XVIII
CIELO E
TERRA
Shun rimaneva in
silenzio. Osservava
il gran sacerdote, senza volerne interrompere i pensieri.
Sobbalzò quando si
accorse che Arles lo stava fissando.
“Cosa
c’è?” domandò il sacerdote.
“Niente!”
si affrettò a dire Shun
“Solo che..come state?”.
“Perché
lo chiedi?”.
“Sono
il medico che deve curarvi. Lo
devo sapere. Perciò, vi prego, rispondete: come
state?”.
“Bene”.
“Bugia..”.
“Sono
un po’ stanco..”.
“Un
po’?”.
“Sono
distrutto” sospirò “Ma che vuoi
farci? È il lavoro che mi sono scelto e durante le emergenze
è sempre faticosa
la faccenda. In più, le mie parentele divine pretendono
allenamenti e tempo.
Senza contare che sto terminando l’addestramento per il mio
successore..”.
“Successore?”.
“Sì.
A volte mi chiedo perché non ho
semplicemente fatto felice Aiolos, che aveva già tutte le
basi! Sempre se non
si è già scordato tutto..”.
“Aiolos
ha la vostra stessa età.
Serve gente più giovane, credo”.
“Vedo
che capisci al volo, almeno
certe cose”.
“Anche
se, lo devo ammettere, non vi
do di certo l’età che avete”.
“Merito,
o colpa, dei geni che sta
risvegliando mio padre. Ma la gioventù non copre le
occhiaie!”.
“Volete
che prepari qualcosa per
farvi dormire? L’insonnia non fa bene al vostro stato di
salute mentale, questo
mi pare ovvio”.
“Forse
è meglio. Ma oggi ho ancora un
sacco di cose da fare. Tu va pure ad occuparti dei feriti. Ho saputo
che
Giunone ci è andata giù pesante”.
“Sì.
Ma avete già mandato quella
donna ad aiutare”.
“Discordia?
Ti infastidisce?”.
“No.
È che con lei e Sarah non serve
molto il mio aiuto. Le ferite dei cavalieri non sono gravi”.
“In
questo caso..dilettati come
meglio credi. Io ho un po’ di cose da sbrigare. Atena mi ha
affidato un
compito. Vorrai scusarmi..”.
“Che
fate voi due lì?” si stizzì
Ares.
Phobos e Deimos,
a torso nudo, si
stavano godendo il sole di Grecia. Ignorarono i rimproveri del padre e
continuarono ad abbronzarsi. Il Dio scosse la testa ed andò
oltre.
“Atena!”
sorrise, vedendo la Dea fra
le colonne “Visto che i miei figli hanno tutti altro da fare,
che ne dici di
una piccola sessione di allenamento?”.
“Non
adesso, scusa” rispose lei,
guardando il grande tempio dalla sua dimora.
“Che
cosa ti trattiene?”.
“Ho
molti pensieri..”.
“Del
tipo? Sai che pensare troppo fa
male..”.
“So
che tu non lo fai mai! Ad ogni
modo..non lo hai saputo? Hanno deciso che sarò io a prendere
il posto di Padre
Zeus!”.
“Lo
immaginavo. La saggezza, la
difesa..e tutto il resto che c’è
intorno..”.
“Cosa?!
Io non posso svolgere un
compito simile!”.
“E
perché?”.
“Perché..ho
paura. So che tu, grande
Dio della guerra, non puoi capire cosa significhi”.
“Mi
prendi in giro?”.
Ares
fissò la Dea per qualche
istante, che non voleva mostrare la sua debolezza e tentava di fuggire
da
quelle attenzioni.
“Mia
cara Atena, è normale che tu sia
spaventata. Ma sono più che certo che te la caverai
benissimo. E poi, sarà solo
una questione momentanea. Una volta che l’emergenza
sarà risolta, tutti gli Dèi
potranno tornare a bisticciare come sempre e non servirà un
capo, se non di
facciata. E quello è facile da fare..”.
