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Autore: Loveroflife    03/04/2015    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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''Come scusa?!'' Victor credeva di aver capito male, sentendo quelle parole.
''Si, sono venuto a trovare la mia donna.'' Continuò imperterrito Carlo, avvicinandosi sempre più con fare minaccioso a Victor.
''Veramente sapevo fosse sola. Non mi aveva detto di avere un uomo.'' Si difese Victor, con fare altrettanto sfottente.
''Infatti non ho un uomo.'' Si intromise Marika, sentendo le gambe cedere e la voce farsi sempre più flebile.
''Infatti stamattina mi sono svegliato nel suo letto.'' Carlo sfidò Victor, lanciando questa perla che lasciò sbigottito il chitarrista e sconvolta Marika, per l'ammissione ricca di doppi sensi.
''Ah si, è cosi Marika?'' La fissò, incavolatissimo, Victor che proseguì con il suo monologo. ''Ti sei svegliata con lui? E il bacio di prima, perchè me l'hai dato?'' La fissò, deluso e arrabbiato.
''Per pietà, probabilmente.'' Si intromise Carlo, con un ghigno in faccia.
''Tu fatti i cazzi tuoi.'' Victor lo fulminò, continuando a guardare Marika.
''Sono cazzi miei, coglione. Dopo che hai fatto il puttaniere per sei anni, ti conviene continuare per la tua strada, senza intralciare quella altrui.'' Fu a quelle parole che Victor si rivolse completamente al medico, indicandolo.
''Tu non sai niente della mia vita, stronzo che non sei altro. Fai bene a restarne fuori, prima che io ti cambi i connotati.'' Ormai erano faccia a faccia, Victor e Carlo. Ormai erano sul piede di guerra.
''Avanti, alzami le mani coglione, e poi uscirai dal carcere quando avrai i capelli bianchi.'' Lo sfidò Carlo, dando una leggere spinta a Victor.
''Adesso basta!'' Urlò Marika, fuori di sé, facendo voltare i due battaglieri.''Fuori entrambi dalla mia stanza! Vi voglio fuori da qui entro dieci secondi!'' I due uomini restarono entrambi interdetti ma uscirono, con la coda tra le gambe. Victor, da uomo pacifico quale era prese una strada diversa dal suo nemico che, seguendolo con lo sguardo, aveva già in mente una vendetta per liberarsi di lui una volta per tutte.

 

Compose in fretta un numero di telefono sul suo cellulare, pregustando già cosa stava per fare.
''Pronto?'' Rispose in fretta Federico, un suo amico di vecchia data che adesso lavorava per l'Intelligence Italiana, i servizi segreti, insomma.
''Ricordi quando ti ho salvato la vita estraendoti un proiettile a crudo dalla schiena?'' Non fece neanche il suo nome, che il suo amico capì.
''Come posso dimenticare? Avevo promesso che ti avrei ricambiato il favore.''
''Mi serve una ricerca su una persona. Sta ronzando troppo vicino ad una mia preda e voglio allontanarlo al più presto.'' Sorrise, accendendosi un sigaro per rilassarsi.
''Carlo, sai benissimo che non posso farlo. Si, sono nei servizi segreti ma non posso fare ricerche su sconosciuti. Perderei il lavoro.'' Sembrava essere riluttante, ma il suo amico lo convinse con poco.
''Ti pago. Ti do il doppio del tuo stipendio. Sai benissimo a quanto ammonta la cifra. Devi farmi solo una ricerca brevissima, so che puoi farlo, e io provvederò a farti arrivare la cifra.'' E fu a questa proposta che il suo amico crollò.
''Eh va bene. Ma che non esca che l'ho fatta io. Qui sono capaci di farmi sparire in fondo al mare, con un masso attaccato ai piedi.'' Si misero d'accordo su dove trovarsi per lo scambio e il giovane medico ritornò al suo lavoro, come se niente fosse successo.

 

 

