Anime & Manga > Lupin III
Segui la storia  |       
Autore: ThiefOfVoid    05/04/2015    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rimetto il suo cellulare sul comodino. Per un momento vengo ipnotizzata da una delle sue cicatrici, ma poi mi ricordo che è tardissimo e che siamo gli unici che ancora non sono tornati e non sono pronti per agire. Mi ricompongo e mi vesto il più velocemente possibile per poi tentare di svegliare Jigen, ma visto che non c’è verso riaccendo il pc (che ho sempre con me), mi collego ad una rete wifi non protetta e metto la sveglia militare a palla, almeno quella funziona. Per un momento Jigen mi guarda malissimo, ma io rimango impassibile, chiudo internet, scollego il wifi e chiudo il mio laptop, ibernandolo.

“Che diavolo ti è saltato in mente?”

“Non ti sei svegliato con le buone, così ho pensato di usare l’artiglieria pesante” dico mentre rimetto il pc nella borsa

“Credevo che avessi un po’ di pietà quando si tratta di svegliare le persone…sei diabolica”

Gli faccio l’occhiolino mentre sorrido “Dovrai farci l’abitudine”

“Ci sono novità, non è vero?” cerco di non osservarlo troppo a lungo mentre si prepara più velocemente di me…già, finirei per perdere completamente la testa

“Lupin ha finito di decodificare il file, ma non mi ha detto assolutamente niente del suo contenuto. Dobbiamo parlare di come agire e di quando lasciare la città”

“Lasciare la città? Questo quando?”

“Sentendo Lupin anche oggi stesso”

“Dannazione” dice fra se e se, senza pensare che avrebbe potuto destare i miei sospetti

“Come mai la cosa ti disturba così tanto?”

“Niente di che, è solo che sono legato a Chicago quasi quanto a New York”

Non ho bisogno di un grande sforzo per capire che sta mentendo spudoratamente. Sfodero il mio sguardo più convincente ed intenso, avvicinandomi a lui “So benissimo che non è questo il motivo”

Oserei dire che abbia distolto lo sguardo, ma visto che come al solito ha la tesa del cappello davanti agli occhi non posso dirlo con certezza “Sono riuscito a trovare una persona che conosce bene Riez e il suo modo di agire, e conosce anche i suoi nascondigli in giro per il mondo. Per ora so solo che spesso si rifugia a San Francisco, avrei dovuto ricavare altre informazioni oggi, verso sera, ma a questo punto credo che l’incontro salterà”

“Avevi intenzione di agire da solo per caso?”

Sorride dolcemente, compromettendo per un istante il mio modo di fare distaccato “Non prima di averti informato”

Sospiro esasperata “Non solo sei uno sconsiderato, ma sei anche cocciuto…se quasi peggio di me e mio zio messi insieme!” Abbasso lo sguardo, un po’ seccata e preoccupata e gli do le spalle, le braccia incrociate all’altezza del petto “Non puoi sempre comportarti così! Non puoi sempre fare l’eroe o il coraggioso! Non puoi fare queste cose che posso mettere a repentaglio la tua vita di continuo! Perché io…” e qui la mia voce si abbassa drasticamente, diventando poco di più di un sussurro “non voglio perderti…ti amo”

Lo sento avvicinarsi a me e mi abbraccia rimanendo alle mie spalle, le sue braccia appena sotto alle mie. Appoggia dolcemente il mento sulla mia spalla “Non ti preoccupare, sono prudente, a modo mio. E poi ora ho trovato un motivo per non morire”

Istintivamente appoggio le mie mani sulle sue, stringendogliele leggermente “Comunque se mi dici il nome di quel tizio posso trovarti i suoi recapiti, se non li hai già ovviamente”

“Puoi fare anche questo?”

Sorrido leggermente, orgogliosa di me stessa, una volta tanto “Questo e molto altro”

“Comunque cambiare discorso per evitare considerazioni sull’evidente imbarazzo non funziona con me” dice, sorridendo soddisfatto

Mi giro leggermente e gli tiro giù il cappello davanti al viso “Chiudi il becco”