“Tu mi
aiuterai?”.
“A
fare..?”.
“A
superare la paura”.
“Dolcezza,
mio figlio è la paura!”.
“E
cosa c’entra? Io sono la saggezza,
ma non ti ho trasmesso un solo briciolo di buonsenso!”.
“Hai
ragione. Ma che dovrei fare,
secondo te?”.
“Promettimi
che, nel caso dovessi
cedere, sarai pronto ad intervenire”.
“E
prenderti a calci finché non
reagisci?”.
“Sì”.
“Affare
fatto! Ora che dici di
concedermi quell’allenamento di cui parlavamo?”.
Kiki
entrò furtivamente alla
tredicesima, giusto in tempo. Il gran sacerdote stava per allontanarsi
e fissò
il giovane con aria interrogativa.
“Scusi
il disturbo” mormorò il
ragazzo, chinando il capo.
“Kiki!
Cosa fai qui?” domandò il
sacerdote.
“Scusate
se sono inopportuno, ma
vorrei essere mandato in missione”.
“In
missione? E per quale assurdo
motivo?”.
“Alcuni
cavalieri covano dubbi nei
miei confronti, definendomi un traditore”.
“Traditore?
Tu? E perché?”.
“Dicono
che sono io la spia dei
romani”.
“Ma
questo è assurdo!”.
“Ho
bisogno di allontanarmi per un
po’, così che non mi possano più
accusare. Speditemi dove credete, anche su
un’isola deserta!”.
“Ma
Kiki..tu non hai un’armatura! Non
posso mica lanciarti in viaggi impossibili solo per far tacere dei
deficienti!”.
“Lo so
ma..come posso restare qui?
Sospettano, ed io voglio farli tacere. Inoltre, qui al grande tempio
non servo
poi a molto. Datemi modo di mostrare quel che valgo!”.
“Più
volte lo hai già mostrato,
Kiki”.
“Evidentemente
la gente dimentica..”.
“Su
questo ti do ragione”.
Il sacerdote
sospirò. Poi si voltò,
facendo segno al ragazzo di seguirlo. Kiki obbedì ed insieme
si incamminarono
per i corridoi della tredicesima.
“Alcuni
cavalieri di bronzo stanno per
partire” spiegò Arles “A svolgere una
missione che, sinceramente, vorrei
svolgere personalmente. Ma al momento non posso, dato che Atena mi ha
ordinato
di creare nuovi sigilli ed è una cosa alquanto
impegnativa”.
“Lo
posso solo immaginare..”.
“Immagina,
bravo! Quei dannati
foglietti ciuccia-cosmo mi stanno facendo impazzire. E ancora non mi ha
spiegato a cosa le serviranno stavolta. Se li facesse da
sola..”.
“Non
rientra nei compiti del gran
sacerdote?”.
“Come
tante altre cose..”.
I due erano
giunti davanti ad una
porta dai complessi simboli. Kiki la osservò meravigliato.
Ad un tocco del
sacerdote, i simboli si illuminarono e la porta si aprì.
“Non
dire a Mur che sei stato qui”
sorrise Arles “Impazzirebbe..”.
Il giovane
annuì, ad occhi
spalancati. La sala dove erano entrati era piena di pandora box, poste
a
semicerchio su diversi piani, divise per categoria.
“Qui
è da dove lancio il Chrysos
Synagein, che spero non sia necessario spiegarti cosa sia”
parlò ancora il
sacerdote.
“La
convocazione di tutti i
cavalieri, lo so”.
“Bravo”.
Al centro della
sala, un marchingegno
sferico e complicato stava brillando. Il sacerdote vi infilò
in parte una mano,
oltrepassando l’ologramma che circondava
quell’oggetto che Kiki non conosceva,
se non solo per “sentito dire”. Le dita di Arles si
mossero e l’ologramma si
mosse a sua volta, mostrando tante piccole luci.
