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Autore: HZLNL_1D    03/04/2015    8 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aaron.
 
"Cosa ci fai tu qui?" dopo quelli che sembrarono anni, Ashton pronunciò quelle parole con tale rabbia da far sussultare Haley "Chi ti ha portato? Come diavolo facevi a sapere che mi trovavo qui?"
Haley non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che Ashton scattò rapidamente in avanti diretto verso la porta mentre pronunciava il nome dell'amico.
Prima che Ashton potesse uscire, Haley si spinse con le spalle contro la porta per impedirgli di passare, pur sapendo che l'avrebbe potuta spostare senza il minimo sforzo.
"Ashton ascoltami un attimo, per favore!" disse, alzando leggermente il tono di voce e cercando di non far trasparire la sua agitazione.
"Haley, fammi uscire. Non doveva portarti qui, tu non dovevi sapere di questo!" urlò Ashton, gettando le braccia in aria.
"Cosa importa ormai? Sono qui e ora sono al corrente di questo, ma non m'importa okay? Non ti farò domande se è questo che ti preoccupa. Ti chiedo solo..." Haley s'interruppe e abbassò lo sguardo, non riuscendo più a reggere quello del ragazzo.
"Cosa vuoi, Haley?" le chiese Ashton, con un tono freddo e distaccato. Era cambiato ancora, tornato quello di sempre. Non c'era più traccia del ragazzo che l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia facendola sentire protetta.
"Che torni con noi Ashton, ora. Non puoi combattere contro quell'uomo." rispose Haley tutto d'un fiato senza alzare il viso. Non ricevette risposta, né una delle sfuriate che riceveva in casi come questi. Sentì solamente il respiro pesante di Ashton e i suoi passi farsi sempre più vicini. Si ritrovarono uno di fronte all'altro, i loro volti vicini e pochi centimetri a dividerli. Eppure lo sentiva così distante in quel momento.
Sentì le dita di Ashton sfiorarle la guancia, per poi alzarle il viso. Gli occhi azzurri di Haley fissi nei suoi. Guardare in quei occhi verdi, adesso così scuri, era un po' come cadere nel buio.
"Esci, vattene. Fatti portare a casa da Calum. Con lui parlerò più tardi." disse piano Ashton, senza interrompere il loro contatto visivo. E Haley come sempre si sentì debole, scoperta, sotto quello sguardo. E se da una parte le faceva paura, dall'altra sarebbe rimasta per ore così.
"No." 
"Non era una domanda, era un ordine Haley. Tu ora te ne vai." ripeté Ashton, questa volta con più rabbia. Lasciò scivolare lungo il fianco la mano che teneva sul viso della ragazza, mentre l'altra la poggiava sulla porta dietro Haley. "Vai da Calum e ti fai portare a casa, dimenticherai tutta questa storia e continuerai a restarne fuori." disse ancora, mentre chiudeva gli occhi.
"Perché?" la voce di Haley la tradì, venendo fuori più tremante di quanto lei avrebbe voluto. Chiuse per un attimo gli occhi e dopo un breve sospiro continuò "Ci sono due persone che si stanno preoccupando per te, Ashton. Prendi la tua roba e vieni con noi, per una volta metti da parte l'orgoglio o qualsiasi cosa sia e apri gli occhi! Accetta il fatto che non sei solo, che ci sono ancora persone che si preoccupano per te."
"Devi andartene!" urlò Ashton aprendo di scatto gli occhi e allontanandosi. "Non ho chiesto il tuo aiuto, vattene. Non voglio vederti qui." Le dava le spalle e Haley ne fu felice, altrimenti avrebbe potuto vedere attraverso i suoi occhi quanto quelle parole l'avessero ferita.
"Stai attento" sussurrò appena, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.


Attraversò il corridoio in assoluto silenzio. Il viso rivolto verso il basso e gli occhi pieni di lacrime. Aveva paura, non di lui. Ma per lui. 
"Haley.." sussurrò Calum, prima di stringere l'amica in un forte abbraccio. Nessuno dei due disse più niente, fino a quando Ashton uscì da quella porta con uno sguardo del tutto irriconoscibile per Haley. 
In silenzio, lo osservarono avvicinarsi per poi entrare nella stanza principale del locale in cui si sarebbe tenuto lo scontro. Non una solo parola a lei, né a Calum. Solo uno sguardo freddo e carico di rabbia, prima di scomparire tra la folla.
