Io
e te: finalmente compresi
-Tu
che dai
le dimissioni??? Cos’è ora il mondo va a
rovescio?!? È il Sole che gira intorno
alla Terra?!? Adesso diventeranno eccitanti le ciccione pelose con gli
occhiali?!? Wilson smetterà di cercare un’altra
donna disperata per salvarla e
poi portarla all’esasperazione??? No dico sei diventata
idiota? Che ti è
saltato in mente??? Anche tu mischi droga e alcool? Poi dicono che
quella
responsabile sei tu! È da pazzi! E c’è
un limite anche alla pazzia stessa!
Dieci anni per diventare amministratrice! Dieci anni hai impiegato per
potermi
rompere le palle e non lasciarmi fare il mio lavoro e adesso butti
tutto
all’aria in questo modo?!? Per caso questo lavoro non ti
gratifica abbastanza?
Cos’è vuoi un applauso ogni volta che firmi un
altro inutile foglio di carta?
No perché se vuoi ti iscrivo a uno di quegli stupidi
concorsi “miss
amministratrice, trattino, sgobbratice dell’anno” !
No ripeto ma sei scema???-
si fermò perplesso- Sei diversa…
perché sorridi?- cominciava a confondersi.
Lisa lo guardava divertita, non le aveva nemmeno dato il tempo di
parlare,
appena arrivato aveva insistentemente bussato alla porta sbattendone
contro il
bastone come se fosse sul punto di sfondarla, ma lei sapeva che si
trattava di
House e non si era spaventata, anzi aveva acquisito una strana
sicurezza in se
stessa che di solito non riusciva mai ad avere con lui da quando la
loro storia
aveva avuto inizio, lui un tipo così imprevedibile e
difficile da controllare,
lei così narcisamente ordinata. Ma era questo che rendeva
tutto così unico.
L’insicurezza in quello strano rapporto instabile rendeva
tutto ciò
indimenticabile perché vissuto come se dovesse essere
l’ultimo istante insieme.
Ed era tutto complicato da quando stavano insieme, ogni giorno
scoprivano
qualcosa di nuovo sull’altro, come se dieci anni lavorando
nello stesso
ospedale non fossero stati sufficienti. La verità
è che si conoscevano come due
medici, come due semplici colleghi, come il capo e il dipendente
annoiato ma
mai in modo così profondo e intimo erano entrati in contatto.
Adesso
lei
era così serena e raggiante. Lo aveva sorpreso; per un uomo
che ha bisogno di
conoscere, il tutto lo iniziava a incuriosire. E sembrava, inoltre, che
le sue
parole non l’avessero turbata affatto, lui si aspettava una
Cuddy in lacrime,
con chi chissà quale dolore e conflitto interno, lo stesso
che l’aveva portata
a compiere quel gesto, e che si trascinava a stento ad aprire la porta
d’ingresso, per poi cominciare a piangere poggiandosi sulle
sue spalle; oppure
una Cuddy urlante che si sfrecciava contro di lui a parolacce, e finire
poi col
colpirlo.
Riprese
fiato, dato che aveva parlato senza sosta, forse senza neanche rendersi
seriamente conto di ciò che avesse appena detto e la
guardò con aria
interrogativa.
-Aspetto
un
bambino…- e House capì tutto, finalmente la
comprese veramente.
-Da
quanti
mesi?- si fermò per non fare accorgere lei del suo
turbamento, la sua voce
iniziò a tremare e questo non riusciva a controllarlo. Ed
era anche l’unica
domanda che gli veniva in mente, non aveva voglia di scappare come
pensava
avrebbe fatto a una qualsiasi simile affermazione, aveva voglia invece
di
cominciare a pensare a come chiamare il piccolo medico frustrato o la
piccola amministratrice
prepotente, e di come crescere quella creatura che adesso stava andando
formandosi nella pancia della donna che aveva amato sopra ogni cosa,
anche
sopra quel suo stupido orgoglio maschile che lo teneva distante da un
qualsiasi
rapporto umano che potesse minimamente ferirlo. Non negò a
se stesso la paura
che provò in quell’istante. Greg House genitore
poteva essere il migliore dei
papà e la persona più felice al mondo, oppure un
uomo arrabbiato che odiava
quell’essere che richiedeva tutte quelle
responsabilità dalle quali lui era
sempre scappato, e che lo tenevano legato ulteriormente a Lisa. Aveva
paura di
se stesso, del suo dolore che avrebbe potuto rovinare tutto, e lei,
come lui,
sapeva a cosa stesse andando incontro, sapeva di potersi sentire
completamente
sicura al suo fianco oppure avere paura dei suoi scatti d’ira
provocati dal
residuo ormai della sua infelicità interiore. Ma anche se
lui avesse rifiutato
di tenere e di prendersi cura di esso, Cuddy sapeva che lo avrebbe
avuto
comunque, ma desiderava con tutta se stessa che House adesso non
dicesse più
nulla ma che le desse segno di essere felice per quella notizia e
smettere di
fare domande per rimanere così distaccato razionalmente
dalla situazione e
quindi lasciarsi andare e farsi coinvolgere dalla gioia di un qualsiasi
genitore.
