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Autore: Khaleesi    03/04/2015    1 recensioni
Roxanne Weasley: [ Rocsen Uislei ] nome singolare femminile. Indica una persona disordinata, furba, energica e assolutamente rompipluffe. Questo nome viene usato SOLO ed ESCLUSIVAMENTE a indicare una persona con un grave deficit di attenzione in : scuola e amore.
Se vi trovata dinanzi a una persona del genere quello che dovete fare è stare calmi e offrirli qualche prodotto di Tiri Vispi Weasley per entrare nelle sue grazie.
[LysanderxRoxanne] [LorcanxDominique] [RosexScorpius] [LilyxFire] e tanti alti ...
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hugo Weasley, Lysander Scamandro, Roxanne Weasley, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'New Generation'
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Fare la ronda serale tra i corridoi di Hogwarts era sempre stata una parte della “ruotine” preferita di Severus. Quella sera, però, la mente del giovane Potter era dovunque tranne che nel rimettere in riga coloro che non rispettavano le regole della scuola. Con la mano sinistra si sfregò gli occhi stanchi, dandosi poi un piccolo schiaffetto sulla guancia per richiamare la concentrazione e restare sveglio.

Le parole che Lucy gli aveva detto quella mattina erano ancora incastrate nel suo cervello, incapaci di trovare una via d’uscita smettendo una volta per tutte di tormentarlo. Maledì la cugina che aveva deciso, per la prima volta, di fare la saggia spargendo lezione sull’amore e sul perdono.

 

(«Se April lo avesse tradito e io ne conoscessi il motivo, non glielo direi.»
«Perché?»
«Perché, a cosa servirebbe? Se si conoscono i motivi del reato si viene perdonati più facilmente? Credo che se si ama abbastanza una persona non ci siano bisogno di spiegazioni, se c’è la fiducia e la comprensione … o quanto meno la voglia di far rinascere quei sentimenti, non c’è bisogno di nient’altro».)

 

I corridoi di Hogwarts erano illuminati fiocamente dalle fiaccole galleggianti poste in alto vicino alle mura -  abbastanza in alto da non poter essere manomesse da chicchessia (Roxanne). Il Serpeverde accarezzò uno dei mattoni perfettamente lisci che componevano la parete, era freddo e ciò provocò nel ragazzo un piccolo brivido che partì dalla base della schiena fino ad arrivare alla nuca.

Severus abbassò nuovamente il braccio e lo lasciò crollare lungo il fianco, rilassato. Svoltò l’angolo e aspetto che la rampa di scale per il settimo piano ritornasse in posizione, salì li scalini velocemente mentre ascoltava distrattamente l’eco dei propri passi che si perdeva tra quelle giganti e potenti mura.

Ad un occhio poco attento (o, perlomeno, poco allenato nello scovare infrazioni) il corridoio principale sarebbe potuto sembrane disabitato ma il ragazzo si stava già muovendo – risvegliato per un secondo dall’intreccio dei pensieri che avevano occupato la sua mente tutta la giornata – in direzione dell’ombra che aveva visto di sfuggita qualche istante prima. Inseguì la figura alzando il passo (evitando di fare baccano, nel caso si fosse rivelato l’ennesimo gufo che, stanco della compagnia nella Guferia, si fosse fatto strada tra le mura del castello).

 

Vide un movimento di lunghi capelli castani imboccare la via di un passaggio segreto che era a conoscenza solo di pochi eletti tra gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria. Riconobbe la figura che stava seguendo ma non volle né fermarla né fermarsi e, per la prima volta in vita sua, non si chiese il perché della sua scelta.

La ragazza spiava con attenzione ogni corridoio prima di infilarvicisi, ignorando il fatto che qualcuno la stava già seguendo da parecchio tempo. Fece avanti e indietro per tre volte davanti ad un corridoio fin quando una piccola porticina non vi si materializzò, l’aprì e ci entrò seguita a ruota da un silenzioso ma curioso Severus.

 

La Stanza delle Necessità si era trasformata in un piccolo cinema privato, vi erano poche file di poltroncine e Jane scelse quella più centrale. Si coprì il corpo con una copertina di lana posata sulla poltrona accanto, si portò la bacchetta alla tempia e diversi fili argentati ne fuoriuscirono per essere poi posati in vecchio proiettore posizionato lì accanto alla ragazza.