“Le
costellazioni?” domandò il
giovane.
“Esatto.
Vedo che studiare serve a
qualcosa” rispose il sacerdote, facendo scorrere varie luci
sotto la propria
mano.
Quando la
fermò, sotto di essa era
chiara una costellazione. Kiki fissava il tutto con
curiosità. L’intera sala
brillò d’azzurro, come la sfera, e delle stelle
apparvero in aria. Assieme a
loro, brillò uno scrigno d’argento.
“Kiki..oggi
è il tuo compleanno, se
non ricordo male..”.
“Ricordate
benissimo. Oggi è il mio
diciottesimo compleanno”.
“Allora
tanti auguri”.
Con un gesto del
sacerdote, la
pandora che si era illuminata andò a posarsi ai piedi del
giovane cavaliere.
Kiki la fissò, emozionato.
“Un’armatura?
È..è mia?” balbettò.
“L’Altare.
Personaggi illustri
l’hanno indossata prima di te, cerca di esserne
all’altezza”.
“Farò
del mio meglio!”.
Kiki si era
inchinato, non sapendo
che altro fare.
“Ne
sono certo..”.
“Ora..potrei
sapere di che missione
si tratta?”.
“Hai
ragione! Devo spiegartela! Ma
prima usciamo di qui. Perdonami se non ho riservato per te la solita
cerimonia
di consegna dell’armatura, ma è un caso
d’emergenza. Provvederò al tuo ritorno,
promesso!”.
Il giovane
indossò la pandora come
uno zaino e seguì il sacerdote. Tornarono alla tredicesima
sala, dove Seiya e
Hyoga fissarono con stupore il raggiante Kiki.
“Complimenti”
commentò Pegaso “Era
ora!”.
“Chiudi
la bocca” lo zittì Arles
“Kiki è cavaliere d’argento, fatti delle
domande!”.
“Ma..”.
“Non
siamo qui per questo!” alzò una
mano il sacerdote, sedendosi al trono “Vi ho convocati per
una missione.
Partirete tutti e tre”.
“Davvero?
Dobbiamo fare da baby
sitter al neo-cavaliere?” continuò Seiya.
“Credo
che sarà lui a fare da baby
sitter a te, pony impertinente! Lasciami parlare o ti abbatto come si
fa con i
cavalli zoppi!”.
Pegaso si
zittì, capendo che il
sacerdote non scherzava.
“La
vostra missione è importante,
perciò niente cazzate! Sono stato chiaro?”.
“Chiarissimo”
annuì Hyoga.
“Non
voglio venire a sapere che siete
caduti in un burrone, vi siete fatti massacrare dopo
l’ennesimo vostro discorso
spavaldo o cose simili. Per fortuna il cieco è
già sul luogo della missione..”.
“Dobbiamo
andare ai cinque picchi
dove sta Sirio?” domandò Kiki, capendo di che
cieco parlasse Arles.
“Esattamente.
Dato che Hades ora è
nostro alleato, vanno tolti i sigilli che rendono impossibile
l’accesso a
questo mondo ai suoi soldati meno dotati. Non possiamo pretendere che
combatta
solo con i tre giudici e gli Dèi gemelli, che sono pure
degli stronzi , quindi
non si sa quanto siano davvero fedeli”.
“I
sigilli? Ma non sarà pericoloso?”
si allarmò Seiya.
“Lo
è. Ma è ordine di Atena. Se non
ci credi ,puoi chiederglielo..se ha smesso di massacrare di botte mio
padre..”.
“Ares..perde?”.
“Ares
perde SEMPRE contro Atena. Ma
non lo ammetterà mai. Tornando a noi..Dohko, che sta ai
cinque picchi con
Sirio, sa come sciogliere quei sigilli e, inoltre, fornirò a
Kiki tutto il
necessario”.
“E se
gli specter ci attaccassero?”
domandò Hyoga.
“Siete
in armatura, giusto?”.
