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Autore: AnnabethJackson    04/04/2015    10 recensioni
Sono passati sei anni da quando Percy ha lasciato bruscamente Annabeth, e lei ancora non sa perché. Scappata in California, la ragazza ha voltato pagina, mentre lui deve pagare ancora le conseguenze del suo errore. Nessuno dei due ha dimenticato. Ma entrambi non sanno che chattano l'uno con l'altro ogni giorno da tre mesi nascosti dietro i nomi di "AtlanticBoy16" e "WiseGirl210".
_____________________________
Dal testo:
"Stavo con lui da quando avevo 16 anni. Avevamo raggiunto quasi i dieci anni di fidanzamento, quando all'improvviso lui aveva rotto con me. Non conoscevo il motivo e probabilmente non l'avrei mai saputo.
Lui aveva preso le sue cose e se ne era andato dal nostro piccolo appartamento, non facendosi più sentire.
Beh, non gli abbia mai dato una chance.
Avevo impacchettato le mie cose anche io e, con le lacrime agli occhi, ero salita su un taxi con un biglietto aereo appena comprato in mano.
WiseGirl210: Non lo so. Credo che traslocherò. Non so dove, ma devo assolutamente andarmene da qui.
AtlanticBoy16: Buona fortuna allora, ragazza intelligente. Il trasloco può essere difficile... non che io mi sia mosso dopo il College.
Stavo pensando a cosa rispondere quando il citofono"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer:
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.


Premessa:

Questa è la traduzione della soria You've got mail” su Fanfiction.net dell'autrice “HAWTgeek”. Il permesso mi è stato accordato dalla stessa autrice. (Per leggere la storia in inglese cliccare sul titolo). Tutte le (fantastiche) vicende narrate sono solo e soltanto sue.






 
.:You've got e-mail:.
 


Capitolo 5






Annabeth



High Score.
Annabeth.


La TV ripeté lo stesso messaggio ancora e ancora mentre Sam si lamentava per aver perso a Just Dance contro sua zia, ma io ero troppo occupata a battere il cinque a Kate per curarmi di quello che diceva Sam.
-E tu saresti il migliore?- rise Noah, e Sam socchiuse gli occhi mentre addentava la sua fetta di pizza.
Mi piaceva essere una zia che si divertiva.
Malcolm e Dana mi avrebbero ammazzato se fossero venuti a sapere che avevo sfamato i loro figli con la pizza invece del cibo sapano che c'era in cucina. Me ne ero fregata e avevo ordinato tutto il cibo spazzatura delizioso che volevano. Malcolm poteva dire quello che voleva sul fatto che Kate doveva andare a letto prima di suo fratello ma io le permisi di restare in soggiorno finché voleva.
Dana e Malcolm avevano detto a Sam di non vantarsi di essere il migliore, per questo mi ero divertita molto a batterlo al suo gioco.
E dovevo ammettere che mi piaceva Noah, anche troppo.
Era un ragazzino simpatico, così adorabile che avevo voglia di prenderlo e abbracciarlo ogni cinque secondi, anche se non avevo osato mettere tanto in imbarazzo Sam. Avevo giurato a me stessa di metterlo in imbarazzo, ma non fino a quel livello.
-Brava zia Annabef!- ridacchiò Kate.
Sorrisi a Kate e mi voltai verso Sam che era ancora imbronciato.
-Sei stanco? Vuoi vedere un film?-
Sam mi guardò in silenzio e io mi chiesi se questo significasse che potevo far partire il videoregistratore.
-Puoi sceglierlo tu, se vuoi.-
Sam finalmente sorrise e guardò Noah che si strinse nelle spalle.
-Certo.- annuì e io li lasciai discutere su quale film volessero vedere.
Andai nella camera degli ospiti del condominio che Malcolm aveva comprato quando aveva scoperto che Dana era incinta di Sam.
A volte, anche se era passato molto tempo, mi sentivo troppo gelosa della vita che Malcolm aveva costruito e che io invece non avevo. Lui non aveva commesso errori, come invece avevo fatto io. Aveva trovato la ragazza perfetta. L'aveva sposata. Aveva avuto due figli e costruito una carriera perfetta.
Io avevo avuto la sua stessa vita, se non più intensa. Avrei dovuto avere io una famiglia prima di lui. Ma, in qualche modo, non era successo. Ero finita per stare da sola, a fare la babysitter perché non avevo programmi per il week-end.
Cercai di non pensarci, così accesi il mio portatile e aprii il mio account Windows Live.
 