Severus prese posto qualche fila più indietro, ben attento a non farsi vedere, la sala divenne buia e uno schermo d’argento si illuminò iniziando a proiettare delle immagini. Ci volle qualche secondo prima di riuscire a capire il significato di ciò che gli sfilava davanti: erano i ricordi di Jane.

 

Ma non erano ricordi normali, erano memorie di quando lei e Severus erano una coppia. Il cinema proiettava tutti i momenti più importanti, dal primo incontro al primo bacio. L’attenzione del Serpeverde era però per Jane che, nella semi oscurità data dal cinema, si stringeva ancora più forte nella coperta e rideva alle pessime vecchie battute di Severus mano a mano che venivano riportate in vita sullo schermo.

 

Il ragazzo si alzò e fece uno slalom tra le confortevoli poltroncine di feltro rosso per arrivare a lei, le posò una mano sulla spalla e la rassicurò quando lei sussultò per l’improvviso spavento.

«Oh, Merlino!» esclamò Jane portandosi una mano al cuore che aveva mancato uno o due battiti a causa della paura. «Sev». Arrossì visibilmente non appena si ricordò che l’unica illuminazione nella stanza era fornita dai romantici ricordi proiettati sullo schermo gigante. Jane alzò un mano per spegnere il proiettore ma Severus la catturò con la propria in una calda e solida stretta.

«Mi piace questo film. - le disse sorridendo – Certo però che quel taglio era proprio orribile, eh?».

Erano arrivati al Quinto Anno o meglio a quello che Severus piaceva chiamare “Il Cascanno” poiché per quei novi mesi di scuola aveva sfoggiato un orribile caschetto che lo faceva assomigliare ad una ragazzina alquanto pelosa.

«Eri la bimba più bella del castello» ridacchiò Jane tornando a fissare lo schermo, emozionata che lui non avesse ancora sciolto la presa. «Sev, io-».

«Non voglio saperne nulla, non voglio sapere perché lo hai fatto».

«Perché?».

«Perché ti amo. Ti amo abbastanza da non aver bisogno di spiegazioni, ti amo tanto da perdonarti». Nel dirle queste parole aveva posato delicatamente due dita della mano libera sotto il mento di lei in modo che si voltasse e potesse guardarla negli occhi.

 

Jane sentì un calore allo stomaco che si mescolò al calore delle lacrime che stavano per spuntarle dagli occhi – non le ricacciò indietro ma le lasciò libere di scendere per poter assaporare al meglio quel misto di amore e dolore che provava.

Voleva promettergli che una cosa del genere non sarebbe successa mai più, che non lo avrebbe tradito e che non avrebbe mai fatto qualcosa che gli avrebbe potuto causar del male. Invece tutto quello che riuscì a dire fu «Ti amo».

E ciò bastò al ragazzo.

 

Bastò tanto che catturò il volto di lei con entrambe le mani e finalmente si concesse al quel gesto che era sua abitudine fare ma che gli mancava ormai da molti mesi. Si avvicinò lentamente a lei e la baciò sulle labbra delicatamente finchè Jane non iniziò a ricambiare. Si strinsero forte per molti minuti, incapaci di distogliere lo sguardo l’uno dagli occhi dell’altra per colmare tutto il tempo che avevano perso.

Poi ritornarono a guardare il loro film, Jane posò il capo sulla spalla di Severus mentre lui le cingeva il fianco con un braccio accarezzandola di tanto in tanto.

 

 

****

 

 

La mattina seguente, ignara che le proprie parole avessero già fatto dei miracolosi risultati, Lucy Weasley si apprestava a rivelare un segreto al cugino Louis.

Louis, il ragazzo più litigato dal popolo femminile (e non) di tutta Hogwarts era stato scaricato senza troppi giri di parole né spiegazioni da April McAdams. Lucy, da bravo elemento del corpo scolastico femminile, era riuscita a scoprire il motivo di tale rottura e si era ormai decisa a svelarla anche al cugino.

 

«Ehy Lou», lo salutò prendendolo a braccetto mentre andavano a far colazione. Con l’altro braccio Lucy si legò a Hugo che era lì con loro ma con la testa fra le nuvole (come suo solito durante le prime 4 ore di ogni mattinata); «Ehy Hugo».