L'incontro era iniziato ormai da troppo tempo e un altro boato si alzò dalla folla quando l'avversario di Ashton diede un altro colpo al ragazzo, facendolo accasciare a terra. 
Calum e Haley si trovavano in fondo al locale, nello stesso punto in cui si erano collocati poco prima che iniziasse l’incontro, ma nonostante fossero lontani dal ring potevano benissimo vedere in che condizioni fosse Ashton. 
"Cal, fa' qualcosa ti prego!" Sussurrò la ragazza, mentre chiudeva gli occhi. Stare lì a guardare mentre quell'uomo faceva del male ad Ashton era qualcosa di insopportabile. La faceva sentire debole, inutile e impotente. 
Calum fece un profondo respiro. La situazione era difficile anche per lui. Avrebbe voluto far qualcosa per tirare Ashton fuori da quel ring, ma non sapeva come avrebbe potuto farlo. Quando tutte le persone presenti nella grande sala cominciarono ad urlare nuovamente, sia Haley che Calum portarono automaticamente lo sguardo su Ashton e Braden Walker, il suo avversario.
Ashton era disteso a terra, nonostante fosse in pessime condizioni cercava di reagire, di rialzarsi. Braden aveva un ghigno sul volto e nessuna emozione trapelava dal suo sguardo. Quella sua espressione lo faceva apparire quasi divertito. 
Avanzò versò Ashton, e fu in quel momento che Calum non ci vide più. 
"Resta dove sei!" Urlò ad Haley, per poi farsi spazio tra le persone. Capì che non sarebbe arrivato in tempo abbastanza vicino al ring, così si fermò e fece la prima cosa che gli passò per la testa. 
"Irwin, arrenditi ti prego! " urlò il cognome dell’amico approfittando del silenzio che regnava e sperò che Ashton per una buona volta gli avrebbe dato ascolto.
Tutti i presenti rivolsero la loro attenzione a Calum, per poi tornare a guardare i due combattenti. Ashton cercò di rialzarsi, ma cadde nuovamente giù.
Braden invece, era immobile. Qualcosa sembrava averlo turbato e tutti aspettavano ansiosi la sua prossima mossa. 
L'unica cosa che fece però, fu avvicinarsi al biondo e inginocchiarsi al suo fianco. Nessuno capiva cosa stesse succedendo, neanche Calum che osservava in assoluto silenzio la scena. Vide l'uomo avvicinarsi ad Ashton e dirgli qualcosa che nessuno poté sentire. Vide Ashton annuire debolmente e l'uomo chiudere gli occhi, per poi sorridere amaramente.
Haley era rimasta lì, ad osservare tutto in assoluto silenzio. Le mani che coprivano le labbra e gli occhi lucidi. Avrebbe voluto urlare anche lei ad Ashton di arrendersi, proprio come aveva appena fatto Calum. Ma lei non ce l’avrebbe fatta. Allibita quanto gli altri presenti nella sala, vide Braden aiutare Ashton ad alzarsi e scendere il ring per poi sparire insieme.
Cal si fece spazio tra la folla, cercando di tornare da Haley. Lei gli andò incontro e capì che fare domande a Calum sarebbe stato inutile, la sua espressione lasciava intendere che fosse confuso almeno quanto lei se non di più.
“Vieni, andiamo a vedere che sta succedendo” la prese per mano e insieme passarono tra la gente che iniziava a lamentarsi per l’incontro non concluso.
Tornarono al corridoio e affrettarono il passo, entrando nello spogliatoio di Ashton.
Il biondo era disteso su una panca, dolorante. Braden era in piedi, accanto, che discuteva animatamente con Jack.
“Posso sapere cosa sta succedendo?” esclamò Calum con un tono furioso, mentre alternava lo sguardo da Ashton ai due uomini in piedi davanti a lui.
“Ragazzo esci!” Jack non lo degnò neanche di uno sguardo, mentre cercava di far cambiare idea a Braden su qualcosa che Calum non riusciva a capire.
“Quel ragazzo è mio amico e ha bisogno di aiuto!” disse ancora, senza ottenere nessuna risposta da entrambi. Furioso e preoccupato al tempo stesso, si precipitò al fianco di Ashton, inginocchiandosi. La sua espressione furiosa sparì subito.
“Ashton, dobbiamo portarti in ospedale. Stai ridotto male.” Calum tentò, pur sapendo che il biondo avrebbe rifiutato.
