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Autore: A_Typing_Heart    03/04/2015    2 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-Dovresti dormire un po', hai un aspetto terribile.-
-Grazie tante, Kikyo. Apprezzo la tua sincerità, ma ho notato anche io le occhiaie.-
Byakuran era sdraiato sul divanetto bianco nella stanza ricreativa dei capitani, ma non riusciva a chiudere occhio. Si girò sul fianco cercando una posizione comoda, ma quel divano non brillava per comfort, per di più era più corto di lui e in qualsiasi modo si mettesse aveva mezza gamba al di là del bracciolo, a meno di raggomitolarsi.
-Mettiti su quell'altro divano, non è più semplice?- osservò Kikyo prendendo posto alla poltrona.
-Voglio questo qui... è bianco.-
-E quindi?-
-Mi ricorda la mia stanza bianca, la camera di Mukuro chan.- disse Byakuran con un sospiro. -Vorrei essere lì adesso, e invece sono inchiodato qui... Mukuro chan si sentirà solo, non è abituato a stare senza di me.-
-Non è un cane, se la caverà.-
-Spero che lo stiano trattando bene, o farò una strage.-
-Beh, sarebbe una buona idea, libereresti posti di lavoro.- osservò con noncuranza l'altro, bevendo del tè. -Ultimamente c'è una gran polemica per la lunga attesa per un tirocinio.-
-C'è un lungo tirocinio perchè ci tocca tenerli anni, non imparano mai niente!- sbottò Byakuran, mettendosi seduto. -Dannazione, tanto varrebbe insegnare la disciplina a un forno a microonde.-
Kikyo forse pensò di rispondere, ma ci ripensò perchè si limitò a bere un altro sorso di tè. Byakuran sbuffò ripetutamente, quando cominciava a innervosirsi preferiva sfogarsi lamentandosi a oltranza, altrimenti restava di cattivo umore tutto il giorno. Una fitta di rimpianto lo colse quando pensò alla volta che aveva preso a sberle Mukuro solo perchè aveva parlato di cannoni e gli aveva fatto tornare in mente i due imbecilli sempre strafatti che aveva pizzicato di nuovo a fumare sulla scala di emergenza. Poverino, lui non aveva nessuna colpa per quei due, ma era nervoso e l'aveva picchiato senza motivo...
Ignorò il suono del telefono, assorto com'era nel pensare a Mukuro. Era stato nel giusto quando aveva deciso di salvargli la vita dopo le ferite inferte dalle frustate. Il loro non era un comune rapporto tra prigioniero e carceriere, non lo era più. Erano intimi ormai, non solo fisicamente, ma spiritualmente. Sapevano praticamente tutto uno dell'altro, si conoscevano meglio di quanto avessero conosciuto o fossero conosciuti da chiunque altro al mondo. Non avrebbe mai dimenticato la notte in cui aveva medicato le ferite di Mukuro, come ogni sera personalmente, e lui aveva riso di un insulto che aveva tirato alla bottiglia del disinfettante che era caduta e si era aperta. Mukuro aveva veramente riso, e non per schernirlo. Era stato in quel momento che aveva capito che il loro era un rapporto speciale, qualcosa che non avrebbe avuto con nessun altro per il resto della sua vita...
-Byakuran?- fece da molto lontano la voce di Kikyo. -Byakuran, il tuo vice dal carcere ti sta cercando... dice che non rispondi al tuo telefono personale.-
Byakuran prese il telefono dell'ufficio chiedendosi intimamente dove il suo cellulare fosse, dato che non si ricordava di averlo usato da quando era arrivato. Forse nemmeno lo aveva portato con sè a Namimori.
-Che cosa c'è, Dai-chan?- trillò vivace come un canarino.
-Signore, abbiamo avuto un grosso problema la scorsa notte.-
Improvvisamente una forte sensazione di angoscia si impadronì di lui. Aveva la certezza che qualsiasi problema ci fosse stato riguardasse Mukuro.