A: AtlanticBoy16
Da: WiseGirl210

Babysitter.
Mi piace molto farlo, sopratutto quando tengo mia nipote Kate. Ma hai presente quella sensazione, quando stai lì seduto e ti rendi conto che la vita doveva andarti meglio? Che probabilmente dovevi essere proprio come tuo fratello? Che dovevi essere già sposato con la persona perfetta che avevi incontrato da giovane? Che non dovresti essere a fare la babysitter a dei bambini non tuoi ma essere a casa con i tuoi figli?
Sto delirando oppure quello che ho detto ha senso?
-WG

 

Inviai la mail e aspettai la risposta, anche se con un orecchio controllavo se i bambini avessero smesso di litigare per decidere di vedere la “Famiglia Adams” oppure “Piccolo Genio”.
Stavo per scendere e usare la carta di “sono-la-zia-quindi-ho-l'ultima-parola” quando il mio portatile fece ping avvisandomi di una nuova mail.
 
A: WiseGirl210
Da: AtlanticBoy16

Non stai delirando affatto.
Sono un padre single, e ogni volta che vado a prendere mio figlio a scuola penso a quello che hai detto tu. Questa è New York quindi essendo un padre single non è come essere il terzo incomodo. Ma le madri, in realtà, sono lì per i loro figli. Quei genitori sono lì perché vogliono tutta la custodia. Nel mio caso, invece, devo combattere perché la madre non vuole nessuna custodia.
Mio figlio non domanda nulla, ma so che in verità si chiede perché sua madre non vuole passare del tempo con lui. E io continuo a guardarlo quando è in giro con il suo migliore amico. So che si domanda: “Perché non viene mia mamma a prendermi agli allenamenti di calcio?” oppure “Perché i miei genitori non sono sposati e felici insieme?”
E io non so cosa rispondere.
-AB


Stavo per scrivere la mia risposta quando la discussione al piano terra tra i bambini all'improvviso di spense, e Kate gridò di aver finalmente scelto il film.
Chiusi la pagina web, sapendo che Sam sarebbe venuto probabilmente a curioare nel mio cumputer. Mi rifeci la coda di cavallo mentre scendevo le scale.
Quando vidi il film che Sam aveva scelto mi fermai sul terzo gradino dal basso.
Nella mia vita avevo affrontato un sacco di cose. Da un rottura dolorosa ad una guerra contro i Titani. Ma, mentre ero ferma sulle scale, sentii la paura impossessarsi del mio corpo.
Quello era il peggior incubo dei genitori.
Si... era Spongebob.


 
***


 
Percy


Misi il dentifricio sul mio spazzolino da denti mentre guardavo il cellulare.
Non c'erano nuovi messaggi.
Questo voleva dire che Noah si stava divertendo, ma avrei voluto avesse il tempo di scrivermi.
Come genitore, non volevo che Noah pensasse che ero iperprotettivo. Mia mamma lo era stata e ciò mia aveva fatto venir voglia di ribellarmi. Così avevo deciso di seguire i consigli di un libro per genitori e lasciarlo libero di decidere le cose più futili.
Ma questo non significava che non mi preoccupassi.
Noah era tutto quello che avevo, ed era l'unica cosa di cui potessi preoccuparmi.
Avevo portato tutto il necessario in camera, così che non mi dovessi spostare per la casa, ma avevo finito tutto il lavoro e non avevo nient'altro da fare che guardarmi intorno.
Solitamente sarei stato felice di non aver nulla da fare perché durante il giorno non mi fermavo un momento. Ma ero nervoso pensando a chi si stava prendendo cura di mio figlio.
Malcolm e io non eravamo mai stati grandi amici da giovani, e sicuramente non lo eravamo stati quando io e Annabeth avevamo rotto. Ma, quando Noah era stato accoppiato ad un bambino per farlo ambientare nella squadra di calcio, lui e Sam erano diventati migliori amici in un batter d'occhio.
Così, Malcolm e io eravamo stati obbligati a dialogare civilmente. Era riuscito a mettere a parte i miei errori per il bene di Noah. Dopotutto era colpa mia, non si mio figlio.
Ma una delle tante sorelle di Malcolm non vedeva Noah allo stesso modo del fratello.
Annabeth era la sorella maggiore, quella che c'era sempre stata. E non vedevano la storia esattamente come se io fossi un idiota, che si era ubriacato quando Annabeth mi aveva lasciato, e che aveva commesso un errore. Loro vedevano un bambino e immediatamente pensavano che l'avevo tradita, e allora si arrabbiavano e scavavano nei loro ricordi di noi due insieme, alla ricerca di qualche segno che io la tradissi anche allora. Ma non trovavano nulla perché io non l'avevo mai tradita.
Scacciai quei pensieri e cominciai a camminare per la stanza in direzione del comodino, alla ricerca della scatola di Tylenol, per poi finalmente andare a dormire.
Ma poi la mia mano tocco qualcosa di freddo, un cerchio di metallo. Lo tirai fuori ma lo lasciai subito cadere, in stato di shock.
L'anello.


