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Autore: Vanilla_91    05/04/2015    9 recensioni
Tratto dal brano:
-Per me che sono stata cresciuta ed educata seguendo importanti valori non è stato per nulla facile accettare questa situazione. Ho sempre vissuto seguendo una certa morale, un certo codice, e poi ecco che di fronte all’ amore trovo mille motivi per far cadere quel muro di costrizioni in cui ho sempre creduto.-
Un amore ostacolato da regole civili e costrizioni morali. Un'attrazione ritenuta da molti immorale e sacrilega. Ma può davvero l'amore, quello vero, tener conto di tutti questi schemi e imposizioni?
[...]
-Riempiamo la parola amore di tanti bei concetti, ma la verità è che l'amore perfetto nessuno l'ha mai visto perchè non esiste. L'amore lo facciamo noi e se è vero che gli esseri umani sono imperfetti, anche il nostro modo di amare lo è. Se ci pensi, è proprio quando siamo innamorati che siamo più egoisti, possessivi e distratti, concentrati solo su di noi, sulla nostra felicità. L'unica cosa che rende un amore davvero perfetto, è la voglia che si ha di viverlo.-
Storia tratta dalla one- shot "L'amante"
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Koga, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Attendo, indecisa sul bussare o meno.
So che il mio è un comportamento stupido ed infantile, ma non posso fare a meno di sentirmi così.
Se solo sapessi controllare meglio le sensazioni di disagio e imbarazzo che mi colgono tanto spesso, di sicuro la mia vita sarebbe molto più facile.
Dopo quanto accaduto qualche sera fa a casa del signor Taisho, l'aria si è fatta decisamente tesa.
Il clima sereno che si era instaurato, non è che un bel ricordo.
Dopo un respiro profondo, trovo il coraggio di bussare.
-Avanti.- mi invita la voce fredda del mio datore di lavoro.
-Signor Taisho, mi perdoni se la disturbo. Il signor Nakamura ha appena telefonato, desidera informarla che per sopravvenuti imprevisti non potrà essere presente alla riunione fissata per questo pomeriggio.-
-Va bene, in questo caso può andare, signorina Higurashi. Qui non c'è molto da fare.-mi congeda, senza nemmeno sollevare lo sguardo dai fogli che sta esaminando.
-Il signor Kitera, invece, richiede una consulenza urgente.-
-Mh, gli fissi un appuntamento al primo buco libero. Può andare ora.- mi ripete, mantenendo quel tono distaccato.
Esito, incerta, rimanendo immobile nel punto in cui mi trovo.
Consapevole della mia presenza, solleva lo sguardo e inchioda i suoi occhi profondi sulla mia figura.
-C'è dell'altro, signorina Higurashi? Altrimenti, come le ho già detto, è libera di andare.-
Mordo la lingua, combattuta tra l'istinto di restare e spiegarmi e quello di fuggire via, evitando l'ostacolo.
Le parole lasciano le mie labbra prima ancora che io mi renda conto della decisione presa.
-Signor Taisho, ho sbagliato in qualcosa?- mi azzardo a chiedere.
-No, come le ho già detto, per oggi non c'è altro da fare, per questo può andare. Se preferisce restare, tuttavia, è libera di farlo.- dichiara, ammorbidendo il tono della voce.
Questa piccola e fragile conquista mi spinge ad osare.
-Non mi sono espressa correttamente, forse. Il clima di lavoro sereno e..complice che si era instaurato, a me piaceva. Voglio dire, mi era sembrato altamente produttivo. Poi,però, qualcosa è mutato. Il mio scopo è comprendere se ciò fosse a causa mia. Perchè, le giuro, che se ho detto o fatto qualcosa di sbagliato o inadeguato, non era nelle mie intenzioni. Se così fosse, la prego di dirmelo perchè cercherò di porre rimedio in ogni maniera a me possibile.- balbetto.
