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Autore: passi    03/04/2015    0 recensioni
"Il problema è che sono qui seduta a fumare dalle quattro di mattina, non parliamo, ci siamo io e lui, niente musica, niente amici, niente tv, niente cellulare, niente distrazioni. E sono felice uguale. Mi spaventa proprio questo" dice, e butta fuori il fumo, continuando "Come faccia diventare belli anche i silenzi."
"Voi due siete così pieni di silenzi che ve le meritate le parole, ma solo
le più belle."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Tra le sei meno dieci  e le sei in punto, Helena e Harry stanno percorrendo il lungo viale che li porterà al circolo, come sempre.
Harry ha in tasca i dieci grammi comprati solo due giorni prima, come sempre. Helena sta sfilando una Marlboro dal pacchetto da venti, come sempre. E tutti e due hanno lo sguardo spento. Come sempre.
Per Helena, da tre mesi circa, andare al circolo – come lei e Harry usano chiamarlo – è diventato quasi una sfida al suo autocontrollo e alla sua compostezza. E sono quasi vicini all’entrata – nemmeno quattro metri – quando lei inizia a respirare profondamente una o due volte, a sistemarsi i capelli e a togliere un po’ di cenere dalla sigaretta che teneva fermamente tra l’indice e il medio.
Entrano: Harry sulla sinistra e Helena sulla destra; percorrono il viale non ancora asfaltato – ed entrambi dubitano del fatto che lo asfaltino nel corso dei prossimi due secoli – ed è lì che lo vede. Di nuovo. Come da tre mesi a questa parte. Questo pomeriggio, però, il misterioso ragazzo moro – come usa chiamarlo lei – ha una canotta nera che lascia intravedere i numerosi tatuaggi, jeans molto – troppo – larghi e scarponi consumati. Sta – come ogni giorno – finendo l’enorme murales disegnato su una delle tanti pareti del circolo: quattro dei più famosi politici europei, ovviamente disegnati sotto forma di caricatura. Era, praticamente, uno dei motivi per cui avevano occupato quel vecchio edificio pubblico: la lotta contro il capitalismo, contro l’entrata nell’Unione Europea e contro il consumismo. Helena e Harry di quella roba ne sapevano ben poco; il loro unico scopo era fumarsi quante più canne possibili, avendo sempre spazio per quel piccolo shottino di Vodka che si concedevano una volta usciti da quel posto.  Ma in quel momento, a Helena importava poco di cosa avrebbero abusato dopo per uscire un po’ da quella realtà che la soffocava: il moro la stava guardando, in quel momento come ogni giorno da tre mesi. Non sapeva cosa lui volesse da lei; lei che era una ragazza come tante, che non aveva niente da invidiare alle altre ragazze (sicuramente più adatte a lui rispetto a lei) che frequentavano assiduamente il circolo. Quelli sguardi producevano un rumore assordante, che lasciava però il silenzio dentro la mente di lei, per pensare al perché lui si premurasse di guardarla fino a quando la sua figura scompariva dietro uno dei tanti edifici del circolo, per oltrepassare poi il cancello che portava alla pista all’anfiteatro, usato come skate park.
Sta succedendo di nuovo: Helena fa l’ultimo tiro dalla Marlboro e la butta via, senza staccare gli occhi da quel ragazzo, neanche per un attimo. Lui fa lo stesso, con la mascherina al volto per non respirare i gas della bomboletta che sta scuotendo tra le mani da un bel po’. Louis, il ragazzo sui venticinque anni che si allena con lo skate ogni giorno, saluta con un cenno, subito ricambiato dal povero Harry che tenta di avere un dialogo con Helena, senza risposte da parte sua da quando hanno varcato la soglia di quel posto del cazzo.