-Penso che mi piace di più il tuo- Annabeth sorrise mentre lasciava scivolare di nuovo al dito l'anello con la scritta “Percy”, e mi baciò la sommità della testa.
Aveva appena cominciato a piovere, mentre eravamo sulla Haunted Mansion, a Disney World, cercando di evitare di bagnarci. Per festeggiare la nostra libertà dalla scuola superiore e anche quella dai nostri genitori avevamo deciso di fare un viaggio da New York a Orlando, Florida. L'ultimo giorno a Disney World eravamo finiti a comprare due piccoli anelli, sulla Adventure Land. Il mio portava il mio nome, e il suo il suo nome.
Ma, in qualche modo, Annabeth aveva deciso che il mio fosse più bello, così aveva preteso che ce lo scambiassimo.
-Tienilo pure.- dissi, stringendomi nelle spalle, e Annabeth sorrideva mentre si toglieva il suo anello dal pollice.
-Allora tu tieni il mio.-
-Questo è un vero affare.- dissi sorridendo, mentre compivo la stessa azione di infilare il suo anello nel mio dito. Lei si strinse più a me, mentre la corsa terminava.



Passai la mano sopra le otto lettere del piccolo anello d'argento. L'avevo tenuto con me, malgrado tutto. Lo indossavo sempre, in qualche modo, o sulla mia mano o infilato nella mia collana con le perle del Campo, ma non ricordavo di averlo addosso anche quando avevo lasciato Annabeth.
Ad un certo punto, era anche diventato un giocattolo per Noah, quando lo portavo nella mia collana e lui era un bambino. Quando ci eravamo trasferiti lì l'ho messo nel comodino, vicino al mio letto, sforzandomi di non pensarci più.
Con il vecchio anello polveroso, pensai a tutte le volte in cui lei l'aveva portato. Mi ricordai che Annabeth lo indossava sempre quando doveva andare fuori città per affari, e che lo teneva in tasca durante le riunioni come porta fortuna.
Qual era il suo portafortuna ora?
Capii che non potevo farne a meno. Dovevo vedere se riuscivo a trovarla, o almeno sapere come stava.
... Se era felice.
Aprii il mio laptop e premetti il pulsante di Bing. Annabeth Chase, digitai e subito mi comparvero un'infinità di risultati.
Annabeth Chase Mt. Olympus Società Architectural
Annabeth Chase e Malcolm Moore
Il mio cursore esitò sopra l'opzione finale.
Annabeth Chase E! Intervista
Annabeth era finita su E!?
Premetti su quel link e mi si aprì un video di YouTube.
"-Dopo quattro anni, Annabeth Chase, co-fondatrice del la Società di architettura del Monte Olimpo, e il fidanzato di lunga data, Henry Alexander, hanno finalmente deciso di rendere ufficiale il loro rapporto!-"
Il video proseguì con delle foto di loro due, felici e insieme come una coppia, che ballavano sullo schermo, e una foto dell'anello di fidanzamento. Poi seguirono le interviste della coppia su come si fossero messi insieme e come avevano deciso di fare il passo successivo. E poi era arrivata la parte finale, quella che faceva più male di tutti.
"-La coppia si è conosciuta quattro anni fa, quando Annabeth, appena trasferitasi a Los Angeles, è stato assunta dal ristorante di Henry per riprogettare il locale a cinque stelle. Quello che dovevano essere tre mesi di stretto contatto per i lavori sono diventati quattro anni di relazione e la decisione di passare il resto della loro vita insieme.-"
Poi il video era finito.
Lei era... fidanzata.
Si sarebbe sposata a Dicembre.
Con Henry Alexander...
Dopo essere uscito da Youtube per tornare alla pagina di ricerca, non riuscivo ancora a comprendere il fatto nella mia testa.
Annabeth non si era solo trasferita, ma stava anche per sposarsi!
Guardando attraverso i vari link che parlavano di Annabeth, cominciai a pensare ad Henry.
Era come me? O completamente diverso?
Lei era più felice con lui? Lo amava davvero?
Stavo cominciando a sentirsi male quando cliccai sulla notizia più recente della mia ricerca, invece di guardare quelli più rilevanti.
Annabeth e Henry hanno rotto!
Annabeth Chase si è trasferita, lasciando Henry a Los Angeles!
Annabeth Chase va in giro senza anello di fidanzamento!
E poi finalmente trovai quello che cercavo.
Henry Alexander modifica la sua Situazione Sentimentale di Facebook in Single!
I miei occhi si spalancarono mentre premevo sul link del blog, che mostrava l'immagine di come tutti gli amici di Henry aveva dato le loro condoglianze su Facebook dopo aver visto che era di nuovo single.
Annabeth Chase.
Single.
Era questo che stavo aspettando? Dopo sei anni che non vedevo Anabeth per quello che credevo sarebbe stato un per sempre, potevo seriamente farla tornare, di nuovo?
E poi ho pensai a quello che aveva detto nella sua intervista per E! dopo aver annunciato il suo fidanzamento.
"Sono stato male per un'altra storia prima, quindi ero davvero titubante a fidarmi di Henry,".
Era stata male prima.
Era stata male prima, per colpa mia.