Stringo le mani, l'una nell'altra, per nascondere l'imbarazzante patina di sudore lucido che le ricopre.
Sento le gote arrossate, consapevole della figuraccia appena fatta.
Era mia intenzione fare un discorso serio, formale, professionale e convincente, devo essergli sembrata una ragazzina insicura che fa i capricci e che litiga con le parole, accavallandole l'una all'altra.
Il suo sguardo penetrante si fissa con maggiore insistenza su di me e tremo quando i nostri occhi si incrociano.
Le sue iridi corvine mi esaminano, sicure, decise,scrutandomi fino in fondo all'anima.
Mi muovo a disagio, mentre sento il cuore aumentare i battiti e il respiro diventare affannoso.
Mi sento come se avessi corso una maratona..è questo l'effetto che mi fa il suo sguardo.
-In realtà, Kagome,ad essere in errore sono io. Quanto accaduto a casa mia, qualche sera fa, mi ha creato un enorme disagio. Mi sono vergognato per il comportamento di mia moglie e stupidamente ho reagito in questo modo. Addirittura avevo deciso di prepararti delle ottime referenze, affinché tu fossi libera di prendere una strada diversa.-
-Cosa? No, signor Taisho, io non voglio andare via.- mi affretto a dire.
-E questo mi fa un enorme piacere, perchè ancora una volta hai confermato l'idea che mi ero fatta di te. Sei una ragazza posata, affidabile ed estremamente professionale..molto più di quanto non lo sia stato io con il mio stupido comportamento.- si scusa, con sincero pentimento.
Nuovamente colta dal disagio, inizio a gesticolare, non sapendo cosa dire.
-Q..quindi ora è tutto sistemato?- chiedo, bisognosa di ulteriori rassicurazioni.
-No, non proprio tutto. Ricordi il progetto a cui abbiamo lavorato quella sera a casa mia?-
-Il risanamento di bilancio di quella società?-
-Esatto, hanno accolto la nostra soluzione, tra le tante proposte.-
-Ne sono lieta.-
-Per promuovere l'emissione delle nuove azioni, hanno organizzato un importante evento, al quale sarà presente tutta l'élite Giapponese: imprenditori, banchieri, politici. Ovviamente l'invito è rivolto anche a te e non puoi mancare.-
-Oh..- è tutto ciò che riesco a dire,mentre l'ansia già cresce in me.
-Tranquilla, sarò lì anche io. È necessario solamente che tu ti trova un accompagnatore sorridente ed un vestito adeguato.-
Cerca tra i mille fogli presenti sulla sua scrivania, prima di porgermi un biglietto da visita.
-Mia moglie è una cliente fissa di questa boutique. Non posso trovarti l'accompagnatore, ma posso di sicuro aiutarti con l'abito. Kikyo è solita variare, ma da quando il suo personal shopper le ha indicato questo negozio, non va da altra parte. Ha stretto amicizia col proprietario, che pare sia un ex stilista. Lì sapranno di sicuro esserti d'aiuto per la scelta.-
Annuisco, disorientata, mentre afferro il piccolo cartoncino.
-La ringrazio, terrò sicuramente conto del suo consiglio.- mormoro.
Mi sorride, mentre l'aria tra noi è tornata leggera e serena.
Mi avvio verso l'uscita, con la mente già lontana, ma il signor Taisho mi richiama.
-Kagome, sono felice che questa situazione sia stata chiarita. Sei una collaboratrice preziosa.- dichiara.
Sorrido, lusingata, prima di abbandonare rapidamente l'ufficio.