“Non posso andarci. Sto bene, adesso mi riprendo” sussurrò appena, cercando di rialzarsi ma accasciandosi subito dopo sulla panca con una smorfia di dolore sul viso.


Haley stava in piedi, ignara di cose avrebbe potuto fare o dire in quel momento. Avrebbe voluto avvicinarsi ad Ashton, abbracciarlo e parlare con lui, ma non lo fece. Per timore, forse. Perché forse non era lei la persona che voleva affianco in questo momento.
Braden e l’altro uomo uscirono dalla stanza discutendo animatamente, chiudendo la porta con un sonoro tonfo.
“Ashton, cosa ti ha detto Walker?” chiese Calum. Ashton fece come per rispondere, poi guardò Haley e rimase in silenzio.
“Ashton..” insistette l’amico.
“Mandala via” disse deciso, con la voce rotta dal dolore. Calum guardò Haley e lei annuì. Uscì dalla stanza con un peso nel petto. Era naturale che non la volesse lì, per lui non era nessuno. Si chiuse la porta alle spalle e ci poggiò la schiena contro, sospirando. Rimase lì qualche secondo, sperando che i due finissero presto di parlare. Voleva andarsene da quel posto, non le piaceva. Una voce la distolse dai suoi pensieri, e se solo non avesse sentito il nome di Ashton essere urlato così forte sarebbe rimasta dov’era. Avanzò per il corridoio buio, fino ad arrivare all’ingresso. Girò l’angolo e si rese conto che ci fosse un altro piccolo tratto di corridoio e una porta socchiusa. Era da lì che venivano le voci. Si avvicinò silenziosamente e si fermò dietro la porta, nel tentativo di ascoltare e vedere qualcosa.
Erano ancora loro, Braden Walker e Jack.
Jack era seduto dietro una scrivania malandata, mentre Braden andava avanti e indietro per la stanza. Sembrava realmente turbato, o addirittura disperato. Nell’esatto momento in cui si chiese cosa lo facesse stare così, Braden si fermò nel mezzo della stanza e parlò ancora.
“Avresti dovuto dirmelo che si trattava di Ashton Irwin!” inveì contro Jack, che sospirò prendendosi la testa tra le mani “Avrei potuto ucciderlo!”
“Ma non lo hai fatto, i suoi amici si prenderanno cura di lui. Non dobbiamo preoccuparci di nulla!” Jack cercò di convincerlo, con un tono di voce fermo. Quasi stesse cercando di convincere più se stesso che l’altro uomo.
“E’ il figlio di uno dei miei più grandi amici, Jack! Stiamo parlando del figlio di Aaron Irwin!” urlò Braden, lasciandosi cadere su una poltroncina logora.
Haley sussultò a sentire quel nome, Aaron.
Le sembrava di averlo già sentito, ma era impossibile. Era il nome del padre di Ashton, lei non lo aveva mai conosciuto. Ashton non lo aveva mai nominato, tanto meno Calum. Continuò a ripetere quel nome tra sé e sé, cercando di capire se lo avesse davvero già sentito o se fosse solo una sua impressione. Decise di allontanarsi da lì, prima che i due si accorgessero della sua presenza.
Tornò indietro e una volta arrivata a metà del corridoio in cui si trovava lo spogliatoio di Ashton, vide Calum uscire dalla stanza.
“Haley, dobbiamo portarlo in ospedale.” disse deciso.
Insieme lo portarono in macchina e lo fecero distendere nei sedili posteriori, con la testa poggiata sulle gambe di Haley.
“Portami a casa, non posso andare in ospedale!” Ashton cercò di alzare la voce, ma una forte fitta al petto gli spezzò la voce e lo costrinse ad abbassare i toni.
“Stai zitto, che appena esci da lì ti faccio ritornare io in ospedale” disse duramente Calum, con un tono che però era tutto meno che furioso. Sarebbe dovuto essere arrabbiato a morte con lui, avrebbe dovuto imprecargli contro nello stesso momento in cui era entrato nello spogliatoio e lo aveva visto in quelle condizioni, ma non fece nulla di tutto questo. Voleva solo portarlo in ospedale e far si che stesse meglio. E l’unica cosa a cui pensava adesso, era cosa avrebbe potuto dire ai dottori per non far finire Ashton nei guai.
Haley sospirò e guardò fuori dal finestrino, agitata. Sentiva lo sguardo del biondo bruciarle addosso, ma continuò a fare finta di niente.