-Che tipo di problema?- chiese in tutt'altro tono. -Come sta Mukuro?-
-Noi... non possiamo attestare lo stato di Rokudo Mukuro, signore.-
-Cosa?-
-Ecco... signore, questa notte c'è stato un tentativo di sommossa da parte dei detenuti per una leggerezza commessa dal nuovo tirocinante... la questione è stata risolta, ma... Rokudo Mukuro è scomparso lasciandosi alle spalle sette guardie prive di vita... sospettiamo che sia stato il capitano Hibari Kyoya a farlo scappare.-
Byakuran non registrò nulla di ciò che l'uomo disse fra le parole "Mukuro è scomparso" e "Hibari Kyoya". Aveva sentito tante voci riguardo quel giovanissimo capitano che aveva avuto molta gloria in breve tempo, che si diceva fosse invischiato con Rokudo Mukuro. Dicevano che si conoscevano da tempo, addirittura che fossero amanti, ma lui non ci aveva mai creduto. Mukuro non gli aveva dato nulla durante la sua esecuzione, non aveva emesso un singolo verso, non aveva pianto. Lui non amava quell'uomo, non l'aveva nominato nemmeno una volta in un mese, come poteva andarsene con quell'Hibari, di punto in bianco? Mukuro amava lui, nessun altro... doveva essere stato portato via, era l'unica spiegazione...
-Quando... quando è successo?-
-La notte tra mercoledì e giovedì, signore... il capitano Hibari è arrivato poco dopo la sua partenza per Namimori... un'ora dopo era tutto finito, le recinzioni distrutte e Rokudo Mukuro era ormai sparito...-
Una vena cominciò a pulsare fastidiosamente sulla tempia di Byakuran. Possibile che fossero capaci di perdere Mukuro appena li lasciava soli per un paio d'ore? Un paio d'ore e un tirocinante maledetto combinava qualche danno, e un traditore bastardo portava via il suo Mukuro, la regina del suo alveare, il gioiello della sua corona... qualcuno avrebbe pagato per non averlo protetto a dovere, ma prima di tutto doveva ritrovarlo...
-Non mi interessa a quale demonio venderete l'anima, ma trovate qualche maledetto indizio, o sarò io a mangiarvela un pezzo alla volta.-
Chiuse la telefonata e fissò torvo lo stendardo di fronte a lui come se volesse incenerirlo. Kikyo non poteva cogliere l'accaduto solo da quello che aveva sentito dire al collega capitano, ma lo sguardo era foriero di cattive, pessime notizie. Anche se conoscendolo poteva essere solo un altalenante umore.
-Che cosa è successo?- gli chiese allora, con tutte le cautele del caso.
-Hanno rapito Mukuro dal mio carcere. Lo hanno portato via dal mio carcere.- disse come se nemmeno lui potesse credere a cosa diceva. -Nessuno ha mai lasciato quel carcere da quando sono lì, nè vivo nè morto, e tra tanti... mi hanno portato via Mukuro!-
Byakuran tirò un pugno così forte al bracciolo che ne rimase il solco e si alzò camminando nervosamente per la stanza, in tondo attorno ai divani, sicché Kikyo faceva oscillare la testa per seguirlo come un gatto che segue un puntino laser, e aveva visibilmente il sacrosanto terrore di essere ucciso nell'attimo in cui gli passava esattamente alle spalle. Ma il capitano dai capelli bianchi era assorto nei suoi pensieri, che erano più di angoscia per la sua perdita che di rabbia per l'incompetenza dei suoi sottoposti.
-Che cosa faccio adesso? Devo ritrovarlo, devo ritrovarlo a qualsiasi costo! Ho bisogno di una squadra speciale, loro non si faranno trovare da dei vigilantes di ronda...-
-Non puoi impiegare una squadra speciale, Byakuran... vanno autorizzate dal generale e... beh, gli hai sparato in testa due sere fa...-
-Ma che... potrebbero metterci settimane a decidere chi sarà il prossimo!-
-Non potevi pensarci prima di spargere il cervello dappertutto?- osservò Kikyo seccato.