 

Un gala..non ho mai partecipato a nulla di simile.
E se commettessi qualche errore?
Tutte quelle regole da rispettare sul come parlare, muoversi, sorridere,non fanno per me.
E se finissi col mettere in imbarazzo il signor Taisho?
Mi rigiro il piccolo e sobrio biglietto da visita tra le mani,prima di prestarvi maggiore attenzione.

Luxury Boutique”
Quartiere Ginza, Tokyo.

Il nome, così il punto dove è localizzato, non promettono bene.
Spendere il mio intero stipendio per un abito che probabilmente indosserò un'unica volta è un lusso che non voglio e non posso permettermi.
Il signor Taisho, tuttavia, ha sottolineato la necessità di presentarmi vestita in maniera adeguata all'importante dell'evento.
Calo lo sguardo sul mio corpo e i miei anonimi jeans e la mia camicetta cipria non aiutano la mia autostima.
La signora Taisho ha avuto tutti i motivi di darmi della ragazzina sciatta, non sono altro. A sua differenza, non ho buon gusto. Non possiedo quell'innata eleganza, mista a raffinata sensualità; mai potrei attrarre lo sguardo di un uomo distinto e garbato come il mio datore di lavoro.
Del resto, “Pretty Woman” non è altro che un film che illude sciocche ragazzine, signori di una certa levatura non si mischiano con ragazzine acqua e sapone dall'aspetto scialbo.
Scaccio via quei pensieri, risentita dalla direzione che hanno preso i miei vaneggiamenti.
Afferro il cellulare, decisa a trovare soluzione ad un altro dei miei “problemi”.
-Pronto?-
Dopo decine di telefonate senza risposta, Koga decide finalmente di rispondermi.
-Ciao, sono Kagome.-
-Sì, lo vedo. Il tuo nome è comparso sul display del mio cellulare.-
Resto per un attimo spiazzata dalla sua freddezza. La nostra ultima telefonata non si è certo conclusa nei migliori dei modi, ma mai mi ha parlato in questo modo.
-Ti serviva qualcosa?-mi domanda, quasi avesse fretta di chiudere la chiamata.
-Sì, abbiamo un discorso in sospeso, Koga. Dovremmo vederci e parlarne.-
-Lo so. Mi sei mancata in questi giorni, Kagome. Sei riuscita a parlare con i tuoi genitori?-
-No, non ne ho avuto l'occasione. Sai che non è semplice.-
-Come no. Passo a prenderti stasera?-
-No, non stasera. Lo studio per il quale lavoro ha ricevuto un invito..un invito per un evento davvero importante. Ti andrebbe di accompagnarmi?-
Esita, rimanendo in silenzio.
-Sai che non mi piacciono i luoghi affollati, non sarà l'ambiente giusto per parlare.-
-Koga, per me è davvero importante.-
-Va bene, ma solo perchè forse in quest'occasione non sarò costretto a rispettare gli assurdi orari imposti da tuo padre. Ora devo andare, fammi sapere la data e il luogo.- esclama, sbrigativo, prima di riagganciare.
Come una stolta, resto per diversi secondo a fissare lo schermo del mio rudimentale cellulare.
Avrò anche risolto uno dei miei”problemi”, ma non mi sento affatto soddisfatta.
I modi di Koga, sbrigativi e risentiti, hanno peggiorato il mio umore.
Stizzita e inspiegabilmente triste, recupero velocemente le mie cose, infilandole nelle mia anonima borsa, prima di uscire dall'ufficio.

 

 

-Un party? Cara, non mi sembra davvero una buona idea.- esclama, vagamente preoccupata mamma Higurashi, alle prese con una delle sue nuove ricette.
-È una pessima idea. Dovrai indossare un vestito scollato, scarpe da prostituta e rientrare di notte come fanno i malviventi. Vuoi forse metterci sulla bocca di tutto il quartiere, ragazzina?- dichiara papà Higurashi.
-No, certo che no. Si tratta di una questione meramente lavorativa e poi sarà Koga ad accompagnarmi.-
Sento la testa scoppiarmi per l'esasperazione, mista allo sconforto.
Mancano ormai soli tre giorni al ricevimento e io non ho ancora né un vestito, né il permesso dei miei genitori.
-Caro, ci sarà Koga con lei, credo che dovremmo lasciarla andare. Kagome è un ragazza seria, non ci ha mai dato problemi o motivi per vergognarci.-interviene mia madre.
-Anche quella volta hai detto qualcosa di molto simile. Vuoi che ti ricordi come è andata a finire?- strilla, improvvisamente, mio padre, scattando in piedi.
Lo sguardo di mia madre si tinge di tristezza, mentre gli occhi dolci e perennemente tristi si velano di pianto.
La tensione cala inesorabile sulla modesta cucina, spezzando quella finzione di normalità che tutti i giorni ci impegniamo a recitare.
Vorrei dire qualcosa, ma in questo momento per loro sono tornata ad essere un'estranea.
Papà Higurashi, accortosi della reazione di sua moglie,si risiede, borbottando qualcosa in una lingua incomprensibile.
-Se tua madre è d'accordo, andrai a questa festa, ma a patto che tu rientra ad un orario decente e che ti vesta in modo composto.-
-Certo che sì, papà Higurashi.- esclamo. -Ora vado, devo comprare qualcosa o mi toccherà presentarmi in jeans.-
-Sii parsimoniosa, Kagome. Non spendere troppi soldi per un vestito che forse non indosserai mai più.- si raccomanda mamma Higurashi, di nuovo intenta a mescolare il suo nuovo intruglio.
Annuisco, desiderosa solo di correre via da quella gabbia di matti.