Dopo questo momento molto carino siamo finalmente pronti per tornare al nascondiglio. Farei volentieri quella ricerca su quel tipo, ma non ho abbastanza batteria per farlo. Appena raggiungiamo Lupin scopriamo che l’enigma non è tutto qui. Alla fine del testo dice che bisogna recarsi a San Francisco per avere l’altra parte dell’enigma e quindi per capire dove si trova il tesoro, ma non ci è fornito un luogo preciso. La cosa mi sembra alquanto sospetta, se fosse veramente un enigma antico non verrebbe nominata San Francisco, legata alla storia moderna. In ogni caso dobbiamo ancora mettere in relazione le mappe e interpretarle, sempre che anche dietro a esse non ci sia dietro un enigma. Così teniamo da parte per un momento queste informazioni, e finiamo per giare l’America, furto dopo furto. Prima rimaniamo nel Illinois, poi per qualche strana ragione finiamo a Miami e a Boston. Tutto nel giro di un mese e mezzo, fra furti su commissione e non. Ormai sono circa due mesi che sono con loro, o forse qualcosa in più, ho perso il conto. Due mesi in cui non ho ancora rivelato il dettaglio più importante che mi riguarda, due mesi in cui ho di poco potenziato i miei mezzi di hackeraggio, due mesi in cui sono riuscita a risolvere l’enigma delle mappe, ancora non so bene come. Abbiamo l’indirizzo dove è conservata la seconda memory card che ci porterà a trovare questo “antico tesoro”, e grazie ad alcuni piccoli indizi nella mappa anche il numero della cassetta di sicurezza in cui si trova. Già, un’altra banca e un’altra cassaforte, questa volta in California. Comunque ho finalmente dato le dimissioni, quindi in teoria non faccio più parte dell’Interpol. Siamo in aereo ora, e stranamente il wifi dell’aereo non solo regge Elsword, ma non sto laggando affatto. Lo so, alla mia età non è normale essere fissati con un picchiaduro in stile anime-manga, ma Elsword è grandioso, almeno a mio parere. Forse un po’ più complicato da Hamel in poi, ma grandioso…ma non credo sia il caso di perdersi in discorsi da nerd allo sbaraglio. Dopo aver finito il dungeon “Reliquiario del tempio dell’acqua” senza essere morta concludo il gioco e spengo il pc, fra pochi minuti atterreremo a San Francisco. Ci ero stata solo una volta per lavoro, ancora quando ero un medico. E’ una bella città, e per qualche strana ragione il Golden Gate Bridge mi ricorda tanto il ponte di Brooklyn, facendomi sentire un po’ di nostalgia. San Francisco però è anche una delle città in cui Riez si rifugia spesso, stando a quello che dice quell’uomo che Jigen è riuscito a trovare a Chicago. La cosa mi preoccupa un po’, ancora non so come difendermi dall’assassino di mio padre. Jigen ora dovrebbe riuscirci senza problemi, ma fa sempre di testa sua, e sapere che Esteban Riez è la fuori pronto ad ucciderlo non mi tranquillizza per niente. Cancello dalla mia mente questi pensieri prima che possano iniziare a fare danni e mi preparo a scendere dall’aereo. Lupin si è fissato ad assegnare a me e a Jigen la parte della coppia sposata unita e felice, quindi abbiamo ancora quelle fedi sempre con noi. A dire il vero io non l’ho mi tolta. A volte è nascosta sotto i miei guanti da motociclista, che indosso spesso come accessorio, ma è sempre lì.
Come al solito iniziamo a preparare il colpo ispezionando i dintorni della banca, e tracciamo le vie di fuga più convenienti, e io controllo come dobbiamo comportarci a livello informatico. Questa volta sarà meno difficile prendere il controllo della banca, sarà un lavoro basilare, veloce e pulito. Dopo ore di lavoro, come al solito, io e Jigen ci diamo il gancio in un Jazz Club. Quando entro mi guardo intorno e mi rendo conto che è già arrivato. Lo raggiungo, ordinando un Dry Manhattan. Sembra che tutto sia come al solito, ma all’improvviso sposto lo sguardo in un punto casuale del locale e inizio a preoccuparmi considerevolmente. Non so cosa ci faccia qui, non so cosa ci faccia a San Francisco, ma il mo ex, Gabriel, quello di cui vi ho già parlato in precedenza, è qui. Appena i nostri sguardi si incrociano guardo da un’altra parte, sperando che non mi abbia vista, ma è troppo tardi. Con la coda dell’occhio noto che si sta avvicinando a noi, e comincio a sentire gli effetti dell’ansia nel mio petto. Cerco di convincere Jigen ad andarcene con una scusa, ma non ci riesco. Appena il mio ex ci raggiunge cerco di mandarlo via senza farmi notare, ma non mi ascolta. Si rivolge a noi come se fossimo i suoi migliori amici.