Lo sentì muoversi, e allora abbassò lo sguardo pensando avesse qualche forte dolore. Invece si era leggermente girato sul fianco, così da poterla osservare meglio.
“Non saresti dovuta venire. Non avresti dovuto vedere niente di tutto questo” disse piano Ashton, giocando con la maglia di lei. Haley restò in silenzio, non disse nulla. Rimase a guardare il suo viso malconcio, pieno di tagli e lividi. Istintivamente portò una mano tra i ricci di Ashton, e cominciò a giocarci. Se ne rese conto troppo tardi del gesto, quando ormai i loro occhi si incrociarono. Si guardarono negli occhi, ricordando poi di non essere così tanto sconosciuti. Uno di quei sguardi a cui si dovrebbe far attenzione. Haley ricordava ogni singolo sguardo scambiato con lui. Ognuno di loro le aveva smosso qualcosa dentro, facendole provare ogni volta qualcosa di diverso. Qualcosa che era mutato con il tempo, dal loro primo sguardo.
Sottrasse la mano, ma Ashton la prese nuovamente riportandola tra i suoi capelli. Poi il silenzio, nessuno dei due disse più niente. Il percorso in macchina continuò così, con il silenzio spezzato talvolta da piccoli grugniti di dolore da parte di Ashton.


Gli ospedali non le erano mai piaciuti. Fin da bambina, li aveva sempre odiati. Troppe storie tristi, troppo dolore tra quelle mura. E ora, anche troppi ricordi.
L’ultimo ricordo che ha di un ospedale, è il peggiore. Quando ci entrò con la sua famiglia e ci uscì sola.
Ricorda ancora quel dottore che entrando nella stanzia bianca, si avvicinò al suo lettino. Aveva uno sguardo dispiaciuto, addolorato. E lei già sapeva. Ma pur sapendolo, quando disse quella frase sentì qualcosa dentro di lei rompersi ancora una volta. Non c’erano più. Era sola. E pianse. Ricorda ancora quelle lacrime versate fino a non averne più. Certe cose, certe sensazioni non possono essere dimenticate. Quella era una di quelle.
Sentì un braccio stringerla, e venne distolta dai suoi pensieri. Si voltò verso il moro e sforzò un sorriso.
“Ehi, tutto bene?” le chiese.
“Non mi piacciono gli ospedali” disse facendo spallucce e Calum sospirò, stringendola più forte a sé. “Hai parlato con i dottori? Cosa gli hai raccontato?”
“Ho detto loro che è stato coinvolto in una rissa, dopo che siamo usciti da un pub. Sono riuscito in qualche modo a far passare Ashton come vittima, sembrano averci creduto. Se entro oggi non arriva la polizia, direi che è fatta. ” sospirò “Sicura di star bene? Vuoi che ti accompagni a casa, Hal?”
“No Cal, tranquillo. Ti hanno detto quando possiamo entrare?” chiese facendo cenno verso la stanza in cui avevano portato Ashton.
“Credo il tempo che finiscano di fare gli ultimi controlli. Vieni sediamoci.” La prese per mano e insieme presero posto in quelle sedie blu della sala d’attesa, che Haley odiava tanto.
“Mi dispiace, Hal.” Disse ad un tratto Calum, rompendo il silenzio e lei lo guardò confusa, non capendo a cosa si riferisse. “Non avrei dovuto trascinarti in questa storia, dovevi starne fuori.”
“Oh, Cal.. sai bene quanto io ormai sia dentro a tutta questa storia. Non preoccuparti.” Gli rivolse un sorriso che lui ricambiò mentre le cingeva le spalle con un braccio, facendole poggiare la testa sulla sua spalla.
“Cal?”
“Dimmi, Hal.”
“Aaron, si chiama così il padre di Ashton vero?” chiese e inizialmente l’unica risposta che ricevette fu il silenzio.
“Sì. ” rispose infine Calum, poggiando la testa su quella di lei.
“E dov’è ora?”
Calum sorrise, le sembrava una bambina. Con tutte quelle domande e quella voglia di sapere. Purtroppo però, era un argomento su cui era poco informato, ma su cui non avrebbe comunque potuto dirle niente. Sarebbe stato Ashton a farlo, un giorno. Ne era più che sicuro che l’avrebbe fatto.
