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Autore: SagaFrirry    04/04/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XVIII

 

CIELO E TERRA

 

Shun rimaneva in silenzio. Osservava il gran sacerdote, senza volerne interrompere i pensieri. Sobbalzò quando si accorse che Arles lo stava fissando.

“Cosa c’è?” domandò il sacerdote.

“Niente!” si affrettò a dire Shun “Solo che..come state?”.

“Perché lo chiedi?”.

“Sono il medico che deve curarvi. Lo devo sapere. Perciò, vi prego, rispondete: come state?”.

“Bene”.

“Bugia..”.

“Sono un po’ stanco..”.

“Un po’?”.

“Sono distrutto” sospirò “Ma che vuoi farci? È il lavoro che mi sono scelto e durante le emergenze è sempre faticosa la faccenda. In più, le mie parentele divine pretendono allenamenti e tempo. Senza contare che sto terminando l’addestramento per il mio successore..”.

“Successore?”.

“Sì. A volte mi chiedo perché non ho semplicemente fatto felice Aiolos, che aveva già tutte le basi! Sempre se non si è già scordato tutto..”.

“Aiolos ha la vostra stessa età. Serve gente più giovane, credo”.

“Vedo che capisci al volo, almeno certe cose”.

“Anche se, lo devo ammettere, non vi do di certo l’età che avete”.

“Merito, o colpa, dei geni che sta risvegliando mio padre. Ma la gioventù non copre le occhiaie!”.

“Volete che prepari qualcosa per farvi dormire? L’insonnia non fa bene al vostro stato di salute mentale, questo mi pare ovvio”.

“Forse è meglio. Ma oggi ho ancora un sacco di cose da fare. Tu va pure ad occuparti dei feriti. Ho saputo che Giunone ci è andata giù pesante”.

“Sì. Ma avete già mandato quella donna ad aiutare”.

“Discordia? Ti infastidisce?”.

“No. È che con lei e Sarah non serve molto il mio aiuto. Le ferite dei cavalieri non sono gravi”.

“In questo caso..dilettati come meglio credi. Io ho un po’ di cose da sbrigare. Atena mi ha affidato un compito. Vorrai scusarmi..”.

 

“Che fate voi due lì?” si stizzì Ares.

Phobos e Deimos, a torso nudo, si stavano godendo il sole di Grecia. Ignorarono i rimproveri del padre e continuarono ad abbronzarsi. Il Dio scosse la testa ed andò oltre.

“Atena!” sorrise, vedendo la Dea fra le colonne “Visto che i miei figli hanno tutti altro da fare, che ne dici di una piccola sessione di allenamento?”.

“Non adesso, scusa” rispose lei, guardando il grande tempio dalla sua dimora.

“Che cosa ti trattiene?”.

“Ho molti pensieri..”.

“Del tipo? Sai che pensare troppo fa male..”.

“So che tu non lo fai mai! Ad ogni modo..non lo hai saputo? Hanno deciso che sarò io a prendere il posto di Padre Zeus!”.

“Lo immaginavo. La saggezza, la difesa..e tutto il resto che c’è intorno..”.

“Cosa?! Io non posso svolgere un compito simile!”.

“E perché?”.

“Perché..ho paura. So che tu, grande Dio della guerra, non puoi capire cosa significhi”.

“Mi prendi in giro?”.

Ares fissò la Dea per qualche istante, che non voleva mostrare la sua debolezza e tentava di fuggire da quelle attenzioni.

“Mia cara Atena, è normale che tu sia spaventata. Ma sono più che certo che te la caverai benissimo. E poi, sarà solo una questione momentanea. Una volta che l’emergenza sarà risolta, tutti gli Dèi potranno tornare a bisticciare come sempre e non servirà un capo, se non di facciata. E quello è facile da fare..”.

“Tu mi aiuterai?”.

“A fare..?”.

“A superare la paura”.

“Dolcezza, mio figlio è la paura!”.

“E cosa c’entra? Io sono la saggezza, ma non ti ho trasmesso un solo briciolo di buonsenso!”.

“Hai ragione. Ma che dovrei fare, secondo te?”.

“Promettimi che, nel caso dovessi cedere, sarai pronto ad intervenire”.

“E prenderti a calci finché non reagisci?”.

“Sì”.

“Affare fatto! Ora che dici di concedermi quell’allenamento di cui parlavamo?”.

