra?
Guardo meglio e noto che le corna che ho visto sono attaccate ad un volto da ragazzo. Un satiro.
-Tieni, devi mangiare. Hai preso una bella botta.- dice allungando verso di me un bicchiere con del liquido dorato e un pacchetto di cracker.
-Avviso Chirone che sei sveglia, torno subito.- annuncia prima di alzarsi dal letto e lasciare la stanza.
Bevo un sorso e un familiare gusto di camomilla e timo invade la mia lingua. Mia madre mi prepara sempre questo infuso. Mia madre! Dov’è?
Mi alzo a sedere di scatto sul letto, ricordando fulmineamente gli avvenimenti  di.. quanto tempo fa? Un giorno? Due? Una settimana? Qualche ora? Ricordo la lotta con il Cinghiale e mia mamma priva di sensi  ai lati della strada. Con il panico che si diffonde per tutto il corpo, provo ad alzarmi dal letto, solo per ricaderci qualche secondo dopo. Ho le gambe troppo deboli.
-Ehi ehi, vacci piano- sento dire. Quando mi giro, due letti più in là è disteso un ragazzo, i capelli biondi sparati in ogni direzione. È il ragazzo che c’era nel bosco. – hai abbracciato un albero alla velocità di 40km/h, ti conviene restare a letto. O hai intenzione di non seguire il mio consiglio come hai fatto con quello che ti ho dato nel bosco?-
Sto zitta e non rispondo. Non so cosa dire. Non vorrei che le mie prime parole con un umano che non sia mia madre fossero stupide.
-Ehi, mi hai sentito?- chiede, sventolando una mano in aria.
-Io, ehm, sì. Cosa… Cos’è questo posto?-
-L’infermeria del campo.-
-Campo?-
-Campo Mezzosangue. È un campo dove i semid..-
-Sì, so cos’è. Perché sei qui?-
-Beh, sono un semidio.-
-Non intendevo questo. Perché sei qui… in infermeria?- allargo le braccia per indicare il luogo in qui ci troviamo.
-Oh.. beh, quello è colpa tua.-
Il mio cuore manca un battito. Cosa ho fatto?
Lui continua –quelle sfere di elettricità che… crei, insomma.. Quando hai battuto il maiale , beh, non hai colpito solo lui, un po’ dell’energia delle sfere è arrivata fino a me.-
-Io… mi dispiace, scusa… non volevo.. insomma..- balbetto freneticamente.
-Se solo mi avessi dato retta nessuno di noi due sarebbe qua ora, ma non importa ormai. Stiamo bene, più o meno, a parte i miei poveri capelli.- dice toccandosi la chioma bruciacchiata. – mi devi pagare una visita dal parrucchiere per mettere a posto questo disastro.-  fa un sorriso sghembo, e decido che questo strano ragazzo mi sta simpatico.
-Mmh, d’accordo.- sorrido.
Dopo qualche secondo il satiro rientra, accompagnato da un uomo barbuto in sedia a rotelle.
-Ciao! Io sono Chirone. Come ti senti?- mi chiede l’uomo.
A momenti mi soffoco. Quello è davvero Chirone? Il leggendario allenatore di eroi? Che diavolo ci fa su di una carrozzina?
-Io.. ehm.. beh… ehm.. ah-ehm..- non riesco a formulare una frase. Insomma, ho l’allenatore di Achille, quell’Achille, davanti ai miei occhi! Mi ricompongo un attimo e riprovo a creare una frase di senso compiuto.
-Io… sto, beh, così così, non mi reggo in piedi e la mia testa scoppia.-
-Capisco- dice lui –niente che un po’ di Nettare e Ambrosia non possano far passare!- sorride. -parleremo quando ti sentirai meglio- e detto ciò si gira per andarsene.
-NO! Cioè, possiamo parlare adesso. Mia madre ha bisogno di aiuto!-
Lui si rigira e alzando un sopracciglio mi chiede –tua madre?-
-Si, era con me e siamo state attaccate.- dico cercando di non farmi prendere dal panico.
Mi chiede di descrivergli velocemente mia madre, poi si gira verso il satiro –Tucker, invia un gruppo di ricerca per sua madre, se non la trovate entro tre ore, usate un Segugio-
Il satiro Tucker annuisce e lascia la stanza trotterellando.
Poi Chirone si rivolge al ragazzo due letti più in là. –Shine, riesci a lasciarci da soli?-
Shine annuisce, e arranca verso la porta, inciampando un paio di volte.
-Allora, come ti chiami?- mi rivolge un sorriso caldo, avvicinandosi al mio letto.
-Phoenix.. Phoenix Conrad-
-Conrad… Conrad… Sei imparentata con Agatha?- mi chiede inclinando la testa.
-Sono sua figlia.-
La sua testa fa uno scatto di stupore e lui aggrotta le sopracciglia.
-Figlia? Agatha ha avuto una figlia! O dei, come è possibile?- chiede, come se non fossi qui con lui. Ehm, ehilà, sono proprio qua. Non so se sentirmi offesa dalla sua incredulità. Cosa c’è di strano nel fatto che io esista? Quando vede il mio sguardo preoccupato si corregge.
-Oh, scusa. Non volevo essere scortese, ma sai, non capita spesso che un mezzosangue abbia figli. Di solito non vivono abbastanza a lungo. Comunque, tu non sei una mezzosangue, a meno che tuo padre non sia a sua volta un semidio.- soppesa.
-Mio padre..- non so se dirglielo o no. Potrebbe non credermi. –Mio padre è Zeus.-
-Cosa?-
-Io lo.. lo giuro. Mio padre è Zeus. O almeno è quello che mia madre mi ha detto. E poi so evocare queste sfere di elettricità dalle mani, come quelle che ho usato contro il mostro. Ogni tanto quando perdo il controllo le lampadine di casa mia sfavillano. Ma ho ereditato qualcosa anche da Efesto. Sa, me la cavo niente male con la meccanica!- sono entusiasta, non avevo mai parlato di queste cose con nessuno.
-Capisco. Questo fa di te più di una mezzosangue.-
-Una ¾ sangue!- rido.
-Sì, una ¾ sangue- concorda ridacchiando. Poi prosegue –Quindi tu sai tutto del nostro mondo? Come avete fatto tu e tua mamma a sopravvivere?-
-So tutto, sì. Ed è stata mi madre a costruire la casa in cui viviamo, rendendola tanto sicura quanto il Campo.- dico sorseggiando un po’ di Nettare.
-D’accordo. Appena ti sentirai meglio verrai trasferita nella casa nove, quella di Efesto, siccome Zeus non ti ha ancora riconosciuta. Quando te la sentirai, inizierai i tuoi allenamenti. Sono sicuro che ti troverai benissimo. Ti sei mai allenata?- mi sorride.
-Si, con Lupa.-
-Lupa? Sai il segreto dei Romani?-
-Segreto? So che esistono dei semidei di stirpe romana, ma non pensavo fosse un segreto.-
Il suo volto assume una sfumatura preoccupata, mi guarda stringendo gli occhi.
-Qui non sono in molti a saperlo, e sarebbe un bene se rimanesse tale.- mi confida.
-Io.. d’accordo, starò zitta.-
-Bene allora!- batte le mani.
-Ho una domanda… Per quanto tempo ho dormito?- Dentro di me spero non tanto, non vorrei che a mia madre fosse successo qualcosa. Mi sentirei in colpa per non aver potuto aiutarla prima.
-Solo un giorno.-
Un peso enorme si toglie dal mio petto ed emetto un sospiro sollevato.
-Dormi ancora un po’, ne hai bisogno- mi dice lui – quando ti sveglierai ti trasferiremo.- 