-È
un
piccolo Greg- Con quelle parole a House si sciolse il cuore. I suoi
occhi
divennero lucidi, ma a nessuna lacrima fu concesso di scendere, per
quel giorno
i progressi da cinico bastardo egoista a genitore innamorato e felice
erano
stati tanti, sarebbe stato chiedere troppo a se stesso se anche una
sola goccia
avesse bagnato il suo viso. Quell’emozione ovviamente non fu
mascherabile a
Lisa che gli sorrise così lui abbassò lo sguardo.
-Sarà
un
bravissimo diagnosta autoritario- continuò lei. Gli prese la
mano e l’appoggio
sulla pancia, si accorse che era lievemente ingrossata, e
sollevò lo sguardo
fissandola dritta negli occhi. Adesso si era reso maggiormente conto di
ciò che
stava accadendo.
Lei
si
avvicinò con cautela, ancora non aveva capito come avesse
preso la cosa e non
vedendo alcuna reazione in lui pose le proprie labbra vicine alle sue.
Lui la
strinse forte a sé, sembrava quasi aver rifiutato quel bacio
che le restituì
istanti dopo. Quell’abbraccio consolidò ogni cosa.
E quel bacio ricompose le
parti dei loro fragili cuori di vetro che si erano frantumati in mille
pezzettini un mese prima.
-Farò
il
bravo mammina se mi prometti che ti prenderai cura anche di me!-
sì, si era
decisamente ripreso.
-Non
ti
cambierò il pannolino però!- disse lei ridendo,
sentì come di essersi tolta un
peso enorme, finalmente lui conosceva la verità e, a
differenza di come
entrambi temevano, lui aveva accettato il tutto.
-Devi
dormire nel lettone con me! E mettermi il pigiama..!- le fece un
sorriso e uno
sguardo malizioso. Si tenevano ancora abbracciati ma adesso si
guardavano negli
occhi, lei gli prese la mano.
-Ti
amo
Greg...- lo guardò dritto negli occhi, ma non si aspettava
nulla, lui non
poteva rispondere, era semplice, ma lei glielo perdonava. A
quell’affermazione
lui le avrebbe voluto dire ciò che tempo prima gli era stato
difficile da
pronunciare, ma in fondo era sempre House e con tutte le evoluzioni
possibili
per lui era sempre complicato abbassare ogni barriera e rendere
visibile i
propri sentimenti. La amava già da molto tempo, e aveva
finto che ciò non fosse
vero, ma dopo la prima notte passata insieme non faceva che amarla e
rinnegare
se stesso sempre più, se stesso che avrebbe provato a
rovinare tutto, quella
parte di sé che per qualche ragione sentiva il bisogno di
essere infelice e
solo, l’aspetto più spaventato e più
odiato da House stesso.
-Io…-
abbassò lo guardo dall’imbarazzo, scusa
se non ci riesco, ma tu sai già che
sei l’unica ragione di questa mia inutile esistenza.
Sospirò come atterrito
dal fatto che non riuscisse ad aprir bocca.
-Sì
lo so…-
Lisa rispose al suo silenzio. Lo aveva finalmente capito, e lo aveva
colto in
ogni senso.
-In
effetti
hai le tette più grosse!-
-Greg!-
finalmente l’aveva rimproverato nel modo giusto.
Entrarono
in
casa e chiusero la porta dietro di loro. Un capitolo nuovo della loro
vita
stava iniziando proprio adesso.
FINE