 

Kiki entrò furtivamente alla tredicesima, giusto in tempo. Il gran sacerdote stava per allontanarsi e fissò il giovane con aria interrogativa.

“Scusi il disturbo” mormorò il ragazzo, chinando il capo.

“Kiki! Cosa fai qui?” domandò il sacerdote.

“Scusate se sono inopportuno, ma vorrei essere mandato in missione”.

“In missione? E per quale assurdo motivo?”.

“Alcuni cavalieri covano dubbi nei miei confronti, definendomi un traditore”.

“Traditore? Tu? E perché?”.

“Dicono che sono io la spia dei romani”.

“Ma questo è assurdo!”.

“Ho bisogno di allontanarmi per un po’, così che non mi possano più accusare. Speditemi dove credete, anche su un’isola deserta!”.

“Ma Kiki..tu non hai un’armatura! Non posso mica lanciarti in viaggi impossibili solo per far tacere dei deficienti!”.

“Lo so ma..come posso restare qui? Sospettano, ed io voglio farli tacere. Inoltre, qui al grande tempio non servo poi a molto. Datemi modo di mostrare quel che valgo!”.

“Più volte lo hai già mostrato, Kiki”.

“Evidentemente la gente dimentica..”.

“Su questo ti do ragione”.

Il sacerdote sospirò. Poi si voltò, facendo segno al ragazzo di seguirlo. Kiki obbedì ed insieme si incamminarono per i corridoi della tredicesima.

“Alcuni cavalieri di bronzo stanno per partire” spiegò Arles “A svolgere una missione che, sinceramente, vorrei svolgere personalmente. Ma al momento non posso, dato che Atena mi ha ordinato di creare nuovi sigilli ed è una cosa alquanto impegnativa”.

“Lo posso solo immaginare..”.

“Immagina, bravo! Quei dannati foglietti ciuccia-cosmo mi stanno facendo impazzire. E ancora non mi ha spiegato a cosa le serviranno stavolta. Se li facesse da sola..”.

“Non rientra nei compiti del gran sacerdote?”.

“Come tante altre cose..”.

I due erano giunti davanti ad una porta dai complessi simboli. Kiki la osservò meravigliato. Ad un tocco del sacerdote, i simboli si illuminarono e la porta si aprì.

“Non dire a Mur che sei stato qui” sorrise Arles “Impazzirebbe..”.

Il giovane annuì, ad occhi spalancati. La sala dove erano entrati era piena di pandora box, poste a semicerchio su diversi piani, divise per categoria.

“Qui è da dove lancio il Chrysos Synagein, che spero non sia necessario spiegarti cosa sia” parlò ancora il sacerdote.

“La convocazione di tutti i cavalieri, lo so”.

“Bravo”.

Al centro della sala, un marchingegno sferico e complicato stava brillando. Il sacerdote vi infilò in parte una mano, oltrepassando l’ologramma che circondava quell’oggetto che Kiki non conosceva, se non solo per “sentito dire”. Le dita di Arles si mossero e l’ologramma si mosse a sua volta, mostrando tante piccole luci.

“Le costellazioni?” domandò il giovane.

“Esatto. Vedo che studiare serve a qualcosa” rispose il sacerdote, facendo scorrere varie luci sotto la propria mano.

Quando la fermò, sotto di essa era chiara una costellazione. Kiki fissava il tutto con curiosità. L’intera sala brillò d’azzurro, come la sfera, e delle stelle apparvero in aria. Assieme a loro, brillò uno scrigno d’argento.

“Kiki..oggi è il tuo compleanno, se non ricordo male..”.

“Ricordate benissimo. Oggi è il mio diciottesimo compleanno”.

“Allora tanti auguri”.

Con un gesto del sacerdote, la pandora che si era illuminata andò a posarsi ai piedi del giovane cavaliere. Kiki la fissò, emozionato.

“Un’armatura? È..è mia?” balbettò.

“L’Altare. Personaggi illustri l’hanno indossata prima di te, cerca di esserne all’altezza”.

“Farò del mio meglio!”.

Kiki si era inchinato, non sapendo che altro fare.

“Ne sono certo..”.

“Ora..potrei sapere di che missione si tratta?”.