Girano l’angolo, Harry si arrende a parlare con lei perché sa che è completamente presa dal tizio dal nome straniero che al momento gli sfugge. Illuminati dalla fioca luce primaverile, salgono le scale dell’anfiteatro / skate park, sempre sperando che non crollino, viste le loro tragiche condizioni. In un attimo sono seduti uno accanto all’altro, le mani tremanti, entrambi col filtro tra le labbra, rigorosamente ricavato dal biglietto della metro, il grinder che trita la piccola cima inserita, i pensieri contorti; perché, come dice Harry, ad ognuno le sue croci. Lui che ha continui dubbi sulla sua sessualità, e lei che deve tener testa, comeha imparato a fare in vita sua, ad un ragazzo del quale non sa neanche il nome. Non conosce il suo odore o la sua preferenza in fatto di frullati, però si è accorta di quanto lui ama fare ciò che fa. L’aveva visto amare più volte, però; si era fermata a guardarlo con la scusa di accendersi una sigaretta da ferma perché era finito il gas all’accendino, per poi incantarsi a guardarlo: gli zigomi si rilassavano, le labbra si serravano, gli occhi concentrati a fissare la vernice che colorava le pareti.. Helena poteva giurare di avere sentito il loro cuori battere all’unisono, un’armonia che pochi avevano il privilegio di sentire. Erano due rette parallele senza punti incidenti, che si avvicinavano senza toccarsi, che ruotavano, distanti, attorno allo stesso pianeta. Ed era per questo che il vecchio accendino comprato chissà quanto tempo prima era sempre nella tasca di lei, pronto per essere usato come alibi per fermarsi e guardarlo amare come, probabilmente, non avrebbe mai potuto amare una come lei.  E i pensieri, mentre Harry le dice “Andiamo via”, si fermano tutti insieme, e lei non ha il tempo per controbattere, per dirgli che l’erba ha fatto effetto e sarebbe voluta rimanere seduta lì ancora un po’, ad immaginare cosa succede quando due rette parallele diventano incidenti. Forse è Louis, a qualche metro dal moro, che può aiutarla a scoprire la risposta: mentre stanno per attraversare la stradina in cui stanno completando il murales, si avvicina con la felicità di un bambino a loro due. “Già ve ne andate?” gli occhi azzurri di Louis si rattristano. E’ sinceramente dispiaciuto.
“Sì, amico. Siamo stra fatti e vogliamo bere un po’.” Harry risponde per Helena che, troppo presa dal writer, non ci riesce.
“Capisco, capisco..” questo Louis è parecchio nervoso. “Volevo soltanto dirvi che sabato ci arrivano un sacco di casse di birra, e che ci sarà un concerto di una band punk rock di ragazzini. Insomma, si canta, si beve e ci si fa un paio di risate. Ovviamente gratis, si intende. Questi qui che cantano sono a posto, e la birra è buona. Se volete venire, insomma, mi farebbe molto piacere.”  Lo spiega come se stesse parlando con due amici di vecchia data, per organizzarsi per una rimpatriata. Per quanto ne sa Helena, questo Louis ha parlato una volta sola con Harry, e non è che poi al riccio sia così tanto simpatico. Harry sorride cordiale.
“Grazie, amico, apprezziamo… sarebbe abbastanza figo, cioè, non è il mio genere ma potremmo passare a dare un’occhiata. Hel?” Harry chiede il parere di Helena, invocando aiuto da parte sua per non incontrare di nuovo il petulante – e fin troppo entusiasta – Louis. “Sarebbe figo. Ci saremo, Louis!” Helena è entusiasta, e Harry le tira una gomitata mentre la maledice mentalmente. A Louis si illumina lo sguardo.
“Perfetto! Zayn, una cassa di birra da parte per i signori, tieni a mente”
A Helena si bloccano i pensieri, accartocciati per rispondere in modo sensato a Louis. Zayn? E’ così che si chiama il ragazzo che, ormai da tre mesi, ha ammirato, supportato e capito anche solo con lo sguardo, così tante volte?
Zayn, dal canto suo, risponde a Louis strizzando l’occhio destro.
Con l’umore misto tra incazzato, indifferente ed incuriosito, Harry e Helena attraversano l’uscita del circolo. Helena ride. “Stronza.” Dice Harry; incuranti forse entrambi di avere presto delle risposte. Come sempre.


 
"Quando due punti sono destinati a toccarsi ma un collegamento diretto è impossibile, l’Universo trova sempre un’altra via."
   
 
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