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Autore: FreDrachen    05/04/2015    4 recensioni
SOSPESA
[Un (in)probabile sequel di questa fantastica saga *-*]
Sono passati due anni dalla sconfitta di Nidhoggr. Ora gli ex draconiani possono vivere la loro vita nella più consueta normalità.
Fino a quando non compare nella loro vita Alexander,un ragazzo che porta su di sè il marchio di un passato di cui Sofia e gli altri pensavano di essersi liberati.
Vecchie conoscenze dal passato e nuove verità oscure.
Ha inizio una nuova battaglia per le sorti del mondo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nidhoggr, Nuovo personaggio, Ratatoskr, Sofia
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 9


Passato 5

Quattro anni dopo...
 
Il bimbo correva da una stanza all'altra dell'appartamento come un tornado.
In mano faceva volare un omino della Lego, vestito da cavaliere nero e un'improbabile mantello di Superman sulle spalle.
«La tua ora é vicina, drago cattivo. Preparati a morire per mano del cavaliere più grande di tutti i tempi. Muah!»gridó cercando di imitare la risata malvagia dei suoi personaggi preferiti dei cartoni animati.
Il volto di Lia fece capolino dalla porta della sua camera da letto.
 «Cos'é tutto questo baccano Alex?»domandó perplessa.
Il figlio le sorrise, un sorriso a trentadue denti(se mai li avesse avuti), assumendo un'espressione da birbantello sul viso.
Pur avendo solo quattro anni, si comportava diversamente dagli altri suoi coetanei. Non piangeva mai, quando si faceva male guariva in pohe ore. Ed era sempre iperattivo. Lia faceva i salti mortali a farlo star buono.
Alex le mostró l'omino.«Ser Alexander deve sconfiggere il drago. Tu sai dove si é nascosto?»
Lia sorrise furbescamente. In quei momenti sembrava tutto suo padre.
«Prova nella tua stanza prode cavaliere. Non é lí che si é costruito il suo nascondiglio?»
Il bimbo si batté la mano sulla tempia.«É vero. Aspettami drago! Sto arrivando!»
E corse ipervelocissimo verso la cameretta.
«Alex, non correre. Ho appena dato...»provó ad avvisarlo Lia: troppo tardi. Il bimbo scivolò sulla cera e cadde con il sedere per terra.
La donna trovava assurdo che un bambino cosí piccolo non piangesse in quei casi. Come se non fosse accaduto, Alex si voltó verso la madre.
«Sono caduto»disse con l'innocenza e la naturalezza  che solo un bimbo possedeva.
Lia gli fu subito accanto preoccupata.«Tutto bene?»
Alex la fisso con i suoi occhioni insoliti, gialli con la pupilla allungata da rettile. L'eredità di suo padre.
«Prima faceva male. Adesso non più. Mamma, sono un mago anch'io? Come quelli dei cartoni animati?»
Piú di una volta Lia era tentata a rivelare tutto al figlio, eppure il suo Rat era stato chiaro. Era troppo pericoloso per lui conoscere la verità.
Lia sorrise dolcemente.«Forse, se ci credi puoi anche esserlo».
Alex si aprì in un grande sorriso.
 «Forte»disse scattando in piedi come una molla.«Trema drago. Ser Mago Alex sta venendo a prenderti».
Lia fissó divertita l'esuberanza del figlio, ma il campanello la destó dai suoi pensieri.
Fuori dalla porta l'attendeva sua madre, l'unica con cui avesse ancora dei legami. Dopo qualche mese da quando aspettava Alex i suoi genitori si erano separati. Suo padre si era trasferito con la donna con cui aveva avuto una relazione che aveva fatto saltare il matrimonio, mentre la madre era rimasta a Benevento per aiutare la figlia a crescere il bambino.
«Grazie mamma che ci sei»disse sollevata Lia.
Matilde, una donna dai capelli color carota e occhi grigi come quelli della figlia, la fissó teneramente.
«Vai pure al tuo appuntamento Lia. Guarderó io il piccolo Alex».
Alex arrivó in quel momento.«Ma io nonna non sono piccolo»brontoló.«Sono Ser Mago Alex, e sono un cacciatore di draghi».
Matilde rise di fronte all'esuberanza del nipote.«Suvvia Alex, i draghi per natura sono buoni. Pensa che esiste una leggenda che narra che sono custodi di un albero magnifico che sorregge su di sé gli equilibri del mondo».
«Mamma»la rimproverò Lia a denti stretti.«É solo una stupida leggenda, vero?»
«Le leggende hanno sempre fondamenta vere»ribatté  Matilde per nulla intimidita.
«I draghi sono cattivi. Nei sogni vogliono farmi male»si lamentó il bimbo abbracciando le ginocchia della nonna.«Prometti di stare con me finché non torna mamma? Ho paura dei draghi».
Matilde accarezzó la testolina piena di ricciolini scuri quasi neri.
«Non preoccuparti piccolo Alex»lo rincuoró.
Il bambino si staccó di botto e trotterelló nella sua cameretta.
«Ora puoi andare Lia».
La donna annuí.
«Ciao Alex! Mamma torna tra un po'».
Alex emerse in quel momento dalla camera, stringendo un foglietto di carta piegato. Lo allungó alla madre.
«Questo é per papà. Glielo darai?»
Alexander sapeva che una volta all'anno Lia  si vedeva con suo marito. Non le aveva mai chiesto il motivo per cui non portava anche lui. Sembrava che al bimbo gli importasse solo che gli volesse bene.
Lia lo prese delicatamente, e se lo infiló nella tasca del cappotto.
«Certo. Fa il bravo Alex».
 