“Hai ragione! Devo spiegartela! Ma prima usciamo di qui. Perdonami se non ho riservato per te la solita cerimonia di consegna dell’armatura, ma è un caso d’emergenza. Provvederò al tuo ritorno, promesso!”.

Il giovane indossò la pandora come uno zaino e seguì il sacerdote. Tornarono alla tredicesima sala, dove Seiya e Hyoga fissarono con stupore il raggiante Kiki.

“Complimenti” commentò Pegaso “Era ora!”.

“Chiudi la bocca” lo zittì Arles “Kiki è cavaliere d’argento, fatti delle domande!”.

“Ma..”.

“Non siamo qui per questo!” alzò una mano il sacerdote, sedendosi al trono “Vi ho convocati per una missione. Partirete tutti e tre”.

“Davvero? Dobbiamo fare da baby sitter al neo-cavaliere?” continuò Seiya.

“Credo che sarà lui a fare da baby sitter a te, pony impertinente! Lasciami parlare o ti abbatto come si fa con i cavalli zoppi!”.

Pegaso si zittì, capendo che il sacerdote non scherzava.

“La vostra missione è importante, perciò niente cazzate! Sono stato chiaro?”.

“Chiarissimo” annuì Hyoga.

“Non voglio venire a sapere che siete caduti in un burrone, vi siete fatti massacrare dopo l’ennesimo vostro discorso spavaldo o cose simili. Per fortuna il cieco è già sul luogo della missione..”.

“Dobbiamo andare ai cinque picchi dove sta Sirio?” domandò Kiki, capendo di che cieco parlasse Arles.

“Esattamente. Dato che Hades ora è nostro alleato, vanno tolti i sigilli che rendono impossibile l’accesso a questo mondo ai suoi soldati meno dotati. Non possiamo pretendere che combatta solo con i tre giudici e gli Dèi gemelli, che sono pure degli stronzi , quindi non si sa quanto siano davvero fedeli”.

“I sigilli? Ma non sarà pericoloso?” si allarmò Seiya.

“Lo è. Ma è ordine di Atena. Se non ci credi ,puoi chiederglielo..se ha smesso di massacrare di botte mio padre..”.

“Ares..perde?”.

“Ares perde SEMPRE contro Atena. Ma non lo ammetterà mai. Tornando a noi..Dohko, che sta ai cinque picchi con Sirio, sa come sciogliere quei sigilli e, inoltre, fornirò a Kiki tutto il necessario”.

“E se gli specter ci attaccassero?” domandò Hyoga.

“Siete in armatura, giusto?”.

“Dobbiamo combatterli?” insistette il Cigno.

“Lo fai apposta o è vero quel che dicono sui biondi? Partite e sciogliete i sigilli. Quelli di Poseidone sono già stati rimossi da mio fratello, che è recidivo e ormai esperto in questo”.

“Va bene..ma..” provò a protestare ancora Seiya.

“Kiki, avvicinati” lo ignorò Arles.

Affidò al ragazzo la collana del gran sacerdote, gesto alquanto insolito ma necessario.

“Con questa..” spiegò il capo del santuario “..Dohko ti spiegherà cosa fare”.

“Sissignore” annuì il ragazzo.

“E ora andate, che il tempo stringe! Mi raccomando: niente burroni e..Hyoga..non uccidere parenti ed amici, se ci riesci”.

“Sissignore” annuirono i tre, anche se i due cavalieri di bronzo non erano per niente convinti.

“Kiki, fatti valere e prendi a sberle questi due, se necessario. Poi, mi raccomando: vedi di tornare indietro intero. Il santuario ha bisogno di te, chiaro?”.

“Oh..va bene..” farfugliò Kiki, imbarazzato.

Uscendo dalla sala, il giovane sorrise, notando gli sguardi stupiti di chi aveva attorno. Camminò fiero. I cavalieri ridiscesero le scale di tutte le case, pronti a partire. Mur non capì subito l’accaduto, pensando che Kiki gli avesse portato un’armatura a riparare. Poi vide il ragazzo andare oltre e comprese.

“Kiki? Quelle vestigia..” domandò.

“Sii fiero di me, fratello!” sorrise Kiki “Il sacerdote mi ha affidato le sacre vestigia dell’Altare. Le indosserò con onore e ti dimostrerò che non sono un traditore!”.

“Fai attenzione. Mi raccomando”.

“Non sono un bambino! Me la caverò benissimo”.