“Dobbiamo
combatterli?” insistette il
Cigno.
“Lo
fai apposta o è vero quel che
dicono sui biondi? Partite e sciogliete i sigilli. Quelli di Poseidone
sono già
stati rimossi da mio fratello, che è recidivo e ormai
esperto in questo”.
“Va
bene..ma..” provò a protestare
ancora Seiya.
“Kiki,
avvicinati” lo ignorò Arles.
Affidò
al ragazzo la collana del gran
sacerdote, gesto alquanto insolito ma necessario.
“Con
questa..” spiegò il capo del
santuario “..Dohko ti spiegherà cosa
fare”.
“Sissignore”
annuì il ragazzo.
“E ora
andate, che il tempo stringe!
Mi raccomando: niente burroni e..Hyoga..non uccidere parenti ed amici,
se ci
riesci”.
“Sissignore”
annuirono i tre, anche
se i due cavalieri di bronzo non erano per niente convinti.
“Kiki,
fatti valere e prendi a sberle
questi due, se necessario. Poi, mi raccomando: vedi di tornare indietro
intero.
Il santuario ha bisogno di te, chiaro?”.
“Oh..va
bene..” farfugliò Kiki,
imbarazzato.
Uscendo dalla
sala, il giovane
sorrise, notando gli sguardi stupiti di chi aveva attorno.
Camminò fiero. I
cavalieri ridiscesero le scale di tutte le case, pronti a partire. Mur
non capì
subito l’accaduto, pensando che Kiki gli avesse portato
un’armatura a riparare.
Poi vide il ragazzo andare oltre e comprese.
“Kiki?
Quelle vestigia..” domandò.
“Sii
fiero di me, fratello!” sorrise
Kiki “Il sacerdote mi ha affidato le sacre vestigia
dell’Altare. Le indosserò
con onore e ti dimostrerò che non sono un
traditore!”.
“Fai
attenzione. Mi raccomando”.
“Non
sono un bambino! Me la caverò
benissimo”.
“Lo
spero..”.
“Non
capisco se mi fai vincere o se
davvero sei così stupido ed impulsivo da farti battere
sempre nello stesso
modo” domandò Atena.
“Sono
un galantuomo..” mentì Ares.
“Sei
un cretino!”.
“Non
l’ho mai negato. E tu sei
un’esaltata”.
“Che
motivo avrei mai di NON
esserlo?”.
“Ma
che domanda è?!”.
La Dea
ruotò di nuovo il bastone,
pronta a colpire per l’ennesima volta il fratello. Ares si
portò un braccio
davanti al volto, stanco di venir preso a mazzate in faccia. Atena
rise,
trovando divertente la faccia spaventata che era in grado di fare il
Dio della
guerra. La Dea fece qualche passo.
“Certo
che..” commentò “..i tuoi
figli sono belli rilassati oggi”.
“Parli
di Phobos e Deimos? Sono dei
pigroni! Li ho già rimproverati”.
“Poveretti!
Lascia che un pochino
stiano tranquilli, quando non ci sono attacchi in corso”.
“Non
sopporto i soldati oziosi”.
“Sei
troppo pedante, Ares!”.
“Però,
lo devi ammettere..i miei piccoli
sono un bel vedere! Si vede proprio che sono figli di Aphrodite e del
sottoscritto!”.
“Modesto
come sempre! Hanno dei bei
tatuaggi, quello l’ho notato”.
“Tutti
in famiglia abbiamo tatuato un
drago da qualche parte”.
“Anche
tu?”.
“Sì
ma il mio, mia cara, è in un
punto che se vedessi..vorrebbe dire che sono praticamente nudo davanti
a te!”.
Atena
arrossì leggermente e distolse
lo sguardo. Ares rise.
“Anche
il mio sacerdote e suo fratello?”
domandò lei.
“Non
ancora. Sarà il mio regalo per
quando finirà questa guerra”.
“Se
restano in vita..”.