“E questo chi è?” mi chiede Jigen all’improvviso, sussurrando

“E’ quel grandissimo figlio di puttana del mio ex” rispondo con voce altrettanto bassa

“Perdonami Alexis, ma ancora non ho capito chi è lui” il tono di voce di Gabriel mi dà sui nervi. Lui sa benissimo chi è, perché anche lui è dell’Interpol. E’ questo il problema. E’ abbastanza spregevole da farlo arrestare all’improvviso, o forse ha in mente qualcosa di peggiore

“Lui è Jigen, il mio attuale ragazzo” dico stringendo un po’ il suo braccio, sia per rendere l’idea sia per cercare sostegno e sicurezza

Jigen mi sussurra di nuovo, questa volta per prendersi amorevolmente gioco di me “Ora sono il tuo ragazzo?”

Stiamo quasi per riuscire a liberarci di lui, quando tira fuori una frase orrenda dal nulla “Alexis, non avere fretta, non ho ancora raccontato a Jigen la parte migliore”

Sentendo queste sue parole sento un forte peso sul petto, l’ansia mi sta assalendo. Come una cretina mi assento per un momento, andando in bagno per darmi una rinfrescata e tranquillizzarmi. So benissimo che è una scelta poco strategica e razionale, ma sono una persona molto ansiosa e in questi momenti la mia razionalità non esiste più, non penso più in modo lucido e finisco per dare occasioni al mondo per rovinarmi in qualche modo. Mi asciugo la faccia in malo modo. Dal mio riflesso sullo specchio vedo che la paura che ho si può leggere senza difficoltà nei miei occhi, e mi sembra anche di essere leggermente pallida. Quando esco mi sembra che il mio cure abbia smesso di fare il suo lavoro all’interno della mia cassa toracica. Jigen non è più lì dove era prima, non è più nemmeno nel locale. L’unico che è rimasto lì senza muoversi di un millimetro è Gabriel, che mi sta fissando cercando di reprimere quel suo schifosissimo sorrisetto soddisfatto. Non si è mai rassegnato, nonostante io l’abbia lasciato e gli abbia rotto il setto nasale ha sempre cercato di riconquistarmi alla prima occasione. Nonostante quello che mi ha fatto crede davvero di poter rimettere insieme i pezzi. Mi avvicino a lui chiedendogli cosa sia successo, anche se già so che risposta aspettarmi. Gli ha detto tutto, gli ha detto della missione sotto copertura, gli ha detto che faccio parte dell’Interpol da anni, ha fatto esattamente quello che sapevo avrebbe fatto. Istintivamente gli do un pugno, probabilmente rompendogli per la seconda volta il setto nasale. Ignoro quelli che mi osservano ed esco il più velocemente possibile dal locale. Appena sono sul marcia piede cerco di trovare Jigen in mezzo ai pedoni e lo raggiungo, zigzagando tra le persone che girano per il centro della città come ogni sera, affollandola. Cerco di correre, infischiandomene del fatto che in alcuni momenti spintono persone che nemmeno conosco.

“Ti prego aspetta!” dico prendendolo per un polso

Appena si volta abbasso istintivamente lo sguardo. Vorrei dire tante cose, troppe cose, ma la voce non vuole lasciare le mie corde vocali. Se dicessi qualcosa mi sembrerebbe di fare la vittima, anche se allo stesso tempo sembra che non me ne freghi niente “Pensavo fossimo uniti. Mi hai mentito. Usato. Molto probabilmente tutto ciò che hai detto e fatto era solo una menzogna. Sei incredibile, credevo fossi diversa da molte altre donne che ho incontrato. Mi sono aperto a te, ti ho svelato cose che nemmeno Lupin sa di me e mi sono innamorato di te, ma per te era solo un passatempo, un modo per essere sicura che la tua missione avrebbe avuto successo” nonostante le parole siano diverse, quello di qualche mese fa è stato un sogno premonitore. Cambiano la città e altre cose, ma la sostanza è quella. Cambia anche il fatto che non c’è la pioggia che può aiutarmi a nascondere le mie lacrime, per ora devo trattenerle, fissando un punto qualsiasi per ricacciarle brutalmente indietro. “Anche se Lupin dovesse farti rimanere come nostra socia in affari sappi che con me hai chiuso”

“Un mese fa avevo dato le dimissioni, non so perché non sono state accettate…non ne ho la più pallida idea” la mia voce è poco più forte di un sussurro e trema, quasi avesse paura di venir fuori per essere udita