-Quello voleva sospenderci! Sospendere me e te, denunciarci per abuso di potere e violazione del codice della dignità umana! Io sarei finito smembrato e tu impiccato sulla piazza nudo come un verme! Avresti preferito così? In quel caso potevi benissimo non chiamarmi.- sentenziò Byakuran fissandolo. -Non fare finta che io non ti abbia fatto un favore, Kikyo. Mi devi molto più di quanto pensi. Il fatto che siamo amici da anni non significa che io non possa camminare sul tuo cadavere se mi serve per qualcosa che desidero davvero, quindi ti consiglio di non farmi la predica.-
-Questo non toglie che tu non possa fare tutto quello che ti pare... sì, dentro al carcere di Sekko sei il re e fai come ti pare, non devi rispondere a nessuno, ma questo è il mondo reale, e qui sei sotto al generale, ai suoi vice, al Consiglio e ai ministri. Devi rispondere a tutti loro di tutte le tue azioni e chiedere il permesso di fare quello che vorresti.-
Sebbene pensasse che Kikyo era stato fin troppo irriverente nei suoi confronti, non poteva ignorare la verità che gli stava dicendo. Era il re del suo piccolo regno, ma il mondo era molto grande al di fuori del suo territorio, c'erano molti altri re, e funzionari, e un imperatore... e se voleva essere davvero libero doveva essere lui l'imperatore... allora avrebbe potuto condurre la trattativa con i terroristi come preferiva, mobilitare anche l'intero esercito per rivoltare il paese e trovare la sua regina... e se era l'unica speranza di riavere Mukuro, era disposto a vendersi nel peggiore dei modi pur di avere quella poltrona...
-Chi pensi sarà il prossimo generale?-
-Beh, non tu... e temo nemmeno io.- ammise Kikyo. -Credo che potrebbe essere Tsunayoshi, il figlio... il generale continuava a dare dei favori alla redazione in cui era impiegato per non promuoverlo nella speranza che si stancasse di fare un lavoro mediocre e prendesse una carriera in politica.-
-Tch, e Tsunayoshi è anche capace di piangere per un padre del genere?-
-È comunque meglio del tuo, almeno lui voleva una carriera rilevante per suo figlio... il tuo ha svuotato la casa come un ladro e se n'è andato, nemmeno sai come si chiama.-
-Kikyo, è il giorno che ti faccio ingoiare un servizio di porcellane in frantumi.-
-Ti sto dicendo che Tsunayoshi nonostante tutto lo amava. Amava tutta la sua famiglia, al contrario di te, e al contrario di te ama i suoi amici. Se vuoi entrare in sintonia con lui devi capire che tipo di uomo è.-
-Visto che lo conosci così bene, illuminami, invece di parlare di quel pezzo di merda di mio padre.-
-Beh, a quanto dicono, se gli tiri contro un sasso lui può perdonare sia te che il sasso.- disse Kikyo scrollando le spalle. -Ricordi l'incidente al centro commerciale, dove un ragazzo venne ferito alla gola da dei sequestratori che volevano lasciare il paese?-
-Sì, me lo ricordo... ero anche io al centro commerciale quel giorno.-
-Beh, il ragazzo ferito era lui... ha rischiato di morire e di non poter più parlare, ma ha scritto una lettera al ministro delle punizioni per chiedere clemenza per l'uomo che l'aveva quasi ammazzato. Questo è Sawada Tsunayoshi, una persona con un senso della giustizia e della clemenza che tu nemmeno la sogni.-
-Meglio così, le persone così buone sono facili da conquistare e da manipolare.- constatò lui. -Avanti, muoviti, andiamo.-
-Andiamo? Andiamo dove?-
-Andiamo a scusarci con la cameriera per quello che è successo l'altra volta.- disse Byakuran con un tono nuovamente allegro. -Però togliti i pantaloni buoni perchè ci dobbiamo inginocchiare.-


-Tocca a te, Tsuna san!-
Tsuna si riscosse dal torpore e guardò le carte che aveva in mano, poi quelle che stavano sul tavolo, tentando invano di ricordare come si contavano i punti. Prese tempo spulciando l'abbondante dozzina di carte che aveva mentre cercava di contare. Non si poteva dire che Haru non fosse una ragazza adorabile, faceva tutto il possibile per distrarlo dalla morte di suo padre e Basil le dava il maggior sostegno possibile, ma era difficile non pensarci. Era difficile non continuare a domandarsi di che cosa voleva parlare ed era atroce pensare che proprio Hayato potesse avergli portato via quello che restava della sua famiglia. Possibile? Possibile che proprio la persona che pensava lo amasse avesse messo la sua missione e la sua vendetta davanti alla felicità del suo compagno? Ormai la vita gli sembrava una collezione infinita di momenti tristi e malinconie. Se non avesse avuto Haru da proteggere e Basil accanto non avrebbe avuto dubbi: avrebbe seriamente pensato di farla finita.