“Certo
che resteranno in vita! Parliamo
dei miei figli, mica di esserini insignificanti qualsiasi!”.
“Sì,
e noi stiamo lottando contro
divinità estremamente potenti!”.
“E tu
porti sfiga, donna!”.
“Io
non..”.
La Dea non
finì la frase , perché un
fortissimo boato scosse l’intero santuario ed il cielo si
fece buio di colpo.
“Che
cosa hai mandato a fare in
missione quei ragazzi?” protestò Aiolos
“Al tempio serve gente, e tu hai
allontanato individui validi!”.
“Punto
primo: non sono dei ragazzi. Punto
secondo: ho i miei validi motivi, e li vedrai”
ribatté il sacerdote,
infastidito.
“Sei
un pazzo!”.
“Sei
un rompicoglioni!”.
“Questo
non cambia la situazione!”.
“Quanto
ti piacerebbe?” sorrise
Arles, accarezzando i braccioli del suo trono, con aria beffarda.
Aiolos, che
doveva ammettere di
essere piuttosto geloso della posizione del collega, perse
momentaneamente il
controllo e scattò in avanti, con l’intento di
colpire il sacerdote. Questi,
però, tirò su una gamba e fermò il
Sagittario piantandogli una scarpa in mezzo
al viso. In quella posizione decisamente bizzarra, li vide Mur entrando
alla
tredicesima. Imbarazzato, convinto di aver interrotto chissà
che cosa, arrossì
e chinò la testa.
“Mur!
Cosa ti porta qui?” domandò
Arles, senza abbassare la gamba.
“Io..ecco..volevo
sapere se era
possibile avere qualche informazione in più riguardo la
missione dove è stato
mandato mio fratello. Sono un po’ preoccupato”.
“Non
devi esserlo. Ci sono Seiya e
Hyoga con lui”.
“Appunto..”.
“Forse
hai ragione..”.
La terra
tremò, zittendo tutti. Si fece
buio. Un’eclissi? No, era qualcos’altro..
“Che
odio..che persona
insopportabile!” si lagnava Seiya, camminando con la pandora
sulle spalle.
“Di
chi parli?” domandò Kiki.
“Ma
del gran sacerdote, ovviamente. Lo
prenderei a calci in faccia, se solo potessi!”.
“Non
dovresti parlare così di colui
che ti ha affidato l’armatura..”.
“Tu
non lo conosci davvero, Kiki. Sei
solo un bambino!”.
“Ho
diciotto anni, che cazzo dici?!”.
“Chi
ti ha insegnato queste parole?
Mur non parla così”.
“Oh
sì. Ma tu non lo conosci bene..”.
“Beh,
comunque ho ragione io! Quell’uomo
è fastidioso ed arrogante”.
“Come
te?”.
“Non
è vero!”.
“Con
la differenza che LUI governa il
santuario e tu sei un bronzetto”.
La strada era
impervia ed in salita,
una vera seccatura da fare con l’armatura a mo di zaino.
“Ma
come fate a trovare il fiato pure
per litigare?” li interruppe Hyoga “Comunque,
Seiya, girano voci che stia già
addestrando il suo successore. Quindi suppongo voglia
ritirarsi..”.
“Ha
paura di affrontare me ed Aiolos
insieme, ecco qual è la verità!”
esclamò Pegaso.
“Ma
non penso proprio..” scosse la
testa il Cigno.
“Ritirarsi?
E perché dovrebbe?”
domandò Kiki “Non è di certo vecchio e
sa ancora fare il culo a molti. Perciò perché
mai?”.
“Sarà
stufo. Oppure è solo previdente”
rispose Hyoga “Ma continuerò a trovarlo irritante
lo stesso”.
“E voi
chi vorreste al suo posto?”
continuò Kiki, incuriosito dalla conversazione.
“Qualcuno
di saggio” annuì il Cigno “Come
il mio maestro Camus”.
“Camus?