«Ciao Lucy» dissero i due all’unisono, strascicando il saluto che finì in uno sbadiglio da fare invidia al leone rappresentato sullo stendardo dei Grifondoro. Imboccarono la strada più breve per la Sala Comune mentre il loro naso riusciva già a captare l’odore di miele e pancakes appena sfornati. Hugo fece una smorfia e deglutì platealmente.

«Che ti prende?» gli chiese Lucy trascinandolo più alla svelta. Il mattino poteva anche avere l’oro in bocca, ma l’unica cosa che la bocca di Lucy Weasley desiderava appena sveglia era una bella fetta di crostata alla mele che solo gli elfi di Hogwarts (e nonna Molly) sapevano preparare così bene.

 

«Il rosso qui non ha fame – rispose Louis per conto di Hugo scoccando, poi, un’occhiata eloquente a Lucy. – Più che mal di stomaco io credo che sia mal d’amore».

«Mal d’amore? – bofonchiò Lucy mentre Hugo emetteva un gorgoglio sommesso -  Lui? Hugo? Hugo Weasley? Weasley Hugo? Lui? Questo essere al mio fianco? La mia versione maschile? Amore? Hugo?». Ad ogni domanda le sopracciglia della ragazza si alzavano sorprese (ed impaurite) verso l’alto, tremendamente vicine a schizzarle fuori dalla fronte aggrottata.

 

Il gorgoglio di Hugo, nel frattempo, si era trasformato in un semi-lamento.

 

«Vanessa!» dissero i tre all’unisono. Louis in tono severo, Lucy con stupore e Hugo tra la vita e la morte. Lucy, però, non poteva fare nulla per aiutare anche questo cugino.

Nel frattempo fecero il loro ingresso nella Sala Comune e si sedettero ai primi posti liberi che trovarono. Lucy tagliò una piccola fetta di crostata alle mele e la lasciò lì, prendendosene tutto il resto che addentò con voracità. Hugo la guardò disgustato, non ricordandosi affatto che qualche settimana prima aveva fatto la stessa cosa con l’enorme pollo al forno che era stato preparato durante la cena.

«Che ffe? – sputacchiò Lucy con la bocca piena – Defo scesceve… fo bifogno di ci…bo». Quando finalmente mangiò giù, con l’aiuto del succo di zucca, si rivolse a Louis.

«Comunque Louis, visto che a quanto pare tutti voi siete così pieni di drammi … che neanche la Magicpopera preferita dalla nonna-»

 

«Un dramma in meno lo abbiamo questa mattina» affermò Louis indicando verso la coppia che era appena entrata nella Sala. Jane e Albus si tenevano per mano, per la prima volta dopo mesi i ragazzi li rivedevano assieme, dirigendosi verso un angolo appartato della tavolata Serpeverde parlottando uno nell’orecchio dell’altra. Hugo alzò la testa per seguire le figure dei due per poi farla ricadere sonoramente sul legno del tavolo.

«Cooomunque, si, ho deciso di dirti perché April ti ha mollato. Ti ha dato il due di picche. Ti ha abbandonato. Ti ha scaricato. Ti ha—vabbè, hai capito».

Se quella fosse stata una conversazione normale Louis avrebbe preso la palla al balzo per tuffarsi in un avvincente litigio con la cugina ma, questa volta, aveva delle informazioni da ricevere e non voleva correre il rischio di farla arrabbiare. «Davvero? Parla!»

 

«Quella poveretta è stata praticamente costretta. Sai, no, che tutte le sue compagne di stanza hanno una cotta micidiale per te?! Bhè da quando avevi iniziato a frequentarla l’hanno tagliata fuori da ogni chiacchierata, da ogni singola cosa che delle oche possano fare. Inoltre hanno iniziato a farle degli scherzi orribili. Ma se vuoi il mio parere non erano affatto degli scherzi orribili, voglio dire, andiamo, Roxanne mi faceva di peggio quando avevo solo tre anni. Comunque, bhè ti ha mollato perchè quelle arpie l’ultima volta le hanno disseminato il letto di Polvere Bollente. Ha ancora le croste per le scottature».