Proprio in quel momento venne a capo della questione del punteggio e posò tutte le carte sul tavolo in un certo ordine, tra la perplessità di Basil e Haru, entrambi con un paio di carte da piazzare.
-Ho chiuso.-
-Non è possibile!- esclamò Basil. -Sei riuscito a chiudere di nuovo con dieci carte?!-
-Tsuna san, non stai barando, vero?-
-Sapete com'è... fortunato al gioco, sfortunato in amore.- commentò lui vacuamente.
-Facciamo un'altra partita! Haru vincerà, deve vincere!-
-Haru, potrei vincere anch'io.-
Tsuna accarezzò Uri che gli dormiva sulle gambe senza prestare attenzione ad Haru che mischiava le carte e a Basil che tentava invano di spiegare che statisticamente avrebbe avuto anche lui una possibilità su due di vincere qualora non l'avesse fatto Tsuna. Stava ancora rimuginando sui fattacci dell'ultimo periodo quando il suo sguardo si fissò sul dieci di picche, una carta favorevole. Era la sua carta fortunata, ogni volta che la pescava era sicuro di vincere. Si mise a pensare che ora che non aveva più niente avrebbe anche potuto giocarsi tutto quello che aveva a poker. Non che fosse molto, la casa era in affitto e per lavorare prendeva l'autobus, non aveva una macchina... giusto una bicicletta... per come giravano le cose avrebbe potuto anche ritrovarsi ricco, chissà... poi si ricordò un piccolo dettaglio: il poker e tutti i giochi d'azzardo erano proibiti dall'Haido. Tsuna giocò una carta con insolita ferocia. Sarebbe valsa la pena di diventare il generale dell'Haido soltanto per distruggerlo... cancellare tutti i codici tranne quello della dignità umana, abolire tutte le restrizioni, eliminare l'embargo, liberare tutti i prigionieri politici e sciogliere il regime militare per sempre... poi riassegnare il potere al governo giapponese e sputtanarsi tutti i soldi al poker al punto di dover pagare i debiti in natura.
Natura... era meglio non stare nemmeno a pensarci, nonostante tutto lo schifo che gli pioveva addosso riusciva anche a sentire quanto gli mancasse un contatto fisico intimo. O forse, proprio perchè tutto il resto era uno schifo avrebbe voluto dimenticarsi l'intero universo per almeno dieci minuti...
Quando trillò il campanello Basil, Haru e Uri sobbalzarono, tranne lui. Ormai c'erano ben poche cose che gli importassero, e nessuna di quelle poteva suonare il campanello. Visto che nessun altro si decideva ad alzarsi e aprire, abbandonò le carte, spostò il gatto sulla sedia più vicina e ci andò di persona. Quando l'uscio si aprì non si sorprese di trovare Byakuran, ormai era onnipresente, l'aveva in casa almeno quattro volte al giorno.
-Buongiorno, Tsunayoshi kun.-
-Byakuran.- disse senza entusiasmo.
-Possiamo entrare?-
-Lui non entra in casa mia, mi pareva di avertelo già detto.-
Byakuran e Kikyo si scambiarono un'occhiata perplessa. Il capitano con i capelli bianchi si ricompose ed esibì un sorriso pieno di subdola aspettativa.
-Tsunayoshi, Kikyo ci terrebbe molto a entrare... siamo venuti per parlare con Haru chan.-
-Oh? Questa è nuova davvero.- ribattè lui sempre con un tono piatto. -E che volete da Haru stavolta?-
-Beh, se vuoi non entriamo, Tsunayoshi.- fece Byakuran in tono seccato. -Ma almeno spostati in modo che ci possa vedere.-
Byakuran allungò il braccio e lo spostò di lato in malomodo, ma prima che Tsunayoshi potesse protestare entrambi i capitani erano inginocchiati sulla soglia con la fronte che toccava per terra. Qualsiasi suono gli morì nella gola dalla sorpresa. Si voltò verso il tavolo e vide Basil e Haru con la stessa sua espressione. Certo non si aspettava delle scuse così scenografiche da due capitani della milizia a una cameriera.