“Lo spero..”.

 

“Non capisco se mi fai vincere o se davvero sei così stupido ed impulsivo da farti battere sempre nello stesso modo” domandò Atena.

“Sono un galantuomo..” mentì Ares.

“Sei un cretino!”.

“Non l’ho mai negato. E tu sei un’esaltata”.

“Che motivo avrei mai di NON esserlo?”.

“Ma che domanda è?!”.

La Dea ruotò di nuovo il bastone, pronta a colpire per l’ennesima volta il fratello. Ares si portò un braccio davanti al volto, stanco di venir preso a mazzate in faccia. Atena rise, trovando divertente la faccia spaventata che era in grado di fare il Dio della guerra. La Dea fece qualche passo.

“Certo che..” commentò “..i tuoi figli sono belli rilassati oggi”.

“Parli di Phobos e Deimos? Sono dei pigroni! Li ho già rimproverati”.

“Poveretti! Lascia che un pochino stiano tranquilli, quando non ci sono attacchi in corso”.

“Non sopporto i soldati oziosi”.

“Sei troppo pedante, Ares!”.

“Però, lo devi ammettere..i miei piccoli sono un bel vedere! Si vede proprio che sono figli di Aphrodite e del sottoscritto!”.

“Modesto come sempre! Hanno dei bei tatuaggi, quello l’ho notato”.

“Tutti in famiglia abbiamo tatuato un drago da qualche parte”.

“Anche tu?”.

“Sì ma il mio, mia cara, è in un punto che se vedessi..vorrebbe dire che sono praticamente nudo davanti a te!”.

Atena arrossì leggermente e distolse lo sguardo. Ares rise.

“Anche il mio sacerdote e suo fratello?” domandò lei.

“Non ancora. Sarà il mio regalo per quando finirà questa guerra”.

“Se restano in vita..”.

“Certo che resteranno in vita! Parliamo dei miei figli, mica di esserini insignificanti qualsiasi!”.

“Sì, e noi stiamo lottando contro divinità estremamente potenti!”.

“E tu porti sfiga, donna!”.

“Io non..”.

La Dea non finì la frase , perché un fortissimo boato scosse l’intero santuario ed il cielo si fece buio di colpo.

 

“Che cosa hai mandato a fare in missione quei ragazzi?” protestò Aiolos “Al tempio serve gente, e tu hai allontanato individui validi!”.

“Punto primo: non sono dei ragazzi. Punto secondo: ho i miei validi motivi, e li vedrai” ribatté il sacerdote, infastidito.

“Sei un pazzo!”.

“Sei un rompicoglioni!”.

“Questo non cambia la situazione!”.

“Quanto ti piacerebbe?” sorrise Arles, accarezzando i braccioli del suo trono, con aria beffarda.

Aiolos, che doveva ammettere di essere piuttosto geloso della posizione del collega, perse momentaneamente il controllo e scattò in avanti, con l’intento di colpire il sacerdote. Questi, però, tirò su una gamba e fermò il Sagittario piantandogli una scarpa in mezzo al viso. In quella posizione decisamente bizzarra, li vide Mur entrando alla tredicesima. Imbarazzato, convinto di aver interrotto chissà che cosa, arrossì e chinò la testa.

“Mur! Cosa ti porta qui?” domandò Arles, senza abbassare la gamba.

“Io..ecco..volevo sapere se era possibile avere qualche informazione in più riguardo la missione dove è stato mandato mio fratello. Sono un po’ preoccupato”.

“Non devi esserlo. Ci sono Seiya e Hyoga con lui”.

“Appunto..”.

“Forse hai ragione..”.

La terra tremò, zittendo tutti. Si fece buio. Un’eclissi? No, era qualcos’altro..

 

“Che odio..che persona insopportabile!” si lagnava Seiya, camminando con la pandora sulle spalle.

“Di chi parli?” domandò Kiki.

“Ma del gran sacerdote, ovviamente. Lo prenderei a calci in faccia, se solo potessi!”.

“Non dovresti parlare così di colui che ti ha affidato l’armatura..”.

“Tu non lo conosci davvero, Kiki. Sei solo un bambino!”.

“Ho diciotto anni, che cazzo dici?!”.

“Chi ti ha insegnato queste parole? Mur non parla così”.

“Oh sì. Ma tu non lo conosci bene..”.