 
 
***


Annabeth


Tirai il cuscino sopra la testa, cercando di nascondere i lampi provenienti dalla mia finestra.
Percy aveva sempre avuto paura dei fulmini perché gli ricordavano che era sotto il controllo degli dei, e aveva l'abitudine di girarsi e rigirarsi sempre nel letto quando sentiva i tuoni di notte. Ero così abituata a scivolare nelle sue braccia per calmarlo che, quando c'era il temporale, facevo fatica a dormire.
E quella sera si preannunciava una furiosa tempesta.
Stavo per alzarmi e vedere se Malcolm avesse un sonnifero da qualche parte o se Ab fosse online, ma poi la porta della camera si aprì, inondando la stanza di luce.
Sam.
Kate amava la pioggia, ma Sam aveva sempre avuto paura dei tuoni.
-Annabeth?-
Togliendomi il cuscino dalla faccia, mi misi seduta sul letto, guardando il bambino sulla porta.
Noah.
-Noah?-
BUM!
Noah trasalì, mentre il tuono rimbombava di nuovo.
-Uhm... posso dormire qui con te?-
Lo guardai fisso.
-Ho paura dei fulmini e di solito, quando c'è il temporale, dormo con mio papà, se ho troppa paura.- disse norvosamente Noah, scompigliandosi i capelli in modo incridibilmente famigliare. -Voglio dire, posso tornare a letto...-
-Anche io ho un po' paura dei fulmini. Mi farebbe piacere un po' di compagnia.- lo interruppi, sorridendo.
Le labbra di Noah formarono un sorriso riconoscente, mentre io tiravo su le coperte dal lato opposto del letto, e lui ci si infilava dentro.
-Hai dei figli, Annabeth?- chiese Noah, mentre trovava la posizione. Dovetti ammettere che era bello avere qualcuno dall'altra parte del letto, anche se era solo un bambino.
-No.- dissi, scuotendo la testa. -Perché me lo chiedi?-
-Perché sei molto brava con i bambini.- disse Noah, con la testa affondata nel cuscino. -Sai, mi ricordi molto il mio papà.-
-Davvero?-
Noah annuì.
-Non so perché, ma gli assomigli molto.- spiegò lui.
-Ti piace il tuo papà?-
-Sì. A volte non mi piace la mia mamma, ma io amo il mio papà.-
-Perché non ti piace la tua mamma?-
Noah esitò.
-Perché si dimentica di me.-
Spalancai gli occhi, non sapendo come gestire questa nuova informazione.
-Mi padre dice che non è vero, che il lavoro la tiene molto occupata, ma io so che lei si dimentica. Posso dire che il mio papà è felice di avermi, ma la mamma, a volte, mi fa sentire come un incidente.- disse Noah, mentre mi guardava con quei suoi occhi luminosi.
-Mia madre mi ha abbandonato.-
Noah mi fissò, in stato di shock.
-Quando sono nata, lei mi lasciò con mio padre, e non l'ho più vista fino a molti anni dopo. E anche mio padre mi faceva sentire come un incidente.-
Il bambino sorrise debolmente, come se fosse felice di sapere che non era il solo ad avere un brutto rapporto con i genitori.
-Ma quando sono diventata grande, io e mio padre abbiamo chiarito, e ho personato mia madre per non essere stata lì in tutti quegli anni.- gli dissi, togliendomi i capelli dagli occhi.
Noah annuì.
-Mi piaci, Annabeth.-
-Mi piaci anche tu, Noah.-
-La signora Chiristine vuole farti mettere con il mio papà.-
-Sì, lo so.- risi, ricordando le intensioni ovvie di Christine.
-Puoi metterti con mio padre, così io avrò una nuova mamma?.-
Risi.
-Ci penserò, okay? Sorrisi, e Noah annuì, un po' ridendo. -Ricorda che io sono sempre qui se hai bisogno di parlare, va bene, Noah?-
-Grazie.-
Noah chiuse i suoi occhi azzurri, e io gli rimboccai le coperte, baciandogli delicatamente la fronte.
Pensavo si fosse addormentato, così stavo per mettermi a dormire quando Noah spalancò i suoi, improvvisamente.
-Sei della California?-
-Perché me lo chiedi?-
-Ho sentito parlare di un'Annabeth dalla California, e mi chiedevo se fossi tu.-
-Sono cresciuta sia qui che in California, ma mi sono appena trasferita a New York da Los Angeles.-
Noah mi guardò, come se stesse decidendo se potevo essere io l'Annabeth di cui aveva sentito parlare.
Stavo per chiedergli dove avesse sentito di questa Annabeth quando Noah scosse finalmente la testa.
-No, non sei lei.-
 