 

Sono ore che giro! Mi sono spostata da Shinjuku a Shibuya, ma tutto ciò che ho provato non fa al mio caso.
Quando il sole si appresta a tramontare, sfinita e scoraggiata, mi lascio cadere su una panchina.
Non so precisamente cosa cerco, ma so che finora non ho visto nulla di vagamente adatto.
Sbuffando, infilo le mani nelle tasche, per ripararle dal freddo sceso con l'avvicinarsi della sera.
Avverto sotto le dita la consistenza di un foglietto stropicciato e sorpresa lo tiro fuori.
“Luxury Boutique”..il biglietto consegnatomi dal signor Taisho, potrebbe essere forse la risposta a tutte le mie domande o l'ennesimo buco nell'acqua.
Decisa a provare, conscia di non aver nulla da perdere, mi avvio verso la metro: direzione quartiere Ginza.

Questa zona della città mi è completamente nuova, forse è addirittura la prima volta che ci metto piede.
Il susseguirsi continuo di grandi magazzini, boutique, ristoranti e bar di lusso, non dovrebbe lasciarmi sorpresa, ma invece è così.
Quando raggiungo, infine, il numero civico indicato sul biglietto da visita, non spalancare la bocca diviene impossibile.
La boutique è di dimensioni anormali, dal momento che occupa un edificio di tre piani.
L'insegna, luminosa e ben visibile, è minimalista e riporta esclusivamente il nome del prestigioso negozio.
Le vetrine sono sapientemente allestite, studiate per attirare l'attenzione di ogni passante.
L'interno, se possibile, è ancora meglio. Il pavimento di lucido marmo bianco dona molta luce all'ambiente e l'arredamento armonioso è estremamente accogliente.
Divanetti sobri ed eleganti sono sparsi un po ovunque, accompagnati da poltroncine, tavolini e sontuosi tappeti.
Appena entrata, attiro immediatamente l'attenzione delle due commesse presenti, entrambe perfettamente vestite e truccate.
Ridacchiano tra loro, prima che una delle due mi si avvicini mal celando un sorriso derisorio.
-Mi spiace,ma non siamo alla ricerca di nuovo personale.-
Mi volto a fissare il cartello affisso al vetro, letto di sfuggita, che dice proprio il contrario.
-Ah no? Non è per questo, comunque, che sono qui.-
Ho ben capito la parata, ma non ho intenzione di darla vinta a queste due oche apparecchiate.
-Cosa cerchi, allora?- mi domanda, abbandonando ogni parvenza di formalità.
-Un abito per un evento importante.-
L'altra donna affianca la collega, osservandomi con espressione quasi schifata.
-Senti, a chi vorresti far perdere tempo? Non è certo questo il tipo di negozio adatto a te.-
-E questo chi lo dice?- replico, realmente infastidita.
-Kateness, Melody, che succede qui?- interviene una terza persona, un uomo.
Si avvicina, tentando di comprendere cosa stia accadendo.
Fissa prima le due commesse dall'espressione imbronciata, sposta poi il suo sguardo su di me.
L'uomo che mi sta di fronte e che ho catalogato come proprietario del negozio, è di una bellezza perfetta.
Il completo scuro ed impeccabile, valorizza ed esalta il corpo scolpito.
Il viso è un ovale perfetto dai lineamenti decisi e il verde dei suoi occhi contrasta con i capelli scuri e la pelle bronzea, donandogli una rara bellezza.
L'aria elegante e signorile completano un dipinto già di per sé perfetto.
-Possiamo esserle utile in qualche modo?- domanda, ammiccando.
Arrossisco, come una scolaretta impacciata.
-A parere delle sue commesse: no!- riesco a dire, fortunatamente senza balbettare.
-Dice di essere qui alla ricerca di un abito.- interviene una delle due arpie.
-È così.- confermo.
L'uomo mi studia, sorridendo.
-Signorina, immagino che per una ragazzina della tua età l'idea di provare vestiti di marca e magari scattare qualche foto per vantarsi con le amiche sia una gran “figata”, ma qui non abbiamo tempo da perdere. Sono sicuro che tra i negozi di Shibuya troverai qualcosa di maggiormente adatto a te e alle tue tasche.- sostiene, serio.
Stringo i pugni, oltraggiata ed indignata per il trattamento ricevuto.
Ho per caso scritto in fronte a caratteri cubitali la parola pezzente?
Mi volto, avviandomi verso l'uscita, scandendo in tono chiaro ogni parola.
-Molto bene, farò come mi ha appena detto. Me ne andrò in giro a raccontare del pessimo trattamento ricevuto. Riferirò di essere stata praticamente messa alla porta.-
-Signorina, un attimo, deve esserci stato sicuramente un inconveniente- mi richiama, infastidito, il proprietario.
-Incomprensione? No, sono sicura di aver compreso molto bene ciò che intendeva. Vuol forse insinuare che sia anche stupida oltre che povera?-
-Certo che no! Ciò che volevo dire è che io e le mie commesse ci siamo espressi male e per questo ci scusiamo. La prego, si accomodi, siamo a sua completa disposizione. Se me lo permette, sarò io stesso a consigliarla per i suoi acquisti.- mi invita.
Vorrei andar via, ma so bene che non mi ricapiterà mai più in vita mia di metter piede in un posto simile.
E poi, l'idea di far impazzire le due oche, che ancora mi guardano male, provando tutto e poi non comprando nulla, mi alletta troppo.
Sarò infantile e vendicativa, ma è ciò che meritano.
Scortata dall'intero staff, mi invitano ad accomodarmi.
-Sta cercando un abito in particolare?-
-Sì, si tratta di un ricevimento organizzato dalla Takahashi company.- spiego.
-Sta scherzando? Si tratta di un evento molto importante e si svolgerà tra soli tre giorni. Non può essersi ricordata dell'abito solamente ora.- esclama, scandalizzato, quasi avessi commesso il più grave dei peccati.
-Ehm..già..sono stata molto impegnata.-
Mi studia, non reprimendo una smorfia di disappunto.
-Non certo a prendersi cura di sé stessa.-
Non replico, conscia che le sue parole questa volta, seppur offensive, sono veritiere.
-Diamoci da fare, non c'è un attimo da perdere. Melody, voglio qualcosa che le valorizzi il seno, è quello il suo punto forte.-
-Gradirei qualcosa di non eccessivamente scollato.- mi intrometto, ricordando gli avvertimenti di papà Higurashi.
-Ragazza mia, dovresti imparare a valorizzarti. Avrai l'occasione di partecipare ad un evento mondano importante,non puoi certo andar vestita come una suora.-
-Ci tengo davvero a fare una bella figura, ma non vorrei risultare eccessiva.- mormoro, remissiva.
Quest'uomo, che tanto mi ha irretita poco prima, è forse la mia unica speranza di non presentarmi a quell'evento vestita come un tacchino ripieno.
-Allora faccia silenzio e mi lasci lavorare. Vedremo di trovare il giusto compromesso.- mi ordina.