“Beh, comunque ho ragione io! Quell’uomo è fastidioso ed arrogante”.

“Come te?”.

“Non è vero!”.

“Con la differenza che LUI governa il santuario e tu sei un bronzetto”.

La strada era impervia ed in salita, una vera seccatura da fare con l’armatura a mo di zaino.

“Ma come fate a trovare il fiato pure per litigare?” li interruppe Hyoga “Comunque, Seiya, girano voci che stia già addestrando il suo successore. Quindi suppongo voglia ritirarsi..”.

“Ha paura di affrontare me ed Aiolos insieme, ecco qual è la verità!” esclamò Pegaso.

“Ma non penso proprio..” scosse la testa il Cigno.

“Ritirarsi? E perché dovrebbe?” domandò Kiki “Non è di certo vecchio e sa ancora fare il culo a molti. Perciò perché mai?”.

“Sarà stufo. Oppure è solo previdente” rispose Hyoga “Ma continuerò a trovarlo irritante lo stesso”.

“E voi chi vorreste al suo posto?” continuò Kiki, incuriosito dalla conversazione.

“Qualcuno di saggio” annuì il Cigno “Come il mio maestro Camus”.

“Camus? Il gelato?” rise Seiya “Ma non farmi ridere! Quello fa tanto il figo ma poi si metterebbe a piangere alla prima occasione”.

“Ma come ti permetti?! E allora, tu chi proponi? Sentiamo un po’..”.

“Aiolos, ovvio! Colui che aveva scelto Shion!”.

“Aiolos è vecchio! E non ringiovanisce come sta facendo Saga!”.

“Non è vecchio! Ha solo..”.

“Praticamente quarant’anni. E poi..te lo ci vedi Saga che addestra Aiolos?”.

I tre si misero a ridere. Che idee assurde faceva venire in mente l’aria rarefatta delle montagne!

 

Atena si mosse di scatto, d’istinto, preparandosi a combattere. Ares le era accanto, che si guardava attorno per capire chi avesse provocato simili stravolgimenti in cielo. Fra le nubi, ora nere e minacciose, si vedevano numerose saette. Alcune di esse si abbatterono sulle case più elevate del tempio, con boati e crolli. Un fulmine colpì la statua di Atena ed i due Dei riuscirono giusto in tempo a spostarsi.

“Conosco solo un Dio capace di fare questo..” commentò la Dea.

“Già..è quello che penso io?”.

“Giove!”.

 

“Ma perché tutti distruggono casa mia, CAZZO!” sibilò Arles, capendo che qualcosa al piano di sopra era crollato.

“Cosa è stato? Atena! Dobbiamo salvarla!” parlò Aiolos, pronto a raggiungere la sua preziosa Dea.

Anche Mur era allarmato e pronto. Il sacerdote si alzò a sua volta. I cavalieri tentarono di raggiungere il piazzale con la statua della Dea, ma una grossa ombra li fermò.

“Levati di mezzo!” minacciò Arles, ritrovandosi di fronte il drago che, teoricamente, gli apparteneva “Obbedisci!”.

La bestia non si mosse. Digrignò i denti.

“Ti levi, grandissima scocciatura?” borbottò ancora il sacerdote, questa volta con più fermezza.

“Se non si sposta..” minacciò Aiolos “..lo faccio muovere io!”.

“Accomodati” lo invitò Arles, con un mezzo ghigno.

Il Sagittario era pronto a colpire e il drago reagì, ringhiando e sputando fuoco.

“Aiolos!” si preoccupò Mur “Quella è una bestia sacra, non puoi sconfiggerla!”.

“Ma Atena è dietro questa creatura! Dobbiamo passare!”.

“Ma che succede qui?” domandò Aphrodite, seguito a ruota da molti altri cavalieri “Cos’era quel botto? Va tutto bene?”.

“Non sappiamo cosa stia succedendo e questo dannato drago ci sbarra la strada!” protestò Aiolos, indicando la bestia “Irritante tanto quanto il padrone!”.

“Guarda che io non governo quel drago!” rispose Arles “Non mi ha mai obbedito!”.

“Si vede che ha un cervello. Che però ORA non sta usando”.

“Tu vuoi finir male, oggi..”.

“Gente, non litighiamo! Troviamo il modo di passare!” suggerì Camus.