***




-Chi ha inventato questa cosa?- mormorai, a corto di fiato, mentre cercavo di liberare Kate dal suo passeggino.
Avevo promesso a Sam e Noah che li avrei portati al campo di calcio, dove il padre di Noah sarebbe venuto a prenderlo, ma stavo cominciando a rimpiangere quella mia decisione visto che ero lì bloccata a cercare di liberare Kate dal dispositivo di sicurezza.
Malcolm aveva comprato un aggeggio di soffocamento. Dana sapeva che i suoi figli erano dei veri newyorkesi, ma Malcolm sembrava dimenticare che non erano dei completi idioti, e aveva imposto regole severe su come dovevo prendermi cura di loro.
In cima alla lista c'era non perdere di vista i bambini nemmeno un secondo.
Alla fine, le mie mani riuscirono a trovare un pulsante, mentre Kate ridacchiava e faceva dondolare la borsa di Dana sopra la mia spalla.
Quella era una borsa magica. Fino a quel momento, avevo sottovalutato il potere delle borse giganti.
La mia a casa poteva al massimo contenere il portafoglio, le chiavi, il cellulare e un paio di mentine per l'alito.
Inevece quella borsa poteva portare tutti gli aggeggi elettronici di Sam, compresi gli infiniti caricabatterie, un pallone da calcio e una paio di scarpe con i tacchetti, vestiti extra per i bambini in casi di incidente, e quasi tutto quello che di cui si poteva aver bisogno quando si era in giro con dei bambini.
Inoltre, era così pesante che si poteva perdere peso semplicemente portandola in giro.
Kate sbagliò mentre si rannicchiava più vicino alla sua maglietta logora, usando il suo pupazzo a forma di gufo come cuscino.
-Possiamo tornare a casa dopo che Noah se ne va?- chiese Kate speranzosa, sbirciando verso di me.
Annuii, banciando i suoi riccioli castani.
-Sembra un bel piano, Katy-Cat.-
Facendo attenzione a non muovere Kate che era sul punto di addormentarsi, spinsi il passeggino in attraverso il campo, diretta al campo di calcio, dov'erano Sam e Noah.
Quello era il parco più vicino in grado di soddisfare tutti i requisiti per ciò che ciuscuono dei bambino voleva in un parco, ma era abbastanza lontano dalla casa di Malcolm. Da lì potevo quasi vedere il mio appartamento , e stavo cominciando a chiedermi se non fosse il caso di andare a casa mia dopo, visto che Kate sembrava così stanca.
-Allora, hai mai visto il papà di Noah?- chiesi.
Non ci avevo mai parlato o visto, ed ero preoccupata di incontrare un genitore come Malcolm.
-Sì.- Kate annuì, sbadigliando di nuovo. -È veramente bello.-
Il che doveva restringere il campo, immagino.
Ma non di molto.
Quando vidi Noah e Sam, affrettai il passo verso il campo di calcio.
E poi vidi qualcun'altro camminare in quella direzione.
-C'è 'Ercy!- ridacchiò allegramente Kate, divincolandosi dalla mia presa per corregli incontro.
Chi era 'Ercy?
Sempre alle prese con la borsa da super mamma, cercai di seguire la mia nipotina di quattro anni.
-Kate!- la chiamai.
Ma lei non mi prestò alcuna attenzione mentre correva per il campo da calcio, dove l'uomo stava dando il cinque a Noah, che aveva appena fatto un goal.
Infinite, quando raggiunsi Kate, non aveva ancora guardato con attenzione la persona che ora stava giocando con i due ragazzi.
-Non farlo mai più, Katherine.- dissi, baciandola sulla testa.