 

Louis non diede il tempo di far aggiungere altro a Lucy, diede un’occhiata alla sala per vedere se April era lì ma non la trovo. Si alzò e corse via, lasciandosi dietro di se l’ultimo scambiò di battute tra Hugo e la cugina che udì.

«Davvero? Vuoi mettere la dannata Polvere Bollente con gli scherzi di Roxy, Lucy?»

«Cosa vuoi insinuare, scusa? Guarda che una volta mi ha anche fermato il cuore!»

Non aveva ancora toccato cibo dopo una notte di dormita e le scale che portavano alla Torre dei Grifondoro gli sembravano particolarmente ripide e poté giurare che si erano addirittura raddoppiate. Un giorno di quelli sarebbe andato ad allenarsi con Lucy in riva al lago. Probabilmente. Forse. Un giorno molto lontano, ecco.

 

Il quadro della Signora Grassa si stava aprendo e Louis stava per infilarvicisi. Non ne ebbe bisogno perché il gruppetto di ragazza che ne usci portava con se anche la figura di April.

La ragazza lo guardò sorpresa, abbassando lo sguardo poco dopo sentendo le risatine stridule della altre che salutavano Louis mangiandoselo letteralmente con gli occhi. Ma non c’era da chiedersi il perché facessero così, Louis era bellissimo anche se bianco in volto.

Il volto pallido, anzi, rendeva ancora più luminosi i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri che la inchiodarono non appena la riconobbe. Louis si fece spazio tra le ragazze che lo lasciarono passare spintonandosi a vicenda ridacchiando in una maniera, se possibile, ancora più acuta, fermandosi a qualche centimetro da April.

 

«Ti prego, non mi fermare» le disse lui.

 

La ragazza non ebbe neanche il tempo di chiedergli di cosa stesse parlando che si ritrovò le labbra occupate a baciare quelle di lui in una stretta soffice ma decise che esprimeva al meglio la personalità del Corvonero.

Louis si staccò quel tanto che bastava dal volto della ragazza per accorgersi che sorrideva e non poté non notare la piccola piaga che aveva sotto l’occhio a mandorla causata dalla Polvere Bollente.

I risolini intorno a loro erano finiti e, se gli sguardi potessero uccidere, entrambi sarebbero stati pronti ad aggiungersi all’ensemble dei fantasmi di Hogwarts.

 

In tutta la sua vita non aveva mai provato il bisogno di dare sfogo alla parte “cattiva Veela” che era nel suo sangue ma, nonostante fosse sicuro di non arrivare all’orrore che causavano sua madre o Victoire, quella mattina ci provò.

Successivamente, comunque, il gruppetto delle ragazzine non avrebbe mai più dato fastidio ad April né tantomeno la misero da parte o le parlarono alle spalle. In effetti, quel giorno non parlarono affatto tranne per soffiare un semplice ‘Si’ in risposta alla sfuriata di Louis che fece correre via adirati e inorriditi diversi soggetti dei quadri li intorno.

«E’-è stato …» iniziò April tremando appena.

« … lo so, una figata pazzesca» concluse l’altro con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

 

 

***

 

 

Adesso o mai più, si erano ripromessi Dominique e Lorcan tanti “adesso” fa. Questa sera, però, subito dopo la cena, si erano dati l’adesso definitivo.

Nonostante la loro relazione andasse avanti già da un po’, quella era una cosa che non avevano ancora fatto. Ma andava fatta, si. Come facevano, del resto, tutte le coppie magiche e babbane normali. Il ciclo della vita, insomma.

 

Il Bagno dei Prefetti era sembrato ed entrambi il posto più adeguato, Lorcan aveva sistemato qualche candela magica profumata in angoli strategici. Fluttuavano illuminando le bellissime vetrate illuminate delle finestre.

«Oh santa Morgana. Deciditi a parlare o ti infilzo con la bacchetta!» sbottò Roxanne battendo il piede per terra e fulminando Lorcan e Dominique con lo sguardo.

«Già» annuirono all’unisono Lucy e Lily che si sorreggevano l’una all’altra a causa del sonno. Tutti i PotterWeasley erano lì sotto speciale invito di Dominique.

 

C’era anche Lysander, presente su invito di Lorcan,  che si teneva a debita distanza da Roxanne nonostante continuasse a scoccarle occhiate di tanto in tanto.