-Haru chan, ci dispiace moltissimo per essere stati dei vigliacchi!-
-Abbiamo avuto paura di ribattere al ministro.- convenne Kikyo, anche se con un tono molto meno disperato di quello di Byakuran. -Avremmo dovuto chiedergli di non punirti e non l'abbiamo fatto.-
-Haru chan, perdonaci!-
-Oh, cielo, quanta pateticità tutta in una volta.- li schernì Tsuna, solo per il gusto di infierire sulla scena già abbastanza umiliante. -Haru, fossi in te metterei quei sandali con i tacchi e ci camminerei sopra prima di buttarli fuori a calci.-
-Tsunayoshi kun, che crudele!-
-Sawada kun, con tutto il rispetto, noi siamo qui per Miura, non per te.- soggiunse Kikyo, tenendo gli occhi chiari fissi su Haru. -Ti prego di restare fuori dalla discussione.-
Interdetto, Tsuna tacque e guardò verso il tavolo. Haru si era alzata ed era a pochi passi, con Basil accanto. Sembrava sconvolta, confusa. Non faticava a capire che la loro redenzione improvvisa la insospettisse. Non aveva idea di cosa dire, e la sentì sussurrare appena a Basil accanto a lei. Per quanto avesse teso l'orecchio  non riuscì a distinguere nessuna parola.
-Devi fare quello che senti di fare, Haru.- le rispose Basil abbastanza forte da essere udibile. -Nessuno ti obbliga a dare loro una risposta se non vuoi.-
Byakuran teneva gli occhi chiusi così stretti che sembrava si aspettasse davvero di essere preso a calci, Kikyo al contrario teneva gli occhi azzurri spalancati e fissi sul legno della veranda. Tsuna cominciò a subodorare qualcosa, forse il vero motivo per cui erano venuti a scusarsi di persona con Haru in un modo tanto plateale. Avevano forse paura che il nuovo generale (e c'erano due buone possibilità che si trovasse dentro quella casa) li facesse condannare per quello che era accaduto ad Haru? Speravano di convincerla a non denunciarli?
Haru però fece qualche timido passo fino alla porta e si accovacciò davanti a loro.
-Capitano Byakuran.... Capitano Kikyo... io... io accetto le vostre scuse.-
Byakuran alzò la testa così velocemente che la fece sobbalzare e le fece un gran sorriso.
-Grazie! Grazie mille, Haru chan!-
Byakuran diede una gran serie di pacche sulla schiena di Kikyo sperticandosi in gentilezze su Haru e la sua dimostrazione di forza interiore, ma Tsuna non la beveva così facilmente. Era chiaro che avevano qualcosa in mente che non era il rimpianto, era sempre più convinto che lo facessero per un comodo tornaconto. Meglio inginocchiarsi e chiedere perdono che finire impiccati, smembrati o fucilati...
Prima che potesse rendersene conto i due capitani erano entrati in casa invitati da Haru. Irritato Tsuna chiuse la porta senza protestare e si sedette in poltrona, di umore nero come la pece, a sentire Byakuran con la sua voce sovreccitata da ragazzino fare i più svariati sciocchi commenti su qualsiasi cosa, dal tempo che faceva fuori al calduccio che faceva in casa, dal fermacapelli di Haru a...
-Che bel gatto, io adoro questo gatto.- disse prendendo Uri. -Sembra un leopardino, no? Non è un amore?-
Il capitano praticamente sbattè la gatta sulla faccia del suo collega che si ritrasse bruscamente. Non servirono spiegazioni, perchè un attimo dopo starnutì violentemente.