Nell'Ortus Conclusus regnava una pace quasi irreale, smorzata solo dal fruscio delle foglie. Lia si sedette su una panchina, in attesa.
Quello era diventato il loro rifugio, e luogo d'incontro.
 
 
Dopo che aveva rivelatola dolce attesa del piccolo Alex, ció che le  aveva detto Ratatoskr in seguito, era caduto come un macigno sul suo cuore.
Aveva portato a termine la sua missione, e per questo doveva ritornare dal suo padrone.
«É per il bene tuo e di nostro figlio Lia. Lasciarvi é dura anche per me. Ma non voglio che finiate nei guai per colpa mia»aveva detto, cercando di consolarla.
Lia si era portata una sua mano gelida al viso, già rigato di lacrime.
«Lo so, lo capisco Rat. Ma fa male. Nostro figlio ha bisogno di te. Io ho bisogno di te»aveva sussurrato.
Ratatoskr prese il viso tra le mani, costringendola ad alzare lo sguardo.«E io ci saró sempre Lia. Perché ti amo»disse d'un soffio.
La mattina dopo l'aveva visto andar via, infagottato in un cappotto beige, e la sciarpa in cashmere che svolazzava al vento.
D'istinto, cercò l'anello che le aveva regalato, come segno del suo amore. Era un anello d'oro su cui spiccavano rune nere, di cui non conosceva il significato. Uno identico lo portava al dito anche Rat che si era voltato verso di lei riservandole un ultimo sorriso.
E si era confuso tra la folla.
 
Malgrado le proteste e gli ammonienti di Nida, Ratatoskr non era mancato alla nascita del piccolo Alexander. Era stato in quella occasione che aveva fatto conoscenza con la presunta suocera. Matilde aveva molto della figlia, e non solo nell'aspetto. Non gli aveva fatto domande sulla sua origine, e questo Lia l'aveva apprezzato. Sua madre si fidava di lei, e di conseguenza anche dell'uomo che amava.
Lia aveva sorriso quando Ratatoskr impacciato aveva preso in braccio il figlio, constatando che non sapeva davvero da che parte cominciare e come comportarsi. Alla fine, per fortuna, era riuscito a non farlo cadere per terra. Il piccolo era molto simile al padre,con quella testa riccioluta, e la faccina mezza imbronciata. Quando aveva aperto gli occhi, aveva visto Rat sussultare. Erano diversi da quelli umani,avevano la pupilla allungata e l'iride dorata. Quando poi il primario aveva tagliato il cordone ombelicale era rimasto spiazzato. Il sangue non era rosso acceso, bensí nero e vischiosocome la notte. Come il Suo.
 