Louis e Hugo stavano già per lanciarsi nudi nella splendida vasca dei Prefetti se non fosse stato per Molly che li prese per orecchie costringendoli a rimettersi addosso camicia e pantaloni.

«Bene – disse Dominque sorridendo, dopo aver riservato accuratamente un’occhiataccia a Roxanne in risposta -  vi ho riunuti qui per dirvi una cosa che avreste dovuto sapere già tanto tempo fa»

 

«Sei incinta?!» esclamò Rose portandosi le mani alla bocca.

 

«Co- Oh, no. No.» Per il momento, nella famiglia, la gravidanza inaspettata di Rose bastava e avanzava a tutti.

 

«Siete qui perché volevamo dirvi che io e Dominique stiamo insieme. Abbiamo deciso di iniziare a frequentarci e speriamo che questo vada bene a tutti voi. Volevamo che i nostri amici e famigliari lo sapessero, ecco» annunciò Lorcan facendosi avanti e prendendo la mano di Dominique tra le sue.

 

Il bagno calò nel silenzio più totale, spezzato, infine dalla risata isterica di Scorpius: «Salazar, voi siete completamente folli. E’ mezzanotte passata gente, pensavo che fosse qualcosa di più importante. Senza offesa, eh. Ma ero venuto qui pensando di dover seppellire un cadavere, credevo che Roxanne avesse definitivamente accoppato qualcuno».

«Ehy!  - esclamò Roxanne portandosi una mano al petto – che gentile! Mi avresti aiutata a seppellire un cadavere?»

«Andiamo Rose, hai bisogno di riposarti. Congratulazioni ragazzi.» continuò Scorpius prendendo per mano la sua ragazza e accompagnandola lentamente verso l’uscita.

 

«Anche io pensavo che aveste fatto fuori qualcuno, pensavo dovessimo far svanire il corpo. Perché diavolo hai acceso delle candele se non per un incantesimo?» chiese Severus guardando preoccupato prima Dominique e poi Lorcan.

«Okay. Okay. Prima di tutto le candele rendono l’atmosfera più rilassate. Secondo cosa diavolo avete voi in testa se la prima ragione che vi viene in mente quando qualcuno vi riunisce è quella di occultare un cadavere?!»esclamò Dominique terrorizzata.

Hugo e Louis iniziarono a decantare tutti i modi per far sparire un copro a cui avevano pensato da quando Dominique aveva dato loro il luogo di incontro per la riunione. Lucy e Lily, non da meno, aggiunsero qualche altro suggerimento.

 

«Dateci un taglio pazzi psicopatici. Sono davvero felice che c’è l’abbiate detto anche se vi avevo visti pomiciare dietro l’armatura di Sir Frank al sesto piano ma … sono davvero felice, si» si congratulò Molly con i due ragazzi abbracciandoli.

 

«Uno Scamander e una Weasley, eh?» esclamò Roxanne con voce fin troppo alta. Lysander guardò ostentatamente una speciale mattonella sotto i suoi piedi prima di interrompere Rox «Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe potuto scoccare l’amore, no? Ma avete fatto bene a buttarvi. Davvero! Perché è così che le persone normali fanno, se si vogliono bene stanno assieme e non dicono all’altro di frequentare altre persone per poi essere gelose».

 

«Io – ridacchiò Roxanne avvicinandosi a Lorcan – spero solo che tu sappia trattare bene mia cugina e che non userai quella tua boccuccia per baciare altre ragazze al di fuori di lei o per insultarla dando sfogo ai tuoi pensieri più nascosti. Detto questo, ben fatto ragazzi. Ufficializzare una relazione è un buon modo per mettervi fine». Li baciò entrambi sulla guancia e, prima che Dominique potesse rimproverarla, se la diede a gambe trascinandosi via anche Molly.

«Mi aspettavo di peggio» esclamò Dominque vedendo gli ultimi ricci castani della migliore amica sparire oltre la porta del bagno.

«Si, direi che è stato un successone» rise Lorcan scoccando poi un baciò sulla guancia della bionda.

 

Lysander arrossì al gesto del fratello, non potendo non provare un pizzico di invidia per la naturalezza di quel gesto tanto semplice quanto intimo.

   
 
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