                                                                                                                    ****

La cabina nove ha delle ciminiere fumanti sul tetto. Ha le pareti e gli infissi di metallo e la porta è come quella di una cassaforte, si apre con un sacco di ingranaggi e pistoni idraulici che mandano vapore.
Tucker, che mi ha accompagnato, bussa alla porta e una ragazza robusta spunta da dietro. Ha le sopracciglia molto corte, come se fossero state bruciate.
Tucker sorride –Nuova arrivata!-
La ragazza ci chiude la porta in faccia.
Guardo perplessa il satiro e lui fa segno di non aver capito. Quando si sporge per bussare di nuovo, la porta si riapre e compare un ragazzo snello e ricciolo, con un sorriso scaltro stampato in faccia.
-Hola, sorella!- esclama vivacemente –Sono Leo, il capo gruppo della Capanna di Efesto, baby!-
Gesticola così tanto da far venire il mal di testa, ma sembra simpatico.
Tucker gli spiega velocemente che non sono sua sorella. Mentre i due parlano, valuto che legame di parentela ho con lui. Tipo, è un a specie di zio. Io sono sua nipote? Mi fa male la testa, devo smetterla di pensare alle parentele. Dopo pochi minuti Leo si rivolge a me.
-Forza, allora! Ti faccio vedere dove starai!-