-Oh, mi sono dimenticato che sei allergico al pelo!-
-S-stavo già per starnutire sulla porta e tu mi metti in faccia quell'animale!- protestò Kikyo, i cui occhi iniziavano già a diventare rossi e lacrimanti. -Che diavolo, Bya...-
Starnutì più e più volte mentre Haru correva a prendere dei fazzoletti di carta e Byakuran si profondeva in scuse, tenendo il gatto più lontano possibile dal collega. Alla fine Basil si decise a prendere il felino e a portarlo di sopra in quello che era un piccolo studio dove Iemitsu teneva le scartoffie che non entravano nel suo ufficio. Tsuna era piuttosto infastidito all'idea che Uri dovesse essere chiusa da sola in una camera solo perchè a quel capitano dava fastidio il suo pelo. Era molto più casa di Uri che di Kikyo o di qualsiasi membro dell'Haido, ormai...
-Faccio del tè, magari...- si offrì Basil.
-Basil, non ci provare nemmeno.- fece Tsuna, alzandosi dalla poltrona. -Lo faccio io.-
-Ah... scusa, Sawada dono.-
-Ti do una mano, vuoi?-
Senza aspettare una risposta Byakuran saltò in piedi e lo seguì nella cucina. Tsuna decise di fare finta di niente e mise l'acqua nel bollitore senza nemmeno guardare dalla sua parte, dopodichè lo schivò per raggiungere il fornello. Byakuran aveva perso quell'aria gioviale che aveva poco prima e quando finalmente si decise a incrociare gli occhi con lui temette che avesse delle pessime notizie da dargli in privato.
-Senti... Tsunayoshi kun... posso farti una domanda?-
-Puoi, ma non è detto che io ti risponda.-
-Ho sentito dire che... che... Gokudera Hayato era il tuo... amante... è vero?-
Tsuna lo fissò senza battere ciglio, ma nella sua testa sfrecciavano ipotesi su chi potesse averglielo detto. Sì, non ne avevano mai fatto un mistero, ma erano discreti visto che Hayato era un insegnante al liceo. Non erano mai andati in giro mano nella mano, difficilmente si erano lasciati andare a momenti romantici in luoghi pubblici, fatta eccezione per qualche fugace bacio sul viso se erano al "solito posto", il loro bar preferito, in un angolo della saletta, quasi del tutto al sicuro. Vivevano insieme, ma non erano gli unici, tanti amici vivevano condividendo le case per ridurre le spese...
-Se fosse?-
-È un sì?-
-Che ti frega se lo è?-
-Solo pensavo che fosse... ancora più difficile per te affrontare la morte di tuo padre se si scoprisse per certo che il tuo ragazzo lo ha ucciso... certo, il bracciale è solo una cosa indiziaria, no? Magari il generale ha avuto una discussione, forse ha cercato di catturarlo dato che era evaso e gli ha strappato il braccialetto... forse lo aveva semplicemente in mano mentre rifletteva sul da farsi e l'assassino lo ha sorpreso...-
-Byakuran, non serve indorarmi la pillola. Pensate che sia stato lui oppure no?-
-Al momento, è l'unico indiziato che abbiamo... ma stiamo ancora cercando.-
Tsuna non aveva nessuna voglia di parlare di Hayato, delle possibilità e delle indagini. L'unica cosa che poteva e voleva fare era aggrapparsi al futuro, fosse soltanto un minuto più avanti. Aggrapparsi a quella prossima tazza di buon tè, alla sera sul divano con Uri che faceva le fusa senza chiedergli come stava e senza guardarlo come se fosse un essere da compatire, alla piccola pillola che gli avrebbe permesso di dormire senza sognare niente di angosciante. Del passato non voleva parlare. Cosa non avrebbe dato per poter tornare al giorno del suo compleanno, per restare qualche minuto in più e incontrare Mukuro, per evitare la discussione che aveva avuto con Hibari e che aveva generato tutto questo caos. Che cosa non avrebbe dato allora, alla luce di ciò che era stato, per perdere suo padre quando era ancora un ragazzino, l'Haido non esisteva e la mamma non era malata... ma l'universo delle possibilità mancate era straziante, non voleva pensarci...