Dopo un'ora e circa venti vestiti, credo di aver davvero trovato quel che fa per me.
Mi fisso allo specchio e quasi fatico a riconoscermi. I capelli sono stati sollevati, per simulare un'acconciatura, e ancor di più mi fanno apprezzare la bellezza di quest'abito perfetto.
-E' stupendo.- mormoro, estasiata.
-Non è quel che fa per te. Questo modello è splendido, ma fascia il corpo in maniera eccessiva.-
-C..che significa?-
-Che i tuoi fianchi sono troppo larghi. Dovresti avere almeno due taglie in meno per indossarlo senza vergognartene.- esclama, schietto.
Non ho mai avuto un ottimo rapporto con il mio corpo, ma non mi sono mai sentita grassa.
Preferisco avere qualche chilo in più, piuttosto che guardarmi e vedermi scheletrica.
-Melody, non ci siamo. Serve qualcosa che scenda morbido, magari un taglio stile impero che nasconda quella ciccia floscia.-
Le oche apparecchiate, taglia 38, ridacchiano, divertite.
-No, è questo che voglio.- replico, decisa.
Il proprietario mi fissa, scocciato per l'esser stato contraddetto.
-Non ti sta bene, ma tanto a fare la figuraccia sarai tu. Se è davvero questo l'abito che vuoi, pagalo e portalo via.- mi ordina, perentorio.
Come ho fatto per qualche minuto a credere di essermi sbagliata riguardo alla sua antipatia?
Sollevo il cartellino, decisa ad andare via da lì il prima possibile, ma impallidisco nel leggere il prezzo.
Credo di non aver mai visto in vita mia una cifra seguita da così tanti zeri..mi ci vorrebbero due anni di lavoro per ripagarlo.
Chino il capo, desolata.
-Io..temo di non potermelo permettere.- sussurro, umiliata.
-Che cosa? Ti ho mostrato gli abiti più economici. Se non puoi permetterti neanche una pezzenteria del genere, che diavolo ci sei venuta a fare qui?-
Pezzenteria? Il prezzo di quest'abito potrebbe sfamare un'intera famiglia per un anno.
Sono stata davvero una sciocca. Cosa credevo di fare?
-Le chiedo scusa, sono mortificata. Lei ha ragione, le ho fatto perdere tempo inutilmente. Sono desolata.- mormoro.
Se la terra mi inghiottisse in questo momento, sarei la donna più felice al mondo.
Vorrei sprofondare per la figuraccia appena fatta. Non mi vergogno per le mie condizioni modeste, ma per aver ceduto alla vanità e alla voglia di farla pagare alle due commesse per il modo in cui mi hanno trattato.
-Sei desolata, ragazzina? Mi spiace, ma questo non mi basta. Ti ho detto da subito che questo non era certo il genere di negozio adatto alle tue tasche. Che speravi di ottenere? Elemosina o forse progettavi di rubarlo?-delira, strillando.
-Cosa? No, no, assolutamente no. Davvero era mia intenzione comprarlo, non pensavo costasse così tanto.-
-Certo che no, cosa potrebbe saperne una ragazzina sciatta come te. Hai scelto un abito misero, un abito che..-
-Ti sta perfettamente.- interviene una terza voce che ben conosco.
Mi volto e se prima ho desiderato essere risucchiata dalla terra,ora vorrei sparire per sempre.
-Signor Taisho.- mormoro.