Sono senza parole. Cioè, wow. La capanna è tutta rivestita di metallo, per terra ci sono gingilli di ogni tipo e la casa è invasa da un odore tra la benzina, l’olio per motori e limone. C’è anche un po’ puzza di bruciato.
-Quindi, Phoenix, sei figlia di Zeus, ma lui non ti ha ancora riconosciuta?- Leo mi mostra il mio letto e ci si siede sopra. Io inizio a svuotare il mio zaino.
-Esatto.-
-Che seccatura!- quindi tira fuori dalla tasca dei bermuda alcuni fili di ferro e comincia a giocherellarci.
Ci sono altre due persone nella capanna, per cui chiedo –Ci siete solo voi qui?-
-Oh- si guarda intorno –no, gli altri sono tutti in armeria o nelle fucine. Tieni questa e andiamo.- Mi lancia una maglia arancione –Benvenuta al Campo Mezzosangue!-

Leo mi fa fare un tour del campo. Fantastico! Ci sono un poligono di tiro con l’arco, una grotta, un laghetto e non vedo l’ora di provare il muro di arrampicata. Leo dice che spara lava!
Arriviamo all’armeria e subito mi invade un odore di metallo. Mi ricorda casa, ma non sono nostalgica, Adoro questo posto!
Quando entro, tutti si girano per salutare Leo e fissano me. Rimpiango di essermi fatta i capelli viola, tutti sembrano guardarmi come un’aliena. Stupida voglia di ribellione adolescenziale.
-Questa è Phoenix, e starà da noi fino a quando sarà riconosciuta!- esclama Leo, sornione.
Qualcuno chiede perché non sono nella casa 11 dove accolgono gli indeterminati.
-Beh, lei è imparentata con Efesto. È giusto che stia qui.-
“Bene, ora mi prendono tutti a schiaffi con quelle manone da saldatore” penso in panico.
E invece tutti, uno dopo l’altro, mi sorridono, mi salutano, vengono a darmi pacche sulla schiena e mi accolgono. Tutti si presentano, ma sono troppi nomi, troppi volti, troppe mani che mi toccano. E io sono così felice perché mi sento viva, reale. Mai stata così bene.
Ognuno torna al lavoro e Leo mi accompagna ad un tavolo dove ci sediamo. Lui prende qualche attrezzo da un mobile affianco e comincia a lavorare su di uno scudo. Mentre opera, avvia una conversazione con me.
-Allora-comincia-parlami di te.-
-Beh, mi chiamo Phoenix e ho sedici anni…-
-Anche io!- sorride. Mi piace il suo sorriso, è contagioso.
-Poi.. Mmh, ho sempre vissuto in casa e non sono mai uscita.-
-Beh, Raperonzolo, io ho avuto il problema contrario. Ho quasi sempre vissuto sulla strada.- dice questa cosa triste, ma il suo sorriso furbo non svanisce.
Parliamo del più e del meno, di quello che ci piacerebbe fare se non fossimo semidei, se fossimo comuni mortali. Lui dice di voler fare il vigile del fuoco. Al che, io scoppio a ridere. Fa un finto broncio –Che c’è? I pompieri sono sexy!-
-“Voglio essere pompiere” detto da un piromane-creafuoco, suona parecchio strano!- ridacchio.
-E tu cosa vorresti fare?-chiede.
-Io, non lo so, non ci ho mai pensato. Il mio sogno è sempre stato di venire qui, al Campo.-
-Mi stai deprimendo. Non può essere solo questo il tuo sogno!- Ride tenendosi la pancia.
-Ehi, così mio offendo!- rido con lui.
Continua dicendomi di come ha vissuto, di come ha perso la madre in un incendio causato da lui e di come ce l’abbia sulla coscienza.
-Non sapevi di avere questi poteri, è stato uno sbaglio.- mormoro.
Per la prima volta vedo vacillare il suo sorriso.
-Rimane comunque il mio fardello.-
Mi dispiace davvero per lui, è un ragazzo adorabile.
-Ma non è questo il momento di rattristarsi! Dai, voglio farti conoscere una persona!- mi esorta ad alzarmi dalla sedia.






#SpazioAutore 
Ehilà!
Perdonatemi vi prego per la luuuuuuunghissima attesa. Spero davvero che a qualcuno interessi ancora la mia storia.
Ringrazio tutti coloro che la seguono, le visualizzazioni dei precedenti capitoli aumentano a perdita d'occhio!
Grazie a tutti i lettori che l'hanno aggiunta a qualche loro lista e un grazie anche ai lettori silenziosi.
Vi ricordo che a me fa molto piacere ricevere critiche di qualsiasi tipo, quindi non abbiate paura di scrivere qualcosa sotto i capitoli!
Con questo vi lascio.

XOXOXO
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Platypus Step