Kate annuì con aria solenne, sapendo che aveva fatto una cosa brutta visto che l'avevo chiamata con il suo nome intero, ma poi riacquistò il suo solito modo frizzante, porgendo l'attenzione all'uomo che stava tribulando con la sacca blu del calcio di Noah, che i due bambini avevano portato facilmente dino al campo.
-'Ercy!- chiamò Kate.
-Ehi, Katy, come sta la mia ragazza?-
Mi bloccai.
-Quefta è Annabef!- disse Kate puntano il dito verso di me, e con la coda dell'occhio notai che anche lui si bloccò.
Mordendomi la lingua, finalmente mi decisi ad alzare lo sguardo.
Quello era stato il mio incubo negli ultimi quattro anni.
Ma lui sembrava un sogno.
I suoi capelli neri erano perfettamente pettinati, e mettevano in risalto gli occhi verdi. La pelle era abbronzata dall'estate appena conclusasi, ed era vestito in modo casual, ma allo stesso tempo professionale.
-Percy.- la mia voce era appena udibile, ma potei dire dal modo in cui rimase shockato che mi aveva sentito.
Percy Jackson.
Quello da cui ero scappata.
O colui che mi aveva rovinata?
In entrambi i casi, ora era in piedi di fronte a me.
Non era invecchiato nemmeno di un giorno da quando l'avevo visto l'ultima volta. Instintivamente, non potevo fare a meno di preoccuparmi del mio aspetto.
Una vecchia maglietta. Dei pantaloncini di jeans consumati. Scarpe da tennis ultra usate. Coda di cavallo disordinata. Senza trucco.
Mi maledissi mentalmente per aver scelto di dormire di più quella mattina, piuttosto che curare il mio aspetto.
Lo shock e le emozioni mi stavano destabilizzando quando, improvvisamente, il mio cervello prese il controllo.
Noah.
Quanti anni aveva Noah?
L'età di Sam, giusto?
Ciò significava...
Come prima non riuscivo a decidere se volevo piagere o abbracciarlo, in quel momento non sapevo se volevo ucciderlo o semplicemente dargli un pungo.
Non fare una scenata.
Non fare una scenata.
Non fare una scenata, mi dissi ripetutamente.
Ma fare una scenata era tutto quello che riuscivo a fare in quel momento.
I bambini mi stavano fissando, e potevo quasi vedere le rotelline nella testa di Sam girare mentre altrernava lo sguardo da me a Percy, e viceversa.
Dovevo andarmene.
Cercando di sembrare forte, usai la borsa di super mamma per nascondere la mano su cui poco tempo prima c'era l'anello di fidanzamento, per non attirare l'attenzione.
Se fare la babysitter ai miei nipoti per tutto il weekend quando avrei dovuto avere una vita non era male, non sarei riuscita a gestire la situazione se quel coglione avesse scoperto che ero di nuovo single.
Stavo per salutare Noah e andarmene quando ancora avevo la mia dignità, ma riuscivo a muovermi.
Ero immobile a fissare il mio ex come un idiota, lasciando i tre bambini a guardarci come se fossimo stati i protagonisti di un reality show.
-Uhm, Sam, perché non andiamo a fare una partita veloce?- disse Noah acennando con la testa al campo di calcio.
-Uh, certo. Kate, ti va di fare la cheerleader?-
-Cheerleader?- chiese Kate e Sam alzò gli occhi, prendendo la mano della sorellina mentre camminava verso l'altro lato del campo, spiegandole cosa fosse una cheerleader.
Anche dopo che i bambini se ne furono andati, Percy e io continuammo a fissarci.
C'era così tanto da dire che improvvisamente non riuscivo a pensare a nulla.
Le domande erano così tante, e io non sapevo quale fare per prima.