 

Seccato per la commissione affidatami da Kikyo, entro frettolosamente nella boutique.
Ritirarle l'abito..non poteva mandare una delle cameriere?
Mi guardo intorno e seguo le voci provenienti da un punto poco lontano.
Quando raggiungo l'angolo in cui si trovano le commesse e il proprietario, il fiato mi si mozza in gola.
Attraverso lo specchio incontro il riflesso di una donna meravigliosa, che riconosco essere Kagome solo appena odo la sua voce dolce.
Il vestito che indossa, le sta d'incanto.
L'avorio del tessuto si sposa perfettamente con la sua carnagione.
L'abito le fascia perfettamente il corpo esile, evidenziando la lunghezza delle gambe e valorizzando la morbidezza femminile delle sue forme.
La profonda scollatura a V, impreziosita da un tessuto velato, le contorna perfettamente il seno florido, valorizzandolo, senza renderla volgare.
I ricami a forma di mezza luna sparsi sulle maniche e sulla parte superiore dell'abito, donano un tocco di fantasia e vivacità, che non stonano per nulla.
È una visione, un tripudio di avvolgente bellezza e semplicità.
-Ti sta perfettamente.-
Le parole mi scivolano di bocca, incontrollate, assolutamente spontanee.
Solo quando si volta a fissarmi e mormora il mio nome, mi accorgo dei suoi occhi lucidi, del rossore del suo viso e della tensione tra i presenti.
-Signor Taisho, mi spiace sia capitato qui proprio in un momento tanto imbarazzante.- mi accoglie il proprietario, riservando un'occhiataccia a Kagome, che china il capo.
-Che sta succedendo qui?- domando, infastidito.
Vederla così imbarazzata, in evidente difficoltà, mi crea un fastidio ed un turbamento immenso.
Quel che sta accadendo non è affar mio, ma sento la rabbia impadronirsi di me, attimo dopo attimo.
-Questa ragazzetta non ha fatto altro che farci perder tempo. Si è presentata qui, pur non avendo la possibilità di comprare neanche il più squallido ed insignificante dei nostri abiti.-
*Che maleducazione.- interviene, una delle commesse.
Un sentimento mai provato, mi fa desiderare di prendere a schiaffi la donna che ha appena parlato, quando vedo il labbro di Kagome tremare.
La vedo fuggire via, correndo verso il camerino.
-Melody, assicurati che quella stracciona non rompa l'abito o non tenti di rubarlo.- interviene l'uomo.
Resto basito, totalmente in balia delle mie emozioni.
Dopo pochi attimi Kagome è già fuori. Restituisce l'abito alla commessa, che praticamente glielo strappa dalle mani.
A capo chino e scarlatta in volto procede verso di noi.
Sussurra un accennato “sono desolata”, prima di fuggire via.
-È inammissibile quanto appena accaduto. Sono davvero dispiaciuto, signor Taisho. Non avrei voluto che proprio uno dei nostri migliori clienti si fosse trovato qui in questo momento disagevole.-
Fisso l'uomo che mi sta di fronte, affaccendato a ricoprirmi di giustificazioni ed elogi, mentre sento l'inarrestabile voglia di prenderlo a cazzotti.
Sono stata io a mandarla qui e a causa mia ha dovuto subire una simile umiliazione.
Non l'avevo mai vista tanto triste e mortificata; il suo sguardo mi ha stretto il cuore.
-Prendo quel vestito.- ringhio, interrompendo il cretino che mi sta di fronte.
-Prego?
-Ho detto che prendo il vestito che ha provato la ragazza.-
-Se mi permette, signor Taisho, consiglierei qualcosa di più raffinato per sua moglie.-
-Forse non mi sono spiegato bene. Ordini alle sue schiave di farmi trovare pronto quel vestito tra un'ora, insieme agli accessori che meglio ci si abbinano. Il prezzo non conta, voglio il meglio. Il mio autista passerà a ritirarlo e porterà via anche quello scelto da mia moglie.
Il modo in cui ha trattato quella ragazza è inammissibile. Se non le spacco la faccia è solo per non abbassarmi ai suoi infimi livelli. Kagome non potrà permettersi uno dei suoi abiti, ma può permettersi di camminare a testa alta, perchè ha tutta la dignità che manca a lei e alle sue pessime commesse.- dichiaro, infuriato, prima di andare via.