''Sei una cogliona.'' Furono le parole di Erika, pronunciate il pomeriggio seguente, a interrompere il racconto di Marika che aveva del paranormale.
''Concordo.'' Confermò Sara, addentando una patatina dal piattino degli aperitivi. ''E' ora che ti prendi le tue responsabilità e parli con i due fustacchioni. Il tuo cuore sa chi scegliere, ma devi farlo una volta per tutte prima di trovare la notizia sul giornale della morte di entrambi.
''Parlando di responsabilità, dove cazzo è Veronica? La stiamo aspettando da mezz'ora.'' La interruppe Erika, notando l'ora avanzare sul suo cellulare.
''Non chiederlo a me. Ci ha detto che doveva parlarci e di incontrarci al bar per le cinque.'' Sara aguzzò la vista sull'orologio del bar, che segnava le cinque e mezza. Fu in quel momento che Veronica entrò nel bar in tutta fretta, gettandosi sul divanetto dove erano sedute le sue amiche.
''Ti sei ricordata di noi?'' Fu Erika a parlare, indicandole l'orologio in chiaro segno di volerla riprendere per il ritardo.
''Scusate ma mi è successa una cosa pazzesca e... Non so come dirvelo.'' Veronica era un misto di tremolii e sorrisi.
''Sei incinta?'' Ipotizzò Marika, già vogliosa di prendersi cura del piccolo o della piccola.
''No.'' Sorrise Veronica, quasi commossa.
''Ti hanno promossa direttrice del giornale dove lavori.'' Teorizzò Erika, teoria seguita dalla negazione dell'amica.
''Ci sono! Hai perso cinque kili!'' Rise Sara, notando la faccia di disapprovazione di Veronica.
''Eh allora cosa aspetti? Diccelo, no?!'' Chiese Marika, bevendo il suo drink.
''Michele mi ha chiesto di sposarlo.'' Sputò la ragazza,euforica. La reazione delle amiche la lasciò abbastanza interdetta. Marika sputò il suo drink, Erika si affogò con il fumo della sigaretta e Sara quasi soffocò con un'ennesima patatina.
''E tu cosa hai risposto?'' Chiese Erika, mentre batteva con una mano la spalla della povera Sara, che rischiava davvero di soffocare.
''Ho risposto si. E voglio che tutte voi siate mie damigelle.'' Dopo questo momento di stupore, le ragazze si buttarono addosso a Veronica, sapendo che questo matrimonio l'avrebbe resa felice.

 

''Che cosa hai detto?'' Victor credeva di aver capito male, mentre correggeva i compiti del quarto su Antonio Vivaldi.
''Mi sposo.'' Michele saltellava dall'emozione, sotto lo sguardo attonito di Franco e di Angelo, riunitisi a casa di Victor per un caffè.
''Ma Veronica è incinta?'' Chiese Angelo, ancora sconvolto.
''No. Le ho chiesto di sposarla perchè voglio stare con lei tutta la vita.'' Michele sorrise, con gli occhi pieni di lacrime.
''Tu sei pazzo.'' Franco era a bocca aperta e con le mani unite sul mento, segno di una persona sconvolta che sta pensando. Il che era strano, per Franco.
''Sei sicuro della tua scelta? Hai ventisei anni, sei ancora giovane e piacente. Le tue alunne ti sbavano dietro, potresti divertirti ogni sera.'' Piero, il fratello maggiore di Michele era il classico bello e dannato. Molto più di quanto potesse essere Michele.
''Non fare il cretino, sto con Veronica da sei anni, non la tradirei mai per le mie alunne e voglio stare con lei per tutta la vita.'' Michele era cambiato. Fino a sei anni prima anche lui non avrebbe voluto sposarsi, neanche con una pistola puntata alla schiena. Saltava da ragazza a ragazza, proprio come un ape saltava di fiore in fiore, fino a quando non aveva incontrato Veronica nella stanza di Victor, in ospedale. Proprio in quel luogo di dolore erano crollate tutte le sue certezze e lui era cambiato, come cambia il giorno con la notte.
''Io sono dell'idea che dovresti divertirti a quest'età, e con i culetti delle tue alunne il divertimento è assicurato.'' Piero insisteva, seguito dalle risatine di Angelo e Franco.
''Come dargli torto... Ma se la ami, noi ti seguiremo.'' Franco lo abbracciò forte, facendogli già gli auguri.
''E va bene. Vorrà dire che ti organizzerò il più pazzesco degli addii al celibato. L'ultima notte da uomo libero la devi passare come si deve.'' Piero mollò la presa, abbracciandolo e sorridendo già al pensiero di quello che avrebbe combinato.
''Mio fratello sarà il mio testimone. E voi mi seguirete con le damigelle di Vero.'' Michele si asciugò le lacrime e già detto le sue condizioni, come faceva sempre.
''Immagino che le damigelle di Veronica siano Marika, Erika e Sara, vero?'' Victor ne era ovviamente sicuro, ma lo chiese ugualmente.
''Certo, e chi altrimenti? Voi le accompagnerete, come nei film americani che Veronica adora.'' Tutti annuirono, continuando a congratularsi con il novello sposo.