“Chiama Phobos e Deimos” suggerì Kanon “Quei due pare che se la cavino con i draghi”.

“Hai ragione” annuì il gemello, urlando poi i nomi dei fratelli maggiori, sperando che riuscissero a sentirlo.

“Grandioso! Chiamiamo altra gente di cui c’è poco da fidarsi!” protestò Ioria.

“Che hai da urlare?” domandò Phobos, urlando di rimando da un punto all’esterno del tempio.

“Aiutaci! Il mio stupido drago non si sposta!” gridò ancora Arles.

“Nemmeno il mio!”.

“Come sarebbe a dire?”.

“Papà non vuole che combattiamo” si unì Deimos, raggiungendo la tredicesima e fissando il drago.

“Come?! Papà vuole sempre che combattiamo!” protestò Arles.

“Forse questo nemico lo ritiene troppo pericoloso..”.

“Pericoloso? Deimos, andiamo! Non può essere!”.

“Trovi altre spiegazioni? I nostri tre draghi sono fissi sui loro culi e non ci fanno passare. Hanno ricevuto un ordine e da lì non si muoveranno”.

“Ma Atena..” continuò Aiolos.

“Atena è dall’altre parte, è vero. Ma c’è nostro padre con lei”.

“Credi di rincuorarmi, dicendo questo?”.

“Come sei arrivato là?” gridò Phobos, ancora da un punto imprecisato.

“Volando” ridacchiò Deimos, sfottendo il fratello imbranato.

Phobos, bloccato sulle scale dal drago, non aveva modo di fare altrettanto. Che rabbia!

“Io per contratto devo difendere la Dea” spiegò il sacerdote “Perciò dovrei passare”.

“Il drago non te lo farà mai fare. Obbedisce a Padre Ares”.

“Ma, Deimos..non esiste un modo?”.

“No. Rassegnati”.

“Attacchiamolo tutti assieme!” propose Milo “Vediamo se si scansa!”.

“Per una volta ti do ragione” annuì Ioria.

“Ma siete tutti rincoglioniti?” strabuzzò gli occhi Deimos.

I gold si prepararono ad attaccare. Erano pronti ma, quando i loro colpi stavano per partire, qualcosa di strano accadde al loro cosmo. Una sensazione di debolezza li avvolse e, uno dopo l’altro, caddero in terra svenuti.

“Che succede?” riuscì a mormorare Arles.

“Nemmeno Atena vuole che partecipiate a questa battaglia, evidentemente” spiegò Deimos, incrociando le braccia mentre il fratello cadeva in terra.

 

“Come sei tenero..” stuzzicò Atena “..proteggi i tuoi piccoli!”.

“Giove è un osso duro. Se crepo, voglio assicurarmi una degna discendenza” sibilò Ares, mentre il Dio romano appariva fra le nubi.

“Credi che moriremo?”.

“Spero di no. Ma ho imparato ad essere pessimista, stando accanto al mio figlio minore”.

Giove scagliò un potente fulmine, che Atena parò con il bastone.

“La pagherete!” tuonò, con voce grave, il re degli Dei romani “Avete ucciso la mia Giunone! La pagherete cara!”.

“Oh, ecco perché è così incazzato..” annuì Ares.

“Quasi comprensibile..” ammise Atena.

“Ciccia, è una guerra! La gente ci muore!”.

“Sì ma era la donna che amava”.

“Mentre si scopava il resto dell’Olimpo..”.

“Proprio come Aphrodite..però tu dici che ti ama..”.

“Non infierire!”.

Ares ringhiò, indossando la sua armatura. L’elmo con il pennacchio andò a coprirgli il viso e quattro ali da drago si aprirono sulla sua schiena. La coda della Kamui si arricciò, segno che era assetata di sangue. Anche Atena aveva indossato l’armatura ed era pronta.

“Vi spedirò sotto terra” minacciò Giove.

“Vedremo” rispose Ares “Vedremo chi quest’oggi cadrà!”.

giunti a questo punto, è d'obbligo ringraziare chi ha seguito la storia fin qui. siete molti di più di quanto mi aspettassi!! seconda cosa: vorrei scusarmi con i fan di Seiya ed Aiolos, che finisco sempre col maltrattare in qualche modo! terza cosa: dovrei riuscire ad aggiornare la storia prima ma, in caso contrario, BUONA PASQUA A TUTTI!

   
 
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