So che mi ha sentita, ma ignora completamente quello che ho detto, semplicemente si volta e si allontana, le mani in tasca e la tesa calata sugli occhi, in quella sua solita aria nostalgica e un po’ cupa con cui lo vedevo spesso per New York. E io rimango lì, senza tentare di fermarlo, perché so che sarebbe inutile e patetico. Inizio a piangere senza controllo. Rabbia, senso di colpa e tristezza si mescolano in un’unica devastante sensazione che mi accompagnerà per molto tempo. E’ molto peggio che nel mio sogno, tutto perché le sensazioni sono ancora più forti che di quelle che percepivo nel sonno. Quando ormai sta girando l’angolo mi volto, consapevole che dopo due mesi tutto è finito, tutto per colpa della mia paura e anche per colpa di un grandissimo bastardo. Abbasso il cappello così che mi nasconda di più la parte superiore del viso e pur avendo la vista annebbiata dalle lacrime cammino senza rendermi bene conto di dove sto andando. Non so dove mi stai portando l’istinto, ma mi affido ad esso, visto che ho la mente troppo piena per pensare a dove andare. Ad ogni passo ripenso sempre più ai due mesi che ho vissuto, e anche se sembra impossibile le lacrime scivolano ancora più copiose sulle mie guance. Il mio istinto mi ha portata davanti a quello che è il nostro nascondiglio di San Francisco, e anche se so che è un’idea malsana entro. Mi chiudo la porta alle spalle per poi appoggiare la schiena ad essa, per poi scivolare lentamente verso il basso fino a sedermi sul pavimento. Durante questo processo mi è caduto il suo cappello, che ora è a terra vicino alla mia gamba. Avvicino di più le ginocchia a me e appoggio la fronte su di esse, per poi continuare a piangere silenziosamente nella semi oscurità. Dopo qualche istante mi rendo conto di non essere sola come credevo, e mi accorgo della presenza di Lupin e Goemon. Istintivamente porto una mano al mio ciondolo e lo stringo con forza, mi asciugo velocemente le lacrime e alzo la testa, appoggiandola alla porta. Mi aspetto parole distruttive anche da loro. Fra loro due è Lupin a parlare, e mi aspettavo anche questo.

“Jigen ci ha parlato di quello che ha scoperto” chiudo gli occhi, un poco terrorizzata, non ancora pronta per sentire ciò che ha da dirmi “Ma non ha omesso la parte delle tue dimissioni. Abbiamo fatto delle ricerche a riguardo, ed è stato il tuo capo a New York a fare in modo che non venissero accettate, e tutto questo perché considera questa missione importante e fondamentale per l’Interpol. Sappiamo anche che hai fatto rapporto solo una volta, e che l’unica volta in cui l’hai fatto non hai rivelato niente di importante o di utile”

“Non indorare la pillola Lupin, se me ne devo andare dimmelo e basta”

“Io e Goemon ne abbiamo parlato per un po’, ma alla fine abbiamo pensato che potremmo darti una seconda possibilità, e se vuoi possiamo darti una mano con le dimissioni” alzo lo sguardo e vedo il suo tipico sorriso amichevole, che in qualche modo mi migliora un poco l’umore.

Mi chiedono di parlare di quello che è successo, mi chiedono di sfogarmi invece che autodistruggermi tenendomi tutto dentro, ma comunico ad entrambi che per ora non posso farcela. Però sfogo la mia rabbia, dicendo quello ce mi passa per la testa riguardo all’Interpol. Dico che non ne voglio più sapere dell’ICPO, che ero entrata solo per curiosità e non per chissà quali altri motivi. Sono diventata parte dell’Interpol solo per migliorare le mie conoscenze informatiche e per trovare più velocemente e facilmente notizie sul caso di mio padre. Ecco perché ho accettato la proposta di mio zio. E ora voglio solo poterne uscire, anche se questo non sistemerà le cose fra me e Jigen. Ho ancora Lupin e Goemon, che per me ormai sono come due fratelli maggiori, per questo ho intenzione di fare qualsiasi cosa per riconquistare a pieno la loro fiducia, anche a costo di essere arrestata, o peggio. 

__________________________________________________________________________________________________________________________

Angolo autrice

Ok, ce l'ho fatta. E' stato abbastanza complicato, aiuto. In più la mia ispirazione si è suicidata, anche grazie ad alcune bastonate morali che mi ha dato il latino, ma lasciamo perdere quest'argomento o rigo la macchina a qualcuno c: Mi sono autodistrutta i feelings a scrivere sta roba, e il capitolo mi sembra anche terribilmente breve...come al solito del resto x'D Ok, ci ho provato, e mi sembra che tutto sia stato così veloce e poco dettagliato e...oh God, perché devo sempre cercare un'imperfezione in quello che faccio? T_T 
Si hem, hem. Ci rivediamo fra un mese, con il prossimo capitolo...e buona pasqua! c: 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lupin III / Vai alla pagina dell'autore: ThiefOfVoid