Il gelato?” rise Seiya “Ma
non farmi ridere! Quello fa tanto il figo ma poi si metterebbe a
piangere alla
prima occasione”.
“Ma
come ti permetti?! E allora, tu
chi proponi? Sentiamo un po’..”.
“Aiolos,
ovvio! Colui che aveva scelto
Shion!”.
“Aiolos
è vecchio! E non
ringiovanisce come sta facendo Saga!”.
“Non
è vecchio! Ha solo..”.
“Praticamente
quarant’anni. E poi..te
lo ci vedi Saga che addestra Aiolos?”.
I tre si misero
a ridere. Che idee
assurde faceva venire in mente l’aria rarefatta delle
montagne!
Atena si mosse
di scatto, d’istinto,
preparandosi a combattere. Ares le era accanto, che si guardava attorno
per
capire chi avesse provocato simili stravolgimenti in cielo. Fra le
nubi, ora
nere e minacciose, si vedevano numerose saette. Alcune di esse si
abbatterono
sulle case più elevate del tempio, con boati e crolli. Un
fulmine colpì la
statua di Atena ed i due Dei riuscirono giusto in tempo a spostarsi.
“Conosco
solo un Dio capace di fare
questo..” commentò la Dea.
“Già..è
quello che penso io?”.
“Giove!”.
“Ma
perché tutti distruggono casa
mia, CAZZO!” sibilò Arles, capendo che qualcosa al
piano di sopra era crollato.
“Cosa
è stato? Atena! Dobbiamo salvarla!”
parlò Aiolos, pronto a raggiungere la sua preziosa Dea.
Anche Mur era
allarmato e pronto. Il sacerdote
si alzò a sua volta. I cavalieri tentarono di raggiungere il
piazzale con la statua
della Dea, ma una grossa ombra li fermò.
“Levati
di mezzo!” minacciò Arles, ritrovandosi
di fronte il drago che, teoricamente, gli apparteneva
“Obbedisci!”.
La bestia non si
mosse. Digrignò i
denti.
“Ti
levi, grandissima scocciatura?”
borbottò ancora il sacerdote, questa volta con
più fermezza.
“Se
non si sposta..” minacciò Aiolos “..lo
faccio muovere io!”.
“Accomodati”
lo invitò Arles, con un
mezzo ghigno.
Il Sagittario
era pronto a colpire e
il drago reagì, ringhiando e sputando fuoco.
“Aiolos!”
si preoccupò Mur “Quella è
una bestia sacra, non puoi sconfiggerla!”.
“Ma
Atena è dietro questa creatura! Dobbiamo
passare!”.
“Ma
che succede qui?” domandò
Aphrodite, seguito a ruota da molti altri cavalieri
“Cos’era quel botto? Va tutto
bene?”.
“Non
sappiamo cosa stia succedendo e
questo dannato drago ci sbarra la strada!”
protestò Aiolos, indicando la bestia
“Irritante tanto quanto il padrone!”.
“Guarda
che io non governo quel
drago!” rispose Arles “Non mi ha mai
obbedito!”.
“Si
vede che ha un cervello. Che però
ORA non sta usando”.
“Tu
vuoi finir male, oggi..”.
“Gente,
non litighiamo! Troviamo il
modo di passare!” suggerì Camus.
“Chiama
Phobos e Deimos” suggerì
Kanon “Quei due pare che se la cavino con i draghi”.
“Hai
ragione” annuì il gemello,
urlando poi i nomi dei fratelli maggiori, sperando che riuscissero a
sentirlo.
“Grandioso!
Chiamiamo altra gente di
cui c’è poco da fidarsi!”
protestò Ioria.
“Che
hai da urlare?” domandò Phobos,
urlando di rimando da un punto all’esterno del tempio.
“Aiutaci!
Il mio stupido drago non si
sposta!” gridò ancora Arles.
“Nemmeno
il mio!”.
“Come
sarebbe a dire?”.