“Non lo so, Hal. E sai che ciò che riguarda Ashton e la sua vita, è un argomento del quale non è con me che devi parlarne. Ricordi?” le disse dolcemente e lei annuì.   

Poco dopo, la porta della stanza si aprì e uscì il dottore seguito da due infermiere.
Calum e Haley si avvicinarono, ansiosi di sapere le condizioni di Ashton.
Il dottore li informò, dicendo loro che non erano molto gravi ma che sarebbe dovuto restare comunque almeno tre giorni in ospedale per degli accertamenti. Le lesioni che aveva riportato erano meno gravi di ciò che erano sembrati, ma non erano comunque da sottovalutare.
Salutarono cordialmente il dottore e entrarono nella stanza.
Tutto quel bianco fece quasi venire il capogiro ad Haley, ricordandole un altro dei motivi per cui odiava gli ospedali. Si guardò intorno, osservando che ci fossero quattro letti nella stanza, ma solo uno era occupato. Incerta, si avvicinò al letto in cui era disteso Ashton.
“Labbro spaccato, lividi sul petto, lesione alla costola destra. Vi siete preoccupati per nulla” scherzò Ashton. Calum e Haley si guardarono stupiti, un po’ per il fatto che scherzasse sulle sue stesse condizioni, ma soprattutto per il fatto che stesse scherzando. Lo faceva raramente quando era in compagnia di Calum, ma mai se nella stessa stanza fosse presente anche Haley. E risero, insieme.
“Ti mando a fare una visita in obitorio, ti va?” gli disse Calum, rivolgendogli uno sguardo complice. “E credimi, lo farò. Se torni su quel ring, lo farò. ” disse serio.
Ashton annuì, per poi distogliere lo sguardo dall’amico e rivolgerlo ad Haley. E rimasero così per qualche secondo, lui con uno sguardo deciso, lei imbarazzata. Non riusciva a reggere il suo sguardo, non ora.
“Qualcuno sa dirmi che ore sono?” chiese Ashton, cercando di sollevarsi un po’ e pentendosene subito dopo e ricevette risposta da Calum.
“Oh, è tardi. Josh mi uccide” disse Haley, cercando di recuperare il suo cellulare “La batteria è morta, Cal puoi prestarmi il tuo?”
Il moro gli passò il suo cellulare e lei uscì dalla stanza per chiamare Josh.
Dopo qualche squillo, rispose e Haley si ricordò improvvisamente che non sapeva cosa avrebbe potuto dirgli.
“Josh, sono Haley”
“Haley, dove sei finita? Ho provato a chiamarti ma..”
“Il mio cellulare è scarico, praticamente morto. Josh, io sono con Calum e Ashton”
“Dove, Hal?” le chiese e sentì il suo tono di voce farsi più freddo.
“Josh, non preoccuparti. Sto bene, solo che siamo in ospedale.”
“Cosa è successo? Sto arrivando, Hal”
“No Josh, aspetta!” si affrettò a dire Haley, prima che Josh chiudesse la chiamata “Ashton ha avuto un piccolo problema. Io sto bene, Calum anche. Non preoccuparti, volevo solo dirti che non tornerò a casa presto. Non arrabbiarti, ti prego.”
“Haley, devi tornare a casa adesso.”
“Josh, ti prego. Starò attenta, ma non posso andarmene. Resto qui, cerca di capire.”
“Fai attenzione Haley. ” disse Josh e chiuse la chiamata.
Haley sospirò, ma cercò di non pensare al fatto che ci sarebbe potuta essere un’altra discussione quando sarebbe tornata a casa.
Prima che tornasse dentro la stanza, uscì Calum. Il suo volto era più tranquillo ora, e Haley né fu felice. Sapeva quanto Ashton fosse importante per lui, e  quanto fosse difficile aiutarlo dal momento che Ashton rifiutava qualsiasi aiuto.
E sorrise, pensando che tra tutti forse era quello più forte. Che nonostante tutto, non si era arreso. Che nonostante tutto, continuava a stare accanto alle persone che voleva bene.
“Ashton si è addormentato. Vuoi che ti riporti a casa?” le chiese una volta essersi avvicinato.
“Resterà da solo questa notte?”
“Ha detto che non vuole nessuno qui. Credo lo abbia detto per non farmi restare, ma non voglio contraddirlo. Andiamo?” le sorrise.
“Rimango con lui questa notte. ” disse decise, ma Calum sospirò non molto sicuro della cosa.
“Haley non so se è una buona idea. Non voglio che se la prenda con te.”