 

 

''Ecco qui. Ho fatto prima che ho potuto.'' Federico indossava un cappello scuro e un paio di occhiali da sole. Nel suo lavoro la discrezione era la cosa principale. Carlo gli era seduto davanti. Erano passati diversi giorni da quando gli aveva fatto quella richiesta. In quei giorni Marika non gli aveva rivolto la parola e lui sentiva scivolarsela via dalle dita, come acqua fresca.
''Hai trovato qualcosa di interessante?'' Si strofinò le mani, interessato.
''Qualche multa per divieto di sosta e per l'alta velocità, professore di musica al liceo in Piazza Garibaldi, diplomato in Chitarra con il massimo dei voti al conservatorio Giacomo Puccini di Milano, master alla Scala di Milano, rifiutato per trasferimento qui, al sud.'' Federico lesse piano le carte, sfogliandole lentamente.
''Arrivo al dunque. Circa tre anni fa fece richiesta per ottenere la pillola RU486, che serve per...'' Non gli fece finire la frase, che rispose per lui.
''L'aborto. Voleva far abortire qualcuno, quel bastardo.'' Sorrise, immaginando la faccia di Marika alla lettura di questo documento; perchè se c'era una persona totalmente contraria all'aborto, beh, quella era proprio Marika. E odiava chiunque lo praticasse.
''Già, ma non dice per chi fosse diretta. Poi c'è un'altra cosa.'' Disse Federico, uscendo un piccolo foglio.
''Dimmi tutto.'' Si avvicinò Carlo, curioso di sapere cosa c'era scritto su quel pezzo di carta.
''Ha insegnato un anno al conservatorio di Milano, come assistente del docente di Musica.'' Federico deglutì piano, preparando la bomba ad orologeria.
''E quindi?'' Lo incitò l'amico, che ormai sudava freddo.
''E' stato accusato di molestie sessuali da una ragazza di 17 anni che studiava chitarra nel periodo in cui lui era assistente.'' E fu allora che Carlo sobbalzò, sbattendo una mano sul tavolo.
''Lo sapevo, quel gran figlio di puttana doveva avere un segreto per essere ritornato qui all'improvviso. Uno non parte da una città ricca come Milano per tornare nel profondo sud, se non vuole scappare da qualcosa.'' Carlo strappò dalla mano di Federico quei fogli, allungandogli una busta contenente il denaro richiesto.
''Attenzione però. Non è stato condannato perchè la famiglia della ragazza ha ritirato le accuse, inspiegabilmente.'' Continuò Federico, credendo di aver già fatto un danno incalcolabile.
''Non me ne frega un cazzo se quel coglione è stato condannato o meno. L'accusa c'è ed è questo che mi basta. Ti ringrazio, amico mio, sei sempre fenomenale.'' Lo abbracciò per ringraziarlo e mentre prendeva le sue cose, seppe già cosa fare.
''Mi raccomando, non farti sfuggire che sono stato io a farti questa ricerca.'' Carlo annuì e si volatilizzò.
''Ma che cazzo ho combinato.'' Sospirò Federico, portandosi le mani sugli occhi, in segno di pentimento.

 

 

Il giorno dopo Marika, al suo arrivo nel suo ufficio, non notò subito la cartellina sulla scrivania e continuò il suo lavoro fino all'ora di pranzo, sommersa da bambini e analisi del sangue. Fu verso l'ora di pranzo che trovò un po' di pace e il suo sguardo fu attirato da una cartellina gialla su cui c'era inciso un nome: ''Victor Santini''.
Prese in mano la cartellina e la aprì, leggendo piano il suo contenuto. C'era di tutto: diplomi, attestati, multe pagate ma fu l'ultimo foglio ad attirare la sua attenzione. Lesse attentamente e fu quando arrivò a quelle parole che il suo corpo cedette, trascinandola a vomitare in bagno.
''Accusa per molestie sessuali'' furono le parole che riecheggiavano nella sua mente, mentre vomitava anche l'anima. Due lacrime le solcarono il viso, portando con sé il trucco e tutto ciò che aveva dentro. Non poteva credere che il suo Victor avesse fatto due delle cose che odiava di più: aver fatto abortire una donna e aver compiuto un atto osceno come quello. Non poteva crederci, non voleva crederci. Ma la realtà le si palesava davanti agli occhi, sotto forma di una cartellina gialla che non sapeva come fosse arrivata nel suo ufficio. Ma poco le importava, perchè le sue certezze erano crollate in quel momento ed era crollata anche lui, fisicamente e psicologicamente.

 

 

 

 

 

 

Sono ritornata per augurarvi Buona Pasqua. Mi scuso per gli argomenti trattati in questo capitolo, argomenti forti come l'aborto e la violenza sessuale ma a tutto ci sarà un perchè, ve lo giuro. Nel frattempo, vi auguro buone vacanze, sempre con il mio solito affetto e la mia solita riconoscenza nei vostri confronti. Alla prossima!

M.

  
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