Quando mi aveva tradito? Chi era la mamma di Noah? La conoscevo? Quando tempo era passato da quando aveva scoperto di Noah prima di andarsene? Come aveva potuto farmi quello, dopo tutto quello che avevamo passato insieme? Aveva capito la gravità della situazione?
-Noah è tuo figlio?-
Percy annuì.
Improvvisamente, dopo che lui aveva ammesso, non potevo più smettere di domandare.
-Allora, è per questo che mi hai lasciato? Perché il tuo tradimento è andato male?-
-Che cosa?-
-Quando tempo è passato da quando hai saputo di Noah fino a decidere di voler far parte della sua vita?-
-Annabeth...-
-Era già nato quando mi hai lasciato! E lui pensa che tu sia un grande!- semi urlai, cercando di non farmi sentire dai bambini.
Percy aggrottò le sopracciglia confuso, come se stesse cercando di capire quello che avevo appena detto.
-Aspetta.- cominciò Percy scuotendo la testa, ma non gli diedi il tempo. Dovevo vomitare quelle parole, non riuscivo a smettere.
-Come hai potuto farmi questo?-
Gli occhi di Percy si spalancarono mentre i miei comiciarono a riempirsi di lacrime.
Annabeth Chase non piageva.
Mai.
Non potevo più parlare perché avevo finalmente capito quanto fossi rimasta ferita.
Negli ultimi sei anni avevo rimandato in dietro il ricordo di volta in volta, e avevo agito come se Percy Jackson non fosse mai esistito, ma non era vero. Sotto quella superficie, ero ancora una ragazza che, una volta, era stata follemente innamorata. Una ragazza il cui cuore era stato rotto crudelmente senza la minima spiegazione.
Non avevo permesso a me stessa di pensarci e alle persone di parlarne, e non avevo capito quanto mi aveva fatto male vedere Percy andarsene.
-Vado a prendere i bambini.- misi in spalla la borsa e mi allontanai, ma lui mi afferrò per un braccio, cercando di fermarmi.
-Annabeth, tu...-
Tirai il braccio, liberandomi dalla sua presa, e continuai a camminare, ignorando qualsiasi cosa volesse dire.
-Kate? Sam? Andiamo a pranzare, forza.-
Noah mi guardò, con il timore che non mi avrebbe più rivisto.
-Non dimenticare quello che ti ho detto, okay, Noah?-
Lui annuì, sorridendo debolmente mentre prendevo Kate per mano.
-Ciao, Noah.-
-Ciao, Sam.-
-Ciao, 'Oah.-
Noah sorrise.
-Ciao, Kate.-
Sorrisi di nuovo a Noah, affrettando il passo quando vidi Percy trovare finalmente le parole per venirmi a spiegare.
Non gliene diedi l'occasione.










 

.:Nota traduttrice:.


Sì, beh, mi rendo conto che è quasi un anno che non aggiorno. Ma come forse avrete capito mi sono voluta concentrare sull'altra mia storia, che rimane il mio obiettivo.
È successo che l'altro giorno stavo navigando sul mio account, e mi sono ricordata di avere in corso questa traduzione, la cui storia mi aveva preso moltissimo. Così, dopo aver sistemato i primi capitoli, oggi mi sono messa a tradurre il quinto e quindi eccomi qua.
Non so quanto ci vorrà per il prossimo, probabilmente qualche settimana. In qualsiasi caso la continurò sicuramente. Mi chiedevo solo, visto che i capitoli non sono lunghissimi, se a voi sta bene se dal prossimo io unisca due capitoli in uno (per farvi un esempio, il prossimo sarà composto dal 6 e dal 7 capitolo della storia). Così credo che accorcerò i tempi di attesa e voi leggere una cosa più lunga. Che ne pensate?
Spero di non aver fatto troppi errori. In qualsiasi caso, un grazie di cuore a tutti, come sempre. È un onore far parte di questo fandom.
Annie

  
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