-Uhm... Tsunayoshi kun, tu... hai... avevi chiuso con Gokudera kun?-
-Byakuran. Non mi piacciono le tue domande, se vuoi sapere qualcosa di preciso dimmelo.- sibilò Tsuna, tentato di lanciargli contro il bollitore. -Vuoi sapere se ho fatto evadere Hayato? Se l'ho aiutato a uccidere mio padre?-
-... Voglio solo sapere se ti andrebbe un po' di compagnia.-
La furia con cui stava stritolando il barattolo del tè svanì all'improvviso, lasciando il posto alla più completa perplessità. Guardò Byakuran a occhi spalancati, incapace di decidere se indignarsi o mettersi a ridere.
-Come?-
-Tu... non sai che lavoro faccio, vero?- domandò Byakuran, segnando il bordo di una tazza con il dito, senza guardarlo negli occhi. -Io... sono il sovrintendente del carcere per oppositori politici di Sekko... sono quasi sempre là... un paio di volte vengo qui per vedere altri capitani, per avere un po' di notizie su quello che succede... vivo dentro il carcere da anni... capirai che non... non ho molta compagnia lì...-
Tsuna lo fissò con stupore crescente. Quell'uomo dirigeva la bocca dell'inferno, il carcere con la fama di un lager, il posto dove Mukuro aveva passato i suoi ultimi giorni...
-Ho pensato che noi due abbiamo... un po' di cose in comune... sai, anche il mio ragazzo è sparito da un momento all'altro mentre io non ero a casa... e mio padre, tuo padre... penso che noi due possiamo comprenderci meglio di chiunque altro...- proseguì Byakuran in tono pacato, quasi guardingo. -Forse non è un caso che ci siamo incontrati ora... forse è destino... e...-
Tsuna non aveva cambiato opinione su Byakuran e continuava a pensare che parlasse troppo per i suoi gusti, ma seguendo un innaturale istinto di conservazione si aggrappò all'ennesimo "futuro" che gli si presentava davanti. Ogni occasione era buona per dimenticarsi quell'orrendo passato e senza il minimo indugio si alzò in punta di piedi e incollò la bocca a quella di Byakuran, che finalmente si decise a smettere di parlare. Con l'impazienza di un bambino che scarta un regalo di natale tanto sospirato, Tsuna si fece strada sotto giacca, camicia e cintura. Non gli era mai successo di spogliare qualcuno della milizia, avevano addosso un sacco di strati superflui per i suoi gusti. In compenso, la spavalderia che aveva imparato ad associare a Byakuran sembrava scomparsa, subiva piuttosto passivamente l'intraprendenza di Tsuna e sembrava che in certi attimi fosse sul punto di tirarsi indietro... cosa che però non avvenne, nonostante l'alto rischio di essere sentiti o visti, a pochi metri e una sola porta di distanza da Kikyo che continuava a starnutire saltuariamente e Basil che parlava a voce più alta della sua allergia al lattice. Andava tutto bene per Tsuna finchè lo sguardo non gli cadde sul braccialetto azzurro di corda al polso sinistro. Per un lungo, angosciante momento si sentì sporco e colpevole, ma poi lo strappò rabbiosamente e lo lanciò in un angolo della stanza sotto gli occhi confusi di Byakuran. Non era giusto che tornasse a tormentarlo, non era giusto che il pensiero di Hayato aleggiasse su di lui come una maledizione... quante volte Hayato aveva fatto lo stesso e senza nemmeno provare vergogna nell'indossare un bracciale con il nome di un altro, o un abito che Tsuna gli aveva regalato? Tante, troppe volte, non era giusto che gli restasse quel guinzaglio al collo a frenarlo...
-Tsunayo...-
-Ssh, sta' zitto... non distrarti...-
Dopo circa dieci minuti di fuoco e fiamme Tsunayoshi tornò nel salotto con il tè, mentre finalmente Kikyo aveva smesso di starnutire. Basil faceva del suo meglio per fare un'amabile conversazione e Haru sospirò di sollievo nel veder ritornare il padrone di casa, soprattutto perchè il suo umore sembrava decisamente meno cupo. Per contro, Byakuran dondolava la tazza con l'aria confusa di qualcuno che aveva preso un gran brutto colpo in testa e non aveva ancora ben capito dove si era svegliato.
   
 
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