“Papà
non vuole che combattiamo” si
unì Deimos, raggiungendo la tredicesima e fissando il drago.
“Come?!
Papà vuole sempre che
combattiamo!” protestò Arles.
“Forse
questo nemico lo ritiene
troppo pericoloso..”.
“Pericoloso?
Deimos, andiamo! Non può
essere!”.
“Trovi
altre spiegazioni? I nostri
tre draghi sono fissi sui loro culi e non ci fanno passare. Hanno
ricevuto un
ordine e da lì non si muoveranno”.
“Ma
Atena..” continuò Aiolos.
“Atena
è dall’altre parte, è vero. Ma
c’è nostro padre con lei”.
“Credi
di rincuorarmi, dicendo
questo?”.
“Come
sei arrivato là?” gridò Phobos,
ancora da un punto imprecisato.
“Volando”
ridacchiò Deimos, sfottendo
il fratello imbranato.
Phobos, bloccato
sulle scale dal
drago, non aveva modo di fare altrettanto. Che rabbia!
“Io
per contratto devo difendere la
Dea” spiegò il sacerdote
“Perciò dovrei passare”.
“Il
drago non te lo farà mai fare. Obbedisce
a Padre Ares”.
“Ma,
Deimos..non esiste un modo?”.
“No.
Rassegnati”.
“Attacchiamolo
tutti assieme!”
propose Milo “Vediamo se si scansa!”.
“Per
una volta ti do ragione” annuì
Ioria.
“Ma
siete tutti rincoglioniti?” strabuzzò
gli occhi Deimos.
I gold si
prepararono ad attaccare. Erano
pronti ma, quando i loro colpi stavano per partire, qualcosa di strano
accadde
al loro cosmo. Una sensazione di debolezza li avvolse e, uno dopo
l’altro,
caddero in terra svenuti.
“Che
succede?” riuscì a mormorare
Arles.
“Nemmeno
Atena vuole che partecipiate
a questa battaglia, evidentemente” spiegò Deimos,
incrociando le braccia mentre
il fratello cadeva in terra.
“Come
sei tenero..” stuzzicò Atena “..proteggi
i tuoi piccoli!”.
“Giove
è un osso duro. Se crepo,
voglio assicurarmi una degna discendenza” sibilò
Ares, mentre il Dio romano
appariva fra le nubi.
“Credi
che moriremo?”.
“Spero
di no. Ma ho imparato ad
essere pessimista, stando accanto al mio figlio minore”.
Giove
scagliò un potente fulmine, che
Atena parò con il bastone.
“La
pagherete!” tuonò, con voce
grave, il re degli Dei romani “Avete ucciso la mia Giunone!
La pagherete cara!”.
“Oh,
ecco perché è così
incazzato..”
annuì Ares.
“Quasi
comprensibile..” ammise Atena.
“Ciccia,
è una guerra! La gente ci
muore!”.
“Sì
ma era la donna che amava”.
“Mentre
si scopava il resto dell’Olimpo..”.
“Proprio
come Aphrodite..però tu dici
che ti ama..”.
“Non
infierire!”.
Ares
ringhiò, indossando la sua
armatura. L’elmo con il pennacchio andò a
coprirgli il viso e quattro ali da
drago si aprirono sulla sua schiena. La coda della Kamui si
arricciò, segno che
era assetata di sangue. Anche Atena aveva indossato
l’armatura ed era pronta.
“Vi
spedirò sotto terra” minacciò
Giove.
“Vedremo” rispose Ares “Vedremo chi quest’oggi cadrà!”.
giunti a questo punto,
è d'obbligo ringraziare chi ha seguito la storia fin qui.
siete molti di più di quanto mi aspettassi!! seconda cosa:
vorrei scusarmi con i fan di Seiya ed Aiolos, che finisco sempre col
maltrattare in qualche modo! terza cosa: dovrei riuscire ad aggiornare
la storia prima ma, in caso contrario, BUONA PASQUA A TUTTI!