 

 

 

Rannicchiata sul letto, non riesco a smettere di piangere.
È infantile farlo per un motivo tanto puerile, ma l'umiliazione scotta quanto il fuoco.
Come farò a guardare ancora negli occhi il mio datore di lavoro dopo quanto accaduto?
Dovrò licenziarmi, è l'unica soluzione possibile.
A causa mia,ha fatto una pessima figura.
Sobbalzo, quando sento dei colpi alla porta.
Mi asciugo in fretta il viso, prima che mia madre spalanchi la porta.
-Cara, hanno appena consegnato questo per te. Non mi avevi detto di non esser riuscita a trovare l'abito?- mi domanda, insospettita.
-È così- ammetto, sbalordita, mentre fisso la scatola.
-Che sciocchina, ci tieni a mostrarmelo la sera stessa in cui lo indosserai. Ho capito, vuoi farmi una sorpresa..in questo caso non insisterò.- sghignazza, mentre nemmeno l'ascolto.
-Spero tu abbia scelto bene.- sussurra, prima di uscire.
La mia intera attenzione è concentrata sulla scatola rettangolare, su cui spicca il nome “Luxury Boutique”.
Che sia uno scherzo?
Con mano tremante, sollevo lo scatolo e il fiato mi muore in gola nel riconoscere l'abito che ho provato poche ore fa, accostato da una magnifica porchette e un paio di preziosi e raffinati orecchini a pendolo.
La vista annebbiata dalle lacrime, mi rende difficoltoso leggere il bigliettino.

Se c'è qualcuna adatta ad indossare

quest'abito, sei tu, Kagome.

Non sentirti in imbarazzo, o in dovere,

non pensare nemmeno di rifiutarlo,

è un semplice dono per premiare

l'ottimo lavoro svolto sino a questo momento.

Consideralo il dono della comprensione.

InuYasha Taisho

Nuove lacrime mi rigano il viso, ma forse, per la prima volta in vita mia, piango per la felicità e per la commozione.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve, gente :D
Per cominciare, augurissimi di Buona Pasqua. Spero stiate trascorrendo una buona giornata. Io, a modo mio, ho provato a farvi un piccolo regalino con il nuovo capitolo. Si tratta di un momento di passaggio, ma davvero importante dal momento che influirà sul futuro rapporto dei due protagonisti. La narrazione è piuttosto veloce, ma come ho detto non volevo perder troppo tempo su un capitolo, che non avrà impatti fondamentali. Il prossimo, invece..beh, aspettatevi una bella sorpresa :D
Ancora auguri e alla prossima :D
Baci

   
 
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