“Non lo farà, o se lo farà non m’importa. Cal, deve smetterla. Non può rifiutare l’aiuto di tutti per sempre. Ne ha bisogno, e si vede! Non voglio tirarmi indietro.”
“Oh, Hal” Calum le sorrise “Quello che hai appena detto, è vero. Resta pure. Però una cosa, quello che hai appena detto su Ashton vale anche per te.” Le diede un bacio sulla guancia e andò via.

Haley entrò nella stanza e si avvicinò silenziosamente al letto sul quale si trovava Ashton. Aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare mentre il petto si alzava e abbassava. Aveva un livido sullo zigomo destro, un taglio sul sopracciglio e un altro taglio sul labbro gonfio. Istintivamente gli spostò alcuni ricci che gli coprivano la fronte, e restò a guardare la sua espressione tranquilla sul volto. Gli sarebbe tanto piaciuto vederlo così anche quando era sveglio, magari quando parlava con lei.
Ashton si mosse leggermente e Haley ritirò velocemente la mano, sperando che non lo avesse svegliato. Quando vide che continuava a dormire tirò un sospiro di sollievo e si allontanò per prendere una sedia.
“Haley” fu un sussurro appena udibile, ma nella stanza c’era abbastanza silenzio per permettere ad Haley di sentirlo. Si girò ma trovò Ashton era nella stessa posizione di prima, con gli occhi ancora chiusi facendole pensare che stesse ancora dormendo.
“Perché sei qua? Ho detto a Calum di riportarti a casa.” Sussurrò ancora, dopo qualche minuto di silenzio.
“Lo so ” prese una sedia e la portò poco distante dal letto di Ashton e si sedette, indifferente alle parole del biondo. Sarebbe rimasta lì, qualsiasi cosa lui le avrebbe detto.  
“Puoi andartene se vuoi..” Ashton aprì gli occhi e girò il volto, incrociando il suo sguardo.
“Voglio restare qui, Ashton.” rispose decisa, cercando di reggere il suo sguardo.
Ashton rimase in silenzio, senza smettere di guardarla. Dopo un po’ sospirò e annuì, per farle capire che fosse d’accordo. Lei tirò un altro sospirò di sollievo, e cercò di non sorridere. Che Ashton non avesse iniziato ad urlarle contro chiedendole di sparire era già una piccola vittoria per lei.
“Dovresti riposare” gli disse gentilmente, mentre lo guardava osservare il buio fuori dalla finestra.
“Restare qui ti darà problemi con Josh”
“Ashton, resto.” Il biondo si voltò nuovamente verso di lei e restò immobile a fissarla, poi le sorrise debolmente e Haley quasi pensò di esserselo immaginato.
Lo vide spostarsi per poi indicare con la testa lo spazio vuoto del letto.
“Non credo sia una buona idea, staresti scomodo” disse imbarazzata, sperando che non insistesse.
“Vieni” Questa volta il tono di voce era autoritario, come sempre. Haley si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente al letto, sperando che la lasciasse stare su quella sedia. Ma Ashton non lo fece, così si sdraiò accanto a lui facendo attenzione a non toccarlo. Aveva l’addome fasciato e temeva anche solo di sfiorarlo per paura di fargli male, così si tenne a distanza da lui.
“Non ti mangio mica” le sussurrò, avvicinandola a lui.
“Potresti farti male, Ashton” gli fece un cenno verso la benda che gli copriva l’addome, ma lui la ignorò e la avvicinò a se facendole posare la testa sul suo petto.
“Ci stiamo già facendo del male, Hal.” La strinse a se e appoggiò il mento sopra la sua testa. “Ce ne faremo ancora, entrambi.” 





____Spazio autrice________________

Uhm no, non sono morta. Purtroppo per voi, sono ancora qui.
Quanto tempo è passato? Un mese,due? Che vergogna. Davvero, mi dispiace tantissimo. Però ragazze ho avuto tanti problemi e cose varie, tra scuola e altro e beh eccomi qui, ad aggiornare dopo mesi.
Capisco se non seguirete più la storia, non vi preoccupate. Ci tengo solo a scusarmi con voi. Per chi continuerò a leggere al storia, spero il capitolo vi piaccia e spero di non avervi deluso. Anche se sono consapevole del fatto che non sia il massimo questo capitolo.
Scusatemi tanto.
Baci,
Giada

 
  
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