 
Da quel giorno i loro rapporti si fecero piú radi, per le missioni e per non insospettire la Viverna. Una volta all'anno si davano appuntamento nell'Ortus.
Ogni anno cambiavano il giorno in cui si incontravano, per non destare sospetti. E ogni volta Lia sapeva quando quel giorno stava per arrivare. Ratatoskr ogni tanto riusciva a raggiungerla in sogno, ma altre volte dentro di sé sentiva quando il suo amato metteva piede a Benevento.
In quel momento era in trepidante attesa, le mani in grembo e un piede che batteva impaziente per terra.
Poi lo scorse da lontano che si faceva strada tra il fogliame. Quando furono a pochi metri l'uno dall'altro si alzó e si gettó tra le sue braccia.
Ratatoskr affondó il viso tra i suoi capelli rossi, respirando il suo profumo.
Quanto le era mancata in quell'ultimo anno.
«Mi sei mancata»sussurró trattenedola a se in un forte abbraccio.
Lia alzó lo sguardo verso di lui, con gli occhi lucidi dalle lacrime.
«Anche tu».
Sempre stretti l'uno all'altro si sedettero su una panchina.
«Com'è andata quest'anno?»
Era la domanda rituale, sempre presente nelle loro conversazioni. Era un modo per sentirsi vicini, e come se non si fossero mai lasciati.
Lia fu piena di particolari. Gli raccontó del suo lavoro in minima parte. Le sue parole erano concentrate sul piccolo Alex.
E in ultimo gli riveló quello che era successo prima di uscire di casa neaache un'ora prima.
Rat ridacchió.«Credo che questa avversione nei confronti dei draghi l'abbia presa senz'altro da me».
Lia sorrise.
«Dovresti vederlo. Ti assomiglia molto ogni giorno che passa».
Rat si rabbuió, e Lia temette di aver combinato un pasticcio.
«Mi piacerebbe Lia, ma non posso e lo sai. Corro un pericolo anche solo venire qui. Sto seguendo una pista. So che Lui sa qualcosa. E se scoprisse di Alex...»
Lia si strinse a sé.«Nostro figlio corre un pericolo?»
Ratannuí.«Esatto. Il mio Signore potrebbe essere un problema, ma non é di lui che temo per la vita di nostro figlio. Spero che i miei siano solo sospetti, null'altro. Ma per il momento preferisco lasciare Alex fuori da questa realtà che potrebbe schiacciarlo».
«Se é per il bene di Alex faró qualunque cosa»promiseLia determinata.
Rat sorrise tristemente.«Lo so Lia. Sei una donna forte. Credimi, quando sarà tutto finito ti prometto che torneró definitivamente da voi e vivremo insieme come una vera famiglia».
«A proposito di Alex...»esclamó Lia improvvisamente illuminandosi, e tirando fuori dalla tasca un foglietto ripiegato.
«É per te, da parte di Alex».
Ratatoskr lo soppesó tra le mani con curiosità. Sopra c'era scritto con una matita rossa: "Per papa", papà senza l'accento sull'ultima lettera,e la P scritta al contrario, senza contare le parole che erano scritte storte. Nonostante questo, Rat sentí  il cuore stringersi. Suo figlio che non aveva mai visto, gli voleva bene comunque e pensava a lui.
Lo aprí con cautela, come fosse una reliquia.
Si vedeva che il disegno era di un bimbo di quattro anni, eppure riconobbe subito ció che c'era impresso. Un drago verde e una viverna l'uno di fronte all'altro con aria minacciosa, e in mezzo una figura simile a un cavaliere che impugnava una spada d'ossidiana.
Deglutì.
Forse il suo mondo era più vicino di quanto pensasse.












Angolo dell'autrice:
Ciao :D
Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma credetemi portare avanti tante storie come la sottoscritta(me culpa, lo so XD)è piuttosto difficile ^^
Nel prossimo capitolo ritroveremo Sofia nelle vesti di guida turistica per Roma XD
Ringrazio tutti voi lettori/lettrici(come fate ad essere armati di così tanta pazienza ad aspettare?) ^^
A presto <3 e buona pasqua

Drachen
   
 
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